Il giorno che si è scoperto il così detto caso 1, tra l’altro in modo fortuito trasgredendo il protocollo del ISS, nella realtà dei fatti a causa degli asintomatici e degli altri casi che erroneamente erano considerati polmoniti il virus era già diffuso sul territorio. E in Lombardia era N volte i casi delle altre regioni confinanti (N volte non lo sappiamo e possiamo quantificare, ma dalle mappe dei morti sul territorio nel momento della scoperta di Codogno c’erano certamente almeno 3 grandi focolai e chissà quanti minori).
Poiché a oggi non è nemmeno certo il periodo di incubazione, dato che per pazienti conviventi sotto lo stesso tetto si è arrivati ad avere settimane di differenza nel manifestarsi della malattia, l’unica certezza che abbiamo, basata sulle modalità di diffusione di altri virus similari, è che ogni persona trasmette il virus a 2,5 altre persone (il tasso di diffusione viene generalmente indicato con R0), che a loro volta lo trasmettono ad un numero complessivamente pari a 2,5 al quadrato; al passaggio successivo diventano 2,5 al cubo, e così via. Ciò che incrementa ad ogni passaggio è l’esponente e bastano pochi calcoli per capire come si evolvono i numeri.
Calando questo nel contesto del tasso abitativo della Lombardia e nelle dinamiche sociali e lavorative, lascia facilmente capire come con le conoscenze disponibili a fine febbraio fosse impossibile con i numeri di diffusione sul territorio applicare contenimento alla Vo Euganeo.
Inoltre il manifestarsi in simultanea della malattia ha creato un accesso alle cure ospedaliere oltre ogni possibile previsione. Anche un evento tragico come un terremoto con migliaia di morti è più facilmente gestibile perché è un evento preciso che crea un picco di domanda di posti letto ospedalieri che già dal giorno seguente diminuisce in modo costante. Il covid è stata una onda di piena continua e prolungata per settimane.
Il sistema sanitario in verità nonostante le difficoltà iniziali ha poi reagito discretamente trovando nuove dinamiche e assetti gestionali.
Dopo di che oggi siamo nella condizione di avere più informazioni e rivedere il passato con occhi diversi, ma nell’evolversi iniziale probabilmente anche una zona rossa ad Alzano-Nembro non avrebbe cambiato più di tanto la diffusione del virus in quell’area. L’effetto sarebbe stato diluire i tempi di diffusione sui comuni circostanti riducendo la pressione sugli ospedali. Ci sarebbero stati meno morti, ma non meno contagi, ma la mia è solo un ipotesi.
Resta poi da capire se il virus ha avuto delle mutazioni o se determinati farmaci utilizzati nel primo mese abbiano paradossalmente agevolato la morte dei pazienti.
A mio avviso solo dopo un attento studio medico-epidemiologico si potrà capire con certezza le modalità di diffusione e letalità del virus e valutare delle responsabilità.
"Drogati olandesi"
In Cina una strage con morti per la strada. Qualcuno dimentica che da lì non trapela nulla di vero in modo ufficiale. Il numero reale non lo conosceremo mai.
https://www.agi.it/estero/news/2020-...hubei-8117615/
C'est le temps que tu as perdu pour ta rose qui fait ta rose si importante