Financial Times: I banchieri centrali sono divisi su quale sia la modalità migliore per contrastare l'inflazione post-pandemia.
Financial Times: I banchieri centrali sono divisi su quale sia la modalità migliore per contrastare l'inflazione post-pandemia.
"La guerra non è che la continuazione della politica con altri mezzi." Carl von Clausewitz
"Tanti di loro sono così assuefatti, così dipendenti dal sistema, che combatterebbero per difenderlo." The Matrix
Cos'è il Socialismo
Dalla newsletter di Rampini di oggi:
L’inflazione è già risorta, è una realtà, l’unico dubbio è quanto durerà. Ieri una nuova ondata di statistiche ha confermato che il rialzo dei prezzi è globale, trainato dai rincari del petrolio e di tutte le materie prime. Nell’insieme dei Paesi sviluppati i prezzi al consumo sono aumentati al ritmo più alto da 12 anni. L’Ocse, che riunisce 36 Paesi industrializzati, ha calcolato un aumento medio dei pezzi del 3,3% ad aprile, il massimo dall’ottobre 2008. L’Eurozona ha raggiunto il 2% sorpassando la soglia della Bce. Negli Stati Uniti l’ultimo dato è un aumento del 4,2% del costo della vita. In Cina la preoccupazione per l’inflazione mette in una situazione difficile la banca centrale: il rafforzamento del renminbi è benefico sul fronte dei prezzi delle materie prime importate perché serve da calmiere, però rende meno competitive le esportazioni. Su tutti pesa una quotazione del petrolio che ha toccato i massimi da due anni, sospinta dalla ripresa economica e dal forte aumento della domanda. All’interno del G20, le economie che rappresentano 80% del Pil mondiale, il tasso annuo d’inflazione è salito dal 3,1% di marzo al 3,8% di aprile. Sui mercati finanziari questo diffonde aspettative di un rialzo dei rendimenti e anche di un aumento della volatilità: i periodi di elevata inflazione storicamente hanno coinciso con instabilità e fluttuazioni estreme su ampie categorie di titoli, valute, commodity. Negli Stati Uniti il dibattito sull’inflazione si colora di molte tonalità. Da un lato c’è l’opposizione repubblicana – e qualche democratico – che imputa alle manovre di spesa pubblica di Joe Biden una responsabilità nell’alimentare l’eccesso di liquidità e quindi la pressione sui prezzi, inclusi i salari. Le polemiche investono anche le indennità di disoccupazione, così elevate che in certi casi disincentivano la ricerca di un posto. C’è chi guarda invece alle novità strutturali della pandemia: alcune strozzature logistiche sono temporanee, altre forse sono destinate a durare e quindi le pressioni deflazionistiche degli ultimi trent’anni (dallo “sconto cinese” ai guadagni di efficienza del toyotismo o “just-in-time”) verrebbero meno lasciando il posto a forze di segno contrario. Non è chiaro quanto sia destinato a durare il rimbalzo di domanda repressa durante l’anno e mezzo di lockdown che ha ridotto forzosamente i consumi in molti Paesi occidentali. L’America è il caso estremo, dove la perdita iniziale di reddito è stata sovra-compensata da elargizioni di aiuti pubblici così generose che l’economia Usa avrà recuperato alla fine di quest’anno tutta la crescita potenziale perduta per la pandemia. I consumatori che hanno accumulato risparmi stanno tornando a spendere, la ripresa di attività è ben visibile in tutti i settori, inclusi viaggi e vacanze. C’è quindi una pressione della domanda, a cui molte aziende rispondono alzando i prezzi, tanto più se devono recuperare un rincaro nei costi di produzione. Gran parte dell’inflazione infatti arriva dalle materie prime, semilavorati, componenti. All’inizio si è trattato di un rimbalzo di recupero, dopo che nel primo semestre del 2020 il consumo di materie prime si era semi-paralizzato e i prezzi erano crollati. Il dubbio è se stia iniziando un “super-ciclo” delle materie prime capace di durare diversi anni, o se siamo di fronte a un rimbalzo passeggero. I prezzi dell’energia per i Paesi dell'area Ocse erano del 16,3% superiori nell’aprile 2021 rispetto a un anno prima. La reazione delle banche centrali, sia pure con qualche differenza, è all’insegna della calma. Per adesso le autorità monetarie sdrammatizzano e abbracciano la teoria del recupero temporaneo dei prezzi dopo un anno anomalo. Ma la stessa serenità delle banche centrali può diventare un problema. Le crisi, in passato, sono avvenute talvolta quando la politica monetaria ha dovuto compiere bruschi aggiustamenti a una realtà nuova.
"La guerra non è che la continuazione della politica con altri mezzi." Carl von Clausewitz
"Tanti di loro sono così assuefatti, così dipendenti dal sistema, che combatterebbero per difenderlo." The Matrix
Cos'è il Socialismo
inflazione
@ciddo ma se l’inflazione è una tassa la deflazione è un sussidio? E se è così perché sei a favore della deflazione quando essa è un sussidio mentre sei contrario a qualsiasi altro sussidio?
Se ci pensi ci arrivi da solo.
Effettivamente la deflazione la possiamo anche considerare un sussidio, nel senso che e' un'esternalita' positiva che fa si che lo sbattimento degli imprenditori nel ricercare spasmodicamente aumenti di produttivita' si traduce in aumento di offerta di beni... e riduzione dei loro prezzi, il che beneficia anche chi non fa nulla e aspetta, e che trova i supermercati sempre piu' pieni di prodotti, a prezzi decrescenti.
Ma questo e' un processo naturale che non viola la liberta' di nessuno, per questo e' virtuoso.
I sussidi in senso proprio, cioe' quelli elargiti dallo stato e finanziati dalle tasse, quelli violano la liberta' di chi quella ricchezza l'ha creata, che al posto di darla allo stato la impiegherebbe certamente in altro modo. Quelli sono dannosissimi.
Finanziare i sussidi con l'inflazione (al posto che con le tasse) produce i medesimi effetti nefasti... non c'e' bisogno (spero) che lo rispieghi...
Unita nella diversità - In verscheidenheid verenigd - United in diversity - Unis dans la diversité - Unida en la diversidad
Perche generalmente in una condizione di deflazione moderata, ripeto moderata, l' imprenditore e' costretto a ricercare aumenti di produttivita attraverso innovazione.
Insomma con anni di deflazione hai delle VERE IMPRESE che si reggono su solidi fondamentali.
Con l'inflazione al 5-7-10% l'anno ti ritrovi invece con un sacco di imprese che si reggono in piedi grazie alla droga monetaria. NON SONO VERE IMPRESE CHE PRODUCONO PROFITTI.