Priorità Assoluta
P/s2354Hv.
Caro Ambasciatore, il giorno 27 arriverà a Roma per iniziare la Predicazione, Benjamin Bronstein.
Giungerà sotto il nome di copertura di Ostic Ritna
la prego di accoglierlo e di accogliere i suoi consiglieri con il massimo rispetto.
Lei sa quale missione deve compiere a Roma.
La prego altresì, durante l' Operazione "White Dead" di ospitarlo per due giorni nelle strutture di protezione "Joe2".
Dopodichè dovrà mettersi a sua completa disposizione.
La missione che deve compiere Bronstein a Roma è fondamentale per dare inizio all'Armageddon.
Pregherò per Lei e la sua famiglia.
Firmato :
George W. Bush
Mentre leggeva queste carte, Bellarmino si accorse che le mani erano scosse da un tremito. Aveva freddo. Eppure la giornata di fine ottobre era calda.
Alzò la cornetta del telefono e chiamò il Comando a Roma.
Chiese di Der e gli comunicò che sarebbe arrivato alla riunione delle 17.
Nel frattempo nel Comando posto nel palazzo Caetani, giunsero due fuoristrada che portarono due prigionieri incappucciati.
Furono fatti entrare nella Sala Interrogatori del Comando.
La notorietà dei prigionieri fece accorrere i Comandanti. Tutti volevano assistere all'interrogatorio che sarebbe stato svolto da Larth e Der.
La stanza era buia, illuminata solo da due potenti lampade puntate sulla coppia misteriosa. Furono tolti i cappucci e tutti riconobbero Ferrara e la moglie.
L'ex- giornalista iniziò a piagnucolare dicendo che lui era stato costretto a collaborare con la CIA ed altre storie strampalate. Larth gli chiese a muso duro : "Dov'è L'Anticristo?!". Ferrara sbiancò in volto. Cominciò a tremare e a sudare. Disse che lui non sapeva nulla.
Der ordinò che fosse portato nella Stanza della Persuasione, dove, dopo trenta secondi, l'ex giornalista spifferò il nascondiglio dell'Anticristo.
La moglie di Ferrara nel frattempo, tenendo in mano una bandiera a stelle e strisce ripiegata, fu presa da una crisi isterica e cercò di aggredire un agente del SD, urlando come una forsennata : “Siete antiamericani, maledetti! Siete antiamericani!"
Le fu praticata un'iniezione di prozac e portata direttamente al manicomio.
All'ex giornalista fu chiesto dove preferiva andare : Birkenau o la Kolyma. Scelse la seconda, confidando forse nel fatto che era vissuto per anni in URSS.
Der comunicò immediatamente a Bellarmino l'indirizzo del rifugio dell' Anticristo che Ferrara aveva confessato agli agenti del SD.
Alla notizia, Bellarmino si precipitò nel cortile, dove una compagnia di agenti attendeva i suoi ordini. A bordo di un fuoristrada e due camion partirono, sfrecciando fra le strade deserte dell'ex-capitale.
Purtroppo, la perquisizione effettuata nel palazzo indicatogli da Der non dette frutti. Qualcuno c'era stato sicuramente. I resti di un pasto giacevano ancora sul tavolo, ma dell'Anticristo nessuna traccia.
In realtà, come si seppe dopo, Ostic Ritna, era stato prelevato nella notte da un grosso elicottero americano da trasporto insieme ai suoi collaboratori e portato fuori Roma dove in macchina, scortatissimo, era giunto a Napoli. Ma i rastrellamenti non erano finiti qui.
Una lettera anonima giunta al Generale Bellarmino diceva di controllare meglio il palazzo dell'ex ambasciata israeliana. Nel sottosuolo c'era una sorpresa. Bellarmino chiamò il suo vice Decima Regio e gli affidò l'incarico di verificare questa notizia
Decima Regio mise nuovamente sottosopra il palazzo. Niente. Da ultimo però un agente si accorse che, sotto un pesante armadio, il pavimento non era perfettamente allineato. Spostato il mobile, gli agenti si accorsero che c'era una botola. Una volta aperta, gli agenti scesero lungo una scala a chiocciola e, armi in pugno, si diressero lungo il corridoio verso una porta.
Pochi minuti bastarono per scardinarla e apparve alla loro vista una grande sala dove era riunita una folla di persone tremanti. Le donne e i bambini furono portati fuori. Non c'erano tracce di uomini.
Ma Decima, che si fidava del suo fiuto, sapeva di aver messo le mani su qualcosa di importante. Alle pareti c'erano dei grossi armadi in metallo. "Apriteli" ordinò agli agenti.
Una decina di uomini tremanti e balbettanti uscirono con le mani alzate..."Guarda, guarda chi si vede..." disse Decima in tono canzonatorio. "Finistein!".
L'ex capo di Alleanza Nazionale, con una kippah in testa, balbettò qualche frase sconnessa. Dopo di lui uscirono La Russa che chiese di essere fucilato al petto, ma si rimediò solo un manrovescio, Storace ed altri gaglioffi che avevano fatto parte di AN.
Furono tutti portati all'aperto : le donne e i bambini sarebbero stati ospitati nella Caserma del SD, gli uomini sarebbero stati condotti per essere interrogati nella prigione di via Tasso.
Mentre le donne venivano identificate, un agente si avvicinò ad una di esse :" Mi sembra di conoscerti. Come ti chiami?"- disse ad una donna alta con un fazzoletto sulla testa. La donna rispose con una voce in falsetto:" Mi chiamo Maria. Sono la segretaria dell'onorevole La Rus...". prima che la donna avesse potuto finire di parlare, l'agente le aveva strappato il fazzoletto di testa. "Ecco chi sei! Calderoli!"
Anche l'ex-ministro, ammanettato, fu condotto in Via Tasso per essere interrogato.
Ma prima sarebbe transitato dal Comando Militare, dove i comandanti etno-nazionalisti volevano fare due chiacchiere con lui.
Nelle stesse ore altre Sezioni del SD catturavano l'ex sindaco Veltroni e alcuni suoi collaboratori. Loro evitarono di transitare da via Tasso, ma furono inviati direttamente nel Campo di Correzione
Politica di Murmansk
Il 2 Novembre, le forze corazzate etnonazionaliste ripresero l'offensiva verso sud.
Il 3 Novembre le forze dei "briganti" di Uqbar si incontravano a Gaeta con le forze etnonazionaliste.
Il 5 Novembre, alle falde del Vesuvio, l'esercito islamico e dei Rinnegati fu sbaragliato e annientato. Il sud era liberato. Le formazioni di "briganti" di Uqbar entravano a Napoli fra due ali di folla in festa.
Il 10 di Novembre Casimiro di Borbone veniva incoronato re delle Due Sicilie con il nome di Francesco II°.
L'11 Novembre il conclave dei cardinali e vescovi sopravvissuti, protetti dai militi delle SS e dell'SD, elessero il nuovo Papa : il Vescovo Ugo Carandino, che prese il nome di Pio XIII°. Fu dunque restaurato l'antico Stato Pontificio che comprendeva Lazio, Umbria e Marche meridionali.
Sia Lo Stato Pontificio che il Regno delle Due Sicilie, aderirono alla Confederazione russo-europea
BOSSI!
Ma veniamo ad un altro episodio che vide i reparti scelti etnonazionalisti coprirsi di gloria.
Il "mistero Bossi".
Fin dai primi giorni della liberazione della Lombardia, Max Ferrari e i comandanti etnonazionalisti si erano chiesti che fine avesse fatto il grande Capo. Furono mandate sezioni dell'SD a Gemonio, a Ponte di Legno. Ma del Capo nessuna traccia.
Solo più tardi, un anziano sopravvissuto si ricordò che nella notte del 7 Agosto, due grosse macchine erano arrivate nei pressi della casa del Capo. Aveva udito degli spari. E dalle persiane aveva visto portare via qualcuno, con un cappuccio in testa. Poi le due autovetture, erano ripartite a grande velocità.
Un Rinnegato, catturato a Lodi alla fine di Ottobre, pur di aver salva la vita, disse che era in grado di fare rivelazioni clamorose su Bossi. Lì per lì non fu creduto dagli ufficiali del SD che lo interrogavano, ma il rapporto fu inviato al Comandante Bellarmino.
Una carta poi, ritrovata nell'ambasciata USA, parlava di tenere nascosto il prigioniero UB nell'alb...Il resto era illeggibile, perchè bruciato.
Bellarmino pensò immediatamente alla possibilità che Bossi la sera del 7 Agosto fosse stato rapito e portato in qualche località sicura del centro-sud. La carta faceva riferimento ad un "alb..." Albergo?
Telefonò subito a Lodi e chiese del prigioniero. Era della massima importanza interrogarlo subito e farlo parlare. Il prigioniero fu portato all'aeroporto e dopo tre ore era nell'ufficio del Capo del SD.
L'uomo chiese garanzie per la sua vita e ottenutole iniziò a parlare.
La sera del 7 Agosto, su ordine del Comitato interetnico di Milano aveva ricevuto il compito di cercare Bossi e, ove non fosse morto per la Pandemia, trovarlo, arrestarlo e portarlo a Milano
Bossi, disse l'uomo, fu trovato in casa. E dopo una breve colluttazione con un uomo della scorta, fu portato via. A Milano.
"Poi cosa è successo?!" lo incalzò Bellarmino.
Il Rinnegato chiese una sigaretta e avutala continuò.
"Dopo un mese di prigionia e interrogatori, i capi, venuti a sapere che sugli Appennini alcuni sopravvissuti avevano iniziato la guerriglia e che le vie di comunicazione fra nord e sud potevano interrompersi, mi ordinarono di portare il prigioniero a Roma. Al comando multietnico, non appena arrivati, condussero il prigioniero dentro un'altra macchina che ripartì a tutta velocità.
Chiesi ad un compagno dove lo portassero. Lui mi rispose che lo avrebbero portato sul Gran Sasso, in un posto sicuro, dove i suoi non lo avrebbero mai trovato. Mi pare di ricordare che dicesse Capo Imperatore o qualcosa di simile...". "Campo Imperatore" lo corresse Bellarmino.
Fu chiamato il comando del Battaglione 600 di Io Robert.
L'indomani i paracadutisti-commandos sarebbero dovuti scendere sui prati della località e liberare il Capo.
La mattina alle 5.45 due aerei da trasporto Antonov si diressero da Ciampino verso est.. Alle 6.30 dai portelloni decine di parà si gettarono nel vuoto. Pochi minuti dopo erano a terra a prendere posizione intorno all'albergo.
Il blitz all'interno sorprese i rinnegati di guardia. Fu chiesto ad uno di loro dov'era il capo. Non rispose, ma il freddo contatto della canna della P38 di Io Robert sulla sua tempia gli fece tornare la memoria. "Camera 215", farfugliò.
Gli uomini si precipitarono su per le scale. In un attimo furono alla porta. Due rinnegati di guardia furono eliminati. Penetrati nella stanza, Io Robert ed altri fortunati ufficiali, battendo i tacchi e facendo il saluto militare, si presentarono.
"Sono il comandante del 600° Battaglione d'Assalto Etnonazionalista e questi sono i miei uomini. Senatur, siete libero!"
Bossi, commosso si avvicinò a quegli uomini e li ringraziò uno ad uno. Quando uscì fu accolto dalle urla di gioia dei parà.
Un elicottero si stava avvicinando all'albergo. Io Robert avrebbe accompagnato il Capo a Roma, dove era atteso dai comandanti etnonazionalisti.
Erano le 7.30 del 30 Ottobre 2006.
A Roma, Bossi fu accolto con manifestazioni di giubilo ed autentico affetto. Fu ricevuto in udienza privata da papa Pio Adolfo I° ed infine in aereo partì alla volta di Rastemburg dove era atteso da Putin e gli altri presidenti confederati.
A Roma Papa Pio Adolfo prese alcuni provvedimenti che avrebbero cambiato la storia della Chiesa.
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