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Discussione: Brexit svizzera?

  1. #271
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    Predefinito Re: Brexit svizzera?

    Citazione Originariamente Scritto da Halberdier Visualizza Messaggio
    Mondo di Conte Oliver: un accordo può essere giudicato o si possono esprimere giudizi solo se prima è stato firmato.
    non male come svicolata dai


    ammetti di aver pestato una merdina e finiamola li..succede pure ai migliori
    Citazione Originariamente Scritto da Halberdier Visualizza Messaggio
    E quando ho detto una cosa del genere?
    Il tuo mondo è più variegato di quanto imaginassi.
    ......
    basta prendere un post a caso dei tuoi

    Citazione Originariamente Scritto da Halberdier Visualizza Messaggio

    La negoziazione è finita due anni fa. Quello è il risultato.
    Citazione Originariamente Scritto da Halberdier Visualizza Messaggio
    Per questo l'UE afferma da due anni che non vi saranno ulteriori negoziazioni e che l'accordo va firmato così com'è. La negoziazione è finita, il risultato è quello.
    Citazione Originariamente Scritto da Halberdier Visualizza Messaggio
    Al contrario, come detto e ripetuto l'accordo è stato definito nel 2018, e l'UE vuole che venga firmato al più presto così com'è. Ciò che trattiene il Consiglio federale dal farlo è la consapevolezza che, per quanto possa piacere all'UE e a qualche comitato d'affari, in Svizzera non piace a nessuno.
    “Productivity isn't everything, but, in the long run, it is almost everything. A country’s ability to improve its standard of living over time depends almost entirely on its ability to raise its output per worker.”
    — Paul Krugman

  2. #272
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    Predefinito Re: Brexit svizzera?

    Citazione Originariamente Scritto da Conte Oliver Visualizza Messaggio
    non male come svicolata dai
    È un grande onore ricevere una tale valutazione dal Re della specialità.
    Citazione Originariamente Scritto da Conte Oliver Visualizza Messaggio
    ammetti di aver pestato una merdina e finiamola li..succede pure ai migliori
    Succedesse, sapro cosa fare...
    Citazione Originariamente Scritto da Halberdier Visualizza Messaggio
    Tanto per parlare degli ultimi giapponesi...
    « Nebs: "È giunto il momento di firmare l'accordo quadro" »
    (NEBS = NUMES, Nuovo Movimento Europeo Svizzero)
    Citazione Originariamente Scritto da Conte Oliver Visualizza Messaggio
    da quando la negoziazione è in capo al movimento europeista svizzero?
    Citazione Originariamente Scritto da Halberdier Visualizza Messaggio
    E quando ho detto una cosa del genere?
    Il tuo mondo è più variegato di quanto imaginassi.
    Citazione Originariamente Scritto da Conte Oliver Visualizza Messaggio
    ......
    basta prendere un post a caso dei tuoi
    Post a caso che indicano che « la negoziazione è in capo al movimento europeista svizzero », come tu affermi che io avrei indicato nel mio messaggio da te quotato?

  3. #273
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    Predefinito Re: Brexit svizzera?

    Citazione Originariamente Scritto da Halberdier Visualizza Messaggio
    È un grande onore ricevere una tale valutazione dal Re della specialità.

    Succedesse, sapro cosa fare...
    ma dai succede a tutti pestare una merdina, te la prendi troppo

    dopo mille post in cui sostenevi che l'accordo era definitivo, una del due parti non lo ha firmato, facendoti fare una bella figura di cacca.....succede, non te la prendere

    Citazione Originariamente Scritto da Halberdier Visualizza Messaggio
    Post a caso che indicano che « la negoziazione è in capo al movimento europeista svizzero », come tu affermi che io avrei indicato nel mio messaggio da te quotato?

    Citazione Originariamente Scritto da Halberdier Visualizza Messaggio
    In effetti non sono i negoziatori che firmano un accordo...

    Edit:
    Tanto per parlare degli ultimi giapponesi...

    « Nebs: "È giunto il momento di firmare l'accordo quadro" »

    (NEBS = NUMES, Nuovo Movimento Europeo Svizzero)
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  4. #274
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    Predefinito Re: Brexit svizzera?

    Citazione Originariamente Scritto da Conte Oliver Visualizza Messaggio
    ma dai succede a tutti pestare una merdina, te la prendi troppo
    Perché dovrei prendermela per qualcosa che non è successo?
    Citazione Originariamente Scritto da Conte Oliver Visualizza Messaggio
    dopo mille post in cui sostenevi che l'accordo era definitivo, una del due parti non lo ha firmato, facendoti fare una bella figura di cacca.....succede, non te la prendere
    Figura di cacca? Ne dubito grandemente, a meno che tu non mi voglia indicare le modifiche effettuate da inizio 2019 ad oggi, e a seguito di quale trattativa, cosa che potrebbe dimostrare che NON era definitivo. Il fatto che sinora non sia stato firmato (non c'è in effetti nessuna data limite e di certo, purtroppo, non era ieri) non dimostra il contrario; non lo dimosterebbe neanche il suo auspicato rigetto per intero. A dimostrarlo saranno modifiche al testo dell'accordo, e possibilmente non puramente cosmetiche.
    Guarda, forse tendo troppo a credere che ciò che ho scritto nelle pagine precedenti sia stato tenuto a mente dai miei interlocutori, e soprattutto che ne tengano conto quando mi rispondono, ma a quanto pare così non è.

    P.s.: a proposito di merdine da pestare, ti sei finalmente reso conto che quel post, che continui a quotare senza capirlo, non dice ciò che credevi, e che soprattutto è diviso in due parti ben distinte?

  5. #275
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    Predefinito Re: Brexit svizzera?

    Citazione Originariamente Scritto da Halberdier Visualizza Messaggio
    Perché dovrei prendermela per qualcosa che non è successo?

    Figura di cacca? Ne dubito grandemente, a meno che tu non mi voglia indicare le modifiche effettuate da inizio 2019 ad oggi, e a seguito di quale trattativa, cosa che potrebbe dimostrare che NON era definitivo. Il fatto che sinora non sia stato firmato (non c'è in effetti nessuna data limite e di certo, purtroppo, non era ieri) non dimostra il contrario; non lo dimosterebbe neanche il suo auspicato rigetto per intero. A dimostrarlo saranno modifiche al testo dell'accordo, e possibilmente non puramente cosmetiche.
    Guarda, forse tendo troppo a credere che ciò che ho scritto nelle pagine precedenti sia stato tenuto a mente dai miei interlocutori, e soprattutto che ne tengano conto quando mi rispondono, ma a quanto pare così non è.

    P.s.: a proposito di merdine da pestare, ti sei finalmente reso conto che quel post, che continui a quotare senza capirlo, non dice ciò che credevi, e che soprattutto è diviso in due parti ben distinte?

    si sente lo stridore delle tue mani sul vetro da 1000 Km
    “Productivity isn't everything, but, in the long run, it is almost everything. A country’s ability to improve its standard of living over time depends almost entirely on its ability to raise its output per worker.”
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  6. #276
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    Predefinito Re: Brexit svizzera?

    Citazione Originariamente Scritto da Conte Oliver Visualizza Messaggio

    si sente lo stridore delle tue mani sul vetro da 1000 Km
    Penso sia piuttosto un rumore che non arriva da più di un metro da te.

  7. #277
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    Predefinito Re: Brexit svizzera?

    Due Svizzere e un passo falso nei rapporti con Bruxelles

    Dagli anni Novanta, dalla votazione sull’adesione allo Spazio economico europeo (1992), la società svizzera è profondamente spaccata a proposito dei rapporti con l’UE. Questa spaccatura si è recentemente acuita con le fasi finali del dibattito sul proposto Accordo Istituzionale. Alcune associazioni di cittadini hanno preso pubblicamente posizione schierandosi pro o contro il progetto. Tre sono molto attive: Progresuisse (favorevole), Autonomiesuisse e Kompass/Europa (contrarie). Progresuisse ha pubblicato una lista di 195 personalità che sostengono la sua posizione, Autonomiesuisse i 22 nomi che costituiscono la co-presidenza, Kompass/Europa è nata per iniziativa di Alfred Gantner, fondatore del colosso finanziario Partners Group.
    Scorrendo la lista dei 1.400 aderenti vi sono molte similitudini con Autonomiesuisse. Ora, pur con tutti i limiti e le approssimazioni del caso, i nomi pubblicati di entrambe le associazioni rappresentano uno spaccato della società svizzera ed è interessante il confronto.

    Nella lista Progresuisse vi sono 50 persone che sottolineano la loro qualità di «ex», vale a dire non più attivi o perlomeno non più presenti nella funzione che ha caratterizzato la loro carriera attiva. 33 sono i politici in carica per la maggior parte parlamentari federali di sinistra, 25 Rettori, professori d’università (preoccupati del possibile mancato accesso ai fondi europei di Horizon). Da aggiungere una dozzina di consulenti e una ulteriore dozzina di liberi professionisti più alcuni giornalisti. Per l’imprenditoria il presidente delle banche private svizzere e qualche presidente o consigliere d’amministrazione di società quotate.

    La rappresentanza di Autonomiesuisse è molto più coesa. Sui 22 nomi troviamo 2 politici, non vi sono rappresentanti delle varie categorie individuate sopra, perché gli altri 19 sono imprenditori quasi sempre proprietari o azionisti importanti delle loro ditte. Pare molto simile sia la lista dei 900 membri. In Progresuisse, marcata la presenza di coloro che hanno a suo tempo gestito in funzioni diverse la Svizzera, uniti a chi ne ha in parte oggi la gestione tramite la funzione politica e nel mondo accademico. Da un lato una parte influente dell’establishment nazionale, dall’altro la Svizzera che produce, parti importanti di quella imprenditoria medio-piccola che costituisce l’ossatura della nostra economia, che ha interessi che divergono da quelli delle multinazionali, talmente multi da diventare apolidi.

    Spaccatura anche nel ramo della metalmeccanica tra l’associazione Swissmem che raggruppa le grosse ditte del settore, pro Accordo, e la Swissmechanic che, con 1.400 soci che danno lavoro a 70.000 persone, vi si oppone. Non possiamo dimenticare l’opposizione dei sindacati.

    Sono il primo ad ammettere che le mie riflessioni si basano su campioni incompleti e su una mia superficiale analisi. Esami più completi e professionali penso però non giungerebbero a conclusioni molto diverse.

    Questa è una delle fratture, ma non l’unica, rispetto all’atteggiamento di gran parte dell’establishment svizzero sul tema dei rapporti con l’UE. Evitiamo però di dividerci in buoni e cattivi svizzeri, siamo tutti svizzeri che vedono in modo diverso le possibilità di assicurare in futuro il successo al Paese, ovviamente giudicando anche tramite la lente dei propri interessi. Purtroppo, i rapporti si sono inaciditi, i contatti sono diventati difficili o inesistenti e ciò non è un bene. Compito anche istituzionale del nostro Governo sarebbe di preoccuparsene per cercare di comporre le divergenze. Sfortunatamente sulla possibilità di successo di un simile intervento gravano i pesanti errori e orientamenti unilaterali del Consiglio federale nel passato.

    Nel 1992 la richiesta di adesione all’UE (!), richiesta che per oltre dieci anni non viene ritirata dando inizio alla politica dell’equivoco (fuori ma però non si sa mai, magari una simil-adesione), nel 2002 l’idea di un accordo istituzionale è nostra e non dell’UE, nel 2013 il Governo formula il mandato per le trattative con Bruxelles con un testo che è stato definito dilettantesco, anche l’infelice idea di accettare l’intervento della Corte europea nel caso di possibili controversie è svizzera. Date le premesse è uscito un progetto di accordo inaccettabile per noi. Nel 2018 la prima mossa intelligente, quella di sottoporre il testo a consultazioni nel Paese.

    Risultato: una serie di aspetti contestati oltre ai tre punti comunicati ufficialmente a Bruxelles, un’opinione pubblica in maggioranza fortemente contraria. Su questa base finalmente il Consiglio federale non può in sostanza che ammettere che l’Accordo non può venir accettato. L’incontro di Bruxelles è stato un atto di intelligenza politica e abile pragmatismo. Constata in termini diplomatici l’impossibilità di un accordo sulle basi proposte, le parti si prendono una pausa di riflessione, pur rimanendo in contatto.

    Tutto bene, salvo l’agitazione di alcuni parlamentari svizzeri in fregola di protagonismo che hanno reagito molto male e vorrebbero imporre al Consiglio federale - senza averne la competenza costituzionale - di tornare subito a negoziare. Passo falso e pericoloso che da un lato acuisce la spaccatura nel Paese, dall’altro indebolisce la posizione della Svizzera nei confronti dell’UE.
    https://www.cdt.ch/commenti/due-sviz...?_sid=q8kuhO0b

    P.s.: Un po' di note sparse.

    - Ho dato un'occhiata agli account Twitter di Ursula von der Leyen e della Commissione Europea dal 23 aprile ad oggi, e non nominano l'incontro con Guy Parmelin manco per caso. In compenso Von der Leyen parla del soddisfacente incontro con il neo-primo ministro del Kosovo. Tanto per ribadire l'importanza data all'incontro sull'altro lato del fronte negoziale.
    - Parrebbe che Parmelin abbia dichiarato che l'accordo è fortemente sbilanciato a favore dell'UE. Von Der Leyen avrebbe risposto dicendo che l'UE ancora aspetta che la Svizzera versi altri soldi. Alla fine s'arriva sempre a quelli, specie da quando uno dei contribuenti ha levato le tende...

  8. #278
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    Predefinito Re: Brexit svizzera?

    Accordo quadro: FFS sospese da un programma di ricerca dell'Unione europea
    Il progetto europeo mira a rendere il trasporto ferroviario più ecologico e competitivo.

    BERNA - Lo stallo nei negoziati sull'accordo quadro fra Berna e Bruxelles ha ripercussioni sulle FFS. L'Ue ha infatti sospeso la partecipazione della Svizzera al programma di ricerca "Partenariato europeo per la trasformazione del sistema ferroviario europeo".
    Sabine Baumgartner, portavoce delle Ferrovie federali svizzere, ha confermato oggi informazioni in tal senso pubblicate dalla Neue Zürcher Zeitung. L'Ue giustifica la misura con l'assenza della Confederazione dal nuovo programma di ricerca Horizon Europe.
    Secondo il quotidiano zurighese, la Commissione europea ha bloccato la partecipazione della Svizzera a causa dei mancati progressi sull'accordo quadro istituzionale. Inoltre, non vuole intavolare discussioni sulla ricerca finché Berna non avrà liberato il secondo contributo alla coesione europea, sospeso dalle Camere federali, aggiunge la NZZ.
    Il partenariato ferroviario europeo, al quale la Commissione Ue ha attribuito 10 miliardi di euro, mira a rendere i trasporti su rotaia più competitivi.

    Trasformazione ecologica - L'Unione europea ritiene che tali versamenti siano attesi fin dal 2013. Le Camere federali avevano subordinato il pagamento di nuovi fondi di coesione al riconoscimento da parte dell'Ue dell'equivalenza borsistica. Nel 2018, Bruxelles l'aveva respinta ritenendo insufficienti i progressi sull'accordo quadro.
    Le FFS vogliono partecipare al nuovo programma di ricerca sul trasporto ferroviario versando un contributo più elevato dell'ordine di diversi milioni, precisa la NZZ. Finora le Ferrovie federali svizzere avevano preso parte al programma per l'innovazione ferroviaria "Shift2Rail".
    «Siamo interessati ad aderire al nuovo programma per consentire un ulteriore sviluppo al settore ferroviario nel contesto europeo», hanno indicato dal canto loro le FFS all'agenzia Keystone-ATS. L'ex regia federale si dice fiduciosa che si potrà trovare una soluzione. «Vi sono varie forme di partecipazione possibile al programma da parte delle FFS».
    Il «Partenariato europeo per la trasformazione del sistema ferroviario europeo» è uno dei dieci progetti dell'Ue per incoraggiare la trasformazione ecologica e digitale. La Commissione europea vi ha assegnato 10 miliardi di euro.

    Lorenzo Quadri: «Un ricatto» - Sul questo «ricatto» da parte dell'UE Lorenzo Quadri ha deciso di presentare immediatamente un'interpellanza al Consiglio federale, chiedendogli se «anche questa volta starà a guardare». «A prescindere dalla reale portata del partenariato da cui le FFS sono state escluse, come valuta il Governo questa nuova iniziativa discriminatoria e ricattatoria nei confronti della Svizzera?», chiede fra le altre cose il deputato leghista.
    https://www.tio.ch/svizzera/politica...ne-euro-europe

    Citazione Originariamente Scritto da Halberdier Visualizza Messaggio
    [...] Von Der Leyen avrebbe risposto dicendo che l'UE ancora aspetta che la Svizzera versi altri soldi. Alla fine s'arriva sempre a quelli, specie da quando uno dei contribuenti ha levato le tende...
    Come dicevo, sempre ai soldi si arriva...

  9. #279
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    Predefinito Re: Brexit svizzera?

    Accordo quadro: basta!
    A Berna ora stanno giocando con le nostre carte sul tavolo

    Si alzano voci da tutte le parti dal mondo della politica, dell'economia e persino della popolazione, mettendo in guardia contro le gravi conseguenze per il modello democratico svizzero e per i diritti dei cittadini di un accordo quadro con l'UE e questo concerto di voci ha iniziato a dare i suoi frutti: il Consiglio federale ha assunto una posizione ferma nei confronti dell'UE. Il 23 aprile, il presidente Guy Parmelin ha incontrato a lungo il presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Come prevedibile, questo incontro non ha portato a un accordo sulle differenze sostanziali, ma ha ribadito la volontà di entrambe le parti di mantenere le loro ottime relazioni.
    Un grande successo per la Svizzera, e sul quale il Consiglio federale potrà capitalizzare. Ovviamente, Guy Parmelin, con il suo discorso calmo ma inequivocabile si è dimostrato perfettamente adatto alla comunicazione con Bruxelles.

    «Non possiamo firmare l'accordo così com'è»

    La dichiarazione del presidente della Confederazione alla conferenza stampa di Bruxelles è stata breve ma chiara: «Il Consiglio federale ha sempre affermato che la Svizzera desidera consolidare e sviluppare le sue relazioni bilaterali con l'Unione europea. Ma ha anche stabilito […] che la Svizzera non potrà firmare l'accordo quadro senza soluzioni soddisfacenti sulla protezione dei salari, sulla questione della direttiva sulla cittadinanza dell'Unione e nel settore dei sussidi statali». A seguito delle varie discussioni tecniche, è emerso che sussistevano ancora notevoli differenze tra le rispettive posizioni della Svizzera e dell'UE. «Non si tratta solo di questi tre punti in particolare, ma di una visione globale.»
    Ed è proprio vero: in effetti, questi "tre punti" di divergenza abbracciano l'intero problema dell'adozione del diritto comunitario e il ruolo della CGUE (Corte di giustizia dell'Unione europea) come Corte suprema: la concezione svizzera del diritto e dello Stato e quello dell'UE si evolvono in due mondi diversi. Questo sarà discusso più dettagliatamente di seguito.
    Nonostante le divergenze di opinione, il presidente della Commissione europea e il presidente della Confederazione svizzera si sono separati in buoni rapporti. Era importante incontrarsi di persona al più alto livello politico, ha detto Guy Parmelin. Si è quindi convenuto che saremmo rimasti in contatto e che i negoziati sarebbero proseguiti a livello tecnico (Livia Leu, Segretario di Stato / Stéphanie Riso, vicedirettore di gabinetto di Ursula von der Leyen). Ebbene sì, quindi ci separiamo agevolmente e senza stress: alla fine troveremo un modo per andare d'accordo, anche senza la chiusura dell'UE.

    Le commissioni parlamentari svizzere entrano in gioco

    Il 26 aprile il presidente Parmelin e il capo del DFAE Ignazio Cassis hanno informato le commissioni per gli affari esteri del Consiglio nazionale (CPE-N) e del Consiglio degli Stati (CPE-E) sui retroscena dei chiarimenti raggiunti con l'UE.
    Il CPE del Consiglio nazionale (che riunisce alcuni dei più accaniti sostenitori dell'UE in Parlamento) ha respinto, con 17 voti contro 8, un'interruzione dei negoziati - che il presidente della Confederazione Svizzera non aveva ancora proposto a Bruxelles - sollecitando il Consiglio federale a intensificare i negoziati con Bruxelles e sottoporre «a tempo debito» al Parlamento proposte sui punti ancora in discussione. «La maggioranza ritiene che si possa ancora ottenere un risultato soddisfacente», ha detto la presidente del CPE-N Tiana Angelina Moser (Verdi-Liberali / Zurigo) dopo l'incontro con i consiglieri federali. Tuttavia, non ha dimenticato di dire che una minoranza nella Commissione aveva «riserve fondamentali sull'accordo». Ha inoltre segnalato che alcuni membri della commissione avevano sottolineato che non spettava alle commissioni parlamentari condurre i negoziati e valutare la situazione, ma al Consiglio federale.
    È un'atmosfera completamente diversa quella che regna all'interno del Comitato del Consiglio per gli Stati. Non chiede esplicitamente al Consiglio federale di proseguire i negoziati, ma lascia che sia lui a decidere la via da seguire. Il presidente della Commissione Damian Müller (Radicali / Lucerna) ha accolto con favore la nuova determinazione del Consiglio federale: «Finora la Svizzera è sempre stata sulla difensiva, perché ci siamo accontentati di esprimere ciò che non volevamo». È giunto il momento, ha detto l'alto rappresentante parlamentare, di formulare chiaramente le nostre aspettative nei confronti di Bruxelles. Notevole dichiarazione, anche, di Christian Levrat, membro della commissione (Socialista / Friburgo), ex presidente del Partito socialdemocratico svizzero: ha chiarito che se l'UE non cambia posizione, l'accordo non vedrà la luce. Dal suo punto di vista, tuttavia, non sarebbe un disastro.
    È incoraggiante notare che sempre più svizzeri, di diversa estrazione politica, ne sono ora consapevoli.

    Principale ostacolo con l'UE: interpretazioni divergenti sulla libera circolazione delle persone

    La sera del 26 aprile si è svolta una conferenza stampa congiunta, organizzata dal Consiglio federale e dalle Commissioni di politica estera. L'effettiva presenza dei due consiglieri federali pose fine, alla maniera svizzera, alle folli voci secondo cui Ignazio Cassis era stato del tutto licenziato dal suo incarico di ministro degli Esteri quando il presidente Parmelin si era recato a Bruxelles senza di lui. La conferenza stampa si è concentrata sul caso attuale. La Svizzera ha fatto molti compromessi durante i negoziati, dice Parmelin, ma le «differenze con l'Ue rimangono fondamentali». Il signor Cassis ha citato il motivo fondamentale: «L'ostacolo nelle nostre controversie con l'UE risiede nella nostra interpretazione divergente della libera circolazione delle persone».
    Ottima analisi della situazione in formato sintetico - le differenze sono davvero fondamentali perché i concetti giuridici così come le strutture statali della Svizzera e dell'UE (che non è uno Stato, è vero, ma ha strutture simili a quelle di uno Stato) sono fondamentalmente diversi. Questa osservazione si applica non solo all'interpretazione della libera circolazione delle persone, ma anche al principio che ciò implica. In merito alla libera circolazione delle persone, il consigliere federale Cassis spiega la divergenza di punti di vista come segue: per la Svizzera la libera circolazione riguarda i professionisti e le loro famiglie, mentre l'UE esige la libera circolazione delle persone. Per tutti i cittadini di l'Unione.
    Un minuto, un piccolo chiarimento è d'obbligo. L '«interpretazione» svizzera su questo punto si basa sull'Accordo sulla libera circolazione delle persone, uno degli accordi facenti parte degli «Accordi bilaterali I» (del 1999) tra l'UE e la Svizzera, accordi che sono stati approvati dagli elettori svizzeri nelle urne del voto popolare. L '«interpretazione» dell'UE, invece, si basa sulla «Direttiva sulla cittadinanza dell'Unione» (EUCD), che non ha valore legale per la Svizzera, poiché né il Parlamento né il popolo non l'hanno mai approvata. Quando i negoziati sull'accordo quadro sono iniziati nel 2013, l'EUCD non è mai stato discusso, e non più tardi del 2017, quando il consigliere federale Ignazio Cassis ha assunto la guida del dipartimento della politica estera svizzera, ha affermato che l'EUCD rappresenta una «linea rossa» per la Svizzera, e sono sicuro fosse sincero. E all'improvviso, di punto in bianco, dovremmo adottare questa direttiva che quasi nessuno svizzero ha mai visto o letto, figuriamoci compreso in tutte le sue implicazioni!

    È così che, secondo l'accordo quadro, funzionerebbe l'adozione del diritto comunitario

    Nel testo dell'accordo quadro non c'è una parola riservata alla direttiva europea sulla cittadinanza, ma non è sembrato utile. In effetti, secondo questo accordo, non saremmo più noi svizzeri, ma la Commissione europea e la Corte di giustizia della Comunità europea (CGUE) a determinare congiuntamente la legge comunitaria che la Svizzera dovrebbe adottare. Ai sensi dell'articolo 1, paragrafo 3, l'accordo disciplina la «procedura per l'adozione di atti giuridici dell'Unione europea» - «solo», come si dice, per quanto riguarda i cinque accordi, noti come accesso al mercato, e potenziali affari futuri, ma è già molto. Di per sé, l'accordo sulla libera circolazione delle persone aprirebbe un vaso di Pandora. Ad esempio, secondo la Commissione europea, la direttiva europea sulla cittadinanza fa parte del diritto alla libera circolazione delle persone e dovrebbe quindi essere adottata dalla Svizzera con tutti i suoi sviluppi futuri.
    Se la Svizzera non fosse d'accordo con questa «interpretazione», entrerebbe in gioco l'articolo 4 dell'accordo quadro: secondo il paragrafo 1, «i pertinenti accordi e atti giuridici dell'Unione europea, [...] sono interpretati e applicati in modo uniforme». Se si tratta di «concetti di diritto dell'Unione», «le disposizioni e gli atti sono interpretati e applicati conformemente alla [...] giurisprudenza della CGUE (articolo 4, paragrafo 2).» È chiaro? Con l'accordo quadro, la Svizzera lascerebbe quindi alla CGUE il compito di decidere su queste «questioni di interpretazione» e su molte altre questioni essenziali. Secondo Carl Baudenbacher, presidente da molti anni della Corte di giustizia dell'EFTA e che conosce il diritto dell'UE meglio di chiunque altro, gli atti giuridici e gli accordi stipulati dall'UE riguardano quasi sempre «termini conformi al diritto dell'Unione». E dopotutto, ha senso.
    Il tribunale arbitrale, che qualche astuto europeista dell'Amministrazione federale hanno nel frattempo proposto (presumibilmente perché noi svizzeri, nella nostra storia, abbiamo generalmente un atteggiamento positivo nei confronti dei tribunali arbitrali) è certamente regolato in senso longitudinale, ampio e trasversale dall'art. 10 dell'accordo quadro, ma secondo Carl Baudenbacher serve solo da foglia di fico al potere onnipresente della Corte di giustizia europea. Quest'ultimo certamente non si pronuncerà troppo spesso a favore della Svizzera, in quanto si tratta di un tribunale della controparte. Tuttavia, pure gli Stati membri dell'UE hanno finora ottenuto molto raramente un successo legale con la Corte di giustizia europea in caso di disaccordo con la Commissione europea ...
    Tutto questo è molto lontano dalla concezione svizzera dello Stato e del diritto ...

    Una parola sul contenuto della direttiva europea sulla cittadinanza

    La «Direttiva 2004/38/CE del Parlamento e del Consiglio Europeo del 29 aprile 2004 sul diritto dei cittadini dell'Unione e dei loro familiari di circolare e risiedere liberamente nel territorio degli Stati Membri» (EUCD ) corrisponde approssimativamente, ma non interamente, ai diritti dei cittadini svizzeri sul territorio svizzero. Offre alle persone di tutti gli stati dell'UE un ampio diritto di soggiorno in altri stati dell'UE, anche se sono disoccupati, un diritto di soggiorno permanente dopo cinque anni, il diritto all'assistenza sociale anche per i familiari provenienti da fuori dell'UE e protezione estesa per criminali contro la deportazione. L'obiettivo dell'EUCD è un tentativo disperato di «trascinare» i cittadini a un «senso di appartenenza» all'UE: «Se ai cittadini dell'Unione che hanno deciso di stabilirsi stabilmente negli Stati membri ospitanti fosse concesso il diritto di residenza, questo rafforzerebbe il loro senso di cittadinanza dell'Unione e darebbe un contributo decisivo alla coesione sociale, obiettivo fondamentale dell'Unione». (Considerante 17) E per l'attuazione di questa ideologia (abolizione strisciante degli stati-nazione con l'obiettivo di sviluppare uno stato unitario europeo, che nessuno vuole tranne i burocrati dell'UE), hanno sviluppato questo tipo di legge mostruosa...
    Naturalmente, i diritti garantiti dall'EUCD non si estendono fino ai diritti dei cittadini sanciti nelle costituzioni di diversi paesi - con 500 milioni di persone sparse in 27 paesi, ciò non sarebbe realizzabile. Tuttavia, l'innesto di questa struttura probabilmente significa anche pesanti oneri finanziari e sociali aggiuntivi per molti Stati membri.
    Per la Svizzera, con i suoi alti stipendi, l'alto costo della vita e le buone prestazioni sociali, essere costretti ad adottare la direttiva europea sulla cittadinanza sarebbe devastante. Al momento è già abbastanza allettante migrare nel sistema di protezione sociale svizzero, perché tutti sanno che i suoi benefici sono molte volte, se non decine di volte, superiori a quelli di praticamente tutti gli stati dell'UE. Quando si tratta di vita reale, anche alcuni redattori della Neue Zürcher Zeitung, un tempo sostenitori unanimemente zelanti dell'accordo quadro, falliscono apertamente. Nell'edizione online del 28 aprile, l'articolo di Fabian Schäfer sulla direttiva sulla cittadinanza dell'UE era intitolato: «Due anni di lavoro, poi protezione sociale e infine il diritto di soggiorno permanente - Perché il Consiglio federale persiste nel suo rifiuto del principale punto di contesa con l'Unione Europea». Schäfer prosegue: «Le posizioni negoziali rivelate dal Consiglio federale sull'accordo quadro mostrano quanto sia fondamentale l'opposizione alla direttiva sulla cittadinanza dell'Unione».
    Con la EUCD, la popolazione attiva svizzera rischierebbe quindi di dover aiutare a nutrire un numero crescente di beneficiari di assistenza sociale che non avrebbero mai contribuito ai nostri sistemi di protezione sociale, finché la nostra prosperità sarà ricondotta alla media europea. È quindi più prudente, anche per ragioni economiche, che un piccolo Stato di democrazia diretta e federalista prosegua la propria strada nel modo più indipendente possibile, in collaborazione con i suoi vicini.

    Come il fuoco e l'acqua

    Passiamo ora brevemente agli altri due "punti critici" inclusi nei negoziati dell'accordo quadro. Per quanto riguarda la questione delle sovvenzioni governative che l'UE intende sottoporre al suo divieto in linea di principio, nell'accordo quadro così come negli accordi successivi, ci torneremo in un'altra occasione. Questa è la minaccia al servizio pubblico che, nella tradizione svizzera, è di grande importanza per tutte le fasce della popolazione e tutte le regioni del Paese, perché fa parte dei nostri valori fondamentali fondati sul principio del mutuo soccorso seguendo il modello cooperativo.
    Riguardo al terzo punto, la tutela dei salari, Cassis ha dichiarato, durante la conferenza stampa del 26 aprile, che «anche le misure di accompagnamento sarebbero oggetto di una valutazione differenziata: mentre per la Svizzera il tema principale era la tutela dei salari, per l'UE, d'altra parte, queste misure rappresentavano una violazione della concorrenza». Sulla stampa, un «funzionario pubblico europeo» ha ribadito che l'UE riconosce il principio «a lavoro uguale, uguale retribuzione». Aggiungendo che la Svizzera dovrebbe certamente essere in grado di adottare misure purché «proporzionate e non discriminatorie». Siamo quindi di fronte a due mondi completamente diversi!
    In effetti, la legge europea sul distacco dei lavoratori salariati, con il suo sistema di monitoraggio esteso e ampiamente digitalizzato, è ben lontana dai controlli intensivi ed efficaci sui cantieri e nella ristorazione organizzati in Svizzera congiuntamente da sindacati e associazioni dei datori di lavoro - attraverso l'interazione federalista e democraticamente coordinata.
    Per i sindacati svizzeri e per i socialdemocratici, le misure di accompagnamento sono state, nel 1999, una condizione indispensabile per l'accettazione dell'accordo sulla libera circolazione delle persone e quindi degli accordi bilaterali I. E funzionano! Non sorprende quindi che il PS ei sindacati siano determinati a mantenere le misure di accompagnamento progettate dalle parti sociali svizzere.

    Vista in prospettiva

    Tra tutti gli svizzeri giunti alla conclusione che non dovremmo «pagare un prezzo alto» in cambio dell'accordo quadro, c'è l'economista Gerhard Schwarz, a lungo redattore capo del dipartimento di economia della «Neue Zürcher Zeitung» e, fino al 2016, direttore del think tank «Avenir Suisse». L'autore prosegue: «Sarebbe più giudizioso non sollevare aspettative troppo alte rispetto alla politica perseguita nei confronti dell'UE e considerare che un certo periodo, anche senza nuovi accordi, non sarebbe una catastrofe, ma semplicemente una dimostrazione di pazienza strategica». Gerhard Schwarz giunge così alla stessa conclusione di Christian Levrat, membro del Consiglio degli Stati, presidente uscente del PS: «Non è assolutamente vitale, come troppo spesso si sostiene, stabilire nuovi accordi e un quadro istituzionale con l'UE».
    La Svizzera riuscirà senza dubbio a mantenere il suo posto al centro dell'Europa, come piccolo Stato cooperativo che attribuisce la massima importanza alla libertà e ai propri approcci decisionali. Finora si è dimostrata capace di sviluppare «piani alternativi» creativi e flessibili quando necessario. «Il Consiglio federale riflette e resta aperto alle alternative», ha risposto il presidente Parmelin a un giornalista di Bruxelles. Inoltre, fintanto che non saremo sotto la minaccia di sanzioni illegali e contrarie agli accordi, saremo lieti di fornire contributi adeguati ai progetti pertinenti, in particolare quelli a favore degli Stati membri più poveri dell'UE. Infatti, tutto diventa molto semplice quando sai cosa vuoi e soprattutto cosa non vuoi.
    https://www.zeit-fragen.ch/fr/archiv...ca-suffit.html
    (originale in francese, traduzione di Google e mia)

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    Predefinito Re: Brexit svizzera?

    Citazione Originariamente Scritto da Halberdier Visualizza Messaggio
    Accordo quadro, «Svizzera responsabile in caso di fallimento»
    Secondo un documento, Bruxelles vuole che Berna prenda l’iniziativa e la considera responsabile del possibile fallimento dei negoziati

    A pochi giorni dall’incontro tra il presidente della Confederazione Guy Parmelin e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, il verbale di una riunione rivela quali siano gli apprezzamenti e le aspettative dell’Unione europea (UE). Secondo il documento, Bruxelles vuole che Berna prenda l’iniziativa e la considera responsabile del possibile fallimento dei negoziati sull’accordo quadro istituzionale.
    [...]
    Bruxelles sostiene che durante i cinque incontri tra la segretaria di Stato Livia Leu, capo negoziatrice elvetica, e Riso, la Svizzera avrebbe respinto un piano di discussioni e non vi sarebbero stati progressi.
    https://www.cdt.ch/svizzera/accordo-...?_sid=JiREIuAw
    Aggiornamento:
    Accordo quadro: nessuna proposta da Berna? Non proprio
    Pubblicati alcuni stralci del documento confidenziale che scagionerebbero il Consiglio federale, accusato di non aver cercato soluzioni: le proposte erano 18, ma Bruxelles le ha respinte tutte

    Il mandato negoziale affidato dal Consiglio federale alla capo negoziatrice con l’UE Livia Leu (diplomatica subentrata l’anno scorso a Roberto Balzaretti) comprendeva 18 proposte di soluzione per adattare l’accordo quadro istituzionale, proposte però difficilmente accettabili da Bruxelles. Ad affermarlo è il SonntagsBlick, che oggi pubblica alcuni stralci del documento confidenziale, che si rifà alle decisioni prese dal governo nel novembre 2020. Secondo il domenicale - che al suo articolo dà il titolo «Abbondante lista dei desideri» - il testo scagiona l’esecutivo dall’accusa proveniente dall’UE di non aver avanzato proposte, ma nel contempo porta acqua al mulino di chi sostiene che il margine di manovra concesso a Leu fosse troppo ristretto per riuscire a fare progressi sul dossier.
    https://www.cdt.ch/svizzera/accordo-...?_sid=ETwh9WQl

    A quanto pare l'iniziativa l'avevano già presa...

    Accordo quadro: le mosse di Berna e un altolà dal Ticino
    La Confederazione ha sottoposto 18 proposte all’UE per adattare il testo sull’intesa istituzionale - Il Cantone intanto ha preso posizione ribadendo il suo giudizio negativo sul progetto: «Non ci sono le condizioni necessarie per giungere a una firma»
    Accordo quadro: le mosse di Berna e un altolà dal Ticino


    Il mandato negoziale affidato dal Consiglio federale alla capo negoziatrice con l’UE Livia Leu comprendeva 18 proposte di soluzione per adattare l’accordo quadro istituzionale, proposte però difficilmente accettabili da Bruxelles. Il SonntagsBlick ha pubblicato alcuni stralci del documento confidenziale, che si rifà alle decisioni prese dal Consiglio federale nel novembre 2020, prima di riprendere le discussioni con l’Unione.
    Secondo il domenicale, il testo scagiona l’Esecutivo dall’accusa proveniente dall’UE di non aver avanzato proposte, ma nel contempo porta acqua al mulino di chi sostiene che il margine di manovra concesso alla segretaria di Stato Livia Leu fosse troppo ristretto per riuscire a fare progressi sul dossier.
    Il Consiglio federale, in tema di cittadinanza europea, insiste nell’escludere esplicitamente sette aree, che includono il diritto di residenza permanente dei cittadini UE, oltre ai diritti per i non occupati, i licenziati e quelli in cerca di lavoro, e una maggiore protezione contro l’espulsione. L’UE dal canto suo, dopo l’incontro tra il presidente della Confederazione Guy Parmelin e la presidente della Commissione UE Ursula von der Leyen, aveva ribadito che la libera circolazione riguarda le persone e non solo i lavoratori. Il mandato stabilisce anche un quadro ristretto per la protezione dei salari. «L’effetto protettivo delle misure attualmente in vigore» deve essere mantenuto – indipendentemente dall’ulteriore sviluppo del diritto dell’UE e dalla giurisprudenza della Corte di giustizia dell’UE. Per Bruxelles tuttavia, le richieste elvetiche (obbligo di annuncio e di cauzione, frequenza dei controlli dei salari) vanno troppo lontano. Intanto il Consiglio di Stato ha preso posizione contro il progetto di accordo.

    Pollice verso a Bellinzona

    Interpellato dalla Conferenza dei Governi cantonali (una consultazione è stata promossa dopo la trasferta di Parmelin a Bruxelles), il Governo ticinese dice di non ravvisare le condizioni necessarie per giungere a una firma e di non ritenere opportune eventuali ulteriori concessioni negoziali sui punti ancora aperti.
    Particolarmente problematici sono la questione della cittadinanza e delle misure di accompagnamento. Il recepimento della direttiva europea «comporterebbe conseguenze estremamente pesanti per il Ticino», scrive il Governo. Anche in caso di recepimento solo parziale, il Ticino chiede che la Svizzera non sia tenuta ad adottare il cambiamento di responsabilità riguardo le indennità di disoccupazione per i frontalieri. Se tale regolamento ricadesse nell’ambito della direttiva sulla libera circolazione, si aprirebbe la porta al versamento delle indennità e la pressione sul mercato del lavoro aumenterebbe. Il Cantone quindi si oppone a tematizzare la direttiva nelle trattative con l’UE, «poiché cagionevole di enormi danni socio-economici al nostro territorio».

    Misure decisive

    Viene considerato inaccettabile anche un indebolimento delle misure di accompagnamento e di tutela dei salari, «che diventerebbe ineluttabile se questi ambiti dipendessero dagli sviluppi del diritto comunitario e dalla giurisprudenza della Corte di giustizia europea. Le misure di accompagnamento vanno quindi considerate un punto irrinunciabile per ulteriori discussioni con Bruxelles. Il Ticino infine esprime la sua contrarietà ai meccanismi concernenti il recepimento dinamico del diritto europeo e al ruolo della stessa Corte nel campo della composizione delle controversie. Considerate le «importanti concessioni» già fatte dalla Svizzera su questi aspetti e la mancanza di progressi a livello di libera circolazione, il Governo ribadisce il suo no all’accordo.
    https://www.cdt.ch/svizzera/accordo-...O&refresh=true

 

 
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