infatti ho usato tradizione e non religione, praticante invece di credente, conoscendoti...
ps. su Siddhartha non sei un pochino in ritardo, diciamo di almeno cinque decadi?
Avere esperienza del Nirvana non significa possederlo, ma non significa nemmeno che non lo si possa comunicare, altrimenti tutta l'esperienza del Buddha è tutta aria fritta.
Non ti devi impressionare se questa comunicazione avviene in un forum, anzi dovresti rallegrarti perché significa che anche alle nostre latitudini questa esperienza è possibile farla e raccontarla.
Evidentemente se noi conosciamo l'esistenza di uno stato di beatitudine e appagamento è perché Buddha l'ha comunicato.
Tutti i Maestri hanno comunicato l'esistenza di uno stato particolare che un essere umano può sperimentare.
Chiamalo Nirvana, Regno dei Cieli, Samadhi, anche se gli cambi nome non si cambia ciò che E'.
Quest'enfasi su cosa sia questo stato sta tutto nelle aspettative che ha la nostra mente sull'argomento.
Se osservi attentamente un bambino appena nato attaccato al seno di sua madre noterai che quel bimbo è in pieno Nirvana. Ovviamente non te lo potrà comunicare, ma non significa che tu non lo possa percepire...
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Chi vuol non ha,
chi sa non può,
chi né vuol né sa tutt' ha e può.
non c'è bene e non c'è male, non c'è male e non c'è bene.
Sappiamo bene il motivo per cui Hermann Hesse scrisse Siddhartha: desiderava sentire una Pace Interiore. Ha identificato la sete di questo famoso principe con la sua di sete, quella dell'anima che può cogliere ogni essere umano nel corso della propria esistenza.
Ecco perchè questa storia ci ha affascinato e ci affascina. E' la storia di molti esseri umani.
Tuttavia in questa vicenda c'è qualcosa che avrebbe dovuto farci riflettere.
C'è qualcosa che non può passare inosservato.
C'è qualcosa che ci dovrebbe far dire:"Com'è possibile?"
Siddhartha nasce che sapeva già parlare e camminare e annuncia a tutti i presenti: "Sono nato per conseguire l'illuminazione."
Perbacco! Sapeva esattamente qual'era la sua "mission" in questa vita, peccato che poi se l'è completamenta dimenticata.
E' stato per vent'anni a bighellonare nella reggia del padre, forse senza accorgersene ha praticato il vuoto mentale, com'è possibile che si sia dimenticato ?...
Questo è un grande insegnamento che poi è in linea con quello che hanno detto tutti i Maestri: "Se non riacquistiamo la nostra innocenza, la nostra semplicità, la nostra chiarezza, quella che avevamo da bambini,
non potremo avere nessuna possibilità di accenderci e di sperimentare questa Pace Interiore."
Sappiamo bene come è andata a finire. Siddhartha ha fatto un lungo percorso di pulizia perché i suoi occhi e le sue orecchie avessero la capacità di ascoltare la Verità detta da un barcaiolo.
Probabilmente, sulla riva di quel fiume, è tornato quel bambino...
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Chi vuol non ha,
chi sa non può,
chi né vuol né sa tutt' ha e può.
Poi per "essere buddhisti" basta seguire l'ottuplice sentiero e meditare. Se vuoi ufficializzare vai da un monaco qualsiasi e prendi rifugio nei 3 gioielli, Buddha, Dharma e Sangha
Ucci Do, anni fa, postò un documentario di Herzog sul pelligrinaggio dei monaci buddhisti verso il famoso albero dove meditò Buddha.
Si vedono queste persone che percorrono il lungo tragitto prostrandosi a terra ad ogni passo, toccano il terreno con la fronte, per chilometri e chilometri.
C'era questo monaco che arrivando alla mèta con la fronte sanguinante si vedeva bene che era stra-felice.
Suppongo che "essere buddhisti" voglia dire "essere felici" e che questa "felicità", completa e senza fine, sia la massima aspirazione per un essere umano.
Questo vale per qualsiasi Tradizione/Religione che uno voglia seguire.
Un Cattolico mi ha confidato che ha fatto questo pellegrinaggio a piedi verso Santiago di Compostela e quando è arrivato alla Cattedrale ha pianto di felicità come un bambino.
Ma Buddha ci ha detto che la strada che porta alla Felicità non esiste in quanto la strada è già la felicità.
Dovremmo riflettere sul significato profondo di questa Verità, ovvero che qualsiasi strada che ognuno di noi voglia intraprendere ha GIA' una Felicità disponibile, completa e senza fine.
Non ha importanza su quale strada siamo : buddista, cristiana, indù, mussulmana, taoista...per realizzare che potremmo essere GIA' felici.
Il fatto paradossale è che questa cosa tutti noi l'abbiamo già sperimentata: quando siamo andati all'appuntamento con la persona amata durante il viaggio eravamo già innamorati, non ci siamo innamorati quando all'arrivo l'abbiamo abbracciata.
Quindi cari buddhisti sappiate che potete sperimentare il Cristo, come un Cristiano può sperimentare il Buddha.
Distruggere la dualità Maestro/Discepolo è l'ultimo passo da compiere.
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Chi vuol non ha,
chi sa non può,
chi né vuol né sa tutt' ha e può.