Dibattito a tre voci: Garosci, Valiani, Spadolini
In «Nuova Antologia», fasc. 2133, gennaio-marzo 1980, Le Monnier, Firenze, pp. 3-28.
Venerdì 14 dicembre 1979, in palazzo Braschi a Roma, presente il presidente della Repubblica Pertini, fu presentato l’Epistolario familiare dei fratelli Carlo e Nello Rosselli con la madre, curato da Zeffiro Ciuffoletti e con prefazione di Leo Valiani edito dalla Sugarco. Sia Aldo Garosci sia Leo Valiani hanno riservato alla «Nuova Antologia» il testo rielaborato, integrato e rivisto delle due relazioni che, per la presenza di Pertini, assunsero il valore di un atto di fede nel futuro dell’Italia democratica. Domenica 13 gennaio 1980 Sandro Pertini ha nominato Leo Valiani senatore a vita, al posto di Pietro Nenni scomparso il 1° gennaio […].
In questo spirito, e con questi ricordi, pubblichiamo in apertura della rivista il testo delle due esposizioni di Garosci e di Valiani, due delle figure più alte dell’antifascismo e della democrazia italiana: integrato da un terzo saggio del nostro direttore, su Salvemini e i fratelli Rosselli, che sviluppa e riprende i motivi della relazione tenuta da Spadolini alla «Domus mazziniana» di Pisa, il 6 novembre 1977, nel convegno di studi promosso per il venticinquesimo anniversario della fondazione della stessa «Domus» e dedicato all’influenza della componente mazziniana in Salvemini e nei Rosselli. Quasi a riassumere un ciclo, fra primo e secondo Risorgimento.
1. Epistolario familiare
Il libro che ci onoriamo di presentarvi è un libro eccezionale, forse un libro per lettori di eccezione. È, in definitiva, l’autobiografia, riflessa nel loro reciproco carteggio, di tre personalità eroiche, diversamente eroiche e legate fra loro da un vincolo d’affetto e solidarietà che è familiare e più che familiare: Amelia, Carlo e Nello Rosselli; personalità colte però non nei loro soli momenti di grandezza, ma, per i più giovani, lungo il corso dell’intera loro vita dall’adolescenza alla morte.
Non sono solo le lettere, che gl’Italiani già posseggono, dello stesso Carlo Rosselli di Oggi in Spagna domani in Italia, o le lettere di Rossi o Gramsci dalla prigione; sono lettere che certo testimoniano, attraverso le prigioni, i confini, gli esili le angosce reciproche, la vita di una eroica famiglia lungo il corso della dittatura fascista che doveva far assassinare Nello e Carlo; ma ancor più testimoniano la loro ascesa, il loro sviluppo, li mostrano anche spesso nella loro vita ordinaria, nei loro tormenti materni, quelle di Amelia, per l’educazione dei figli non meno che per le vicende della patria, nei loro tormenti di adolescenti quelli di Carlo e Nello per il pieno sviluppo della loro personalità; ma spesso nel loro godimento intellettuale e morale, nelle loro gioie per le vittorie e per i successi, nel crescere del loro mondo attorno a loro e del loro pensiero dentro di loro.
Come dice il titolo, si tratta di un epistolario familiare: tanto familiare che bisognerà che il lettore comune si abitui, appunto, al loro «lessico familiare», a tutti quei vezzeggiativi e nomignoli tra i quali talvolta neppure i protagonisti si riconoscono più, fatto di scherzar toscano e di dolcezza veneta si abitui alla cerchia della vaste parentele e delle famiglie amiche, specie della borghesia ebraica fiorentina del principio del secolo e di molti grandi dell’intellettualità, al crocevia del trapasso, con la prima guerra mondiale, che reca ancora tracce della bella époque, verso l’era delle tirannie, (che appunto con la guerra si era inaugurata nel mondo). Si abitui il lettore e chieda un po’ scusa a se stesso di essere entrato in quell’intimità, e vada al nocciolo, colga il dramma di quell’intimità, la durezza della lezione vitale sotto le non finte tenerezze.
Non a caso il dramma familiare di questi tre personaggi non è di quelli che accompagnano il destino di tutte le famiglie; gioie e dolori, fastidi e affari, malattie e morti e formazione di nuove famiglie, ma sembra scandito dai grandi eventi della storia. Il carteggio ha inizio con le lettere di Amelia Rosselli, la madre, a Carlo, nella prima vacanza indipendente dalla famiglia del ragazzo che sta per uscire dall’adolescenza e mentre sull’Europa si addensa il turbine della tragedia, nell’agosto 1914. E Amelia parla a Carlo come a un ragazzo e assieme quasi a un adulto.
Quando questo dramma incomincia, Amelia aveva già dietro di sé l’esperienza di una scrittrice e donna non comune. Ancora tuttavia ci manca, su questa donna eccezionale, che ancora incontrai, minuta e logorata dagli affanni e pure eretta e padrona di sé e dei suoi ricordi, non indifferente e non piegata nel suo esilio di New York durante la seconda guerra, uno studio comprensivo che, attraverso le opere, tutte piene del suo sentire, ce la rimetta innanzi nella sua vita raffinata e semplice, trepida e severa, portatrice e seguace di nuove idee e di nuovi sentimenti, raffinata dalla vita e dall’esperienza internazionale e artistica d’una capitale come Vienna, dove aveva vissuto in un ambiente d’arte frequentato da un Brahms e fremente tuttavia di un patriottismo italiano, una biografia che renda giustizia al forte sentire etico che, attraverso il mutare e l’adeguarsi dei moti letterari, ispirò tutta l’opera sua.
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