Sono dei dolcetti sui quali @chicca.s è un po' fissata... ma forse è meglio se chiedi a lei: in materia è una vera esperta.
Sono dei dolcetti sui quali @chicca.s è un po' fissata... ma forse è meglio se chiedi a lei: in materia è una vera esperta.
Era una notte buia e tempestosa.
Quando d’improvviso echeggiò uno sparo, o forse era un bacio, o forse era una finestra che sbatteva perché qualcuno la aveva chiusa male. E si sa che nelle notti buie e tempestose le finestre chiuse male sbattono, e qualcuno potrebbe confondere il rumore della finestra che sbatte con quello di uno sparo, mentre qualcun altro, più romantico, potrebbe pensare ad un bacio particolarmente appassionato.
Comunque la notte era buia, quindi non si poteva vedere, quindi non ci sono testimoni oculari.
Però uno pensa che, se fosse una finestra che sbatte, sicuramente si sentirebbe una voce femminile gridare ad Alfredo o chi per lui: “chiudi quella cazzo di finestra che se continua a sbattere non riesco a dormireeeee!”
Ma la notte era anche tempestosa, quindi il grido disperato avrebbe potuto essere coperto dal vento, oppure portato in una direzione diversa da quella da cui noi stiamo appostati con i nostri impermeabili e i nostri cappelli. L’ombrello no, perché il vento lo ha portato via.
Però, però. C’è sempre il solito Pierino che è più intelligente degli altri e che ci viene a raccontare che, se abbiamo sentito la finestra sbattere, avremmo dovuto sentire anche il grido successivo, perché il vento portava i suoni verso di noi. Ma noi non abbiamo sentito nessun grido, quindi Alfredo non aveva chiuso male la finestra, e d’altra parte nessuno era stato colpito da una pallottola, altrimenti avremmo sentito l’inconfondibile “aaaaargh!” di chi viene colpito da una pallottola: lo abbiamo visto in tutti i film di John Wayne, e anche in quelli di Richard Widmark.
Allora era un bacio. Ma i baci fanno rumore? E certo che fanno rumore, i baci veri s’intende, non quelli che ti dà la nonna insieme ai 50 euro per la serata. Un bacio di quelli veri fa un baccano che sveglia i santi del Paradiso, che si guardano in giro e si scoprono tristi anche là, perché li invidiano un po’, quelli capaci di darsi un bacio così. E poi due che si amano in quel modo fanno anche sbattere le porte della notte nel buio, e allora vedi che capisci cosa è stato a fare quel rumore.
Ma … un momento: e dove sono questi che si amano tanto da darsi un bacio che fa sbattere le porte della notte e risveglia i santi del Paradiso? Io non li vedo. Ma è buio, non puoi vederli, e poi c’è la tempesta: era una notte buia e tempestosa.
Quando d’improvviso echeggiò uno sparo, o forse era un bacio, o forse.
@ Blue.
Che significa sclerare?
Te lo spiego subito... mettiti comoda.
Una specie d'amore
Stamattina, la Polda si è alzata storta. Suo marito, che in genere si butta giù dal letto all'alba e porta fuori il cane, non c’è: non è a letto, non è in cucina e nemmeno in bagno. E il cane, vicino alla porta, mugola perché vuole uscire e sa che se prova a farla sul pavimento gli arriva una ciabattata sul didietro. Ma è allo stremo…
La Polda, incazzata, si veste in fretta e porta giù la bestia per non correre rischi… "Appena torna, mi sente!" – ringhia tra sé. Intanto, il cane al guinzaglio la trascina di corsa dietro a una cana di suo gradimento e lei ha già il braccio che le fa male: quello che le hanno operato l'anno scorso quando si è rotta un tendine cadendo dalla scala. Tira, il maledetto, come tira… e lei, con una smorfia di dolore, si domanda chi è al guinzaglio di chi, perché è sempre il cane a decidere dove andare, a che velocità e per quanto tempo. Strano che suo marito non si lamenti mai quando la bestia la porta fuori lui. Polda ha l'impressione che con lui l'animale sia più calmo, meno prepotente… e questo la fa incazzare anche di più.
Quando torna di sopra, l'umore è più nero del caffè forte che stamattina non ha ancora bevuto. Prima di preparare la moka, fa un giro per i 55 metri quadri del loro appartamento, a passo marziale e pronta a dirne quattro a quello smidollato che ha sposato, ma di lui non c’è traccia. La Polda è perplessa: vuoi vedere che è uscito per una commissione e, magari, gli è successo qualcosa? Si sarà sentito male, l'avranno investito e portato all'ospedale privo di conoscenza e senza documenti… già, perché uno che esce un attimo non pensa certo di portarsi appresso la carta d'identità. E se, putacaso, l'hanno portato all'ospedale svenuto e senza documenti addosso, non sapranno certo chi è e non possono avvisare la famiglia.
"La famiglia… io!" – geme la Polda torcendosi le mani, indecisa se chiamare i carabinieri o l'ospedale. E' preoccupata confusa incazzata e non sa che cosa fare. Proprio in quel momento squilla il telefono e lei quasi si rompe una gamba per precipitarsi a rispondere. La sua voce… è salvo!
"Razza di cretino, si può sapere dove sei finito!", gli grida al telefono. Lui accenna una spiegazione, ma alla Polda non interessa perché la sua voce lo sovrasta… e dalla sua bocca sgorgano, come onde in tempesta, le parole amare trattenute per una vita, aggravate dalla preoccupazione accumulata nell'ora precedente. Nell'impeto di tirar fuori tutta l'amarezza accumulata, si accalora grida si agita sclera e non misura più niente: né il tono di voce né quello che dice.
Il silenzio, dall'altra parte, è totale… anche quando la Polda, a corto di argomenti e di fiato, ha svuotato il suo vaso di Pandora coniugale. Gliene ha dette tante, ma tante, che questo silenzio la sconcerta. Sibila un "Ci sei?" e riceve in risposta soltanto un sospiro esasperato. Lo incalza con un "Beh, non hai niente da dire?". E lui, con la voce appena più forte di un sussurro: "Sono alla stazione, sto partendo. Ti ho lasciato un biglietto sopra il comò. Ciao." E chiude la comunicazione.
La Polda, stravolta, si precipita in camera da letto e solo in quel momento nota sul mobile un foglio piegato in due, sotto una foto incorniciata di quando erano in viaggio di nozze.
Quando ci hanno scattato questa foto non lo sapevo ancora, ma avevo appena sposato un mostro… e, a starti vicino, un po' lo sono diventato anch’io. Mi manca l'aria perché tu hai occupato ogni spazio vuoto, hai cancellato tutti i colori fino a farmi diventare un'ombra insignificante e apatica. Me ne vado, per cercare di raccogliere quel poco di buono che di me è rimasto. Non sfogarti col cane, povera bestia: lui non ha colpe. E dagli una carezza per me.
Addio, P.
@standing bull A rivanazzano ormai le suorine hanno chiuso, e il ciabot non è più di moda.
Ci sarebbe un osteria a voghera verso medassino che ha un vino spettacolare e dei buoni agnolotti col brasato.
Però quando vado a voghera mi piglia lo spleen e la malinconia, manco la mia infanzia non fosse stata quella merda di azteco che di fatto è stata.
Ringo: Ok, avete sistemato la foto, ma come avete fatto a convincere quei tre testoni - che già stavano litigando a morte - a mettersi d'accordo per usarla come copertina del disco?
Barbara: bah... col solito sistema, li abbiamo ammazzati tutti e sostituiti con controfigure: con Paul è stato facile, ne avevamo rimasta una di quelle già pronte nel '67, quando lo dovemmo ammazzare e sostituire perché si opponeva a quella splendida copertina di Sergeant Pepper1, no, ma dico io... si potrà?
Ringo: Ma non è stato un po' troppo "esagerato" come sistema?
Barbara: Ma no, ha i suoi vantaggi: pensa a quel coglione americano che crede di aver ammazzato il vero John...
Ringo: Cazzo! comunque avete fatto un lavoretto coi fiocchi... non me ne sono nemmeno accorto...
Barbara: Ohé, cretinetti! hai un attacco di alzheimer? TUTTI E QUATTRO li abbiamo ammazzati e sostituiti... non è che ti sei immedesimato troppo nella parte?
1) Cfr. Toro Seduto, "THE TRUE STORY OF SERGEANT PEPPER'S COVER", London, 1967