Originariamente Scritto da
Giò
La scienza non è un'opinione, ma non è nemmeno un dogma e, a dirla tutta, non è nemmeno un'entità astratta ed unica a cui gettarsi adoranti come se fosse una rivelazione divina (o poco ci manca). La "scienza" sul tema razziale nei secoli ha detto tante cose, spesso eterogenee e talvolta contraddittorie. Negli ultimi cinquant'anni in particolar modo: dopo l'esperienza del nazionalsocialismo tedesco e della sua sconfitta in guerra, assieme a quella del fascismo, così come dopo la graduale fine della segregazione razziale negli USA, il dibattito sull'esistenza delle razze e sul razzismo stesso s'è inquinato a tal punto di politicamente corretto da rendere la "scienza" (ribadisco le virgolette perché la reductio ad unum in questi casi lascia il tempo che trova) reticente, quando non addirittura ideologicamente orientata o quanto meno condizionata. L'argomento-principe è che le differenze genetiche tra i gruppi umani sarebbero così lievi in termini quantitativi da rendere impossibile l'utilizzo del termine "razza" per indicare questi gruppi umani. E tuttavia rimane il grande problema, per il politicamente corretto, di dover giustificare il fatto che i gruppi umani restano identificabili non solo somaticamente ma anche geneticamente nelle care e vecchie "razze" umane dell'antopologia fisica, come il famoso studio di
Rosenberg et alii suo tempo rilevò (non senza un certo imbarazzo). Ad ogni modo, se si volesse rinunciare del tutto all'uso della parola "razza" per indicare quelle che l'umanità ha ricorrentemente inteso come...razze, si può benissimo farlo: questo non toglierà comunque la consapevolezza dell'esistenza di considerevoli e ricorrenti biodiversità fra gli esseri umani e che queste differenze biologiche, somatiche e genetiche concorrono ampiamente, assieme ad altri fattori sociali, culturali e, più genericamente, ambientali, a dare sostanza alle realtà etniche e nazionali in cui è distinto il genere umano. A fronte di tutto questo, limitarsi ad un "lo dige la sgggienza" è un po' puerile e, soprattutto, banale.