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  1. #21
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    Predefinito Re: Siddhartha di Hermann Hesse: il capitolo finale

    Citazione Originariamente Scritto da Herr Doktor Visualizza Messaggio
    E' l'attaccamento che mi frega
    prendi il bigliettino e mettiti in fila

    se non ci metterai troppo io ti aspetterò tutta la vita...

  2. #22
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    Predefinito Re: Siddhartha di Hermann Hesse: il capitolo finale

    Citazione Originariamente Scritto da Ucci Do Visualizza Messaggio
    prendi il bigliettino e mettiti in fila

    Mi hanno detto che il Nirvana non si possiede,...vero.
    Beh, ho una bella notizia: non possedete nemmeno i vostri attaccamenti.

    Abbiamo parlato lungamente dei nostri attaccamenti in altri 3d.
    Il punto è sempre quello: non ha importanza con chi viviamo, cosa facciamo, o se tiriamo a Campari; il punto è se il nostro Cuore è in Pace.
    In Pace al punto che se queste cose le dovessimo perdere sarebbe comunque in Pace...

    Siddharta poteva benissimo diventare il Buddha senza abbandonare moglie e figlio, della serie: se i famigliari disturbano il tuo risveglio, beh allora non sei così distaccato.
    Infatti a 80 anni Buddha si è messo in viaggio perché voleva morire nel suo paese. E' morto a metà strada e si sono divisi le sue ceneri.
    A casa mia questo è un attaccamento come qualsiasi altro. Quindi di chi stiamo parlando ? Di un essere umano, come noi, che doveva imparare a volare ogni santo giorno.

    Il Fiore di Loto rimane bianco anche se nasce e vive in una palude... un Cuore in Pace...
    *
    Chi vuol non ha,
    chi sa non può,
    chi né vuol né sa tutt' ha e può.

  3. #23
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    Predefinito Re: Siddhartha di Hermann Hesse: il capitolo finale

    Citazione Originariamente Scritto da Z4rdoz Visualizza Messaggio
    Mi hanno detto che il Nirvana non si possiede,...vero.
    Beh, ho una bella notizia: non possedete nemmeno i vostri attaccamenti.

    Abbiamo parlato lungamente dei nostri attaccamenti in altri 3d.
    Il punto è sempre quello: non ha importanza con chi viviamo, cosa facciamo, o se tiriamo a Campari; il punto è se il nostro Cuore è in Pace.
    In Pace al punto che se queste cose le dovessimo perdere sarebbe comunque in Pace...

    Siddharta poteva benissimo diventare il Buddha senza abbandonare moglie e figlio, della serie: se i famigliari disturbano il tuo risveglio, beh allora non sei così distaccato.
    Infatti a 80 anni Buddha si è messo in viaggio perché voleva morire nel suo paese. E' morto a metà strada e si sono divisi le sue ceneri.
    A casa mia questo è un attaccamento come qualsiasi altro. Quindi di chi stiamo parlando ? Di un essere umano, come noi, che doveva imparare a volare ogni santo giorno.

    Il Fiore di Loto rimane bianco anche se nasce e vive in una palude... un Cuore in Pace...
    Mi servirebbe qualcuno/a a ricordarmi SEMPRE di quel fiore di loto.
    Invece si agisce, si pensa e si vuole non come un fiore di loto...ci inebriamo dello sfregiare la purezza....della Verità.
    se non ci metterai troppo io ti aspetterò tutta la vita...

  4. #24
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    Predefinito Re: Siddhartha di Hermann Hesse: il capitolo finale

    Citazione Originariamente Scritto da Ucci Do Visualizza Messaggio
    Mi servirebbe qualcuno/a a ricordarmi SEMPRE di quel fiore di loto.
    Invece si agisce, si pensa e si vuole non come un fiore di loto...ci inebriamo dello sfregiare la purezza....della Verità.
    Non mi stancherò mai di dirlo e scriverlo: questo "qualcuno" è lì che ci aspetta. E' quel Vero Sè, quel Maestro Interiore tanto desiderato e invisibile che E' al di la del nostro velo.
    Quel velo non cadrà fintanto che quel Maestro non LO incontreremo al di fuori di noi. E' lo stesso Maestro che indicherà se stesso in modo che potremo finalmente vederlo, sentirlo, ascoltarlo dentro di noi e sarà la più grande delle benedizioni, la più grande Grazia mai ricevuta.
    Trovare questo Maestro esteriore è la prima Grazia che dovremo chiedere, ma è chiaro che se il nostro Cuore non è pronto, assetato, innamorato, disperato, questo incontro sarà ritardato.
    La frustrazione la vedo in tanti ricercatori. Vedo che alcuni sanno perfettamente che quella cosa che li salverà e dentro di loro, ma c'è anche questa impotenza di poterlo fare.
    Le cose stanno così: non possiamo salvarci da noi stessi, sebbene il kit di salvataggio sia stato messo al suo posto al momento della nostra nascita, ritrovare il manuale di istruzioni per aprirlo e una faccenda per uomini Veri.(sarebbe meglio dire: un gioco per bambini piccoli)
    E' diversi anni che incito questi ricercatori di non arrendersi, di non farsi intrappolare da ceri lacci tipo il Karma o alla reincarnazione, di non ascoltare quella subdola vocina che ci dice che non ce la possiamo fare o peggio di rimandare questa ricerca nella prossima vita.
    Questa assicurazione non esiste, questa realtà è un eterno presente, e questo forum è quello che è...
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  5. #25
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    Predefinito Re: Siddhartha di Hermann Hesse: il capitolo finale

    SE INCONTRI IL BUDDHA PER LA STRADA UCCIDILO.

    Da sempre nel mondo gli uomini hanno intrapreso pellegrinaggi, viaggi spirituali, ricerche personali; da sempre sono andati in cerca dell'illuminazione, della pace, del potere, della gioia o dell'irrealizzabile.
    Nella loro ricerca della conoscenza, gli uomini hanno però confuso l'apprendimento con la coscienza stessa e spesso hanno cercato aiuti, guaritori, guide, insegnanti spirituali dei quali poter diventare discepoli.
    L'uomo di oggi, il pellegrino contemporaneo, desidera ancora una volta essere "discepolo".
    Se cercherà la guida di un guru dei nostri giorni, l'uomo si troverà a intraprendere il proprio moderno pellegrinaggio spirituale.
    Nel suo viaggio il pellegrino, il viandante, il discepolo, impara soltanto che nessuno può insegnargli nulla. Appena sa rinunciare al suo ruolo di discepolo, impara che ha sempre saputo come vivere, che questa conoscenza ha sempre fatto parte della sua storia. Il segreto è che non ci sono segreti.
    Il monito "se incontri il Buddha per strada uccidilo" , insegna a non cercare la realtà in ciò che è esterno a noi. Uccidere il Buddha quando lo si incontra significa distruggere la speranza che qualcuno all'infuori di noi possa essere il nostro padrone. Nessun uomo è più grande di un altro.
    Appena l'uomo si rende conto di non essere malato e quindi di non poter mai guarire, farebbe bene a metter fine a tutto questo. Appena si rende conto che continuerebbe per sempre nel suo ruolo di discepolo, solo allora può capire l'assurdo della sua posizione di passivo, solo allora si sentirà libero di andarsene. Ognuno di noi deve rinunciare alla ricerca, Se davvero nessun uomo è più grande di un altro, a chi ci si potrebbe rivolgere? Se siamo tutti ugualmente deboli e ugualmente forti, ugualmente buoni e ugualmente cattivi, cosa ci resta?, Dobbiamo imparare che per ognuno di noi la vita può diventare di per sè un pellegrinaggio spirituale, una ricerca, un esilio, senza fine.
    La nostra unica consolazione in questo viaggio è riconoscere in ogni uomo il nostro compagno di strada.

  6. #26
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    Predefinito Re: Siddhartha di Hermann Hesse: il capitolo finale

    Citazione Originariamente Scritto da Parmenion Visualizza Messaggio
    SE INCONTRI IL BUDDHA PER LA STRADA UCCIDILO.

    Da sempre nel mondo gli uomini hanno intrapreso pellegrinaggi, viaggi spirituali, ricerche personali; da sempre sono andati in cerca dell'illuminazione, della pace, del potere, della gioia o dell'irrealizzabile.
    Nella loro ricerca della conoscenza, gli uomini hanno però confuso l'apprendimento con la coscienza stessa e spesso hanno cercato aiuti, guaritori, guide, insegnanti spirituali dei quali poter diventare discepoli.
    L'uomo di oggi, il pellegrino contemporaneo, desidera ancora una volta essere "discepolo".
    Se cercherà la guida di un guru dei nostri giorni, l'uomo si troverà a intraprendere il proprio moderno pellegrinaggio spirituale.
    Nel suo viaggio il pellegrino, il viandante, il discepolo, impara soltanto che nessuno può insegnargli nulla. Appena sa rinunciare al suo ruolo di discepolo, impara che ha sempre saputo come vivere, che questa conoscenza ha sempre fatto parte della sua storia. Il segreto è che non ci sono segreti.
    Il monito "se incontri il Buddha per strada uccidilo" , insegna a non cercare la realtà in ciò che è esterno a noi. Uccidere il Buddha quando lo si incontra significa distruggere la speranza che qualcuno all'infuori di noi possa essere il nostro padrone. Nessun uomo è più grande di un altro.
    Appena l'uomo si rende conto di non essere malato e quindi di non poter mai guarire, farebbe bene a metter fine a tutto questo. Appena si rende conto che continuerebbe per sempre nel suo ruolo di discepolo, solo allora può capire l'assurdo della sua posizione di passivo, solo allora si sentirà libero di andarsene. Ognuno di noi deve rinunciare alla ricerca, Se davvero nessun uomo è più grande di un altro, a chi ci si potrebbe rivolgere? Se siamo tutti ugualmente deboli e ugualmente forti, ugualmente buoni e ugualmente cattivi, cosa ci resta?, Dobbiamo imparare che per ognuno di noi la vita può diventare di per sè un pellegrinaggio spirituale, una ricerca, un esilio, senza fine.
    La nostra unica consolazione in questo viaggio è riconoscere in ogni uomo il nostro compagno di strada.



    Mi dispiace che molti esseri umani abbiano questa esperienza: imparare che la vita sia un eterno viaggio in esilio in questo eterno pellegrinare. Sigh !
    La nostra unica consolazione in questo viaggio è riconoscere in ogni uomo il nostro compagno di strada ?????? Perbacco! Che tristezza !

    Ovviamente il resoconto esperienziale di Parmenion lo rispetto, ma posso dire che questo quadro è al quanto deprimente.
    D'altronde questa è semplicemente la condizione umana che conosciamo bene.
    Quella che ci spinge a cercare, ma se si rimane in questa condizione con qualche nozione filosofica in più alla nostra comprensione della vita significa che quella Comprensione che stavamo cercando non l'abbiamo ancora trovata.
    Non possiamo dire che questo "stato"non esiste perché non l'abbiamo trovato.

    Inoltre in questa descrizione è presente più di un concetto: l'esperienza di un Maestro padrone o di un essere umano migliore di noi, non è l'esperienza di un Vero Maestro.
    Il fatto che il Maestro va ucciso è da intendersi che si ripaga male un Maestro se si rimane sempre scolari...(Nietzsche)
    Non ci porta da nessuna parte comprendere che il Maestro e il discepolo siano entrambi due esseri umani, ovvero due candele identiche; fatte di cera; con uno stoppino; stesso candeliere...
    Se il Maestro è la candela accesa e io sono la candela spenta e io lo uccido prima che lui mi accenda,...che affare...rimarrò sempre una candela spenta, ovvero rimarrò sempre in questo stato che hai descritto...

    Il desiderio di un essere umano non è quello di essere un discepolo. Il desiderio di ogni essere umano è quello di avere un Cuore in Pace, di essere Felice e appagato della sua esistenza.
    E' quello di essere una candela accesa in modo che la vita sia vissuta in piena Luce e in Chiarezza, vedere la Realtà per quello che E'.

    Questo appagamento, questa pienezza, non è nella Coscienza di esistere, cosa che tutti gli esseri umano possiedono, è nella Consapevolezza di esistere.
    La consapevolezza è proprio questo stato di essere accesi: la candela che siamo, sperimenta un calore, una luce, una pace e una felicità che prima non sperimentava.

    Non avere più sete E' un'esperienza pratica.
    Non è un'esperienza che risiede nella nostra immaginazione, o un convincimento mentale. Nessun essere umano può convincersi di essere in pace se non lo è.

    Una candela che ha paura di sperimentare quella fiamma per paura di sciogliersi rinnega la sua vera essenza, quella che è stata creata per sperimentare quel lume.
    *
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