Vero che è diverso dall'inferno cattolico e anche nelle sue rappresentazioni classiche è eterno ma non ininterrotto?
Chi è esperto di ortodossia e chiese orientali? @Perseo @occidentale @Giò la Chiesa romana considera gli ortodossi eretici o solo scismatici? Quindi anche la chiesa in teoria può accettare queste cose?
La Chiesa ortodossa insegna che, per coloro che credono, che amano Dio e che fanno il bene, la vita che seguirà la risurrezione dei morti e il Giudizio finale sarà di una felicità ora inconcepibile, felicità che scaturirà dalla contemplazione di Dio nella luce e nella gloria e dall'unione con lui[47] Invece i non credenti e i trasgressori "saranno consegnati alla morte eterna, cioè al fuoco eterno, al tormento eterno, insieme ai demoni".[48]
Icona che simbolicamente rappresenta l'inferno come un enorme serpente dall'interno di fuoco
Secondo alcuni teologi ortodossi, il paradiso e l'inferno sono la stessa realtà: Cristo visto nella luce increata della sua divinità. Chi rifiuta l'amore e la misericordia divina, si pone in uno stato tale che l'esperienza della presenza divina verrà percepita come insopportabile e dolorosa. Questo è l'inferno il quale, però non è un luogo di assenza di Dio, ma uno stato umano in cui Dio non è goduto ma patito.[49][50] Altri lo negano.[51][52]
Gli ortodossi a volte distinguono i termini "Ade" e "Paradiso", che riguardano lo stato transitorio dell'anima fra morte e risurrezione, dai termini "Inferno" e "Cielo", che riguardano invece lo stato definitivo dell'anima riunita con il corpo risorto. Secondo tale distinzione, attualmente e fino al Giudizio finale stanno in Cielo solo Cristo e sua Madre, alla quale egli ha concesso la risurrezione del corpo; tutti gli altri defunti (anime soltanto) attendono la risurrezione generale. I martiri e i santi stanno essi pure, come anime ancora senza corpo, in Cielo, gli altri nel Paradiso o nell'Ade. L'Ade, che non è un luogo, è la condizione negativa dell'anima che, tormentata dalle peccaminose relazioni con Dio e con il prossimo, attende paurosa la risurrezione e il Giudizio, mentre il Paradiso è la condizione positiva dell'anima che, confortata dalle sane relazioni con Dio e con il prossimo, attende in pace gli stessi futuri avvenimenti. Alcune volte però si incontra l'uso di "Paradiso" per indicare il Cielo e l'uso di "Inferno" per indicare l'Ade.[53][54]
Il Sabato delle Anime si benedice in chiesa la coliva (in greco κόλλυβα, in serbo кољиво, in bulgaro коливо), con, fra gli ingredienti, grani di frumento che ricordano Giovanni 12:24.[55][56]
La Chiesa ortodossa prega ripetutamente per i defunti. Dato che Gesù è rimasto nella tomba il Sabato Santo, si celebra più volte all'anno il Sabato delle Anime (in greco Ψυχοσάββατο).[57][58] Nel Vespro di Pentecoste, si prega: "Tu, che in questa conclusiva e salvifica Festa Ti sei degnato di accettare suppliche propiziatrici per coloro che sono trattenuti nell'Ade, concedendoci grandi speranze che venga inviato un sollievo ai defunti dalle pene che li stringono e refrigerio da parte tua. Ascolta noi umili e meschini che Ti preghiamo e fa riposare le anime dei Tuoi servi che già si sono addormentati, in un luogo luminoso, in un luogo erboso, in un luogo di freschezza".[59][60]
L'ortodossia ritiene che, dopo la morte, l'uomo, nella sua ascesa a Dio, debba oltrepassare dei punti di blocco definiti come "stazioni di pedaggio". Nella sua salita verso Dio l'uomo incontra i "demoni dell'aria" ed è da loro provato, giudicato e tentato. Il giusto che ha vissuto santamente sulla terra attraversa velocemente queste prove senza alcun timore e terrore semplicemente perché, sulla terra, ha già superato vittoriosamente ogni tentazione che lo allontanava da Dio.[61]
Per la Chiesa ortodossa, lo scopo della vita umana è la divinizzazione, l'acquisto di una somiglianza a Dio, processo che può prolungarsi dopo la morte in uno stato che alcuni dottori della Chiesa ortodossa chiamano purgatorio, mentre altri fanno una distinzione fra la dottrina cattolica di purificazione e quella ortodossa di crescita.[62]
Alcuni teologi ortodossi, come pure alcuni cattolici, quali Hans Urs von Balthasar[63] e Richard John Neuhaus,[64] propongono l'apocatastasi, secondo la quale tutti saranno salvati, poiché il disegno salvifico non si può compiere se manca una sola creatura.[65] Tale teoria, nella forma in cui Origene la propose, è ritenuta eretica dalla Chiesa ortodossa e fu condannata dal Concilio di Costantinopoli II,[66][67] pur se si dubita se esso abbia emesso i noti XV Anatemi contro di lui.
Dostoevskij riporta un manoscritto monastico, nel capitolo Il Grande Inquisitore de I fratelli Karamazov
Prima di iniziare il racconto, Ivàn descrive le opere poetiche religiose del passato con "irruzioni" celesti nella vita degli uomini. Il più suggestivo e "dantesco" a suo avviso è un poemetto monastico russo tradotto dal greco, La Madre di Dio tra i tormenti, in cui la Madonna visita insieme all'arcangelo Michele un lago infernale bollente, dove sono immersi i dannati che ormai Dio ha dimenticato. Allora ella, inginocchiandosi piangendo, chiede perdono a Dio nel suo trono per tutti i dannati, senza distinzione. Dio le mostra le piaghe delle ferite di Gesù e le chiede come sia possibile perdonare anche i suoi carnefici; ma ella invita tutti i presenti (santi, martiri, angeli) a inginocchiarsi con lei per chiedere perdono per tutti, senza distinzione. Alla fine ottiene che i dannati siano liberati dai tormenti ogni anno, dal giorno di Venerdì Santo fino alla festa della Pentecoste; i peccatori rendono grazie dall'abisso infernale. Come in passi precedenti, anche qui è adombrata l'ipotesi teologica dell'apocatastasi.
C'è davvero una simile credenza che differenzia totalmente l'ortodossia dalla chiesa romana e dai protestanti?
Testo completo di F. D. che riassume il poemetto
<Eh, già: anche qui non si può fare a meno di una premessa, di una premessa letteraria>, scoppiò a ridere Ivan. <Che razza di autore sono! Vedi, l'azione si svolge nel sedicesimo secolo e a quel tempo - dovresti saperlo, del resto dalla scuola - a quel tempo, nelle opere poetiche, si usava far discendere sulla Terra le forze celesti. Non parliamo di Dante. In Francia i clercs de la basoche e anche i monaci nei monasteri davano vere e proprie rappresentazioni nelle quali portavano in scena la Madonna, gli angeli, i santi, Cristo e Dio stesso. Allora tutto ciò era molto ingenuo. In Notre Dame de Paris di Victor Hugo, per celebrare la nascita del Delfino di Francia, sotto Luigi XI, viene offerta al popolo, nella sala del Municipio di Parigi, una rappresentazione edificante dal titolo: Le bon jugement de la très sainte et gracieuse Vierge Marie dove Ella compare di persona e pronuncia il suo bon jugement. Anche da noi, a Mosca, prima dei tempi di Pietro, si davano di tanto in tanto delle rappresentazioni drammatiche quasi analoghe, tratte soprattutto dal Vecchio Testamento; ma allora circolavano per il mondo numerose novelle e numerosi poemi nei quali agivano, all'occorrenza, santi, angeli e tutte le forze celesti. Da noi nei monasteri si traducevano, si trascrivevano e addirittura si componevano simili poemi, persino sotto il dominio tataro! Esiste, per esempio, un poemetto monastico (di certo tradotto dal greco) con delle immagini: La Madre di Dio fra i tormenti con delle immagini non inferiori per arditezza a quelle di Dante. La Madre di Dio visita l'Inferno e a guidarla "fra i dannati" è l'Arcangelo Michele. Vede i peccatori e le loro sofferenze. E lì vi è fra l'altro un interessantissima schiera di peccatori in un lago bollente: quelli di loro che affondano nelle acque del lago così da non riemergere più "Dio li dimentica ormai per sempre" - un'espressione di una forza e di una intensità straordinarie. Ed ecco che la Madre di Dio, affranta e piangente, si inginocchia dinanzi al trono di Dio e chiede misericordia per tutti coloro che ha veduto all'inferno, senza distinzione. Il suo colloquio con Dio è immensamente interessante. Essa Lo supplica, non si dà per vinta e quando Dio le indica le mani e i piedi del Figlio trafitti dai chiodi e domanda: "Come posso perdonare i suoi carnefici?", intima a tutti i santi, ai martiri, agli angeli e agli arcangeli di inginocchiarsi con Lei e di chiedere misericordia per tutti, senza distinzione. Alla fine Ella lo implora affinchè faccia cessare i tormenti dei dannati ogni anno dal Venerdì Santo al giorno della Pentecoste, e i peccatori dall'Inferno subito ringraziano il Signore e lo acclamano, gridano: "Hai giudicato giustamente, o Signore!".