Tra questione meridionale e questione settentrionale, il centro rischia di scomparire dall'agenda del governo. Così la protesta per il completamento della superstrada E78 che collega Grosseto con Fano, il Tirreno con l'Adriatico, i porti di Livorno e Genova con quello di Ancona, è molto di più di una rivendicazione puramente viabilistica. È la rivolta di un territorio che comprende cinque province e decine di Comuni tra Grosseto, Siena, Perugia, Pesaro, Urbino e Arezzo, dimenticato da Roma e in forte sofferenza sul piano delle infrastrutture. Da venerdì, circa 300 amministratori interessati dalla strada incompiuta si sono accampati per protesta accanto a quello che è il simbolo scandaloso di questa incompiutezza: la galleria della Guinza, snodo determinante tra Marche e Umbria, sei chilometri che iniziano nel nulla e finiscono nel nulla terminati nel 1991 all'epoca del famigerato ex ministro Dc dei Lavori pubblici Gianni Prandini, finito sotto inchiesta per tangenti, e ancora lì ad aspettare il passaggio della prima auto. Il progetto iniziale risale agli anni Settanta e in quarant'anni ha proceduto a spizzichi e bocconi. L'ultimo a provarne il completamento fu Antonio Di Pietro che nel 2006 lanciò invano un project financing.
Gli amministratori hanno allestito una tendopoli nel piazzale di quello che fu il cantiere e per due notti hanno dormito all'imbocco del tunnel alternando manifestazioni e iniziative in una sorta di Woodstock per assessori, presidenti di province e sindaci. "Per completare quest'opera che iniziò con Fanfani - spiega Matteo Ricci, presidente della provincia di Pesaro e Urbino - ci vorrebbero 4 miliardi, ma noi ci accontenteremmo che lo Stato trovasse i 900 milioni che occorrono per collegare questa galleria alla superstrada E45 Orte-Cesena. Sarebbe già un passo avanti in attesa del resto". Il ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli ha risolto alcuni problemi di tracciato, ma i soldi sono l'ostacolo principale. "La nostra protesta - interviene Marco Vinicio Guasticchi, presidente della provincia di Perugia - non è venuta dai vertici, ma dalla gente dell'Italia "mediana". Noi ci siamo fatti interpreti del malcontento".
Tra Umbria, Toscana e Marche i cittadini si sono stancati di "una vita da mediani" e adesso alzano la voce. Alla testa della rivolta c'è la nouvelle vague della politica, una generazione di amministratori tra i 30 e i 50 anni, il più giovane dei quali è proprio Ricci che ne ha 36. "Nell'agenda del Governo non ci possono essere solo la Pedemontana lombarda e il ponte sullo stretto" lamenta quest'ultimo. "Su sedici grandi cantieri - rincara la dose il sindaco di Mercatello sul Metauro, sede della contestazione, Giovanni Pistola - solo uno riguarda questa parte d'Italia". Pistola, al contrario di Ricci e Guasticchi, è di centrodestra, ma non per questo è meno arrabbiato. "Abbiamo deciso di smetterla di cercare le colpe altrimenti litighiamo" sorride. "Quest'opera è stata presa in mano da dieci Governi di colore diverso, allora ci siamo detti: scordiamoci tutto questo e marciamo uniti per mandare avanti l'opera. La gente ci chiede questo".
Persino il consigliere regionale umbro della Lega Nord Gianluca Cirignoni si è detto d'accordo con la protesta e ieri sera è arrivato il sostegno anche del presidente dell'Unione delle province italiane, il catanese Giuseppe Castiglione. L'"accampamento" degli amministratori si conclude stamattina alle 11,30 con la cerimonia finale e il rompete le righe dopo due notti "in branda".
La strada fantasma da Fano a Grosseto La inizi
Questa è una vera vergogna, 40 anni di governi di vario colore non sono riusciti a portare a termine un nodo autostradale importante per tutto il centro-nord Italia.
Ma continuiamo pure con le questioni settentrionali o meridionali...