Il modo peggiore per costruire un progetto repubblicano, liberal-democratico sarebbe che il PRI si barcamenasse in laceranti tattiche di schieramento per decidere se allearsi con la destra, il centro o la sinistra, oppure ricercare un modello organizzativo che non poggi su un solido progetto politico e culturale.
L’esperienza di questi anni mostra che le forze di estrazione marxista, cattolica, populista e sovranista sono incapaci di porre il nostro paese in una prospettiva di rinnovamento basata sull’interesse generale e di sviluppare PIL e occupazione, entrambi da troppo tempo a livelli bassissimi, o oggi attanagliati dalla pandemia. È necessario poi non alimentare fenomeni che possano minacciare non solo la pace sociale ma anche le basi stesse della democrazia nel nostro paese.
Appare chiaro che destra e sinistra inseguono solo la conquista del potere e del sottopotere, dimostrandosi fallimentari nel gestire la sfida che la globalizzazione ha posto in modo irreversibile alle classi dirigenti di tutti i paesi democratici ed industrializzati del mondo. Quindi il Pri deve indicare un progetto culturale e politico originale. Un progetto repubblicano, liberaldemocratico che collochi il nostro stato repubblicano in un’Europa politica e capace di governare democraticamente e con una politica di solidarietà i problemi dell’economia, dello sviluppo, della coesistenza pacifica e dare orizzonti di speranza ai giovani della comunità». Comincia così una dettagliata riflessione di alcuni Consiglieri Nazionali che andrà in discussione al prossimo Consiglio Nazionale del PRI.

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