Francia e Usa esortano Israele a non riprendere la colonizzazione della Cisgiordania. Netanyahu esorta Abu Mazen a non scoraggiarsi
Le colonie prima di tutto, le colonie contro tutto e tutti. Ad inceppare la già fragile iniziativa diplomatica voluta da Obama c'è l'irrinunciabile volontà di Israele di espandersi in Cisgiordania. La moratoria sulla colonizzazione israeliana dei territori palestinesi decretata il 25 novembre 2009 è scaduta a mezzanotte. Il governo israeliano, come tutti i governi israeliani, ha un atteggiamento ambiguo sulla politica espansiva: se sul fronte internazionale fornisce rassicurazioni, su quello interno rassicura la comunità dei coloni sul progressivo incremento degli alloggi in West Bank. La linea mediana, propria della delegazione israeliana, ai colloqui di pace ha avuto un atteggiamento prevedibile: mercanteggiare al massimo il fermo dell'espansione per le nuove colonie, ma garantire l'espansione delle più grandi. Così da poter legittimare più avanti nel tempo la richiesta di annessione di queste all'interno dei confini nazionali, ancora non riconosciuti dalla comunità internazionale. (in audio l'analisi di Michele Giorgio, corrispondente da Gerusalemme per il Manifesto)
Abu Mazen ha chiesto un rinnovo della moratoria di almeno tre o quattro mesi. Anche gli Stati Uniti sono tornati a chiedere al governo di Tel Aviv di mantenere congelata la costruzione di nuove colonie in Cisgiordania. «La nostra posizione sulla costruzione di nuove colonie non è cambiata», ha affermato il portavoce del dipartimento di Stato americano Pj Crowley. A dare manforte alla Casa Bianca anche il presidente francese Sarkozy, che ha spiegato come la colonizzazione della Palestina «deve cessare» e ha «deplorato» la fine della moratoria. «Siamo dispiaciuti che gli appelli unanimi per prolungare la moratoria israeliana sulla colonizzazione non siano stati ascoltati, lo deploro», ha dichiarato Sarkozy nel corso di una conferenza stampa congiunta a Parigi con il leader dell'Autorità nazionale palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen). «Questo congelamento (delle colonie, ndr.) esisteva da otto mesi e bisognava mantenerlo per dare tutte le chance al negoziato. Lo dico davanti al presidente Abbas: la colonizzazione deve cessare».
Orecchie da mercante
Il primo ministro israeliano Netanyahu, nonostante le numerose pressioni, ha esortato il presidente palestinese a non chiudere il dialogo: «Invito il presidente Abbas a continuare i colloqui di pace sinceri e positivi che abbiamo appena avviato, nel tentativo di raggiungere uno storico accordo di pace tra i nostri due popoli». Abu Mazen, d'altro canto, ha preso atto che il premier israeliano «vuole continuare i negoziati, ma Netanyahu deve prendere la decisione di congelare gli insediamenti per creare un'atmosfera adeguata per procedere nei colloqui di pace». L'Ano prende tempo e non si pronuncerà sul proseguimento dei negoziati prima del 4 ottobre, giorno in cui si riunirà la Lega Araba. «Non ci sarà alcuna risposta ufficiale prima del 4 ottobre» ha ribadito oggi Anu Mazen.
(ami) Agenzia Multimediale Italiana - Medio Oriente la pace inciampa sempre sulle colonie