Originariamente Scritto da
Giustizia&Libertà
"Il mercato è ciò che si viene a creare quando gli uomini sono liberi"
Questo è sostanzialmente il pensiero dei liberali. Cerchiamo di capire perché i liberali hanno sostanzialmente ragione.
Immaginate che Fausto sia capace a produrre mobili in legno. Se qualcuno lo costringesse a produrre mobili per altre persone, Fausto sarebbe uno schiavo, giusto? È esattamente questa la definizione di schiavitù.
Uno stato liberale non può tollerare la schiavitù, di conseguenza Fausto viene liberato e una volta che è libero Fausto può decidere se:
1) Fare mobili per sé stesso e non dare niente agli altri
2) Fare mobili e regalarli
3) Fare mobili e darli ad altre persone in cambio di qualcosa
La terza opzione va a creare il cosiddetto "mercato", quella cosa che per i socialisti è tipo una parolaccia. Gli uomini liberi non sono schiavi: VENDONO.
Perché una cosa la puoi vendere? Perché è TUA. Perché è TUA? Perché l'hai creata tu, oppure perché colui che l'ha creata ti ha trasferito per sua volontà la proprietà dell'oggetto. Quindi la proprietà privata esiste in quanto non siamo schiavi.
Fin qui ci siamo? Siamo tutti d'accordo??
Proseguo: il delirio inizia però nel momento in cui i liberali sostengono che un terreno possa essere una proprietà privata. Solo ciò che è frutto del lavoro può essere proprietà privata! Un terreno, essendo semplicemente un pezzo della superficie terrestre, non può avere proprietari e di conseguenza non può essere venduto. La superificie terrestre infatti è stata creata dalla natura. La proprietà privata dei terreni è un po' come la proprietà privata dell'aria: è un po' come se una persona risucchiasse l'atmosfera terrestre in una sacca gigante, per poi proporre agli abitanti della terra di comprarla mentre stanno soffocando.
Immaginatevi di uscire di casa per andare nella vostra spiaggia "di fiducia".
Per strada c'è un tizio che cerca di vendervi delle magliette da lui fabbricate. Se voi gli rubaste una maglietta in pratica lo trattereste come uno schiavo: sarebbe un gesto violento.
Proseguite un altro po' e c'è un tizio che vuole vendervi acqua di montagna. L'acqua è un bene naturale, ma il tizio non vi sta vendendo l'acqua, bensì il servizio di trasporto e imbottigliamento: se non fosse per lui, voi dovreste andare in montagna e prendervi l'acqua da soli. Quindi anche lui vi sta vendendo lavoro e rubargli l'acqua sarebbe come schiavizzarlo.
Proseguite e finalmente arrivate alla spiaggia, ma non riuscite ad accedere perché qualcuno ha piazzato un cancello che fino a ieri non c'era.
Allora arrivo un tizio e vi dice: "Questa spiaggia adesso appartiene a me. Se vuoi entrare devi pagarmi".
Quale sarebbe la vostra reazione?
Io mi sentirei moralmente legittimato a scavalcare il cancello e se il tizio provasse a fermarmi gli tirerei un cazzotto nel bel mezzo della sua faccia di cazzo.
Se io avessi tirato un cazzotto al tizio che vendeva magliette per rubargliele l'illiberale sarei io, ma in quest'ultimo caso l'illiberale è colui che voleva impedirmi di entrare nella spiaggia: io mi sono solo difeso da un aggressore che voleva limitare la mia libertà di accedere alla spiaggia, allo stesso modo in cui il venditore di magliette si autodifenderebbe da uno che vuole rapinarlo.
È incredibile come i liberali, pur partendo da un'etica sostanzialmente corretta, non si rendano conto del fatto che la proprietà privata dei terreni abbia all'origine degli atti di ILLIBERALE prevaricazione. La terra è di tutti, PUNTO!
Questa era la parte filosofica. Passiamo a quella pratica.
È indubbio che noi umani necessitiamo dei nostri spazi privati, ma fate attenzione a non confondere la proprietà privata con il possesso.
Una volta che si prende atto del fatto che ogni centimetro quadrato del suolo terrestre appartiene a tutti quanti (cioè, alla collettività) esattamente come l'atmosfera terrestre, non è comunque sbagliato che ogni persona abbia il possesso di una piccola porzione del territorio dove può farsi i cazzi suoi in santa pace, MA quel terreno resta comunque di proprietà della collettività.
Poniamo quindi che la collettività abbia concesso a Paolo di possedere un pezzo di spiaggia per poter prendere il sole per i fatti suoi. Nel momento in cui la collettività stabilisce che quel pezzo di spiaggia va restituito alla collettività, così da ingrandire la spiaggia pubblica, Paolo deve sloggiare.
Con la proprietà privata la questione è diversa, soprattutto perché in ottica liberale la proprietà privata è inviolabile e quindi non c'è giuridicamente nessun modo di restituire quel pezzo di terreno alla collettività.
Comunque, a questo punto qualcuno potrebbe dire: "Si, ma anche un terreno può contenere lavoro: metti per esempio che uno abbia fatto il praticello all'inglese. Se non fosse per il suo lavoro lì ci sarebbero solo erbacce, quindi non è forse giusto dargli un compenso nel momento in cui cede il possesso del terreno?". La risposta è banale: NO!!
Torniamo infatti all'esempio del tizio che ha sbarrato la spiaggia. A voi cosa ve ne fregherebbe se lui vi dicesse: "Guarda che ho pulito le foglie!". Io gli risponderei: "Sono cazzi tuoi, nessuno ti ha chiesto di farlo. Sei libero di chiedere donazioni volontarie per il tuo prezioso contributo, ma non puoi pretendere che chi accede alla spiaggia sia obbligato a pagare il tuo servizio. Tutto quello che fai nella proprietà collettiva è da considearsi come un libero contributo alla collettività!".
Se parliamo di un terreno abitativo (che deve essere regolato da leggi specifiche) la questione è naturalmente più complessa, perché c'è anche una costruzione, la quale è frutto del lavoro, quindi ci può essere la proprietà privata della casa ma non del terreno.
Ebbene, in questo caso se la collettività si riprende il possesso del terreno tu puoi legittimamente chiedere tutti i soldi che servono per costruire una coppia identica della casa in un altro terreno abitativo.
Naturalmente lo stato, proprio per evitare queste rotture di coglioni, dovrebbe fare una pianificazione scrupolosa del territorio: i terreni abitativi devono essere limitati, la maggior parte della superficie deve essere suolo pubblico. Il suolo pubblico strategico non deve assolutamente essere reso suolo abitativo.
Quello che mi fa accaponare la pelle è che certi liberali vorrebbero cedere tutto il suolo pubblico ai privati, come se l'esistenza del suolo pubblico fosse praticamente un difetto.
Concludo: i liberali non si rendono conto di come questa cazzata ILLIBERALE della proprietà privata dei terreni sia l'origine di tutti i mali del liberismo, nonché quella cosa che rende deleteri tutti i loro discorsi. Infatti la libertà economica di cui parlano a vanvera ci sarebbe se una persona potesse mandare a fare in culo il suo datore di lavoro avendo come alternativa quella di sopravvivere coltivando il suo orticello, ma ovviamente per avere un orticello devi avere i soldi per comprare un terreno e per avere i soldi per comprare il terreno sei obbligato a prostituirti, dando il culo a chi possiede capitali/terra.
Immaginate invece che lo stato dia in possesso un pezzo di suolo pubblico a chiunque voglia produrre per sé stesso. Lo stato non chiederebbe soldi: chiederebbe soltanto di sfruttare al meglio il terreno dato in concessione. Se vede che lo fai deperire, lo dà a un altro che ha voglia di fare.