Ad Asclepio/Esculapio di Ermete Trismegisto
«Il tuo augurio sia migliore, o Asclepio, sia migliore. Ardere incenso e altro materiale, quando preghi dio, sa di sacrilegio. Dio, infatti, non ha
bisogno di niente: è tutte le cose, e in lui sono tutte le cose! Piuttosto, veneriamo lo rivolgendogli i nostri ringraziamenti, perché il modo migliore di bruciare profumi al dio è la gratitudine degli uomini
Noi ti ringraziamo, o sommo, o sovranamente altissimo!
Dalla tua grazia soltanto noi abbiamo ottenuto siffatta luce della tua conoscenza, il nome tuo, santo e venerabile, nome unico con il quale la nostra fede avita deve benedire dio soltanto, perché tutti degni di donare a tutti il tuo amore paterno, la tua religione e il tuo affetto, insieme con ogni potere più dolce. Tu ci doni il dono dell'intelletto, della ragione e della comprensione: l'intelletto, con il quale ti possiamo conoscere; la ragione, con la quale possiamo cercarti nei nostri ragionamenti; la conoscenza, perché, conoscendoti, siamo colmati di gioia. E noi, salvati dalla tua divina potenza, veramente gioiamo, poiché tu ti sei mostrato a noi nella tua interezza. Noi gioiamo perché ti sei degnato di consacrarci all'eternità, anche mentre eravamo collocati nel corpo. Ché questo è l'unico modo in cui l'umanità può renderti grazie: con la conoscenza della tua maestà
Noi abbiamo conosciuto te e la somma luce, percepibile solamente dalla ragione.
Noi abbiamo compreso te, o della vita vera vita, grembo pregno di tutto quello che dovrà venire ad esistere.
Noi ti abbiamo conosciuto, o tu che fai durare eternamente tutta la natura, infinitamente pregna del tuo seme.
Adorando con tutta questa preghiera il bene della tua bontà, noi ti domandiamo una cosa sola, che tu voglia conservarci perseveranti nell'amore della tua conoscenza e che non ci separiamo mai da una vita come questa».
Dopo siffatta preghiera ci volgemmo ad una cena pura, senza carne di animali