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fradall
C'è stata una dura reazione della CEI alla conferma del divieto di riapertura delle chiese per le messe.
Addirittura ha espresso l'opinione che si tratti di violazione della libertà di religione, argomento sorprendente per una religione che si ritiene l'unica legittimamente rappresentativa della volontà divina, e che non credo permetta altra religione nello stato del vaticano, ne mai l'ha ammessa nella ultramillenaria storia dello stato della chiesa
Diversa è sembrata l'opinione del papa, che stamattina presto ha chiesto prudenza e di adeguarsi alle disposizioni.
Ora, io sono ateo e ovviamente non rischio entrando in chiesa, però mi immagino che in una messa, frequentata da un centinaio di persone, magari in maggioranza anziani, sia abbastanza difficile mantenere le distanze e le altre disposizioni di sicurezza, e non mi immagino un sacrestano che contingenti il numero di ingressi o prenda la temperatura di chi entra.
Pertanto, è un rischio, aggiuntivo a quelli che comporterà la parziale riapertura delle attività economiche.
Se prendiamo per buone le analisi epidemiologiche che danno per contagiati , in modo asintomatico o solo lieve e non percepito, almeno un 10% della popolazione, significa che in chiesa ci saranno ogni cento partecipanti, almeno dieci positivi. E' un mio timore che da ogni messa nasca almeno un nuovo contagiato, rischio che mi sembra non sia il caso di correre. In fondo per 7 settimane la gente ha assistito a messe alla TV.
Tra l'altro, è un rischio che non coinvolge solo i fedeli, naturalmente, e siccome mi sento fra i possibili coinvolti atei, mi adeguo alla richiesta di responsabilità del papa.
Siccome l'influenza ecclesiastica è forte fra la politica, e pure trasversale fra maggioranza di governo e opposizione, credo che la cosa volgerà verso la CEI
Spero mi perdonerete la malignità, ma non è che le riaperture siano necessarie per la questua domenicale?