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    Predefinito LEGGENDE NERE - La Chiesa e le malattie mentali


    II. La Chiesa e le malattie mentali



    II. - Altra accusa è di aver posto, più o meno consapevolmente, ostacolo alla psichiatria, alla cura dei malati di mente, che la sua teologia si asserisce - inclinava a considerare colpevoli o posseduti del diavolo. Il White scrive fra l’altro, dando corpo alle ombre: «Pinel semplicemente mise in pratica la teoria che la pazzia è effetto di malattia corporale. Porge motivo a curiose riflessioni il fatto che se non fosse stato di questo modo di pensare della distruttiva filosofia del secolo XVIII e dei terroristi durante la rivoluzione francese, la benedetta opera di Pinel sarebbe stata probabilmente combattuta ed egli stesso scomunicato per eresia... ma proprio in quel tempo i grandi ecclesiastici eran troppo occupati a tener lontane le proprie teste dalla ghigliottina per dare attenzione a quanto passava per la testa a Pinel»16. Il sarcasmo è sprecato, perché a parte le inesattezze cronologiche e quel po’ di leggenda che circonda «il gesto di Pinel»17. La prima Clinica psichiatrica d’Europa fu fondata nel 1760 dal Granduca Leopoldo di Toscana, e la prima legge sugli obblighi verso i malati di mente fu quella di Leopoldo nel 1788, stretto collaboratore del pio Chiarugi18. Pio VI affidò nel 1775 al Flajani la riforma del manicomio della Lungara, dove questo medico, secondo lo spirito della riforma del Chiarugi, proibì bastonate e catene e introdusse la pulizia con le docce e i bagni19. Del resto, se il White avesse letta l’opera classica del Pinel, vi avrebbe appreso che a Saragozza, nella Spagna, prima di Pinel, esisteva un asilo aperto agli alienati di tutti i paesi, di tutti i governi, di tutti i culti, con questa semplice iscrizione: «Urbis et Orbis », esempio al mondo civile del modo umano di cura.

    Era la Domus infirmorum urbis et orbis, fondata da Alfonso V d’Aragona nel 1425 che nel 1785 ospitava 250 malati di mente20. Perché la distinzione fra posseduti e malati di mente (phrenetici, lunatici, amentes) fu sempre fatta nella dottrina21 e, per quanto riguarda la prassi, di ciò che dipendeva dalle conoscenze difettose non si deve accusare la teologia22. Ma anche nei secoli nei quali quella distinzione era meno chiara e i sintomi mentali si potevano attribuire all’azione diretta del diavolo, sulla quale l’arte medica nulla poteva, la pietà, senza offesa della teologia, chiedeva e pregava il miracolo della guarigione, come a Gheel, nel Belgio dove - sul luogo reso famoso dal martirio di Santa Dimfne - si costituì silenziosamente una colonia di alienati viventi in libertà nelle famiglie, nelle quali la fraternità cristiana spontaneamente applicava un trattamento che solo più tardi la medicina riconobbe ed impose («paradiso dei pazzi»)23. Cosicché i medici che, durante il Congresso degli alienisti di Francia e dei paesi di lingua francese del 1924 in Bruxelles, visitarono la colonia di Gheel, cominciarono con «la visita alla chiesa di S. Dimfne, culla della colonia»24. Fatti di questo genere sono noti. Il Delamarre25riferisce dei pellegrinaggi a Saint Méen (Rennes) ai quali prendevan parte anche malati di mente, pellegrinaggi che sarebbero stati l’inizio dell’attuale Asilo Dipartimentale. Non si può dire che S. Giovanni di Dio e S. Vincenzo de’ Paoli nutrissero una particolare diffidenza per i malati di mente, e che di fronte ad essi si arrestassero, per pregiudiziale teologica, le risorse della loro carità e della loro abnegazione. «Di tutte le case religose destinate agli alienati e ai corrigendi a pagamento, scrive Bonnafous-Sérieux, una delle più antiche è quella di San Lazzaro. La sua parte fu capitale. Essa, dichiara Vié, ha insegnato agli psicopatici l’importanza della carità, della tenerezza e dell’amore nel trattamento degli alienati»26 .

    l’importanza della carità, della tenerezza e dell’amore nel trattamento degli alienati»26 . Tutti fatti ben conosciuti ai Pontefici che canonizzarono i due sacerdoti. E infatti Clemente XII nella Bolla di Canonizzazione (1737) di S. Vincenzo mette fra i segni della sua carità l’« hospitium pro amentibus custodiendis»27.
    Questi fatti, qui rapidamente accennati, non bastan certo ad attenuare il livore settario, ma persuadono ogni studioso con occhio chiaro e con affetto puro, che la Chiesa non ha maltrattato i pazzi per preoccupazioni dottrinali.

    Vero è solo che qua e là affiora, più che nella teologia nella coscienza cristiana, il dubbio, che l’alienato possa essere un colpevole e l’alienazione un castigo. La confusione fra alienazione e possessione diabolica ha talvolta complicata la questione, ma è noto che proprio sul tramonto della demonomania, fu un medico (luterano?), l’Heinroth, a pronunciare la tremenda sentenza che l’innocenza non diventa mai folle, bensì diventa folle la colpa, e che l’unica profilassi contro la pazzia è la fede in Cristo28. Da quando Moreau de Tours, inaugurando la psichiatria sperimentale, ha mostrato che l’intossicazione con l’hachisch poteva « iniziare ai misteri dell’alienazione» ed ha stabilito, sotto un certo punto di vista, «la perfetta rassomiglianza del pazzo e del mangiatore di hachisch»29, il medico può essere meno esclusivista, tenendo conto del fatto che il mangiatore di hachisch pecca essenzialmente contro la virtù cardinale della temperanza. Le tossicomanie, l’etiologia della demenza paralitica (sifilide e quindi possibile rapporto sessuale peccaminoso!) mostrano ancora la connessione che può esserci fra malattia mentale e peccato, come «coloro che credono di poter entrare per la porta del piacere nel tempio della felicità, pagando un attimo di felicità col loro corpo e colla loro anima; essi entrano ben presto, per la porta dell'infelicità, nella notte del nulla»30.

    Il medico è oggi più attento a quelli che posson essere i fattori profondi delle malattie mentali; la stessa opera di Freud si presta ad interpretazioni che confermano in certo modo e in certi limiti la tesi dell’Heinroth, v. p. 61131, e la «psichiatria morale sperimentale» del Baruk (pur essendo del tutto aliena da presupposti religiosi) arriva ad assegnare all’orgoglio la parte capitale «nelle deviazioni psicopatologiche, nelle perversioni e in certe psicosi», come in generale ai conflitti con la coscienza morale. E il Baruk scrive: «La psichiatria contemporanea è in realta una psichiatria troncata dal basso, che lascia deliberatamente da parte tutte le forme superiori dell'attività umana, in una parola, una psichiatria vicina alla psichiatria animale»32, e auspica l’avvento d’una psichiatria sintetica in cui il medico dell’anima sia capace di pensare anche come moralista.

    Lo stesso isterismo, anche dopo le varie critiche demolitrici, ci si presenta «come la espressione d’un egoismo individuale, d’un primato delle tendenze egoistiche dell’io sull’ambiente sociale», e il Ladon dice che i «grandi isterici» «sono ancora dei posseduti, ma dei posseduti da se stessi»; il grande isterismo sarebbe «una specie di personalizzazione degli istinti e delle tendenze egoistiche incoscienti»33, concetto questo che potrebb’essere elaborato alla luce delle esperienze dell'ultima guerra: dove i tedeschi punivano le « reazioni isteriche» come semplici simulazioni, l’isterismo era raro. Le persone predisposte s’accorgevano che essere isterici non era utile, e non lo diventavano34.

    Quando si rifletta alla «crisi della psichiatria» (Baruk) si comprende qual parte di vero poteva esserci nella concezione dei rapporti fra follia e peccato. Ma, quali che fossero a questo proposito le esagerazioni o l’unilateralità delle concezioni imperanti nei secoli scorsi, non è giusto dire che la teologia e la Chiesa abbiano per principio e per metodo maltrattato i malati di mente e ostacolato i progressi della psichiatria.





    13 HASTINGS RASHDALL, The Universities of Europa in the Middle Ages (ed. Powicke e Emden), Oxford, 1936, v. II, p. 96, 101; J.A.M.A., 24-VI-1933, Corrispondenza da Vienna. p. 2022; FERRANNINI L., Prolusione, in L'Osservatore Medico, 1930, p. 2; DA ROCHA BRITO A., Folia Anatomica Universitatis Conimbrigensis, v. XVII, 1942, n. 4.
    14 GIORDANO D., Rassegna Clinico Scientifica dell’I.B.I., 1931, n. 347.
    15 La ragione la disse la notte in cui aveva lavorato sulla salma di MAZZINI. «Dottore, gli chiesero; darà bene il suo segreto? Non vorrà mica fare come SEGATO?». Sorrise, negando col capo. «Costa così poco petrificare un cadavere, che tutti vorrebbero poi far pètrificare i loro morti. E allora? Fra cent’anni la terra ne sarebbe ingombra». ABBA G. C., I funerali di G. Mazzini, in Rivista d’Italia, Giugno 1905, p. 1101.
    16 WHITE, o. c., p. 472.
    17 La soppressione delle catene fu realizzata a Bicêtre il 26 maggio 1798, non nel 1792 o 1793. Le minacce fatte a PINEL dall’ufficiale della Convenzione (vedi Dizionario, ed. IV, p. 418) sono leggendarie. PEYRILLER E., P. M., 27 sett. 1950, p. 1027.
    18 CASTALDI L., R.M., 1929, p. 497; CAPPARONI P., Profili bibliografici di medici e naturalisti celebri italiani, V. 11, Roma. 1928, p. 125 ss.
    19 ALBERTI G., R.M., 1941, p. 1507 s.
    20 PINEL F., Trattato medico-filosofico sopra l’alienazione mentale, trad. ital., Lodi, 1830, p. 186. OLIVER F., Neuvième Congrès lnternational de l’histoire de la médecine, Comptes-Rendus, Bucuresti, 1932, p. 642.
    21 Si tengano presenti le osservazioni sulla capacità di ricevere i sacramenti dei malati di mente, e sul concetto di «intervallolucido». Summa Theol. Supplementum, III partis, Quae. XXXII a. 3 e Quae. LVIII a. 3.
    22 Cfr. NOBLE H. D., Les passions dans la vie morale, Paris, 1932, II partie, p. 139 ss.
    23 DUVAL J., Gheel, ou une colonie d'aliénés, Paris, 1867. « ... in ogni tempo - scrive FÉRÉ CH. - a Gheel si sono curati degli alienati che, sia detto di passaggio, vi erano considerati come dei malati molto prima della riforma di PINEL». Dégénérescence et criminalité, Paris, 1888, p. 154:. «L'esempio di GHEEL restò il prototipo d'un sistema nuovo; serve, dal 1838 [in Francia] come argomento per reagire contro la corrente ufficiale che è tutta per l’internamento in massa». MARIE D., Rivista sperimentale di freniatria, 1903, p. 619.
    24Gazette des Hôpitaux, 6-IX-1924, p. 1196.
    25 DELAMARRE P. (riassunto), Presse Médicale, 23 febbraio 1946, p. 126
    26 VALLERY RADOT P., Deux siècles d' histoire hospitalière, Paris, 1947, p. 325.
    27Bullarium Romanum, Romae, 1744, T. XIV, p. 156, § 15.
    28 Cfr. SCHULE E., Manuale delle malattie mentali (nella Patologia e terapia medica speciale di ZIEMSSEN), trad. ital., Napoli, 1886, pp. 202, 377 SS.
    29 MOREAU DE TOURS J., Du hachisch et de l'aliénation mentale, Paris, 1845, pp. 58-59.
    30 LEWIN L., Phantastica, trad. ital., Milano, 1928, p. 109.
    31 Secondo STEKEL W. «tutti i neurotici sono nell’interno uomini profondamente credenti. Il loro ideale è “piacere senza colpa”. La fede è superata nell’intelletto e radicata profondamente nell’affetto. I malati non sono né pii né increduli. Essi devono diventare o l’una cosa o l’altra». Nervöse Angstzustande, Berlin u. Wien, 1921, p. 17. Dunque i neurotici sarebbero tutti in peccato mortale e la nevrosi sarebbe effetto del peccato.


    http://www.traditio.it/FAM-CIV/2008/...20Medicina.pdf
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    Predefinito Re: LEGGENDE NERE - La Chiesa e le malattie mentali

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