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Discussione: Tradizioni

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    Predefinito Tradizioni

    Comincia stasera 12 dicembre all’ora del tramonto “la notte più lunga che ci sia” e che terminerà con l’alba del giorno 6 gennajo, ultima del massimo ritardo, nel attuale Calendario “volgare” tanto per dargli un bel nome, perchè in realtà è un “calendario di organizzazione clericale” ma sovrapposto a quello di Giulio Cesare dall’anno 1582 in modo del tutto arbitrario.

    Bel nome che non è il suo, perché non prevede alcuna ricorrenza per il totem di santa Luciia (al 13 dicenber) né per il totem de la Befana, la ninfa “benefattora” al 6 di genajo, ma si limita a registrare i giorni sottoforma di numero: buono per i ragionieri, tant’è che viene usato quasi dappertutto.

    La sovrapposizione degli stessi numeri nel calendario clericale (che invece usa le kalendae) può farti credere che i “totem campestri” siano santi e madonne …anzi hanno inventato santi e madonne proprio per fartelo credere: non ce n’è uno solo dei 51 totem che sia mai apparso nel calendario clericale prima dell’editto di Teodosio nell’anno 438 vale a dire colla religione di Stato e diverso tempo dopo la morte di (sant) Agostino e di (sant) Ambroeus.

    E se non son loro due a creare santi e madonne …son tarde invenzioni: epoca di Brancaleone.

    Agostino muore nel 430 e se la religione di Stato proibisce colla morte i rituali campestri, è evidente che quei rituali non vennero creati “dopo” ma prima dell’editto: abbastanza “tempo” prima, da rimanere fissati nella memoria collettiva ovvero “memoria storica” della Società in una maniera tale da sopravvivere (poi) ai 1581 anni che trascorrono dal 438 all’anno duemila e passa.

    Lo vediamo in un attimo quanto siano antichi: se i 51 totem del Calendario Campestre son sincronizzati fra di loro, oltre che con equinozii e solstizii, al modo “pentaeterikoi” ovvero “nundinale” in cinquantasei o cinquantasettesimi, allora sono necessariamente appaiati al Calendario del Numa e a quello di Olimpia, ma …quello del Numa conta 9 per sette volte a fare 57 (non 63) e quello di Olimpia conta 5 per 14 volte a far sempre 57 (ma non 70) mentre quello Campestre conta 12 per 5 volte a far 56 (non 60) fermo restando che comunque tutti e tre ricominciano sempre da 57 dopo il cinquantaseiesimo numero.

    Giocoforza, sembrano identici ma hanno avuto mooolto tempo trascorso separatamente l’uno dall’altro, per costituire una propria diversa (e intera) matematica: come minimo, se a Stonehenge le 56 buche ricominciano sempre col 57 è chiaro che tutti e quattro devono apparire abbastanza (e molto) tempo prima del bronzo per potersi diversificare a ‘sto modo.

    Se la notte di santa Luciia, la più lunga che ci sia, adesso appare cominciar dal giorno 12 è soltanto perché nell’era Volgare si presume l’ora zero a mezzanotte, mentre invece l’ora zero nell’antichità eran le ore dodici …vale a dire il tramonto, per cui il giorno 13 dicembre di oggi incominciava sempre al tramonto del giorno prima: che è il primo giorno di minimo azimut invernale, mentre il 13 è l’ultimo di massimo anticipo del tramonto.

    Ma i dodicesimi della “lunga notte” son più lunghi: cominciano dal totem di santa Bibiana (al 2 dicenber) per terminare al totem de san Tantòni, col falò del 17 genajo, dove ovviamente ne ricominciano altri quattro, fino al totem di santa Walburg al 25 febraar.
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  2. #2
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    Predefinito Re: Tradizioni

    Col proverbio (prowerbis) del totem di santa Bibiana “qwaranta dì e na stimana” abbiamo la certezza che i dodici giorni di Natale (quattro volte dodici) devon terminare al totem de san Tantòni, che ovviamente è il primo dodicesimo del nuovo anno cominciato a la Befana, totem della ninfa benefattora, che è una vera ninfa cioè una giovane e bella donna, mentre altri personaggi incappellati sopra questa Data son tarde cianfrusaglie fuori dalla preistoria.

    Coi 40+7=47 giorni di questa Data abbiamo l’unica misurazione totale a 47 giorni veri: tutte le altre durante l’anno son sempre “nundinali” cioè 40+7=46 ma anche 47+7=53 (non 54) come avviene attorno ad equinozii e solstizii, oppure 40+7=45+1 all’interno delle quattro stagioni.

    Siccome il prowerbis di santa Bibiana è a due passi dal totem de san Martin e sant Andree (al 11 & 30 nowenber) che a loro volta fan contare i 46 giorni, è molto probabile che l’intero pacchetto sia il “diapason” di tutti i quarantasettesimi (45 46 47 53) disciolti durante l’anno dinamicamente, cioè dove serve.

    Non a caso, il totem di santa Bibiana è anche l’unico a misurare i cinquantaseiesimi, che probabilmente non hanno altro diapason: ci sono i 7 giorni dopo il totem di santa Caterina 25 nowenber (cioè dal giorno 26) che si sovrappongono ai 47 da santa Bibiana e che a san Tantòni ne contano 56 fino al totem del Tredesin de marz, primo giorno festivo alla fine del secondo mese d’inverna.

    Tutti gli altri cinquantaseiesimi non si mescolano mai ai quarantasettesimi, per cui indoviniamo che queste distanze misurino uno “standard” di partenza, per così dire.

    Siccome il totem di santa Luciia è l’ultimo giorno di massimo anticipo del tramonto, mentre l’alba continuerà a ritardare ancora per molti giorni, è chiaro che il 13 dicenber non è e non è mai stato il cosidetto giorno più corto: in una “notte” di 24 giorni appena incominciata al tramonto del giorno 12 i quattro giorni più corti si troveranno grossomodo al centro della lunga notte, non di certo all’inizio, senza contare che sono appunto quattro e non uno solo.

    La panzana del giorno più corto è una delle tantissime contraffazioni divulgate per annacquare la memoria collettiva della Società preistorica: lo stesso falò di santa Luciia a Roma (dove l’oppressione codina e papale è peggiore) secoli orsono venne spostato dal tramonto al mezzogiorno, a dimostrare che volerlo proibire non avrebbe sortito obbedienza alcuna. Stessa roba di quando t’incappellano presunti “santi e madonne” sopra gli antichi totem: Ambroeus non c’entra un fico al 7 dicenber (sempre stato al 4 di aprile) ce lo mettono apposta.

    Dipende ovviamente dalla dimensione della “inerzia” d’una memoria collettiva, vera memoria storica, che ha un “baricentro” spaventosamente profondo: siccome è la memoria dei “pagi” che ha superato i millenni di Grechi & Romani, non muore dall’oggi al domani, anzi non muore per niente.

    Archeologicamente, per ora conosciamo i cinquantaseiesimi soltanto a Stonehenge (altri monumenti simili non contano per 56 o 57 in Britannia) e a monte Bego sulle Alpi nostre, dove appare che i cinquantaseiesimi siano associati ai quarantasettesimi tra il solstizio d’estate e l’equinox d’autunno, un diapason al completo.

    Ma è ovvio che per traguardare il sole di mezzogiorno a monte Bego o scavare le 56 buche di Stonehenge bisogna prima averlo pensato: quanti millenni occorrono per capire i dati orbitali, immaginare un attrezzo calcolatore, progettarlo, costruirlo, collaudarlo (?) eppoi usarlo per abbastanza millenni da ritrovarcelo oggigiono nella memoria collettiva della nostra Società?
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  3. #3
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    Predefinito Re: Tradizioni

    Santa Luciia (il nostro totem s’intende) è anche il sesto e ultimo dei sette cinquantasettesimi “lunghi” a 342 giorni dal tramonto de la Befana. Misura esattamente i (12+12)+(12+12) giorni nundinali della “notte più lunga” ritornando alla Befana quando termina il massimo ritardo dell’alba, con la minima altezza del sole a mesdì terminata ieri, primo giorno de “gabinat” la sera del 5 gennajo moderno.

    La minima altezza del sole a mezzogiorno comincia sette giorni prima di santa Luciia, cioè a sant Ambroeus (il 7 dicenber) primo giorno di massimo anticipo del tramonto che terminerà appunto a santa Luciia il 13 dicembre. Ambroeus, facile da indovinare, si trova a 12+1 giorni dal totem di santa Caterina (25 nowenber) quarto tredicesimo a 56 giorni dal terzo giorno (31 genaar) dei 3+3 giorni d’la Maerla: i totem della “rotazione” bisestile a 56 giorni per 26 volte.

    Difatti, i sette giorni tra 7 e 13 dicembre più 47 precedono la “rotazione” al 28 gennaio, dove se ne contano altri sette coi 3+3 d’la Maerla che terminano a la Candelora ultimo dell’anno bisestile (2 febrajo) dove i successivi 47 giorni raggiungono l’equinox di primavera, ultimo traguardo, ivi compreso (quando c’è) il giorno bisestile.

    Troppo facile pretendere che il gioco valga “soltanto” alla Data di oggi: vale con la sua propria “sincronizzazione” a equinozii e solstizii, che la precessione ripropone all’infinito, ieri “oggi” domani. Vale soltanto con questa sincronizzazione: se i 51 totem son sincronizzati a equinozii e solstizii si trovano sempre al loro posto in qualsiasi epoca antica o moderna, che scoperta.

    Abbiamo quindi i primi due dodicesimi centrati sui tre totem di santa Bibiana santa Luciia e Natal pas dun gal, mentre gli ultimi due a san Steven Befana e san Tantòni, che essendo nundinali fanno (12+12=23)+(12+12=23) giorni, ma son centrati sui tre giorni “di Natale” sempre nundinali… per cui fanno in totale i 23+1+23=47 giorni della distanza legale.

    Con questi sette totem il Calendario Campestre indica numericamente il primo giorno che segue i quattro giorni più corti, cioè il “pas dun gal” contando dal primo giorno del minimo azimut invernale e del massimo anticipo del tramonto (totem de “la minima” oggi Ambroeus) eppoi fissa il primo giorno dell’anno a la Befana e il primo dodicesimo a san Tantòni

    …il quale a sua volta indica 12+1 giorni più tardi i 3+3 giorni d’la Maerla, cioè il momento della “rotazione” bisestile, compreso il capodanno del differenziale bisestile a san Biaas il 3 febbraio e terminando necessariamente coi 12+12 giorni nundinali del totem di san Valentino e santa Walburg al 14 e 25 febbraio, i quali confermano appunto se il giorno Bis venne trapassato correttamente.

    Tra il totem di santa Caterina e quello di santa Walburg ci sono in totale 15+12=27 totem segnaposto ovvero ricorrenze o festività pagane tutt’ora in uso coi loro rituali e prowerbis, in buona parte ricoperte da “nomi” clericali ivi compresi Natal e Pifanìa incredibilmente più antichi e sacrosanti,

    ma le “ricoperture” non conoscono l’antica liturgia né la matematica del calendario preistorico, incomprensibili al clero ai barbari e al tardo melting pot: se la tradizione ancora sopravvive, è merito di qualcun altro.
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  4. #4
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    Predefinito Re: Tradizioni

    La stagione invernale comincia coi due prowerbis di “santa Teresa tordi a distesa” e di “san Simone allodole a montone” qui tradotti all’itagliana in un modo ridicolo, ma in dialetto hanno le vocali (cioè non le hanno) con le rime appropriate.

    Non sono campati per aria, il totem di santa Teresa è a 57 giorni dal totem di san Bernard al 20 agosto, oppure (fa lo stesso) 56 giorni “dopo” come si usa nella scandinavia, che anticipa quasi sempre di un giorno: se il nostro giorno di partenza è il 15 ottobre (totem di santa Teresa) per loro è il 14 a san Calisto, il primo d’una sfilza di babbinatale che si rincorrono fino al capodanno bisestile il 3 febbraio a san Biaas ultimo di tutti loro.

    Noi no: i cluster dei 51 totem nei 365/366 giorni son sempre anticipati da una (bella) femmina.

    Tra i due totem di santa Teresa e san Simoon ci sono ovviamente i 13 giorni che alla fine, moltiplicati per quattro, fissano il primo giorno di minima altezza del sole a mesdì (totem de sant Ambroeus) marcando il totem di san Martin e di santa Caterina inframezzo.

    San Martin, è a 56 giorni dal primo giorno del primo mese d’autunno (oggi 17 settembre) e santa Caterina 57 giorni dopo il totem di san Michee, all’alba che segue le 12+12 ore di luce/buio che stanno dal 27 al 28 settembre, mentre san Simoon è a 56 giorni esatti dal solstizio d’inverna, oggi 22 dicembre.

    C’è dell’altro, ma questi pochi totem bastano ad incominciare i (12+12)+(12+12) giorni di Natale che fissano la ripresa delle ore di luce, con una dozzina di altri totem e prowerbis in proposito, che fissano il giorno di partenza del nuovo anno (la Befana) oltre quello di partenza del differenziale bisestile a san Biaas il 3 febbraio.

    Prowerbis del 2 e 4 dicembre è “a santa Bibiana qwaranta dì e ‘na stimana, ma …santa Barbara può rovesciare il calendario” coi 40+7 giorni si fissa il primo falò dell’anno successivo (a san Tantòni) ma i totem di santa Barbara e di san Dalmaz (al 4 e 5 dicembre) fissano la Data del giorno Bis, cominciando 56 giorni più tardi la “rotazione” ai giorni d’la Maerla (29 gennaio) per cui stravolgono i 56x26=1456 giorni allungandoli a 1461 …cioè non 365 ma 366 giorni.

    Prowerbis dei totem che indicano l’aumento della luce solare cominciano il 13 dicembre a santa Luciia col “santa Lussiia pas d’una furmìa” oppure “cul d’una guziia” o “na punta de gugiia”

    24 dicembre “Natal pas d’un gal” oppure “baas d’un gal” ma anche “sbag d’un gal” cioè passo bacio sbadiglio fa lo stesso

    26 dicembre “a san Stef pas d’un pref”

    29 dicembre “san Tumaas sa slunga ‘l dì da la buca al nas” oppure “a san Tumee el dì ‘l sa slunga quant el gal ‘n valsa un pe” e anche “da san Tumaas la giurnada la turna a fas”

    31 dicembre “a l’an neuf pas d’un boeuf”

    al tramonto del 5 gennaio cioè alle ore zero del 6 gennaio “a Gabinat el pas d’en gat”

    6 gennaio “per la Vegèta n’urèta” oppure “Pasquèta n’urèta” e anche “a Natel pas d’agnel, per la Pasquella un pas d’ vitella”

    13 gennaio “a sant Hilaari un’ura in pari”

    17 gennaio “san Tantòni un’ura buna” oppure “un’ura e un gloria” o “un’ura e un grogn”

    19 gennaio “a san Bassan un’ura in man”

    20 gennaio “san Sebastian la lux la fa ‘n pas de can”

    21 gennaio “sant Agnesa …un’ura distesa” la follìa

    23 gennaio “santa Emerenziana el dì ‘l sa slunga ‘na spana”

    25 gennaio “de le calende non me ne curo purchè a san Paolo non faccia scuro” bella scoperta “calendre o scalendre no’ me ne curo purchè a san Paolo non faccia scuro”

    2 febbraio “a la Cianderuza (candelora) disnà d’una spousa”

    3 febbraio “a san Biaas un’ura sqwaas” oppure “san Biaas du huur raaz” in realtà non due ore ma quattro in più rispetto a santa Luciia, per cui la “misurazione proverbiale” usa anche una metàfora dove serve.

    Tutti questi totem hanno un significato numerico, cioè la “distanza costante” cogli altri totem.
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  5. #5
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    Predefinito Re: Tradizioni

    Distanza “costante” cioè identica e ripetuta tra un totem e l’altro, allo scopo di sincronizzare o sincronizzarsi ai 2+2 equinozii e solstizii, conservando la sincronizzazione, all’infinito.

    Lo vediamo dai “prowerbis” che la gente comune senza mai essere stata “ammaestrata da nessuno” ripete a menadito per semplice inerzia: sta a noi rintracciare il baricentro di questa inerzia.

    Prowerbi, Riti & Miti, giustamente Gian Battista Vico (anno 1668-1744) li chiama “rottami di antichità” ancora esistenti seppure in frantumi, tutt’ora esistenti nel senso di “in uso” chè son rottami intellettuali ovvero “immateriali” come la memoria matematica e sentimentale: qualcosa di relativamente intoccabile ed evanescente ma che persiste di generazione in generazione, ripetitiva…

    ed ingombrante, perché permea tutta la Società …dato che, se non fosse una “memoria collettiva” ovvero “memoria storica” cioè conservata dalla Società intiera, sarebbe scomparsa con la morte di ogni singolo utilizzatore, ma invece sopravvive tutt’ora.

    Non piace ai parrucconi “codini” che dall’epoca di Ambroeus e Agostino credono di far piazza pulita, son passati oltre milleseicento anni ma le cose non sono cambiate: facile che il baricentro di queste tradizioni sia abbastanza profondo, da non esser più raggiungibile né tantomeno sradicabile …sopratutto da quei che non hanno la minima idea di cosa cercare.

    Devono limitarsi a vangare in superficie, quindi inconcludenti e allora aggressivi, ostili a tutte le tradizioni disdegnano il passato e sognano il melting-pot.

    Una ricognizione dei proverbi che abbiano una Data sincronizzata con equinozii e solstizii restituisce molti altri “rottami” e riesce ad illuminare uno due tre quattro calendari allungati nel tempo in una preistoria infinita: dalla matematica non si scappa, bisogna averne viste almeno cinque o sei di precessioni prima di allestire un edificio matematico del genere.

    Tutti i 38 presunti “santi” e le quattro madonne che si sovrappongono “casualmente” sulla Data di alcuni dei 51 totem campestri, compaiono la prima volta a cominciare dal calendario di Polemius Silvius nell’anno 448/450 dieci anni dopo l’editto di Teodosio e terminano nell’anno 1690 col totem di santa Teresa cioè 1242 anni più tardi.

    Per cui quelli che arrivano per ultimi si possono sempre sincronizzare coi primi arrivati ma, se quelli arrivati per prima non vennero collocati alla esatta distanza dei 56/57 oppure 47+7 giorni “a monte” di quei che ci arriveranno secoli più tardi …non saranno mai sincronizzati fra di loro in nessuna maniera.

    Tantomeno saranno mai sincronizzati coi 2+2 equinozii e solstizii perché fino all’anno 1582 non venne mai sincronizzato il calendario di uso civile e clericale …e allora: o i 38 santi e le quattro madonne vennero collocati dal Clero allo scopo di fagocitare e sostituire nella loro Data esatta i totem pagani, perenni ed eterni,

    o veramente il padreterno li ha fatti morire “a tempo di musica” perfettamente alla distanza dei 56/57 giorni ed anche dei 40+7 e 47+7=53 giorni l’uno dall’altro, dato che il Clero li dichiarava di regola nella loro Data di morte presunta o altra Data di comodo.

    Chiaramente i 38 santi e le quattro madonne non sono affatto 38 santi e quattro madonne… ma sono i nostri antichissimi totem campestri che ricordiamo per inerzia senza che in alcuna epoca fossimo mai ammaestrati da nessuno: la loro distanza costante è la nostra memoria storica.
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  6. #6
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    Predefinito Re: Tradizioni

    Non è importantissimo fare qui un elenco delle distanze costanti, ma più avanti farà comodo.

    Ci sono (A) 12 totem e il solstizio d’inverno distanti fra di loro 56 giorni (B) 4 totem, più uno nell’anno bisestile, oltre al equinox de primavera e solstizio d’estate distanti 57 giorni fra di loro (C) 20 totem sono alla distanza dei 56 giorni oppure 57 giorni nundinali (D) 20 totem e i due equinozii son distanti l’uno coll’altro 47+7=53 e non 54 giorni (E) 18 sono alla distanza di 13 giorni (F) 14 sono distanti 12 giorni, ma in totale i totem sono soltanto 51 per cui le varie distanze indicate qui si sovrappongono tutte, obbligando ogni Data a più di un collegamento distale.

    Ci sono quindi soltanto 51 totem segnaposto, ovvero ricorrenze o festività perenni, con 27 nomi maschili e 13 femminili oltre a 11 nomi neutri, per cui

    13 nomi di epoca medioevale (santa Teresa Bertilla Bibiana e Walburg, san Martin Tumaas Silvester Hilaari Tantòni Bassan Bernardino Bernard e Michee)

    12 nomi ebrei dal mito degli apostoli (san Luca Simoon Andree Steven Giusep Barnabàm Giowan Peder Bertulamee Matee, la Nunciata e la Madelèna)

    13 nomi di epoca romana (santa Caterina Barbara Luciia Agnesa Emerenziana, san Dalmaz Sebastian Paul Biaas Valentino Gioorg Lowreens e Mawritsi o Murezzan)

    13 nomi più antichi dei Romani e che chiameremo Villanoviani (la Minima o anche Minimum, Natal pas dun gal, Natale con i tuoi, la Befana, la Candelora, Chalandamarz, Tredesin de marz, l’Ottava, la prima e la terza Camporella, il primo il secondo e il terzo giorno de la Maerla) ed anche se i tentativi clericali di fagocitare questi ultimi 13 totem sono evidenti, per esempio la Minima è sant Ambroeus, se non sono mai riusciti del tutto non riusciranno mai più.

    Un assortimento che non è casuale, ma rivela una struttura “a monte” che con il tempo ha ricevuto oppure rifiutato nomi che sono oppure non sono congeniali a un “edificio matematico” ovvero un edificio intellettuale (la Tradizione) in uso nelle varie epoche della preistoria.

    Nomi clericali sono 38 presunti “santi” maschi/femmine con Natal & Pifanìa e quattro madonne tutti classificati di terz’ordine da breviario e messale, vale a dire classificati estranei a liturgia e calendario del Clero …o altrimenti non si capisce perché li creano per poi classificarli di scarto.

    Son sovrapposti a 38+4+2 totem campestri, a cominciare dal calendario di Polemius Silvius nell’anno 448 o poco dopo, proprio perché i rituali campestri (vale a dire pagani cioè del “pagus” ovvero il contado dei contadini) non cessavano, mentre quelli del calendario Romano andavano ormai in disuso fin da quando i senatori si erano cristianizzati escluso uno.

    E non è stata una transizione semplice ma violenta, con la distruzione dei siti e dei templi e il linciaggio della classe dirigente trucidata senza pietà, oltre che giustiziando i vescovi che tolleravano gli antichi rituali dei “pagi” nelle diocesi contadine, molti secoli prima che fosse costituita una peggiore inquisizione.

    Le distanze costanti a 56 giorni ci sono 30+26=56 volte, di cui 7 pari, 11 corte o dispari, 7 lunghe o bislunghe, 5 allungate a 56+9=64 non 65 giorni, in 19 maniere di contare 56 durante l’arco dell’anno, per 30 volte in otto mesi di 40+7=46 giorni.

    Altri 13+13=26 cinquantaseiesimi a distanza quadriennale costituiscono il differenziale bisestile di 56x26=1456 giorni, più i 3+3 cosidetti giorni de la Maerla ovvero della “rotazione” bisestile, uguale a 1461 giorni e non 1462 perché anche questi sono giorni nundinali cioè sovrapposti.

    Altre distanze costanti sono i 12 giorni pari (7 invernali e una d’estate) quattro volte i 12 giorni lunghi (12+1=13) e una volta di 6+6=11 giorni che è corta, mentre invece sono 8 volte le distanze ai 13 giorni.

    Le distanze a 47+7=53 non 54 giorni sono 2+2 d’estate e 2+2 d’inverno, in tandem, più altre quattro dai totem di santa Teresa e Bibiana e santa Barbara fino a Chalandamarz.

    Di conseguenza le ricorrenze “moderne” che abbiano oppure no un rituale un mito o un proverbio sono riconoscibili dal fatto che (A) non sono sincronizzate con altra Data a distanza costante nell’arco dell’anno e nel differenziale pluriennale tipico dell’epoca Villanoviana, così come lo rileviamo dai prowerbis, oppure (B) sono sincronizzate col calendario clericale, che è appunto moderno perché successivo al cosidetto “mondo antico” terminato coi Romani il 9 agosto dell’anno 378 alla battaglia di Adrianopoli, dove comincia il cosidetto “alto” medioevo.
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  7. #7
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    Predefinito Re: Tradizioni

    Col totem di san Tumaas, oggi 29 dicembre, si indica il “giorno Bis in meno” ogni 132 anni,

    in realtà 128 perché 132 è il quarto anno del 128° differenziale bisestile, quando sull’astrolabio orizzontale il segnaposto, sul secondo degli ultimi tre giorni de la Maerla cioè 34 giorni appunto dal totem di san Tumaas e 222 giorni “dopo” il totem de san Giowan (223 è il giorno Bis) ovvero a 224 giorni “da” san Giowan (oggi 24 giugno) retrocedesse, piuttosto che anticipare …il che rimette a “zero” il differenziale per altri 128 anni.

    La sincronizzazione dei 128 anni non è una stranezza del nostro Calendario Campestre, ch’è in uso nel hinterland Alpino tra il Rodano il Danubio la Drava e il Po, ma è tipica dei calendari Villanoviani: nel Calendario del Numa i 12 anni del differenziale bisestile moltiplicati undici volte fanno sempre 132 che è appunto il quarto anno successivo ai 128 anni del differenziale.

    Gli usi Villanoviani difatti son di due tipi: ci sono quelli al di sopra e quelli al di sotto del Tevere.

    Se noi di sopra facciamo 223-34=132 e loro di sotto fanno 12x11=132 saran due maniere di fare matematica (etnomatematica secondo D’Ambrosio) ma la sostanza non cambia, sia nei numeri che nel valore, perché in entrambi i casi conteggiano correttamente a 128/132 anni un identico differenziale bisestile, che si fonda sulla distanza costante dei 56/57 giorni.

    Ma il totem di san Tumaas è anche il 19° giorno successivo all’ultimo di minima durata del crepuscolo, però nell’antichità non lo si sarebbe potuto rilevare, ma il primo dei 19 giorni è anche l’ultimo che precede il minimo azimut invernale e questo si rileva facilmente anche nella preistoria, perché il giorno “dopo” incomincerà la lunga notte del totem di santa Luciia.

    Soltanto dopo l’anno 1170 della nostra era volgare il totem del 29 dicembre venne etichettato col nome di san Tumaas, quando l’arciverscovo Thomas Beckett viene assassinato dai francesi nella cattedrale di Canterbury (Cantorbèry) mentre nella stessa epoca il Clero ancora rifiuta ogni sincronizzazione bisestile,

    perché Ruggero Bacone, che nell’anno 1267 indica un ritardo di 9 giorni (semmai nell’anno 325 il calendario fosse stato rimesso a posto) verrà incarcerato malamente l’anno successivo per questa ed altre sciocchezze.

    Di conseguenza la collocazione del totem di san Tumaas non è affatto clericale, ma si sovrappone semplicemente nella nostra memoria collettiva al di sopra di un totem più antico, che deve corrispondere al 29 dicembre e come vedremo per motivi storici cambia nome tra l’anno 1170 e l’anno 1173 quando Beckett verrà canonizzato.

    Non si dimentichi che una canonizzazione nel mondo contadino equivale a zero: ha nessuna importanza se Beckett appare oppure no sul calendario “degli altri” mentre il nome appare correttamente sul Calendario Campestre nella Data del totem rituale. Se il totem del 29 dicembre “acchiappa” ovvero adotta il nuovo nome è soltanto perché Thomas Beckett venne (positivamente) conosciuto dal Volgo quando all’epoca della Lega Lombarda si è trovato qui da noi a far visita ad altri vescovi, coi quali evidentemente si trovava d’accordo oppure sarebbe stato snobbato, ma Thomas muore tragicamente poco dopo.

    Cosa ci sarà di “casuale” lo saprà il padreterno, ma è un fatto che il totem del 29 dicembre non può esistere in nessun'altra Data nell’arco dei 128/132 anni del differenziale bisestile, così come si trova perfettamente sincronizzato ai 2+2 equinozii e solstizii, una cosa impossibile da immaginare, per il Clero.
    Ultima modifica di mailander; 30-12-19 alle 01:46 Motivo: numero 222
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  8. #8
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    Predefinito Re: Tradizioni

    Al 29 dicembre terminano anche i 19 giorni che di regola stanno tra una stagione e l’altra, sovrapponendosi ai 7 giorni festivi e sincronizzandosi coi 2+2 equinozii e solstizii: diciannove giorni che possono essere soltanto il relitto di uno dei calendari precedenti, nel senso che conservano lo spazio in cui scorrono equinozii e solstizii, che difatti “stiracchiano” di pochi giorni le quattro stagioni all’incirca ogni 5000 anni in un ciclo che va dai 19.000 ai 23.000 anni dell’intera precessione, quella degli equinozii contro quella del perielio.

    E questo spiega perché non ci siano festività nel giorno esatto dei 2+2 equinozii e solstizii, i quattro appuntamenti non hanno un giorno unico ripetibile per tutto il ciclo dei 5000 anni, chè le stagioni si allungano e si accorciano di qualche giorno a seconda dei dati orbitali di perielio.

    Di regola i 19 giorni contengono tutte le festività e totem dei quattro appuntamenti stagionali, con (quasi) una sola eccezione in primavera, dove il diciannovesimo giorno termina giusto al tramonto che precede l’equinox del 20 marzo, mentre tutti i diciannovesimi terminano sempre con un totem, vale a dire san Giuseppe oggi 19 marzo, san Peder oggi 29 giugno, san Michee oggi 29 settembre, san Tumaas oggi 29 dicembre, incominciando sempre (ma è il contrario per la primavera) coi sette giorni festivi che chiudono la stagione precedente.

    Unica vera eccezione è la stagione invernale, dove culminano le festività natalizie circondate da molti altri giorni di festa, tutt’ora indimenticabili, che incominciano molto tempo prima dei 19 giorni canonici e terminano molto tempo dopo. Le festività incominciano al totem di santa Caterina (25 nowenber) ultimo mercato del secondo mese d’autunno ma che appare sempre come fosse il primo dell’inverno e terminano al totem di san Biaas (3 febrajo) capodanno del differenziale bisestile: quali che fossero i motivi per festeggiare, l’aria festosa non termina mai finquando non siano passati i giorni d’la Maerla con il totem della Candelora oggi 2 febbraio.

    Le effemeridi del solstizio invernale comunque non sono concentrate nei 19 giorni, a differenza degli altri tre “nodi” orbitali, ma "distese" …e forse questo ha favorito oppure obbligato l’installazione di altri totem, ben 20 tra santa Caterina e san Biaas, che sono di contorno ai cinque previsti per il solstizio: ma è certo che l’obbligo derivi in gran parte da una antica configurazione rituale delle stagioni invernali,

    perché l’organizzazione del lavoro e della Società è associata in primis allo zero vegetativo di coltivazioni mandrie cacciagioni, quindi …ad uno “zero” dei dati orbitali, da qui non si scappa.

    Che la Società sia di tipo “gemeinschaft” o il tipo “gesellschaft” si organizza solo col calendario.

    Difatti è per questo valore sociale e socializzante che le festività invernali sopravvivono ancora oggi contro tutto e contro tutti: esistono per la loro forza “immateriale” ovvero intellettuale ripetuta di generazione in generazione, non è il consumismo o un rituale alieno (come invece apparirebbe) che le può creare o ricreare e trasmettere, ma è l’antica “forza etnica” dei bianchi, sono istituzioni sociali che resistono perché sono una nostra espressione di forza.

    Non nasce l’altro ieri: è quella degli umani di Cro-magnòn, degli umani di Neandertal, degli umani di Heidelberg nella preistoria infinita, lo vediamo dalla Data di quel che conserviamo.
    Ultima modifica di mailander; 31-12-19 alle 14:49 Motivo: virgolettes
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  9. #9
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    Predefinito Re: Tradizioni

    Se conserviamo le medesime “istituzioni sociali” allora la forza ha conservato sé stessa, ma anche ha piegato o snobbato qualsiasi altra (presunta) forza che avesse tentato di annientar la nostra.
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  10. #10
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    Predefinito Re: Tradizioni

    Al tramonto di oggi 17 gennaio il falò de san Tantòni, il totem che marca i primi 12 giorni dell’anno dopo la Befana ed è l’ultimo dei quattro 12 giorni di Natale cominciati col totem di santa Bibiana il 2 dicembre. A Milano oggi piovigginava, ma negli anni “normali” nevica.

    Abbiamo già annotato il proverbio “a santa Bibiana qwaranta dì e na stimana” che i buzzurri millantano sian 40 gg di piovaschi, ma che identifica i 47 giorni della distanza legale 12x4=47 non 48 perché anche questi si contano alla maniera pentaeterikoi o nundinale tipica della preistoria, terminando esattamente al 17 gennaio di oggi.

    Per cui i primi 12 giorni terminano al totem di santa Luciia (13 dic) e a Natal pas dun gal (24 dic) poi da san Steven (26 dic) alla Befana il capodanno (6 gen) e quindi san Tantòni (17 gen) primo dodicesimo. Altro conteggio sul 17 gennaio indica insieme ai 47 anche i 7+47=53 non 54 giorni oltre ai 56 giorni esatti e compresi nella distanza legale, cominciando dal totem di santa Caterina (25 nov) terminerà 13 giorni dopo Chalandamarz.

    Lo scopo del falò (tutti i nostri falò) è la segnalazione della Data a lunghe lunghissime distanze, a garanzia che la segnalazione sia visibile da chiunque. Le fiamme di solito superano di molto l’altezza dei campanili, ma i falò moderni sono rivoltanti: con i bancali, le transenne, il prete, il sindaco, l’ambulanza, la madonna ciccone, lasciando perdere la marionetta o il maialino che ci impalano sopra, alla moda clericale.

    A Milano, nella cascina di fianco allo spaccio dei drogati a Rogoredo (un nome una garanzia) occupata dai più furbi col beneplacito dei soliti noti, contadini non ce n’è più, han portato gli “arcieri” per impizzare il fuoco lanciandogli addosso una saetta, vestiti come i Goti urlano “per sant Antonio Abate!” che ovviamente non c’entra un fico né coi falò né coi Goti, poi lanciano …ma le saette “borlano giù per terra” e strisciano sibilando sotto al legname smorzandosi. Molti “vacagheer” sottovoce e i bambini che sghignazzano.

    Una volta, credo sei anni fa, quando il fuoco incominciava a farsi sentire, la gente ha preso le transenne e le ha tirate addosso agli organizzatori, Goti compresi, tanto …era buio pesto e fuori dall’aia c’era la nebbia. Nessuno si è mai lamentato.

    Ci sono anche i falò politicamente corretti: in un bidone di tolla. E non plus ultra quei che ci mettono pochissima legna e la rabboccano prima che si spenga.

    Col falò del 17 gennaio ci sono anche i “regali di Natale” come negli altri giorni o notti di tutti i totem “natalizi” fino al totem de san Biaas (3 feb) quando per far vedere che oramai non ce n’è più per nessuno si usa regalare un panettone stantìo, di quelli infornati all’inizio dell’inverno, tanto per far vedere che comunque fino all’ultimo giorno nessuno si è dimenticato di te.

    Ma a san Tantòni puoi già sapere chi riceverà i dolci oppure il carbone, perché venne deciso (inopinatamente) dodici giorni addietro, appunto nel giorno de Gabinàt (5 gennaio) ultimo di minima altezza del sole a mesdì. Al tramonto de Gabinàt (altro falò) ma anche nel pomeriggio ci si fanno gli auguri per l’anno nuovo, che difatti comincia il giorno dopo, con la Befana che già porta i suoi regali

    …mentre i regali di Gabinàt li dovrà portare (il 17 gennaio) chi nel giorno di Gabinàt ha ricevuto gli auguri, consegnandoli ovviamente a chi gli auguri glieli aveva anticipati nello stesso giorno di Gabinàt. Mi dovrai omaggiare a san Tantòni …se ti ho fatto gli auguri a Gabinàt.

    A 12 giorni dal falò de san Tantòni (oggi 28 gennaio) sono passati 47 giorni dal totem di santa Luciia, per cui il totem indicava anche il primo dei sette giorni che contengono i 3+3 della “rotazione” bisestile, comunemente detta giorni d’la Maerla e che incomincia il 29 gennaio di oggi.

    Forse i falò moderni sono spostati alla domenica e dichiarati “di sant Antonio Abate” mentre nelle stalle (forse non in quelle moderne) c’è sempre un ritratto di “sant Antonio” personaggio clericale veramente esistito (come Thomas Beckett) circondato da animali di cascina, che di sicuro non ha mai visto un porco né una mu-mu in vita sua: ma meno ne sanno e meglio è …o avremmo già perso le antiche tradizioni.
    Ultima modifica di mailander; 17-01-20 alle 23:45 Motivo: ipsilon
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