La folla, degenerazione del popolo, è una massa che ha paura del futuro. Una paura che può essere accentuata dalla mancanza di mezzi propri di sostentamento (o dalla percezione di un impoverimento relativo) e dalla assenza di strumenti intellettuali in grado di razionalizzare i problemi che l’affliggono.
Per dirla brutalmente, la folla è una massa che ha paura del futuro, che si sente povera e che si sente vittima di forze oscure che ne rovinano l’esistenza (qualsiasi capro espiatorio va bene). Ecco perché è manipolabile da chiunque sia in grado di individuare chiari e ben definiti “nemici del popolo” e, data la sua forza numerica ha la forza di manipolare tutti, imponendo l’agenza politica e spazzando via chiunque cerchi di riportarla a più miti consigli tentando di impostare i problemi in maniera razionale.
<OMISSIS>
È evidente dunque che lasciare che la folla faccia irruzione nella cittadella liberale significa spalancare le porte alla tirannide. Non a caso i grandi despoti del XX secolo, da Mussolini a Hitler, non hanno certo occupato il potere nottetempo con un colpo di mano. Ma anzi tra gli applausi di folle osannanti. La folla è reazionaria e irrazionale (come Napoleone III che si fece Imperatore con un plebiscito o il Cardinale Ruffo di Calabria ben sapevano).
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Eppure questo significa anche altro. Significa che c’è bisogno del popolo perché ci sia democrazia. E se la folla è una massa che ha paura del futuro, si sente povera ed è manipolabile come un bambino, allora, per converso, il popolo è un insieme di individui che guarda con fiducia al futuro, non teme di diventare povero per mano di qualcuno, e ha gli strumenti intellettuali per comprendere il mondo nel quale vive e affrontare in maniera razionale i problemi della res pubblica.