Nella Cina post-socialista la diffusione del fenomeno della prostituzione va di pari passo con l'apertura all'Occidente e con la legalizzazione delle imprese private che nel 1988 ha dato il via al proliferare di piccole attività di karaoke bar, centri massaggi e parrucchieri che offrono anche particolari servizi aggiuntivi. Oggi la prostituzione in Cina può essere paragonata ad un'industria su vasta scala.
La Cina ha una lunga storia di prostituzione legalizzata a partire dal fenomeno del Concubinato e, nonostante il tentativo di sradicamento messo in atto durante gli anni della Repubblica Popolare Cinese, quando nel 1978 ruppe il suo isolamento e abbandonò definitivamente il maoismo, la prostituzione riemerse immediatamente: gli uomini d'affari stranieri avevano soldi da spendere e le prostitute cercavano clienti negli hotel e nei bar. Con l'apertura al capitalismo anche gli uomini cinesi iniziarono ad avere soldi da spendere e così iniziò a svilupparsi il mercato locale della prostituzione all'interno dei bar karaoke e dei centri massaggi.
Nel 2006 si stimava che in Cina esistessero circa 200 milioni di prostitute e che ogni città possedesse luoghi peculiari in cui si concentravano attività di prostituzione: da Harbin, a Dalian nel Nord-Est, a Chengdu, a Changsha, a Shanghai, a Pechino, ecc.
La prostituzione viene esercitata pressoché ovunque: nei già citati bar karaoke, nelle sale da tè, nei ristoranti, negli alberghi, nelle saune, nei saloni di bellezza, nei centri massaggi, nei parrucchieri, e anche in strada, nonostante sia oggi ancora formalmente illegale.
In Cina la prostituzione legalizzata è considerata un crimine che viene punito con la reclusione ma, per quanto riguarda prostitute e clienti, le autorità non intervengono, tranne in alcuni casi esemplari e particolarmente gravi in cui si limitano ad un avvertimento e ad una multa amministrativa e, in certi casi, ad informare i familiari delle prostitute.
La prostituzione è tutto sommato tollerata perché spesso è l'unica possibilità di auto-sostentamento per le persone povere nella Cina contemporanea e prive di abilità in periodi di ristrutturazione economica, disoccupazione di massa e migrazioni dalle campagne verso le città. Per la popolazione maschile, la prostituzione risulta funzionale alla riappropriazione della propria mascolinità secondo i dettami culturali confuciani e cinesi e un presunto e temporaneo sollievo da uno sbilanciamento di genere. In Cina è consuetudine che le prostitute, da considerarsi più escort che semplici oggetti sessuali, intrattengano gli uomini d'affari durante o dopo lunghe trattative commerciali. Andare a rilassarsi in karaoke bar in Cina è diventato un costume sociale. Evitare la compagnia di belle donne che ascoltano, ballano, cantano e intrattengono, equivale a "perdere la faccia" dimostrando di non essere un "vero uomo" o di avere una moglie potente e severa.
La prostituzione non pare oggi in Cina legata a fenomeni organizzati di sfruttamento, ci pensa la sua società patriarcale e fortemente maschilista a indurre le donne cinesi a scegliere, seppur non prive di rischi, una via di fuga dalla povertà rurale di molte province remote del paese. La maggioranza delle donne che traggono sostentamento dalla vendita del corpo nei centri urbani è costituita da giovani migranti delle campagne che nella grande città possono mantenere il segreto. Fuga dalla povertà effimera, ma anche possibilità di promozione sociale, sia perché il guadagno delle prostitute è dieci volte superiore a quello percepito dalle donne in altri impieghi a bassa qualificazione nelle industrie, sia perché nei luoghi più lussuosi della prostituzione è possibile incontrare uomini ricchi e potenti, che possono "comprarle" come seconde mogli o amanti e garantire loro, sotto forma di contratto, numerosi benefici.