Perché lo Stato non pubblica, o pubblica con grave ritardo e in modo parziale, i dati di dettaglio dello scibile statale?
In Italia, oltre a milioni di trogloditi che non saprebbero che farsene, ci sono moltissimi statistici, data scientist, matematici, semplici appassionati o curiosi, che sarebbero in grado di farsi un’idea più precisa dei fenomeni pubblici nazionali e, perché no, trarne delle informazioni utili meglio di quanto potrebbe fare un funzionario ministeriale.
Invece bisogna accontentarsi dei report aggregati.
Si tratta di dati raccolti con i soldi delle nostre tasse, per cui sarebbe giusto che venissero messi a disposizione di tutti.
Ad esempio i dati epidemiologici (uno a caso: covid). Perché lo Stato non pubblica i record completi di tutti i casi, con tutte le informazioni disponibili, tranne naturalmente quelle che potrebbero permettere di identificare le persone?
Invece questi dati sono custoditi gelosamente dalla PA e, al massimo, vengono pubblicati dopo anni, o in forma parziale.
Naturalmente si tratta di una domanda retorica: l’informazione è potere e chi ne dispone se la tiene ben stretta. Eppure, in un Paese democratico, la divulgazione di questi dati dovrebbe essere una cosa scontata.