Amici, su un sito specializzato in psichiatria c'è un interessante intervento che, vista la lunghezza, cercheremo di riportare in piu' puntate
LA XENOPHOBIA E' UNA MALATTIA? | www.psychiatryonline.it
In breve, gli psichiatri cercano di capire cosa frulla nella testa dei malati xenophobi.
Un primo elemento che caratterizza lo xenophobo è la paura della povertà.
Avete presente quando noi che siamo sani vediamo qualcosa di schifoso che ci fa vomitare come se l'avessimo ingerito? Basta la vista per farci venire lo stimolo di vomitare, il cervello reagisce come se quella cosa schifosa l'avessimo nello stomaco.
Ecco, a loro quando vedono uno straniero (povero, non ricco) succede la stessa cosa di quello che succede a noi se vediamo una mosca nel piatto.
odiano gli stranieri perchè hanno la paura irrazionale di diventare poveri (infatti odiano gli stranieri poveri, mica quelli ricchi, infatti tifano Inter anche se il centravanti è Lukaku che non stimola in loro alcun senso di vomito)
Infatti l'errore piu' comune che facciamo è quello di chiamarli razzisti. Non sono assolutamente razzisti, anzi, come avremo modo di verificare nelle prossime puntate, si ritengono di una razza inferiore, non superiore.
Dobbiamo imparare a chiamarli XENOFOBI, cioè gente che ha paura di qualcosa
Le ragioni “malate”
Non molto tempo fa incontrai in treno un americano, che viveva in Italia da sedici anni. Una delle prime cose che mi disse con aria irritata è che ora non si trovava più bene in Italia, e stava pensando seriamente di tornarsene negli States. Chiesi: “Forse ne ha piene le tasche della corruzione, della crisi economica che dura da anni, dall’inefficienza della pubblica amministrazione, delle mafie che si sono infiltrate dappertutto…” No, mi disse l’americano: “Ormai l’Italia si sta riempiendo di indiani, arabi, cinesi... Non è più l’Italia di una volta.” Mi misi a ridere, perché lui stesso era un immigrato in Italia. Ebbi però l’ingenuità filosofica di dirgli: “E lei vuole tornare in America dove di immigrati ce ne sono molti di più. Anzi, gli Stati Uniti è una nazione tutta di immigrati.” L’americano scontento non si scompose: “L’immigrazione va bene in America, ma in Italia ci devono essere solo italiani!”
Strana questa idea degli italiani come entità omogenea e pura. Dal Medio Evo in poi sono “migrati” da noi ostrogoti, longobardi, bizantini, normanni, albanesi, arabi in Sicilia, spagnoli, catalani, francesi, austriaci. Queste invasioni sono una delle ragioni della grande varietà regionale in Italia.
Ho incontrato altre persone complementari, per così dire, a questo immigrato in Italia che detesta gli immigrati. Ho conosciuto molti italiani che emigrarono da giovani in America, che hanno dovuto battersi con il durissimo Immigration Office USA, e che per lo più sono riusciti a ottenere la cittadinanza statunitense sposando una ragazza americana di solito di origini italiane. Questi anziani che vivono a loro agio in America mi ripetono la stessa cosa: “Ogni volta che vado in Italia, vedo sempre più immigrati. E’ una vergogna!” Per loro l’Italia deve restare la collina o borgo o museo della loro gioventù.
Le persone di cultura cosmopolita – come certamente sono quasi tutti quelli che mi stanno leggendo o ascoltando – difficilmente nascondono il profondo disprezzo che nutrono per razzisti e xenofobi. Così la xenofobia è descritta come una sorta di malattia mentale da psichiatri e psicoanalisti, come mero pregiudizio dai sociologi, come “ideologia” dai marxisti. Insomma, gli xenofobi sono descritti come malati, psicologici o sociologici. Ma forse noi “sani” dovremmo cercare di capire le ragioni di questi malati – capire non significa condividere o perdonare, significa non accontentarsi della comoda e pigra ripulsa morale. Certo i sentimenti di quegli immigrati xenofobi di cui abbiamo parlato ci appaiono incoerenti, ma, in fondo, ogni modo di pensare, per quanto possa apparire aberrante, ha una sua “logica”. Bisogna svelarla. Il cuore xenofobo ha le sue ragioni che la Ragione non conosce. Ad esempio, bisogna capire perché quasi sempre gli xenofobi europei sono anche anti-europeisti e vorrebbero uscire dall’euro. Non solo non vogliono stranieri in casa propria, non vogliono nemmeno che degli stranieri cessino di esserlo in una grande casa comune. Questo perché il povero, di danaro e di cultura, sente che il proprio territorio è la sola vera ricchezza che gli resta. Mentre il ricco, di soldi e di sapere, ha tesori altrove, il povero li ha invece attorno a sé.
Il ricco e il povero
Ci sono varie declinazioni di xenofobia. Quella più diffusa è la pauperofobia. Di rado in Italia si parla male degli stranieri ricchi, dei tedeschi che comprano un casale antico in Toscana o degli americani che si stabiliscono a Milano per lavorare nell’industria della moda. In Italia si è contro marocchini, bangla-deshi, albanesi, moldavi, rom, rumeni, … perché sono poveri e fanno i lavori più umili. L’adagio anti-razzista più stupido – e più diffuso - è quello di chi predica: “non bisogna diffidare di qualcuno semplicemente perché ha un colore di pelle diverso dal tuo!” Ma se un nero viene disprezzato, non è per il colore della sua pelle: perché di solito è povero. La xenofobia più popolare oggi è in realtà orrore per il povero. Le violenze dell’aprile 2015 in Sud Africa non hanno colpito affatto i bianchi che vivono in quel paese, la classe agiata, ma altri africani neri che vengono dai paesi vicini; africani poveri perseguitano africani ancora più poveri.
Se si ascolta quel che dicono questi “malati”, si capisce che per loro il povero, soprattutto se è straniero, puzza. E disgusta. La xenofobia è una epifania politica del vomito. In effetti, rimettiamo non solo quando vogliamo espellere dal nostro stomaco qualcosa di disgustoso, ma anche quando vediamo, davanti a noi, qualcosa di schifoso. Gli occhi “mangiano” ciò che guardano, quindi la sola vista di ciò che repelle è già invasione del nostro corpo interno, e va rigettato. Oggi, non osiamo ammettere che la povertà ci disgusta. Vedo un livore di odio in molte persone quando inciampano per strada su barboni, mendicanti, immigrati sbrindellati: la presenza visibile degli indigenti è un attacco al cuore della propria rispettabilità. Come se trovarci vicini a poveri o degradati impoverisse e degradasse anche noi.