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    Predefinito LEGGENDE NERE - La Chiesa, la Profilassi e i vaccini

    Controversia sulla vaccinazione.

    Vari testi attribuiscono a Leone XII il divieto di vaccinazione contro il vaiolo. In particolare Benedetto Croce scrisse che "il papa che similmente abolì codici e tribunali istituiti dai francesi volle tornare agli ordini del vecchio tempo, e rinchiuse daccapo i giudei nei ghetti e li astrinse ad assistere a pratiche di una religione che non era la loro, e perfino proibì l’innesto del vaiuolo che mischiava le linfe delle bestie con quelle degli uomini: vani sforzi che poi cedettero dal più al meno alle necessità dei tempi".

    Secondo Donald J. Keefe nessun documento ufficiale riporta tali affermazioni. Da testi dell'epoca risulta che papa Leone si limitò a togliere nel 1824 l'obbligatorietà della vaccinazione (invisa a larghi strati della popolazione per la sua supposta pericolosità, sebbene fosse stata resa obbligatoria, dopo due anni dallo scoppio di un'epidemia di vaiolo, nello Stato Pontificio il 20 giugno 1822 prima dal conte Monaldo Leopardi, gonfaloniere e padre di Giacomo Leopardi, pur mantenendone il carattere gratuito: «Rimane obbligo a Medici e Chirurgi condotti di eseguirla gratuitamente [la vaccinazione antivaiolosa, a quanti vogliano prevalersene, essendo questa la cura ed il preservativo di una malattia alla quale, come a tutte le altre, essi hanno l'obbligo di riparare.»
    (Leone XII, Circolare legatizia 15 settembre 1824).
    Secondo il medico Giacomo Tommasini questo portò la popolazione, specie nelle campagne, a trascurare la vaccinazione nonostante che la Commissione Provinciale di Sanità mettesse a disposizione il vaccino a chi ne avesse fatto richiesta e nonostante l'impegno degli stessi medici. Così una successiva epidemia, avvenuta nel 1828, solamente nella città di Bologna, causò 553 morti, e una terza epidemia si abbatté nel 1835.
    È importante notare che l'antivaiolosa all'epoca non era obbligatoria in molti stati europei, compreso il Regno di Sardegna (poi Regno d'Italia), in cui divenne obbligatoria solo nel 1859. A titolo comparativo l'Inghilterra offrì gratuitamente la vaccinazione nel 1840 e la rese obbligatoria nel 1853.
    Da notare che Leone XII nel 1824 insignì dell'ordine equestre dello Sperone d'oro Luigi Sacco come ringraziamento per l'invio di 108 copie del suo libro sulla vaccinazione che furono distribuiti negli uffici di sanità dello Stato Pontificio. Questo fatto fu scoperto da A.P. Gaeta in un carteggio inedito da lui rinvenuto nell'Archivio Segreto Vaticano. Commentando questa scoperta Maria Luisa Righini Bonelli (1) rileva che "non sembra quindi attendibile quanto alcuno volle affermare, e cioè che Leone XII si sarebbe mostrato contrario a ciò che aveva fatto Pio VII e specialmente il cardinal Consalvi, promotore dell'editto emanato nel 1822 a favore della vaccinazione" .
    La questione è stata definitivamente chiarita da Bercé e Otteni che con un'ampia e documentata trattazione hanno dimostrato come non si sia trattato di un divieto bensì di rendere facoltativa la vaccinazione che aveva incontrato forti opposizioni nella popolazione. È pure attestata con certezza l'esistenza di voci presso i contemporanei circa questo supposto, ma falso, obbligo, riportata dalla stessa circolare del Tommasini e dalla poesia del Belli Er linnesto.
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    (1) Maria Luisa Righini Bonelli (Pesaro, 11 novembre 1917 – Firenze, 18 dicembre 1981) è stata una storica della scienza e museologa italiana.


    Brunacci.it - Le famiglie Brunacci


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    L'Inghilterra rese obbligatoria la vaccinazione contro il vaiolo nel 1853. Lo Stato Vaticano, oscurantista, nel 1822!


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    La Chiesa e la profilassi


    III. - Dopo la storia dell’anatomia e della psichiatria, quella della terapia fornisce dubbi ed accuse alla «critica» antireligiosa, dalla proibizione della coca a quella della vaccinazione a quella della trasfusione del sangue.
    White35 ricorda che nel 1567 i Vescovi del sud-America commisero il «singolare errore» di condannare l’uso della coca. Il White non ha riflettuto che l’uso delle foglie di coca, in America, non era semplicemente e prevalentemente terapeutico, ma voluttuario, con conseguenze anche gravi, come avrebbe potuto apprendere da quel che il Mantegazza racconta dei masticatori di foglie di coca della Bolivia (cocaismo)36. Certamente la Chiesa si oppose all’uso voluttuario di droghe « stupefacienti» come la coca, il peyotl, i semi di erythrina ed altre, e in certi luoghi con successo37. Si aggiunga che l’uso della coca entrava anche nel culto degli Incas38dove aveva verosimilmente effetto analogo a quello dell’alcool nel culto di Dioniso; Reko39 riferisce di una «Chiesa del peyotl» aperta in Oklahoma nel 1911 e di una «Chiesa cristiana del peyotl» nel Sud Dakota, dove (parodia forse inconsapevole! della S. Comunione), si prendevano per bocca dei «mescalbuttons», cioè si cercava


    32 BARUK H., Psyché, Janvier 1948, pp. 52, 71.
    33 LADON A., Revue Belge des Sciences Médicales, Juin, 1934, n. 6, p. 537.
    34 JANOTA O., Presse Médicale, 12-X-1946, p. 667.
    35 WHITE, o. c., p. 411.
    36 GUTIERREZ-NORIEGA C., Uber den Cocaismus in Sudamerika, in Die Pharmazie, Juli, 1950, p. 317 s.
    37 GERSTE A., Notes sur la médecine et la botanique des anciens mexicains, Rome, 1909, p. 55; REKO V., Magische Gifte, Stuttgart, 1936, pp. 28, 29, 102, 103.
    38 POULSSON E., in HEFFTER’S, Handbuch der experimentellen Pharmakologie, Berlin, 1920, II Bd., I HalL, p. 103. 39 REKO, o. c., pp. 47, 49.


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    La Chiesa e la vaccinazione.


    IV lo spirito teologico (e quindi la Chiesa stessa) sarebbe stato ostile alla profilassi delle malattie epidemiche, tutto rimettendo alla volontà divina e all’aiuto diretto di Dio, sollecitato dalla preghiera e dalle pratiche del culto45.

    L’accusa sembra un po’ curiosa, quando si pensi anche solo ai mezzi energici adoperati nel medio evo in Europa per proteggersi contro la lebbra, mezzi e misure largamente suggeriti ed imposti dai Vescovi e dai Concili. Jeanselme46 ritiene che «la regressione della lebbra in occidente sia stata, in gran parte, la conseguenza certa, diretta ed immediata della profilassi istituita». Accanto a questo fatto, altri se ne posson citare, atti a dimostrare che i concetti teologici di colpa e castigo non impedirono le misure igieniche atte ad arginare e combattere le epidemie. L’accusa non va d’accordo con ciò che è rimasto e ciò che si conosce degli ospedali medioevali: chi ha studiato questo punto ha sottolineato «quanto i nostri antenati si preoccupavano, contrariamente a un’opinione troppo diffusa, dell’igiene e della comodità dei malati»47.

    S. Carlo, nelle sue Istruttioni per la peste del 1576, aveva dato alla profilassi il posto dovuto, secondo le idee del tempo e anche precorrendo i tempi48; a Roma, durante la peste del 1630 e in altre città italiane, i così detti «spurghi» dove si «profumavano» le lettere, i pacchi, i bagagli, misero a prova la generosità e l’abnegazione dei religiosi ai quali quella «disinfezione» era affidata49 49. C’è un’altra ragione per negare che una particolare «concezione teologica» delle epidemie sia stata di ostacolo allo studio e al progresso dell’igiene: non bisogna dimenticare che il primo a gettare le basi della teoria del contagium vivum nelle malattie infettive fu Gerolamo Fracastoro nel De contagione et contagiosis morbis e che il privilegio di stampa per quest’opera fu concesso da Paolo III «ad communem omnium utilitatem»50.

    E tuttavia, se l’umanità è oggi più sicura contro le epidemie, con i progressi dell’igiene non va insieme un progresso morale, cosicché quei progressi stessi son minacciati dalla cattiva volontà dell’uomo. Il Giordano51, a conclusione del suo studio sulla difesa di Venezia contro la peste, nel quale mette in rilievo l’opera scritta da un cappuccino, Padre Maurizio da Tolone (1661), sulla profilassi della malattia scrive: Se appaiono spopolati i cieli dalle stelle, dalle comete, dagli angeli e dai demoni apportatori di peste, la civiltà sa farvi volare, seminatori di stragi fra le popolazioni inermi, gli aeroplani carichi di ordigni incendiari, velenosi, distruttori e, quando gliene prenda il criminoso capriccio orrendo, anche di provviste di ratti appestati, o di torrenti di culture di bacilli pestosi: la antica pietà erigeva i templi, la nuova barbarie li demolisce indiscriminatamente, dall’alto, ove lanciavano le guglie di ardore appassionato: e così l’umanità inscrive sotto ai ricordi delle pestilenze che furono, e furono debellate, nuovi documenti delle sue « magnifiche sorti e progressive».

    L’obiezione che riguarda la profilassi del vaiolo va trattata più minutamente, perché i giornali umoristici anticattolici per il «popolo», e Benedetto Croce per le «persone colte», hanno rimmesso in circolazione la favola che i papi hanno vietata la vaccinazione antivaiolosa.

    Questo vecchio fazioso, parlando della « reazione» che seguì alla caduta di Napoleone, accenna brevemente a Leone XII che «abolì Codici e Tribunali istituiti

    dai francesi e volle tornare agli ordini del vecchio tempo e perfino proibì l’innesto del vaiuolo che mischiava le linfe delle bestie con quelle degli uomini»52.

    La proibizione della vaccinazione è dunque considerata dal Croce come una reazione contro i benefici ordinamenti introdotti dai francesi anche nello Stato Pontificio.

    Per quali ragioni il Croce introduca questa notizia è chiaro dal contesto; ma se avesse conosciuto la gloriosa storia della vaccinazione avrebbe forse prospettato la cosa in altro modo. La vaccinazione incontrò sul principio, almeno nei paesi cattolici, tre generi di difficoltà: la prima veniva dallo scrupolo di molti che sospettavano contrario al volere di Dio sottrarsi con tanta facilità ad una malattia che, come tutte le malattie, si può considerare come una forma di espiazione.

    La seconda veniva dai medici che o per misoneismo o per altri motivi53esageravano gli inconvenienti allora legati alla vaccinazione, credevano di aver nell’innesto del vaiuolo umano un mezzo efficace di profilassi e non lo volevano sostituire con il vaiuolo vaccino. La terza veniva dai teologi i quali, come già avevano fatto per l’innesto profilattico del vaiuolo umano54, discutevano se era lecito esporre direttamente ad una malattia o addirittura procurarla per evitarne una incerta e futura. Di quest’ultima difficoltà però si trovano scarse tracce nella letteratura e sembra sia rimasta confinata alla discussione teorica. Più gravi gli ostacoli che venivano dai medici e si tradussero per molto tempo in una forma di inerzia a praticare la vaccinazione. La difficoltà legata a scrupoli religiosi poté essere efficacemente superata illuminando le coscienze dei fedeli, e fu appunto questa l’opera del clero che entrò decisamente e, come è stato anche rilevato55talvolta con zelo eccessivo, a favore della vaccinazione.

    Vediamo ora le vicende della vaccinazione nello Stato Pontificio. Dal contesto del Croce sembrerebbe che il merito d’aver introdotta la vaccinazione a Roma e nello Stato Pontificio spetti ai francesi, e ad un Papa la colpa di averla abolita per antipatia contro il progresso. Realmente, le cose stanno diversamente. Il vaccino era arrivato a Vienna nel 1800 e il primo innesto cioè la prima vaccinazione in massa fu eseguita in un paese vicino a Vienna per invito del parroco che persuase dal pulpito i fedeli. In quel tempo Pio VII era a Roma, e Bologna era occupata dai francesi. Questi introdussero il vaccino a Bologna nel novembre 1802. A Roma fu fatto venire dal Consalvi nello stesso anno56. Superando le difficoltà opposte dai medici, il Consalvi chiese il vaccino al dottore De Carro che lo aveva portato a Vienna. Sotto Pio VII il vaccino prosperò a Roma. Il Papa lasciò Roma ne] 1808 e vi ritornò nel

    1814. Il 20 giugno 1822 Pio VII istituì una Commissione per disciplinare l’innesto e stabilì premi e ricompense per quei medici e magistrati che avessero sostenuto la vaccinazione. E ciò valse anche per Bologna che nel frattempo era ritornata al Papa. Durante il pontificato di Leone XII una Circolare Legatizia comunicò a Bologna che la Segreteria di Stato revocava le disposizioni di Pio VII, aboliva i premi e scioglieva la Commissione della vaccinazione. Questo provvedimento - che evidentemente valeva anche per la città di Roma - agì sfavorevolmente sulla pubblica igiene perché le vaccinazioni di fatto andarono diminuendo. Però di una proibizione di fare o di subire la vaccinazione non c’è ricordo nella storia della medicina. La cosa è stata affermata da alcuni storici che furono evidentemente le fonti accettate senza critica dal Croce (che bisogno c’era di critica, dal momento che dicevan male del Papa?), ai quali premeva di attribuire la presunta proibizione alla «rabbia» e all’« odio» di Leone XII per i portati della scienza moderna. Ma l’unico medico che abbia scritta, vicino ai tempi, la storia dello Stato Pontificio, il Farini57parla soltanto dì abolizione della Commissione e soppressione dei regolamenti.

    Alcuni anni prima, gli editori delle opere del Tomassini, celebre medico di quel periodo, in Bologna, dicono che la Circolare Legalizia pervenuta a Bologna «non toglieva l’obbligo ai medici condotti di eseguire la vaccinazione gratuitamente su tutti quelli che la richiedevano ». E infatti come risulta dalla pubblicazione di quella Società medico-chirurgica (che si costituì nel 1823; l’anno stesso in cui Leone XII fu eletto papa) uno dei titoli d’onore della Società è aver dato, appena costituita, valido impulso alla vaccinazione; e la Sacra Congregazione degli Studi, nel 1827 - dunque mentre Leone era ancora papa -approvò i regolamenti della Società stessa. E tuttavia è certo che solo con Gregorio XVI si ebbero, come sotto Pio VII, positivi incoraggiamenti alla vaccinazione profilattica58. Questi sono i fatti, dai quali, tolta la preoccupazione e la retorica di parte, appare chiaro che Leone XII non aveva fiducia nella vaccinazione e non voleva che i regolamenti dello Stato la favorissero positivamente59.

    Non c’è bisogno di cercare la causa dell’atteggiamento di Leone XII nella antipatia contro i ritrovati della scienza. Le polemiche sulla vaccinazione sono cominciate con la grande scoperta di Jenner e sono durate fino ad oggi. Nella stessa Inghilterra esiste tuttora o almeno esisteva fino a pochi anni or sono, una Lega. diretta a sopprimere la vaccinazione obbligatoria. E nella Svizzera in parecchi Cantoni l’obbligo della vaccinazione venne abrogato per volontà di popolo (con grave danno delle popolazioni) non volendosi ammettere che lo Stato possa costringere i singoli a procurarsi una malattia (il vaiuolo vaccino) per proteggersi da un danno maggiore (il vaiuolo umano) ma incerto60. Anche fra noi si era tentato qualcosa di simile, ed il Croce non poteva non aver letta la Circolare che la Lega antivaccinista italiana61 diresse a tutti i Senatori e i Deputati nel novembre 1913 per chiedere che si togliesse l’obbligo della vaccinazione. Nelle polemiche che seguirono, anche il Croce avrà forse saputo che in Inghilterra i genitori possono, o almeno fino a pochi anni fa potevano, rifiutare la vaccinazione per i loro figli quando dichiarassero di non aver fiducia in questa misura profilattica (così detta «clausola di coscienza»). In un Capo di Stato questa mancanza di fiducia poteva bene tradursi in un’abolizione dei regolamenti intesi a promuovere la vaccinazione e il provvedimento (che noi riteniamo obiettivamente ingiustificato) di Leone XII va interpretato in questo modo.

    Ma, nuovamente diciamo, solo l’ignoranza e l’animosità nemica del vero, può attribuire la diffidenza di Leone XII alla sua antipatia per il progresso. È acquisito alla storia che la diffusione della vaccinazione in Europa trovò i più gravi ostacoli dal tempo in cui le comunicazioni con l’Inghilterra furon riprese. Perché fu dopo il 1816 che il dubbio sul valore della vaccinazione dall’Inghilterra e dalla Scozia passò alla Franda, e dalla Francia all’Italia, rallentando lo zelo del vaccinare62. Leone XII fù esso stesso una vittima di questo scetticismo che non è nato né in Italia, né con i papi.

    Le obiezioni sull’atteggiamento della Chiesa sull’igiene pubblica e privata, prendono occasione dalla diffidenza delle prime generazioni cristiane per le terme e i bagni, strettamente legati al culto del corpo63. Chi ha espresso l’obiezione con ridicolo fervore è stato il Cozzoli64. Lo schiavo asiatico, egli dice, si vendicava di Roma pagana e stoica, e, abolite le terme e la pulizia del corpo, lottando contro la luce e contro il sole, nel sottosuolo di Roma, cioè nelle catacombe, preparò una immane cultura di germi di tutte le infezioni che più tardi imperversarono nell’Impero. Nerone ordinò l’incendio di Roma per distruggere quanto i cristiani avevano sparso, ma inutilmente, e si ebbe il susseguirsi delle epidemie nei primi secoli.

    Ora, la prima delle cinque grandi epidemie che distrussero l'Impero è posteriore al 79 d. C. e non si comprende come Nerone avesse potuto pensare ad una profilassi così eroica. Quanto ai bagni, il Monod ha già prospettata l’ipotesi che, sotto l'Impero, i piaceri tenessero in essi un posto più importante dell’igiene e che le terme dovessero, verso la fine dell’Impero, somigliar di più a certi "casinò" moderni che ai balneae dei primi tempi della Repubblica65. A vedere come i rapporti fra il cristianesimo e la idrologia medica sono complicati, citiamo una pagina del Chiray. La decadenza dell’idrologia medica, egli scrive, è legata a diversi fattori: invasioni di barbari, guerre che si succedono a partire dal III secolo, sconvolgimenti naturali. Vi può avere influito anche il cristianesimo, sia per 1’anatema (sic!) contro le cure del corpo, sia per la condanna del lusso e dei piaceri delle stazioni climatiche. «Ma, e questo prova come la fede nelle sorgenti è un fatto universale, l’idrologia si rialza molto rapidamente da questa crisi e comincia a manifestare qualche reviviscenza nella seconda parte del M. E.. Quelli stessi che proscrivevano l’uso delle acque, le raccomandano. L’acqua toglie i peccati, dicono questa volta i monaci che pensano con la Scrittura “Mirabilis in aquis Dominus”. Accanto alle sorgenti s’innalzano i monasteri ai quali accorrono pellegrini e bagnanti. I Celestini si istallano a Vichy, i Cappuccini a Forges, i Benedettini a Cauterets e a Lvxeuil, i Francescani a Alise-Sainte-Reine. Le stazioni s’arricchiscono a poco a poco e comincano a organizzarsi. (Delle prescrizioni mediche) alcune sono severe, altre sono più amabili. Infatti non sembra che ci si annoi nell’amabile promiscuità delle piscine e, senza dubbio, la licenza ha avuto gran parte nella crisi che colpisce nuovamente l’idrologia al principio del ‘500. La Riforma e la reazione cattolica la trovan dannosa alla morale. I medici vedono d’altra parte nei bagni una causa di preparazione delle epidemie che imperversano. A queste cause esterne, si aggiunge una certa evoluzione delle idee mediche. La dottrina di Paracelso, allora al suo apogeo, sdegna l’idrologia e non crede alla virtù delle acque minerali»66. In questa prospettiva, anche i rapporti fra l’idea cristiana e le vicende delle cure termali, si vedono più tranquillamente.

    Si può anche attirare l’attenzione sul contributo portato alla medicina, direttamente o indirettamente, da studiosi o da pratici che furon cattolici pii, o sacerdoti, o legati alla gerarchia, o che finiron con esser preti o frati. Kircher (1602-1680); Magati (1579-1647); Zacchia (1584-1659); Stenone (1638-1686); Lancisi (1654-1720). E i massimi: Malpighi, Morgagni, Laennec. Fra i medici ch’eran fisici e chimici, o fra i fisici e chimici ch’ebbero parte nei progressi della medicina, si ricordino Galvani (1737-1798), Morichini (1773-1836), Amici (1786-1863) e Selmi (1817-1881).




    40 CANTANI A., Manuale di farmacologia clinica, II ed., Milano, s. a., v. IIl, p. 99.
    41 WHITE, l. c.42 VOLTAIRE, scherzando, persuadeva Federico Il a servirsi della china: « A Loyola que mon roi cède! Que votre esprit Luthérien Confonde tout ignacien! Mais pour votre estomac prenez san remède». Lettera del 25 ottobre 1740, in Oeuvres, Paris, 1843, T. XI, p. 163.
    43 TEACH GNZDI M. a. WEBSTER J. P., The life and times of Gaspare Tagliacozzi, Milano, 1950, pp. 245, 246. SIMEONI, Storia dell'Università di Bologna, v. II, Bologna, 1940, p. 53.
    44 GIORDANO D., Rassegna Clinico-scientifica dell’I.B.I., 1931, p. 552.
    45 WHITE, o. c., p. 416 ss.
    46 Atti dell’VIII Congresso internazionale di storia della medicina (1930), Pisa, 1931, p. 44.
    47 V AULTIER R., P.M., 1952, p. 1812.
    48 LA CAVA F., La peste di S. Carlo vista da un medico, Milano, 1945, p. 170.
    49 VANTI M., I Ministri degli infermi nella peste del 1630 in Italia, Roma, 1944, p. 108 s. e passim.
    50 PELLEGRINI F., Fracastoro, Trieste, 1948, p. 39.
    51 Neuvième Congrès International d’histoire de la médecine (Bucuresti, 1932), Bucuresti, s. a., p. 429.
    52 Storia d’Europa, Bari, 1932, p. 70.
    53«La medica perfidia». Cfr. SACCO L., Trattato di vaccinazione, Milano, 1809, p. 204.
    54 È a questa questione che si riferisce KANT, e non alla vaccinazione, in La metafisica dei costumi (tr. it.), Parte II, p. 57.
    55 AUZIAS-TURENNE, La Syphilisation, Paris, 1878, p. 862: «Il Vescovo di Nancy qualifica di errori antireligiosi, antisociali, le resistenze che oppongono al vaccino i contadini. Il Segretario del Comitato annuncia che parecchi ecclesiastici hanno fatto ai loro parrocchiani un caso di coscienza del rifiuto della vaccinazione. Il Comitato non ha che benedizioni per questa intolleranza vaccinale. Lo spirito umano è gettato in uno stampo. L’idea proscritta ieri diventa intollerante domani. Il vaccino perseguitato, perseguita». (Dalle cronache della vaccinazione in Francia, sul principio dell'ottocento).
    56 BARON J., The life of E. Jenner, London, 1838, v. I, p. 529 ss.
    57 FARINI L. C., Lo Stato Romano, I, Firenze, 1853, p. 18.
    58 TOMASSINI G., Raccolta completa delle Opere Mediche, VII. Bologna, 1836, p. 18 ss. RAVÀ G., Primo Centenario della Società Medica Chirurgica di Bologna (collettiva), Bdlogna~ 1924, p. 897.
    59 A. P. GAETA, studiando la storia della vaccinazione nello Stato Pontificio negli ultimi anni di PIO VII su documenti inediti, ha dimostrato che LEONE XII nel 1824 concedette al dottor SACCO, pioniere italiano della vaccinazione, un’onorificenza pontificia «in segno di gradimento del dono di 108 esemplari» della sua opera (da noi citata a p. 619). E si chiede: «Saranno stati proprio il papa e il suo Segretario di Stato a determinare l’opera repressiva sui mezzi di organizzazione vaccinica voluta dal CONSALVI nel 1822, o la verità non sarà piuttosto nel fatto che le limitazioni furono in certo qual modo imposte - oalmeno consigliate - dal fatale orientamento antivaccinista dell’opinione pubblica in quegli anni?». Castalia, Rivista di storia della medicina, febbraio 1946, Estratto p. 11
    60 SIGERIST H., Introduzione alla medicina (tr. it),Firenze, 1938, p. 305.
    61 L’attività della Lega italiana contro la vaccinazione obbligatoria risulta dalle poche annate della rivista Vita e Malattie che si pubblicò a Perugia nel 1912-1914. Ebbe vita effimera. Ne era Presidente onorario il SERGI, di Roma. Sulla storia della vaccinazione, si veda il bel libro di BERTARELLI E., Edoardo Jenner e la scoperta della vaccinazione, Milano, 1932.
    62 RAVÀ G, l. c., p. 894.
    63 BENIGNI U., Storia sociale della Chiesa, Milano 1915, v. II, t. II, p. 234.
    64 COZZOLI G., in La Salute Pubblica, 1904, voI. XVII, p. 196.
    65 MONOD H., Encyclopédie d'Hygiène et de Médecine Publique, T. VIII, Paris, 1897, p. 428.
    66 CHIRAY M., P.M., 1938, n. 14, p.252. Anche PAZZINI, A.: «A torto quindi affermano coloro che vedono nelle disposizioni emanate dalla Chiesa un ostacolo alla esecuzione di questi elementarissimi comandamenti di igiene, quando persino nelle severissime Regole dei monasteri di oriente erano permessi, sia pure limitatamente ai monaci malati, i bagni e le unzioni». Trattato di Idroclimatologia Clinica (collettivo), Bologna, 1950, I, p. 96

    http://www.traditio.it/FAM-CIV/2008/...20Medicina.pdf


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    Nel tardo ’600 Lady Montagu, moglie dell’ambasciatore inglese a Costantinopoli, aveva promosso anche in Inghilterra la pratica della vaiolizzazione, secondo un’usanza già diffusa in oriente. La stessa pratica era stata introdotta anche in Italia dai medici greci e sostenuta da papa Benedetto XIV che cercò di diffonderla nello Stato Pontificio.

    https://www.epicentro.iss.it/vaiolo/

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    Un'altra leggenda nera smascherata!
    IN PALESTINA È GENOCIDIO!
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    FUORI DALLA NATO! FUORI DALLA UE!
    BASTA ECOFOLLIE GREEN!
    "Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli…"


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    Predefinito Re: LEGGENDE NERE - La Chiesa, la Profilassi e i vaccini

    Per chi ne non avesse mai sentito parlare, l'Ospedale Santo Spirito in Sassia, con le sue corsie sistine, è il più antico ospedale d'Europa. Fondato nel 727 da Papa Gregorio II per l'alloggio, assistenza e cura dei pellegrini che giungevano a Roma per visitare la tomba di Pietro, nel 1198 ad opera di Papa Innocenzo III è stato riedificato e adibito a ospedale (il grande pontefice della lotta ai catari e di S.Francesco).

    Non è un Museo, non è una reggia principesca.. è il gigantesco ospedale voluto dal pontefice in pieno Medioevo.













    Da notare che nel 1200 la popolazione di tutta l'Europa era di 61 milioni di persone. Oggi è di 477 milioni, eppure sembra una struttura enorme anche ai tempi d'oggi.
    IN PALESTINA È GENOCIDIO!
    ROSA E OLINDO, LIBERI SUBITO!
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