Originariamente Scritto da
Storie di Kraut
Da profano, ma con qualche base di biologia e fisiologia, chiedo a esperti veri (no amatori per corrispondenza, o pensionati autodidatti). Es. @
seneca
Si prega di non accorpare al thread generico, perché si tratta di una domanda specifica e credo importante.
Che io sappia, i vaccini tradizionali e ampiamente testati sono prodotti con una versione non attiva, o debolmente attiva, del microbo, in modo che il sistema immunitario lo riconosca e sviluppi gli anticorpi senza che l’organismo si ammali.
Leggo, però, che alcuni dei vaccini covid che sono in fase di trial utilizzano tecniche diverse. In pratica, se non ho capito male, il meccanismo consiste nell’infettare le cellule con un vettore che spinge le cellule stesse a produrre ed esporre le proteine di superficie del virus. In questo modo, il sistema immunitario attaccherebbe le cellule dell’organismo vaccinato, producendo gli anticorpi per le proteine che normalmente si troverebbero sulla superficie del virus.
Dovrebbero essere perlomeno quello italiano (Spallanzani), quello italo-britannico e quello americano (Moderna). Quest’ultimo, addirittura, con una tecnologia mai sperimentata prima.
La domanda, da profano, è: esiste il rischio che, in alcuni soggetti (allergici, psoriasici, persone predisposte a malattie autoimmuni varie), il sistema immunitario possa “prenderci gusto” (perdonate l’espressione) e, nel medio o lungo periodo, cominciare ad aggredire le cellule senza apparente motivo, scatenando delle patologie autoimmuni? I trial verificano che non ci siano effetti collaterali nel breve, ma chi mi garantisce che, vaccinandomi, dopo qualche mese o anno io non mi ritrovi con le mani rattrappite dall’artrite reumatoide, con i governi a fare spallucce perché “una correlazione non è dimostrabile”?
Cioè, non vorrei mai evitare una patologia per cui ho lo zero virgola zero di probabilità di schiattare ora, per ritrovarmi tra qualche anno con un problema molto più serio.
Esiste questa possibilità? La corsa al vaccino in tempi da record, contro una normale sperimentazione di molti anni, può escludere questo rischio nel 100% dei soggetti?