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Vero Socialismo
Tu sostieni che il NazionalSocialismo non fosse Socialismo. A parte che bisognerebbe a monte intendersi su cosa sia il Socialismo, però, entrando nel merito, rispondo:
1) La proprietà privata fu formalmente mantenuta? Si, è innegabile. Vi sono dei 'però', che fanno ben comprendere come, nella sua accezione liberale, essa in realtà non esistesse: innanzitutto, non venne ritenuta come 'sacra' ed 'intangibile'. Furono diversi i casi di espropri, e l'intervento dello stato si fece ben presente, sia nazionalizzando gli istitui di credito, il commercio con l'estero e determinate industrie di carattere strategico, sia in modo 'indiretto', talché, se la proprietà privata fu mantenuta in linea di massima, essa fu sottoposta a stretta osservanza dello stato, con l'autonomia degli imprenditori fortemente ridotta rispetto alla precedente società capitalistica. Per quanto concerne il presunto riarmo che avrebbe consentito una ripresa dell'economia, esso è stato smascherato come falso da storici assolutamente non contigui alla weltaschauung hitleriana.
2) Innanzitutto la sanità fu pubblica e gratuita. Poi, il regime, seguendo politiche di profilassi razziale, volle evitare la proliferazione di elementi informi e tarati. Ma non perpetrò mai nessuno sterminio nei confronti degli handicappati.
3) I lavoratori, ecco il nodo focale sia dello Stato Hitleriano che del Socialismo. Vi è questa menzogna diffusa che vuole i lavoratori tedeschi come schiavi. Nulla di più falso. Tu potresti confutarmi chiedendo di non essere retorico. Allora ti anticipo e ti mostro perché essi non solo non fossero schiavi, ma furono gli autentici araldi dello Stato Popolare del Führer. Innanzitutto, il NazionalSocialismo realizzò per primo la cogestione all'interno delle aziende, attraverso il cosiddetto "vertrauensrat", che tradotto in italiano si rende con "consigli di fiducia". I lavoratori ebbero ad eleggere i colleghi che avrebbero formato, assieme al datore di lavoro, il summenzionato consiglio. I poteri del detto organo furono assai vasti, dacché si occuparono di ogni ambito, sociale ed economico, della vita di fabbrica. Poi, importantissima, vi fu il Fronte Tedesco del Lavoro, che comprese al suo interno tutti i principali attori dell'agone economico. Esso, la più grande associazione all'interno del Terzo Reich (25 milioni di membri), ebbe un enorme potere sulla vita sociale ed economica nazionale (a tal punto che costituì centinaia di aziende ed una banca). Il Fronte del Lavoro portò innanzi, fin dal 1934 e soprattutto dopo gli "Accordi di Lipsia" del 21 marzo 1935, la politica della cosiddetta "autoresponsabilità sociale personale", in tal modo gli uomini divennero padroni del loro destino. Furono creati una serie di organi: le Commissioni di Lavoro, le Camere del Lavoro dei Gauen e la Camera del Lavoro del Reich. Il primo di questi organi fu costituito da 6 datori di lavoro e 6 lavoratori, per un totale di 12 persone (al massimo 18 sempre equamente divisi). La seconda, oltre che dai sudetti, anche da membri del Partito. La terza dai menzionati poc'anzi più da alte personalità del Fronte Del Lavoro, dello Stato e dell'Economia. Questi organi furono creati per far si che gli uomini si autogestissero, senza il 'paterno' intervento dello Stato.