Originariamente Scritto da
standing bull
È la decrescita, baby.
Se sia felice o no, non lo so, ma quella cosa che fa chiudere la Whirlpool a Napoli, l’Ilva a Taranto, la Fiat a Termini Imerese è proprio la decrescita.
Certo che potremo sempre creare dei parchi giochi rigorosamente ecologici, potremo ripristinare la coltivazione del pomodoro e dell’ulivo, xylella permettendo, e perfino l’allevamento di mitili per i non vegetarian-vegani, potremo ritrovare una nuova economia buona e amica dell’uomo e della natura, secondo le prescrizioni del grande Latouche. Piccole comunità autosufficienti che vivono con la cultura della condivisione e della convivialità. Mi auguro che presto qualche seguace del Maestro vada a Napoli e a Taranto a spiegare quale grande occasione sia questa della chiusura di fabbriche che – orrore! – facevano crescere il Pil del Paese.
Non più lavatrici ma bucati fatti a mano nell’acqua di fonte; non più lavastoviglie, ma piatti, pentole e posate lavati a mano nelle conche; non più acciaio che in fondo serve a che cosa? A costruire quelle lavastoviglie e lavatrici che non serviranno più e – orrore! – quelle orrende e inquinanti automobili. Ritorneremo a usare il biroccio per spostamenti umani evitando gli inutili lunghi viaggi che servono soltanto a inquinare il nostro territorio e a creare insediamenti cementosi.
No agli aeroplani, no ai tir lungo le nostre strade: consumiamo solo i prodotti del territorio, e pazienza se non tutti i territori producono sale, e che importa se non tutti i territori producono grano e farina: si farà come i nostri antenati che facevano con quel che c'era o che era trasportabile a dorso di mulo.
Viva la pellagra!
Andate, andate, o fedeli seguaci della decrescita felice, da quelle famiglie di Napoli e Taranto a spiegare loro il radioso destino che li attende, il ritorno alla primigenia economia di sussistenza. Ma possibilmente senza scorta, perché anche la scorta, purtroppo, inquina con quelle pistole, quegli occhiali, quegli auricolari e quelle auto blindate.