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  1. #71
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    Predefinito Re: Italexit lancia corso di formazione economica online : le date

    Citazione Originariamente Scritto da Kavalerists Visualizza Messaggio
    Perchè i sovranisti di destra, sotto sotto ( ma senza manco dover scavare poi tanto ), sono liberisti.
    liberisti dal volto umano
    «che giova ne la fata dar di cozzo?»

    “Grande è la confusione sotto il cielo, la situazione è ottima”

  2. #72
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    Predefinito Re: Italexit lancia corso di formazione economica online : le date

    Altra importante osservazione:

    “La politica chiave che i sostenitori della MMT hanno avanzato da questa premessa teorica è quella che chiamano un lavoro governativo garantito. A tutti verrà garantito un lavoro se lo desiderano o ne hanno bisogno; il governo impiegherà i disoccupati su progetti; o li pagherà affinché ottengano un lavoro. La maggior parte delle persone lavora per società capitaliste o per il governo, ma la disoccupazione rimane e può riguardare una parte considerevole della forza-lavoro. Quindi il governo dovrebbe agire come un ‘datore di lavoro di ultima istanza’. Non sostituirà le società capitaliste, ma raccoglierà quelli in età lavorativa che il capitale non è riuscito a impiegare. Come dice Randall Wray: “Sarebbe come creare una scorta di lavoro”. Potresti definirlo una rete di protezione del governo in favore del capitalismo (per usare la parola corrente che domina i negoziati sulla Brexit tra il Regno Unito e l’UE).

    Bill Mitchell è un eminente economista MMT australiano e ha promosso instancabilmente campagne per la garanzia governativa sul lavoro. Egli la descrive come “un programma di impiego pubblico a tempo indeterminato che offre un lavoro a un salario di mera sussistenza (minimo) a chiunque desideri lavorare ma non trova lavoro… I posti di lavoro garantiti hanno salari minimi che non sono in concorrenza con la struttura salariale del settore di mercato. Non potendo competere con il mercato privato, il lavoro garantito eviterebbe le tendenze inflazionistiche del keynesismo vecchio stile, che tentava di mantenere il pieno utilizzo delle risorse tramite posti di lavoro tradizionali”.

    Garantire un lavoro per tutti sembra fantastico. Ma a quanto pare, non sarà un lavoro che percepisce un salario con cui le persone possono vivere. No, sarà solo un “salario minimo” per assicurarsi che non sia “in concorrenza con la struttura salariale del settore privato”. In altre parole, aziende come Amazon o WalMart, o le piccole attività commerciali, continueranno a essere in grado di pagare ai propri lavoratori salari molto bassi (pari o quasi al minimo) senza interferenze da parte di alcun lavoro garantito, poiché tali posti di lavoro saranno retribuiti di meno.

    Pertanto, i posti di lavoro garantiti rappresentano una rete di protezione per il settore privato; senza rimpiazzarlo. Ecco di nuovo Bill Mitchell: “Il governo gestisce una scorta di posti di lavoro per assorbire i lavoratori che non sono in grado di trovare un impiego nel settore privato. La scorta si espande (diminuisce) quando l’attività del settore privato diminuisce (si espande). Il lavoro garantito svolge questa funzione di assorbimento per ridurre al minimo i costi associati all’andamento dell’economia. Così il governo assorbe continuamente i lavoratori cacciati dal settore privato. Ai dipendenti ‘di scorta’ verrebbe pagato il salario minimo, che definisce un salario minimo per l’economia”.

    In un certo senso, questo mi ricorda l’idea del reddito di base universale (Universal basic income – Ubi). Anche l’Ubi è una sorta di rete di protezione del capitalismo, fornendo un reddito di base alle persone anche se non lavorano. Il lavoro garantito, invece, offre un salario minimo se vuoi lavorare. Ma entrambi non minacciano o sostituiscono la struttura salariale del settore capitalista o le decisioni del capitalista su chi impiegare e a quali condizioni. Come dice Mitchell: “Per evitare di disturbare la struttura salariale del settore privato e garantire che il lavoro garantito sia coerente con un’inflazione stabile, il tasso salariale del lavoro garantito è meglio fissarlo al livello del salario minimo”.

    E che tipo di lavoro darà? Per definizione, non saranno posti di lavoro qualificati in quanto il governo assumerà gli esclusi dal mercato. Ma questi saranno comunque utili in progetti non-profit come la costruzione di strade, ponti, ecc: “molte attività socialmente utili tra cui progetti di rinnovamento urbano e altri ambientali ed edilizi (rimboschimento, stabilizzazione delle dune di sabbia, controllo dell’erosione della valle del fiume e simili), l’assistenza personale ai pensionati e altri programmi comunitari. Ad esempio, gli artisti creativi potrebbero contribuire all’educazione pubblica come inttrattenitori peripatetici”.


    Il lavoro garantito, dunque, serve a fornire posti di lavoro solo al salario minimo. Ciò mi ricorda anche le famigerate “riforme” del lavoro Hartz in Germania all’inizio degli anni 2000 che hanno creato programmi per i disoccupati al minimo salariale. Il tasso di disoccupazione è diminuito, ma i salari reali sono rimasti fermi. Mentre la disoccupazione è al livello più basso dalla riunificazione tedesca nel 1990, circa il 9,7% dei tedeschi in attività vive ancora al di sotto della soglia di povertà, definita come reddito pari a circa 940 euro al mese o meno. In effetti, i lavoratori poveri sono aumentati rispetto al 7,5% del 2006 e oggi, secondo i dati di Eurostat, la loro quota è addirittura maggiore della media UE che è del 9,5%.”

  3. #73
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    Predefinito Re: Italexit lancia corso di formazione economica online : le date

    Citazione Originariamente Scritto da Leviathan Visualizza Messaggio
    dimenticato : astenersi analfabeti senza speranza e lanciatori di feci
    @the fool
    ciao ciao

  4. #74
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    Predefinito Re: Italexit lancia corso di formazione economica online : le date

    Citazione Originariamente Scritto da bimbogigi Visualizza Messaggio
    ho solo provveduto a segnalarti.
    Presidente fan Club Moderatrice Viola.

  5. #75
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    Predefinito Re: Italexit lancia corso di formazione economica online : le date


  6. #76
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    Predefinito Re: Italexit lancia corso di formazione economica online : le date

    Sergio Cesarotto sulla MMT:
    L'assenza di una vera banca centrale Europea che garantisca la liquidità dei debiti sovrani Europei ha aggravato la crisi (anche se non ne è stata la causa), portando a una salita vertiginosa degli spreads sovrani. Come conseguenza del comportamento carente della BCE, secondo De Grauwe (2011: 8-10), il debito pubblico della periferia è passato da un basso ad un elevato livello di rischio, trasformando, a suo dire, una crisi di liquidità in una crisi di solvibilità. Questo non è del tutto corretto, poiché sin dall'inizio i problemi della periferia Europea sono apparsi come problemi di solvibilità, non solo di liquidità, e in effetti sono emersi quando la liquidità era abbondante e gli spreads sovrani ancora bassi. Secondo Wray e i suoi compagni MMT questa abbondanza ha solo ritardato il redde rationem della carente costituzione monetaria dell'Eurozona (EZ), visto che essi attribuiscono una rilevanza quasi esclusiva, nella spiegazione della crisi finanziaria Europea, alla rinuncia ad una banca centrale nazionale sovrana.

    In breve, Wray sostiene che, fintanto che un paese mantiene una moneta sovrana, cioè mantiene il privilegio di effettuare i pagamenti mediante l'emissione della propria moneta e non promette di riscattare il debito a un qualsiasi tasso di cambio fisso, o peggio, in valuta estera, allora non può andare in default, e la nazionalità dei titolari del debito è irrilevante:

    "La variabile importante per loro [Reinhart e Rogoff 2009] è chi detiene il debito sovrano - se creditori interni o esteri - e il potere relativo di questi elettorati si suppone che sia un fattore importante nella decisione del governo di dichiarare default (...). Ciò sarebbe anche legato al fatto che il paese sia un importatore o un esportatore netto. Noi crediamo che sia più utile classificare il debito pubblico in base alla valuta in cui è denominato, e in base al regime di cambio adottato. ... noi crediamo che il "debito sovrano" emesso da un paese che abbia adottato un tasso di cambio fluttuante, in valuta non convertibile (nessuna promessa di convertire in oro o in una valuta estera a cui sia ancorato il cambio), non corra il rischio di insolvenza. E questa la chiamiamo moneta sovrana, emessa da un governo sovrano. Un governo sovrano serve il suo debito – che sia detenuto da stranieri o all'interno del paese – e lo fa esattamente in questo modo: accreditando i conti bancari. ... [È infatti] irrilevante per le questioni di solvibilità e dei tassi di interesse se ci sono acquirenti per i titoli di Stato e se le obbligazioni sono di proprietà di cittadini nazionali o di stranieri "(Nersisyan e Wray 2010: 12-14).

    Benché sia certamente corretto sostenere che quando un tasso di cambio fisso porta ad un deficit delle partite correnti (CA) un paese è esposto ad "arresti improvvisi" nei flussi di capitali, e il tasso di interesse più elevato necessario ad evitare la fuga dei capitali e a mantenere la parità potrà peggiorare gli squilibri interni ed esteri, Wray sembra avere una visione diversa: per lui gli squilibri delle partite correnti sono irrilevanti:

    "Un paese può mantenere un deficit delle partite correnti fino a quando il resto del mondo è disposto ad accumulare i suoi certificati di debito. Il surplus nel conto finanziario del paese "bilancia" il deficit delle partite correnti .... Possiamo anche vedere il disavanzo delle partite correnti come la risultante del desiderio del resto del mondo di accumulare risparmio netto sotto forma di crediti nei confronti del paese " (Wray 2011a)

    Cioè, ogni paese con una valuta pienamente sovrana e nessuna promessa di convertibilità ad un tasso di cambio prefissato può confidare su un credito estero illimitato. Ma per la maggior parte dei paesi, la mancanza di una promessa di convertibilità ad un tasso di cambio dato rappresenta proprio il caso in cui non sarà possibile ottenere credito estero (a buon mercato). Infatti, è proprio con la promessa di una convertibilità alla-pari che i paesi periferici sono in grado di finanziare a basso costo i loro disavanzi delle partite correnti. Questo, naturalmente, crea spesso problemi futuri, ma certamente un tasso di cambio fluttuante scoraggerebbe i prestiti esteri a buon mercato. Si può anche dire che una politica del tasso di cambio competitivo (reale) è proprio ciò di cui i paesi periferici hanno bisogno, posizione largamente condivisa dagli economisti dello sviluppo al giorno d'oggi, non da ultimo perché non favorisce una crescita fittizia guidata dai prestiti esteri.

    Wray (2011b) altrove ammette che il dettaglio insignificante che ogni Stato “può incorrere in deficit di bilancio che contribuiscono ad alimentare deficit di partite correnti senza preoccuparsi dell’insolvenza dei conti nazionali o dei conti pubblici” si applica, infatti, solamente agli Stati Uniti: “Esattamente perché il resto del mondo vuole Dollari. Ma di certo questo non può essere vero per ogni paese. Attualmente il Dollaro statunitense è la valuta di riserva a livello internazionale – il che fa degli Stati Uniti un paese speciale. … le due ragioni principali per le quali gli Stati Uniti possono realizzare persistenti deficit di partite correnti sono: a) praticamente tutto il suo debito detenuto all’estero è in Dollari; e b) la domanda estera di asset denominati in Dollari è elevata – per una serie di ragioni.”

    Il principale motivo sembra essere che gli Stati Uniti emettono la principale valuta di riserva e tu emetti una passività (per così dire, è fiat money) pienamente accettata a livello internazionale anche senza la promessa di convertirla in qualcos’altro. Dunque, ciò che dice Wray, “con una moneta sovrana debito pubblico e deficit di partite correnti non sono un problema”, si applica solo agli Stati Uniti.

    Con i tassi di cambio fissi, non è tanto la promessa di riscattare il debito a un tasso di cambio fisso o in valuta estera che crea problemi. Non sarebbe un problema per i paesi in surplus di partite correnti, per esempio. Il problema è che i tassi di cambio fissi portano i paesi della periferia a deficit delle partite correnti, alla paura della svalutazione, di tassi d’interessi insostenibili, di “improvvisi arresti dei flussi di capitali” ecc. Si tenga presente che gli squilibri europei inizialmente sono cresciuti con una BCE che seguiva una politica di bassi tassi d’interesse, che assieme alla liberalizzazione finanziaria e alla fine del rischio di svalutazione, hanno portato alle bolle nella periferia e infine agli squilibri. Questo non significa che il ruolo di una Banca Centrale Sovrana (BCS) non sia rilevante: esattamente l’opposto. Nell’ultimo periodo la BCE avrebbe dovuto e potuto agire per evitare l’aumento dello spread sui titoli, ma non avrebbe potuto evitare la serie precedente di eventi.

    Si potrebbe aggiungere che con la corretta impostazione da un punto di vista istituzionale, l’Eurozona potrebbe essere un perfetto paese in stile USA-MMT. Con il pieno sostegno della BCE gli squilibri finanziari infra-europei sarebbero perfettamente sostenibili per una regione che ha i conti con l’estero in pareggio e che, quel che più conta, emette una valuta internazionale. Il cambiamento istituzionale necessario all’Eurozona per diventare simile agli Stati Uniti include il trasferimento ad un governo federale (per evitare una situazione di moral hazard) [1] di una parte cospicua di debito pubblico assieme a molte funzioni del bilancio statale, mentre gli Stati nazionali funzionerebbero come gli Stati Americani.

    La politica monetaria dovrebbe cooperare con la politica di bilancio per perseguire politiche di piena occupazione e, in subordine, di stabilità dei prezzi. I trasferimenti federali da zone dinamiche verso zone in difficoltà dovrebbero aumentare notevolmente mentre uno standard minimo nei diritti di welfare dovrebbe essere riconosciuto universalmente a tutti i cittadini Europei. Dovrebbero essere incentivati gli investimenti diretti infra-eurozona e la mobilità del lavoro. In realtà i patti fiscali furono già introdotti nei trattati di Maastricht (1992) e Amsterdam (1997), nei quali la periferia Europea si è impegnata nella disciplina di bilancio in cambio della credibilità tedesca in tema di inflazione e di bassi tassi d’interesse. Come l’esperienza successiva ha dimostrato, i problemi non sono stati prodotti da indisciplina fiscale. Parte dei problemi deriva sicuramente da una finanza deregolamentata. A livello Europeo e nazionale, le risorse finanziarie dovrebbero pertanto essere nuovamente regolamentate per sostenere gli investimenti pubblici, sociali e ambientali piuttosto che bolle immobiliari o consumi eccessivi. Banche d’investimento pubbliche o semi-pubbliche dovrebbero essere utilizzate a entrambi i livelli per questo scopo. Sia come sia, nel momento in cui scrivo, questo progetto sembra ancora troppo azzardato per l’Europa reale, un gruppo di Stati indipendenti. In mancanza di una completa unificazione istituzionale, anche una politica monetaria e di bilancio attiva a livello Europeo, in particolare nei paesi in surplus, andrebbe ovviamente nella direzione di una soluzione.

  7. #77
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    Predefinito Re: Italexit lancia corso di formazione economica online : le date

    Citazione Originariamente Scritto da Sinistra Anti-PD Visualizza Messaggio
    Sergio Cesarotto sulla MMT:
    L'assenza di una vera banca centrale Europea che garantisca la liquidità dei debiti sovrani Europei ha aggravato la crisi (anche se non ne è stata la causa), portando a una salita vertiginosa degli spreads sovrani. Come conseguenza del comportamento carente della BCE, secondo De Grauwe (2011: 8-10), il debito pubblico della periferia è passato da un basso ad un elevato livello di rischio, trasformando, a suo dire, una crisi di liquidità in una crisi di solvibilità. Questo non è del tutto corretto, poiché sin dall'inizio i problemi della periferia Europea sono apparsi come problemi di solvibilità, non solo di liquidità, e in effetti sono emersi quando la liquidità era abbondante e gli spreads sovrani ancora bassi. Secondo Wray e i suoi compagni MMT questa abbondanza ha solo ritardato il redde rationem della carente costituzione monetaria dell'Eurozona (EZ), visto che essi attribuiscono una rilevanza quasi esclusiva, nella spiegazione della crisi finanziaria Europea, alla rinuncia ad una banca centrale nazionale sovrana.

    In breve, Wray sostiene che, fintanto che un paese mantiene una moneta sovrana, cioè mantiene il privilegio di effettuare i pagamenti mediante l'emissione della propria moneta e non promette di riscattare il debito a un qualsiasi tasso di cambio fisso, o peggio, in valuta estera, allora non può andare in default, e la nazionalità dei titolari del debito è irrilevante:

    "La variabile importante per loro [Reinhart e Rogoff 2009] è chi detiene il debito sovrano - se creditori interni o esteri - e il potere relativo di questi elettorati si suppone che sia un fattore importante nella decisione del governo di dichiarare default (...). Ciò sarebbe anche legato al fatto che il paese sia un importatore o un esportatore netto. Noi crediamo che sia più utile classificare il debito pubblico in base alla valuta in cui è denominato, e in base al regime di cambio adottato. ... noi crediamo che il "debito sovrano" emesso da un paese che abbia adottato un tasso di cambio fluttuante, in valuta non convertibile (nessuna promessa di convertire in oro o in una valuta estera a cui sia ancorato il cambio), non corra il rischio di insolvenza. E questa la chiamiamo moneta sovrana, emessa da un governo sovrano. Un governo sovrano serve il suo debito – che sia detenuto da stranieri o all'interno del paese – e lo fa esattamente in questo modo: accreditando i conti bancari. ... [È infatti] irrilevante per le questioni di solvibilità e dei tassi di interesse se ci sono acquirenti per i titoli di Stato e se le obbligazioni sono di proprietà di cittadini nazionali o di stranieri "(Nersisyan e Wray 2010: 12-14).

    Benché sia certamente corretto sostenere che quando un tasso di cambio fisso porta ad un deficit delle partite correnti (CA) un paese è esposto ad "arresti improvvisi" nei flussi di capitali, e il tasso di interesse più elevato necessario ad evitare la fuga dei capitali e a mantenere la parità potrà peggiorare gli squilibri interni ed esteri, Wray sembra avere una visione diversa: per lui gli squilibri delle partite correnti sono irrilevanti:

    "Un paese può mantenere un deficit delle partite correnti fino a quando il resto del mondo è disposto ad accumulare i suoi certificati di debito. Il surplus nel conto finanziario del paese "bilancia" il deficit delle partite correnti .... Possiamo anche vedere il disavanzo delle partite correnti come la risultante del desiderio del resto del mondo di accumulare risparmio netto sotto forma di crediti nei confronti del paese " (Wray 2011a)

    Cioè, ogni paese con una valuta pienamente sovrana e nessuna promessa di convertibilità ad un tasso di cambio prefissato può confidare su un credito estero illimitato. Ma per la maggior parte dei paesi, la mancanza di una promessa di convertibilità ad un tasso di cambio dato rappresenta proprio il caso in cui non sarà possibile ottenere credito estero (a buon mercato). Infatti, è proprio con la promessa di una convertibilità alla-pari che i paesi periferici sono in grado di finanziare a basso costo i loro disavanzi delle partite correnti. Questo, naturalmente, crea spesso problemi futuri, ma certamente un tasso di cambio fluttuante scoraggerebbe i prestiti esteri a buon mercato. Si può anche dire che una politica del tasso di cambio competitivo (reale) è proprio ciò di cui i paesi periferici hanno bisogno, posizione largamente condivisa dagli economisti dello sviluppo al giorno d'oggi, non da ultimo perché non favorisce una crescita fittizia guidata dai prestiti esteri.

    Wray (2011b) altrove ammette che il dettaglio insignificante che ogni Stato “può incorrere in deficit di bilancio che contribuiscono ad alimentare deficit di partite correnti senza preoccuparsi dell’insolvenza dei conti nazionali o dei conti pubblici” si applica, infatti, solamente agli Stati Uniti: “Esattamente perché il resto del mondo vuole Dollari. Ma di certo questo non può essere vero per ogni paese. Attualmente il Dollaro statunitense è la valuta di riserva a livello internazionale – il che fa degli Stati Uniti un paese speciale. … le due ragioni principali per le quali gli Stati Uniti possono realizzare persistenti deficit di partite correnti sono: a) praticamente tutto il suo debito detenuto all’estero è in Dollari; e b) la domanda estera di asset denominati in Dollari è elevata – per una serie di ragioni.”

    Il principale motivo sembra essere che gli Stati Uniti emettono la principale valuta di riserva e tu emetti una passività (per così dire, è fiat money) pienamente accettata a livello internazionale anche senza la promessa di convertirla in qualcos’altro. Dunque, ciò che dice Wray, “con una moneta sovrana debito pubblico e deficit di partite correnti non sono un problema”, si applica solo agli Stati Uniti.

    Con i tassi di cambio fissi, non è tanto la promessa di riscattare il debito a un tasso di cambio fisso o in valuta estera che crea problemi. Non sarebbe un problema per i paesi in surplus di partite correnti, per esempio. Il problema è che i tassi di cambio fissi portano i paesi della periferia a deficit delle partite correnti, alla paura della svalutazione, di tassi d’interessi insostenibili, di “improvvisi arresti dei flussi di capitali” ecc. Si tenga presente che gli squilibri europei inizialmente sono cresciuti con una BCE che seguiva una politica di bassi tassi d’interesse, che assieme alla liberalizzazione finanziaria e alla fine del rischio di svalutazione, hanno portato alle bolle nella periferia e infine agli squilibri. Questo non significa che il ruolo di una Banca Centrale Sovrana (BCS) non sia rilevante: esattamente l’opposto. Nell’ultimo periodo la BCE avrebbe dovuto e potuto agire per evitare l’aumento dello spread sui titoli, ma non avrebbe potuto evitare la serie precedente di eventi.

    Si potrebbe aggiungere che con la corretta impostazione da un punto di vista istituzionale, l’Eurozona potrebbe essere un perfetto paese in stile USA-MMT. Con il pieno sostegno della BCE gli squilibri finanziari infra-europei sarebbero perfettamente sostenibili per una regione che ha i conti con l’estero in pareggio e che, quel che più conta, emette una valuta internazionale. Il cambiamento istituzionale necessario all’Eurozona per diventare simile agli Stati Uniti include il trasferimento ad un governo federale (per evitare una situazione di moral hazard) [1] di una parte cospicua di debito pubblico assieme a molte funzioni del bilancio statale, mentre gli Stati nazionali funzionerebbero come gli Stati Americani.

    La politica monetaria dovrebbe cooperare con la politica di bilancio per perseguire politiche di piena occupazione e, in subordine, di stabilità dei prezzi. I trasferimenti federali da zone dinamiche verso zone in difficoltà dovrebbero aumentare notevolmente mentre uno standard minimo nei diritti di welfare dovrebbe essere riconosciuto universalmente a tutti i cittadini Europei. Dovrebbero essere incentivati gli investimenti diretti infra-eurozona e la mobilità del lavoro. In realtà i patti fiscali furono già introdotti nei trattati di Maastricht (1992) e Amsterdam (1997), nei quali la periferia Europea si è impegnata nella disciplina di bilancio in cambio della credibilità tedesca in tema di inflazione e di bassi tassi d’interesse. Come l’esperienza successiva ha dimostrato, i problemi non sono stati prodotti da indisciplina fiscale. Parte dei problemi deriva sicuramente da una finanza deregolamentata. A livello Europeo e nazionale, le risorse finanziarie dovrebbero pertanto essere nuovamente regolamentate per sostenere gli investimenti pubblici, sociali e ambientali piuttosto che bolle immobiliari o consumi eccessivi. Banche d’investimento pubbliche o semi-pubbliche dovrebbero essere utilizzate a entrambi i livelli per questo scopo. Sia come sia, nel momento in cui scrivo, questo progetto sembra ancora troppo azzardato per l’Europa reale, un gruppo di Stati indipendenti. In mancanza di una completa unificazione istituzionale, anche una politica monetaria e di bilancio attiva a livello Europeo, in particolare nei paesi in surplus, andrebbe ovviamente nella direzione di una soluzione.
    tutto giusto ma ormai sappiamo per certo che un governo federale europeo non esisterà mai, l' unica è sbullonare tutto il più presto possibile
    «che giova ne la fata dar di cozzo?»

    “Grande è la confusione sotto il cielo, la situazione è ottima”

  8. #78
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    Predefinito Re: Italexit lancia corso di formazione economica online : le date

    Citazione Originariamente Scritto da Indra88 Visualizza Messaggio
    tutto giusto ma ormai sappiamo per certo che un governo federale europeo non esisterà mai, l' unica è sbullonare tutto il più presto possibile
    Degli altri contributi che ho incollato, che ne pensi?

  9. #79
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    Predefinito Re: Italexit lancia corso di formazione economica online : le date

    Citazione Originariamente Scritto da Indra88 Visualizza Messaggio
    liberisti dal volto umano
    Mica tanto...anzi

  10. #80
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    Predefinito Re: Italexit lancia corso di formazione economica online : le date


 

 
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