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  1. #1
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    Predefinito Il comunismo è una malattia mentale?

    Qualche giorno fa' e' stato postato un 3D su uno psicologo (non ricordo il nome) che afferma che il sovrasnisno e' una malattiat psichica.

    Oggi ho travato un articolo del proff. Raffaele Vizioli, odinario di neurologia all'univerita' della Sapienza e vice-presidente della Società italiana di Psichiatria biologica che afferma:

    Psicopatologia del comunismo”. Al di là delle specificazioni didattiche, e valutando soltanto il comportamento verbale e non verbale dei vari comitati antifascisti e pacifisti, si può facilmente arrivare ad una diagnosi di psicosi paranoide con ragionevole certezza.

    Il pensiero del comunista è organizzato su uno schema esclusivamente emotivo, che nega qualsivoglia parametro di realtà e che agisce sugli strati pulsionali e primitivi del sistema rettile del cervello.
    Il meccanismo psicopatologico è facilmente comprensibile con alcuni esempi. “Il comunismo ha sempre combattuto per la democrazia, la libertà e il benessere dell’uomo”. Ora, c’è qualcuno che possa documentare questa affermazione in un qualunque paese del mondo – dalla Rivoluzione di ottobre ad oggi? C’è qualche popolo che possa testimoniare sulla prosperità ottenuta e sui diritti individuali esercitati in un potere comunista? Nessuno.

    I disastrati apologeti ti risponderebbero che quello non era il “vero” comunismo, e che il vero comunismo è altro e altrove. “Il comunismo è il difensore delle minoranze e delle ragioni personali”. Dove? In Italia, dove il PCI espelleva l’omosessuale Pasolini per indegnità morale? In Spagna, paese europeo che ha conosciuto la più sanguinaria eliminazione degli anarchici alleati? All’Est? Dove in nome dell’ateismo di Stato vennero imprigionati e soppressi decine di migliaia di cristiani e le chiese trasformate in granai?

    “Il comunismo è per la pace tra i popoli”. È un po’ difficile da sostenere questa tesi da parte di una ideologia che ha procurato milioni di morti, a meno che per pace non si consideri quella eterna cimiteriale di tutti gli oppositori attivi, e quella della censura poliziesca che ha riempito carceri e gulag di dissidenti di ogni tipo.

    Gli esempi potrebbero continuare, ma una domanda sorge spontanea: se questa è una malattia, quale potrebbe essere la cura? È qui che la questione si fa scottante.

    Il problema clinico è talmente grave che rientra in quei disturbi che vengono considerati non solo incurabili, ma addirittura intrattabili. L’ideal-tipo comunista è un narcisista talmente invischiato nella propria falsa identità che non può tollerare un confronto con la realtà.

    I suoi meccanismi difensivi sono quelli primitivi: la negazione, che allontana ogni responsabilità e presa di coscienza, e la proiezione, che rinvia ad altri ogni causa dei fallimenti e delle frustrazioni. Mentre da un lato c’è una percezione inconscia, e inammissibile razionalmente, del fallimento personale e politico, dall’altro subentra una compensazione patologica per affrontare il senso di impotenza e di delusione.

    La sua debolezza, la sua incompetenza e la sua disgrazia esistenziale scatenano delle reazioni eccessive che, alla fine, diventano un vero e proprio abito mentale ed una struttura caratteriale. Il comunista non accetta l’incertezza, quindi la dialettica ragionata, ma vive e si relaziona con l’altro e il mondo circostante solo attraverso il filtro del sospetto e della diffidenza, perché le sue difese psicotiche – fondamentali per sostenere una pur distorta immagine idealizzata di sé – gli impediscono di confrontarsi con punti di vista altrui, di accettare un livello di fiducia, di condividere ipotesi e prospettive.

    Il mondo comunista è una “pseudocomunità paranoide”, cioè un sistema immaginario dentro al quale c’è la verità e la giustezza, mentre fuori prevale un dispositivo persecutorio e cattivo.

    Tale stato psichico comporta necessariamente un unico sentimento: l’odio. In altre parole, se tutto è interpretato contro di lui, tutto è nemico, quindi da odiare e da distruggere. All’interno di questa logica perversa e regressiva, il contraddittorio non può essere tollerato e l’unica azione possibile è tacitare chiunque sia percepito come un pericolo per la propria identità contraffatta e malata.

    Stravolgimento della realtà, negazione della stessa e presunzione di verità assoluta da imporre con ogni mezzo. Questa è la dinamica paranoica e comunista.

    Si racconta da parte di Trockij che di fronte ad un progetto velleitario e inconcludente Lenin questi abbia risposto: “Se il mio piano contrasta con la realtà, peggio per la realtà”. Lenin ha fallito, il comunismo è miseramente finito, l’unica cosa certa – al di la dell’impossibile dialogo – che questi relitti rimasti moriranno pazzi.

    Ne conosco tanti che si professano comunisti o ex comunisti e rientrano pari pari in questi parametri.

  2. #2
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    Predefinito Re: Il comunismo è una malattia mentale?

    Interessante

  3. #3
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    Predefinito Re: Il comunismo è una malattia mentale?

    Citazione Originariamente Scritto da Gigi Landi Visualizza Messaggio
    Qualche giorno fa' e' stato postato un 3D su uno psicologo (non ricordo il nome) che afferma che il sovrasnisno e' una malattiat psichica.

    Oggi ho travato un articolo del proff. Raffaele Vizioli, odinario di neurologia all'univerita' della Sapienza e vice-presidente della Società italiana di Psichiatria biologica che afferma:

    Psicopatologia del comunismo”. Al di là delle specificazioni didattiche, e valutando soltanto il comportamento verbale e non verbale dei vari comitati antifascisti e pacifisti, si può facilmente arrivare ad una diagnosi di psicosi paranoide con ragionevole certezza.

    Il pensiero del comunista è organizzato su uno schema esclusivamente emotivo, che nega qualsivoglia parametro di realtà e che agisce sugli strati pulsionali e primitivi del sistema rettile del cervello.
    Il meccanismo psicopatologico è facilmente comprensibile con alcuni esempi. “Il comunismo ha sempre combattuto per la democrazia, la libertà e il benessere dell’uomo”. Ora, c’è qualcuno che possa documentare questa affermazione in un qualunque paese del mondo – dalla Rivoluzione di ottobre ad oggi? C’è qualche popolo che possa testimoniare sulla prosperità ottenuta e sui diritti individuali esercitati in un potere comunista? Nessuno.

    I disastrati apologeti ti risponderebbero che quello non era il “vero” comunismo, e che il vero comunismo è altro e altrove. “Il comunismo è il difensore delle minoranze e delle ragioni personali”. Dove? In Italia, dove il PCI espelleva l’omosessuale Pasolini per indegnità morale? In Spagna, paese europeo che ha conosciuto la più sanguinaria eliminazione degli anarchici alleati? All’Est? Dove in nome dell’ateismo di Stato vennero imprigionati e soppressi decine di migliaia di cristiani e le chiese trasformate in granai?

    “Il comunismo è per la pace tra i popoli”. È un po’ difficile da sostenere questa tesi da parte di una ideologia che ha procurato milioni di morti, a meno che per pace non si consideri quella eterna cimiteriale di tutti gli oppositori attivi, e quella della censura poliziesca che ha riempito carceri e gulag di dissidenti di ogni tipo.

    Gli esempi potrebbero continuare, ma una domanda sorge spontanea: se questa è una malattia, quale potrebbe essere la cura? È qui che la questione si fa scottante.

    Il problema clinico è talmente grave che rientra in quei disturbi che vengono considerati non solo incurabili, ma addirittura intrattabili. L’ideal-tipo comunista è un narcisista talmente invischiato nella propria falsa identità che non può tollerare un confronto con la realtà.

    I suoi meccanismi difensivi sono quelli primitivi: la negazione, che allontana ogni responsabilità e presa di coscienza, e la proiezione, che rinvia ad altri ogni causa dei fallimenti e delle frustrazioni. Mentre da un lato c’è una percezione inconscia, e inammissibile razionalmente, del fallimento personale e politico, dall’altro subentra una compensazione patologica per affrontare il senso di impotenza e di delusione.

    La sua debolezza, la sua incompetenza e la sua disgrazia esistenziale scatenano delle reazioni eccessive che, alla fine, diventano un vero e proprio abito mentale ed una struttura caratteriale. Il comunista non accetta l’incertezza, quindi la dialettica ragionata, ma vive e si relaziona con l’altro e il mondo circostante solo attraverso il filtro del sospetto e della diffidenza, perché le sue difese psicotiche – fondamentali per sostenere una pur distorta immagine idealizzata di sé – gli impediscono di confrontarsi con punti di vista altrui, di accettare un livello di fiducia, di condividere ipotesi e prospettive.

    Il mondo comunista è una “pseudocomunità paranoide”, cioè un sistema immaginario dentro al quale c’è la verità e la giustezza, mentre fuori prevale un dispositivo persecutorio e cattivo.

    Tale stato psichico comporta necessariamente un unico sentimento: l’odio. In altre parole, se tutto è interpretato contro di lui, tutto è nemico, quindi da odiare e da distruggere. All’interno di questa logica perversa e regressiva, il contraddittorio non può essere tollerato e l’unica azione possibile è tacitare chiunque sia percepito come un pericolo per la propria identità contraffatta e malata.

    Stravolgimento della realtà, negazione della stessa e presunzione di verità assoluta da imporre con ogni mezzo. Questa è la dinamica paranoica e comunista.

    Si racconta da parte di Trockij che di fronte ad un progetto velleitario e inconcludente Lenin questi abbia risposto: “Se il mio piano contrasta con la realtà, peggio per la realtà”. Lenin ha fallito, il comunismo è miseramente finito, l’unica cosa certa – al di la dell’impossibile dialogo – che questi relitti rimasti moriranno pazzi.

    Ne conosco tanti che si professano comunisti o ex comunisti e rientrano pari pari in questi parametri.
    Il comunismo come ogni ideologia coerente e pianificate (non è mica l'unica) ha una sua gerarchia. Il comunismo ha sempre vissuto nel Partito, di conseguenza al comunista medio si può mentire oppure si può semplicemente comandare di non entrare in contatto con elementi di propaganda avversi. L'importante è che quello che sanno e pensano sia tale da metterli nelle condizioni di obbedire al Partito. Quelli che incontri sono mentecatti senza un leader e senza un partito che però utilizzano individualmente la menzogna per attirare gli altri alla propria visione politica. Premetto che se lo facessi io per la mia ideologia sarebbe cosa buona e benedetta perché servirebbe a portare verso il bene, fosse anche nell'ignoranza, le masse. Se lo fa chiunque la pensi diversamente da ma, tra cui I comunisti, sbaglia perché sta attirando le persone verso il male.
    L'antifascismo è terrorismo! Mettilo anche tu in firma!Il Presidente degli Stati Uniti d'America ha ragione!

  4. #4
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    Predefinito Re: Il comunismo è una malattia mentale?

    Qualsiasi organizzazione gerarchico-repressiva della vita sociale può considerarsi una malattia mentale
    Ultima modifica di Wu Wei; 28-11-19 alle 09:52

  5. #5
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    Predefinito Re: Il comunismo è una malattia mentale?

    Qualsiasi stro... mi metta le mani addosso per potermi comandare è nemico, malato o no (semi cit. Proudhon)

  6. #6
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    Predefinito Re: Il comunismo è una malattia mentale?

    Citazione Originariamente Scritto da Gigi Landi Visualizza Messaggio
    Qualche giorno fa' e' stato postato un 3D su uno psicologo (non ricordo il nome) che afferma che il sovrasnisno e' una malattiat psichica.

    Oggi ho travato un articolo del proff. Raffaele Vizioli, odinario di neurologia all'univerita' della Sapienza e vice-presidente della Società italiana di Psichiatria biologica che afferma:

    Psicopatologia del comunismo”. Al di là delle specificazioni didattiche, e valutando soltanto il comportamento verbale e non verbale dei vari comitati antifascisti e pacifisti, si può facilmente arrivare ad una diagnosi di psicosi paranoide con ragionevole certezza.

    Il pensiero del comunista è organizzato su uno schema esclusivamente emotivo, che nega qualsivoglia parametro di realtà e che agisce sugli strati pulsionali e primitivi del sistema rettile del cervello.
    Il meccanismo psicopatologico è facilmente comprensibile con alcuni esempi. “Il comunismo ha sempre combattuto per la democrazia, la libertà e il benessere dell’uomo”. Ora, c’è qualcuno che possa documentare questa affermazione in un qualunque paese del mondo – dalla Rivoluzione di ottobre ad oggi? C’è qualche popolo che possa testimoniare sulla prosperità ottenuta e sui diritti individuali esercitati in un potere comunista? Nessuno.

    I disastrati apologeti ti risponderebbero che quello non era il “vero” comunismo, e che il vero comunismo è altro e altrove. “Il comunismo è il difensore delle minoranze e delle ragioni personali”. Dove? In Italia, dove il PCI espelleva l’omosessuale Pasolini per indegnità morale? In Spagna, paese europeo che ha conosciuto la più sanguinaria eliminazione degli anarchici alleati? All’Est? Dove in nome dell’ateismo di Stato vennero imprigionati e soppressi decine di migliaia di cristiani e le chiese trasformate in granai?

    “Il comunismo è per la pace tra i popoli”. È un po’ difficile da sostenere questa tesi da parte di una ideologia che ha procurato milioni di morti, a meno che per pace non si consideri quella eterna cimiteriale di tutti gli oppositori attivi, e quella della censura poliziesca che ha riempito carceri e gulag di dissidenti di ogni tipo.

    Gli esempi potrebbero continuare, ma una domanda sorge spontanea: se questa è una malattia, quale potrebbe essere la cura? È qui che la questione si fa scottante.

    Il problema clinico è talmente grave che rientra in quei disturbi che vengono considerati non solo incurabili, ma addirittura intrattabili. L’ideal-tipo comunista è un narcisista talmente invischiato nella propria falsa identità che non può tollerare un confronto con la realtà.

    I suoi meccanismi difensivi sono quelli primitivi: la negazione, che allontana ogni responsabilità e presa di coscienza, e la proiezione, che rinvia ad altri ogni causa dei fallimenti e delle frustrazioni. Mentre da un lato c’è una percezione inconscia, e inammissibile razionalmente, del fallimento personale e politico, dall’altro subentra una compensazione patologica per affrontare il senso di impotenza e di delusione.

    La sua debolezza, la sua incompetenza e la sua disgrazia esistenziale scatenano delle reazioni eccessive che, alla fine, diventano un vero e proprio abito mentale ed una struttura caratteriale. Il comunista non accetta l’incertezza, quindi la dialettica ragionata, ma vive e si relaziona con l’altro e il mondo circostante solo attraverso il filtro del sospetto e della diffidenza, perché le sue difese psicotiche – fondamentali per sostenere una pur distorta immagine idealizzata di sé – gli impediscono di confrontarsi con punti di vista altrui, di accettare un livello di fiducia, di condividere ipotesi e prospettive.

    Il mondo comunista è una “pseudocomunità paranoide”, cioè un sistema immaginario dentro al quale c’è la verità e la giustezza, mentre fuori prevale un dispositivo persecutorio e cattivo.

    Tale stato psichico comporta necessariamente un unico sentimento: l’odio. In altre parole, se tutto è interpretato contro di lui, tutto è nemico, quindi da odiare e da distruggere. All’interno di questa logica perversa e regressiva, il contraddittorio non può essere tollerato e l’unica azione possibile è tacitare chiunque sia percepito come un pericolo per la propria identità contraffatta e malata.

    Stravolgimento della realtà, negazione della stessa e presunzione di verità assoluta da imporre con ogni mezzo. Questa è la dinamica paranoica e comunista.

    Si racconta da parte di Trockij che di fronte ad un progetto velleitario e inconcludente Lenin questi abbia risposto: “Se il mio piano contrasta con la realtà, peggio per la realtà”. Lenin ha fallito, il comunismo è miseramente finito, l’unica cosa certa – al di la dell’impossibile dialogo – che questi relitti rimasti moriranno pazzi.

    Ne conosco tanti che si professano comunisti o ex comunisti e rientrano pari pari in questi parametri.
    Il comunismo è semplicemente uno dei tanti sistemi di controllo delle menti e delle masse che ha come finalità solo ed esclusivamente la creazione di comitati d'affari per oligarchie varie.
    "Conosco la metà di voi soltanto a metà e nutro, per meno della metà di voi, metà dell'affetto che meritate.“

  7. #7
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    Predefinito Re: Il comunismo è una malattia mentale?

    I suoi meccanismi difensivi sono quelli primitivi: la negazione, che allontana ogni responsabilità e presa di coscienza, e la proiezione, che rinvia ad altri ogni causa dei fallimenti e delle frustrazioni. Mentre da un lato c’è una percezione inconscia, e inammissibile razionalmente, del fallimento personale e politico, dall’altro subentra una compensazione patologica per affrontare il senso di impotenza e di delusione.

    ... ehm, io queste cose le noto nei populisti...
    Il senso della vita è la pizza

  8. #8
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    Predefinito Re: Il comunismo è una malattia mentale?

    Citazione Originariamente Scritto da Gigi Landi Visualizza Messaggio

    [CUT]

    valutando soltanto il comportamento verbale e non verbale dei vari comitati antifascisti e pacifisti, si può facilmente arrivare ad una diagnosi di psicosi paranoide con ragionevole certezza.

    Il pensiero del comunista

    [/CUT]

    Basta questo incipit a delegittimare la credibilità scientifica di tutto il discorso: è forse possibile identificare tout court antifascisti e pacifisti con il comunista?

    Non esistono dunque pacifisti cattolici, antifascisti liberali, e così via?

    Vorrei inoltre aggiungere che il professore appartiene alla corrente di psichiatria biologica che viene oggigiorno sottoposta a critiche fortissime sia dagli psichiatri mainstream che dagli studiosi di neuroscienze.
    Ultima modifica di Bandierarossa; 28-11-19 alle 11:29

  9. #9
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    Predefinito Re: Il comunismo è una malattia mentale?

    Comunismo e fascismo sono malattie mentali nel 2019

  10. #10
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    Predefinito Re: Il comunismo è una malattia mentale?

    Citazione Originariamente Scritto da FrancoAntonio Visualizza Messaggio
    Interessante
    per te, che ti accontenti delle cornici. Quel Vizioli ha scritto un intero libro sull'argomento e quel blog di destra "il gattorandagio" ha pubblicato quelle trenta righe estratte a ragione per dimostrare che.....

    Una cagata solenne.
    EX NIHILO NIHIL

 

 
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