Kosovo: pulizia etnica totale
di Ugo Gaudenzi
Kosovo: pulizia etnica totale | Editoriali | Rinascita.eu - Quotidiano di Sinistra Nazionale
Dal primo febbraio di quest’anno le forze Nato di occupazione del Kosovo Metohija (la provincia serba strappata a Belgrado con l’aggressione occidentale del 1999) sono state ridotte di 2.600 unità. La riduzione della presenza atlantica armata a 10 mila unità in tutto è stata “elegantemente” giustificata dai governi interessati come un “miglioramento tattico” che garantirebbe alle truppe dispiegate una “maggiore flessibilità” negli interventi di interposizione tra le varie etnie (principalmente: albanesi-skipetari, serbi, croati e gorani) in ininterrotto conflitto tra loro dopo l’espulsione di massa dei non-albanesi dalla provincia serba (250 mila i profughi oltre frontiera). In realtà la guerra infinita atlantica chiama altrove (in Afghanistan) e la riduzione delle truppe Nato nel Kosovo è direttamente collegata alla richiesta Usa agli alleati-colonia di aumentare la presenza di truppe occidentali nel Paese delle Montagne.
Tornando al Kosovo Metohija – la più grave ferita inferta dagli atlantici nel cuore di un’Europa ancora alla ricerca della sua libertà dopo la seconda guerra mondiale – c’è da sottolineare come, dopo la spartizione forzata del territorio, si voglia ora “completare” la missione di sradicamento del Kosovo dalla Serbia. Dopo 11 anni di occupazione, il comando atlantico delle forze Nato ha infatti deciso di “forzare” lo status quo trasformando le cinque forze di intervento fin qui poste al controllo del nord, del sud, dell’est, dell’ovest e del centro della provincia, in un unico dispositivo con competenza strategica, quindi, su tutto il territorio kosovaro, a prescindere dalle cinque dislocazioni di zona: ogni sottocomando Kfor ha dunque da questo febbraio in poi la possibilità di intervenire in situazioni di emergenza ovunque sul territorio kosovaro.
L’idea strategica è quella di costringere così, anche militarmente, all’unità di fatto di un Kosovo Metohija sotto il “governo” albanese di Pristina. Ogni etnia ostile alla separazione della provincia dalla madrepatria verrà indebolita, anche a costo di utilizzare come “pretesti”, per la pacificazione imposta, atti di terrorismo e violenza albanesi contro chiese ed enclave serbe. E’ già accaduto nel 2004. La stessa dichiarazione di “indipendenza” albanese di Pristina dichiarata non a caso in immediata successione alla nascita dell’Eulex, nel febbraio del 2008, era stata resa possibile da una trasformazione delle bande terroristiche dell’Uck in “forze di polizia interne” nelle zone controllate dagli albanesi. La “missione” dell’Eulex, organismo che il Consiglio “per gli affari generali” dell’Unione europea (un organismo naturalmente non eletto dai popoli della Comunità) era stata decisa appunto due anni fa con la scusa di implementare la risoluzione 1244 delle Nazioni Unite. La stessa Eulex – che può contare nel Kosovo su una forza di circa 1.400 “gendarmi”, tra civili e militari - assicura la “sicurezza”, e cioè il controllo armato delle zone più densamente ancora abitate da serbi, specialmente nel nord della provincia (Mitrovica). Sradicare le identità dei popoli. Questa la missione degli atlantici e della cosiddetta Unione europea. Allegramente partecipata dai governi della colonia-Italia.