Il modulo di rientro delle missioni Apollo (CM) secondo la storia raccontata dalla NASA rientrava in modo diretto, stante la arretratissima tecnologia statunitense di allora nella costruzione dei computer, mentre i sovietici, piu’ avanti in tutto il campo spaziale, rientravano in modo indiretto, con le Zond, grazie ai loro computer di bordo.





Come si puo’ vedere dai piani di volo ufficiali, il tempo intercorrente fra l’entrata nell’atmosfera e l’apertura dei paracadute varia dagli 8 minuti e 12 secondi dell’Apollo 11 ai 7 minuti e 41 secondi dell’Apollo 17, la media dei rientri delle missioni Apollo e’ di 8 minuti (arrotondato per eccesso).
Se fossero reali si tratterebbe di rientri velocissimi e di una violenza inaudita.
Le Zond effettuavano rientri indiretti (skip re-entry) della durata, dipendentemente delle manovre eseguite, che variavano tra circa 40 minuti e circa 2 ore, le nuove Orion della NASA rientrano in modo indiretto, diversamente dalle Apollo, e come i sovietici.



Il modulo di rientro delle missioni Apollo e Zond (sovietiche) avevano grosso modo le stesse dimensioni e massa a vuoto: 5560 kg per Apollo e 5375 kg per le Zond.
Come da NASA pubblicato



il rientro in atmosfera avviene a circa 39600 km/h, tipica velocita’ di rientro da orbita lunare, anche le Zond hanno velocita’ simili.
Una massa di 5560 kg lanciata a 39600 km/h significa una energia superiore ai 330 gigajoule.
I joule sono una unita’ di misura sconosciuta ai piu’, i multipli peggio, viene a mancare una scala di riferimento, percio’ diciamo che 336 gigajoule equivalgono all’energia rilasciata dall’esplosione di oltre 80 tonnellate di trinitrotoluene (TNT).
Assorbire un’energia cosi’ elevata in un tempo straordinariamente breve richiederebbe l’uso di materiali magici.
Il GAO, analizzando l’Orion, nei suoi documenti si trova questo: “(…) according to the Orion program executive the Orion project originally intended to use the heat shield from the Apollo program as a fallback technology for the Orion thermal protection system, but was unable to recreate the Apollo material
Non sono in grado di ricostruire il materiale dello scudo termico utilizzato dalle missioni Apollo. Siamo al delirio, se fosse vero si tratterebbe del piu’ incredibile arretramento tecnologico nella storia dell’umanita’, di una tale magnitudo che dopo oltre mezzo secolo non si vede quando possa essere colmata.
Tutto il materiale e’ ancora in magazzino, potrebbero recuperarlo facilmente, richiamare i tecnici in pensione. Ma molto semplicemente quel materiale non esiste oggi (2020) non esisteva allora, e probabilmente, non esistera’ mai.
Le missioni Apollo “lunatiche” sono film, presumibilmente girati ad Hollywood.
Il modulo di rientro delle Soyuz dalla stazione spaziale internazionale avviene in modo diretto, ma la massa a vuoto e’ di soli 2900 kg e il rientro in atmosfera avviene a velocita’ appena inferiore ai 27500 km/h, il rientro ha una durata di 26 minuti. Ci troviamo davanti a una massa inferiore, velocita’ molto piu’ bassa, energia da dissipare enormemente piu’ bassa ed un tempo per dissiparla straordinariamente piu’ lungo.
I sovietici nelle missioni Zond non si sono mai sognati di mettere astronauti, erano tempi pioneristici, uno sbaglio di un grado nel rientro sarebbe stato catastrofico. Infatti tutte le missioni Zond dove lo sbaglio e’ avvenuto trasformando il programmato rientro indiretto in un rientro diretto, e’ successo quello che le leggi della fisica indicano sarebbe inevitabilmente successo: incenerimento del modulo nel rientro in atmosfera.
Un rientro diretto con quelle energie in gioco in tempi brevissimi e’ impossibile senza la perdita del modulo di rientro e di tutto ivi contenuto.
L’ennesima immensa coglionata “lunatica”.