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  1. #1
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    Predefinito Ci vuole poco a spaventare lo "statista".

    B. mette paura a Salvini: ora la Lega è pro-Mediaset

    Tregua - Il leader del Carroccio, dopo aver favorito la fuga di tre azzurri, fa marcia indietro e ritira il no al testo che salva il Biscione.
    L’espressione che si usa in questi casi è tregua armata. Ma è proprio questo lo stato dell’arte tra Lega e Forza Italia il giorno dopo lo scippo del partito di Matteo Salvini a quello di Silvio Berlusconi. L’uscita di Laura Ravetto, Federica Zanella e Maurizio Carrara è stata vissuta come un atto di guerra.
    https://www.ilfattoquotidiano.it/in-...iaset/6011320/

  2. #2
    Barbaro
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    Predefinito Re: Ci vuole poco a spaventare lo "statista".

    Qualcuno si stupisce?
    È dal '99 che la lega di è venduta a Silvio
    PATRIMONIALE PROGRESSIVA SU IMMOBILI, DEPOSITI, PRODOTTI FINANZIARI, RENDITE E SUCCESSIONI!

  3. #3
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    Predefinito Re: Ci vuole poco a spaventare lo "statista".

    Ma il testo,pro Mediaset chi lo ha scritto?

    Mi sembra i 5S

  4. #4
    Forumista esperto
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    Predefinito Re: Ci vuole poco a spaventare lo "statista".

    Citazione Originariamente Scritto da buonsen Visualizza Messaggio
    Ma il testo,pro Mediaset chi lo ha scritto?

    Mi sembra i 5S
    Ma allora è tornato l'inciucio 5S-Lega?

  5. #5
    Pornocrate
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    Predefinito Re: Ci vuole poco a spaventare lo "statista".

    Partendo dal presupposto che il Fatto Quotidiano è una cornucopia di stronzate scritto in modo che sia ben evidente, una lettura più aderente alla realtà è che:
    Salvini, impulsivo come al solito, prima spara le parole poi connette il cervello.
    Da perfetto ingenuo, prima dice no a Mediaset perchè Dio solo sa cosa cosa c'ha nel cervello, poi i papaveri grossi della lega l'avreanno preso per un braccio in disparte e gli avranno strillato nelle orecchie "che cazzo stai facendo, deficiente ?!?!?!?!?! Guai a te se ti metti contro Mediaset !!!!!!".
    E allora Salvini ha fatto la retromarcia.
    Giorgetti e Bagnai gli dovrebbero fare da tutori, seguirlo come la sua ombra, perchè quello non si sa quello che può dire e fare.
    Bossi almeno aveva la scusa che era ubriaco, tipo Eltsin.
    Salvini sembra non avere quel problema.
    Lui ha l'ingenuità e l'impulsività di un ragazzone: in un mondo di vipere e adulatori, lui dura pochissimo.
    Se facessimo il paragone con i soldati, Salvini non ha certo l'abilità di un tiratore scelto cecchino cacciatore che attira il nemico dove gli fa comodo, si apposta e aspetta pazientemente fino ad incularlo, sarebbe piuttosto il capofila di un assalto frontale che aizza gli altri ad uscire allo scoperto, e lui esce per primo e si fa inculare subito.
    Il disarmo è l'espediente per togliere agli aggrediti la possibilità di difendersi dagli aggressori sfruttando la dabbenaggine di massa.

  6. #6
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    Predefinito Re: Ci vuole poco a spaventare lo "statista".

    SALVINI HA UN GRANDE NEMICO: GIANNI LETTA - SA CHE “L’EMINENZA AZZURRINA” È IL REGISTA DI UN PIANO POLITICO CHE PUNTA A SFANCULARE I SOVRANISTI E AD AVVICINARE IL CAV AL GOVERNO - NON SOLO: SA CHE LETTA DISCUTE SUI FUTURI VERTICI DELL'ARMA CON IL MINISTRO DELLA DIFESA, CI SONO I SUOI BIGLIETTINI SUI TAVOLI DOVE SI DECIDE UNA NOMINA, LO RITIENE IL CREATORE DI GRUPPI “RESPONSABILI” - UN TERRORE FINALE LO ASSILLA: “NON È CHE GIANNI LETTA STA PUNTANDO AL QUIRINALE?”
    È quando vede il volto di Gianni Letta sovrapporsi a quello di Berlusconi che Salvini perde i lumi. È accaduto anche stavolta al leader della Lega di scambiare il Cavaliere con il «mio nemico». Perché ai suoi occhi Letta è l'interprete di un disegno politico ostile, che vive come una minaccia. E l'ex sottosegretario alla Presidenza non fa nulla per smentire questa tesi: insiste con Berlusconi affinché abbracci il proporzionale così da affrancare Forza Italia, posizionarla al centro dei giochi, trasformarla nell'ago della bilancia dei nuovi equilibri e far saltare i disegni di governo al capo dei sovranisti.
    D'altronde quelli di Letta e Salvini sono mondi inconciliabili: il primo raramente incrocia il secondo, e di certo parla più con Conte, Zingaretti e Di Maio di quanto non faccia con il segretario del Carroccio. Salvini vede impronte del «mio nemico» dappertutto. A parte i colloqui riservati al Colle, scopre che Letta discute sui futuri vertici dell'Arma con il ministro della Difesa, viene a sapere sempre dei suoi bigliettini sui tavoli dove si decide una nomina, lo ritiene il regista di certe manovre parlamentari per la nascita di gruppi «responsabili», lo considera l'artefice delle interviste da «padre della Patria» di Berlusconi a cui «guarda caso il giorno dopo risponde Bettini».
    Ecco cosa intendeva quando ha gridato agli «inciuci». Cosa che stava per fare all'ultimo vertice di centro-destra, prendendo a pretesto la storia del doppio relatore per la Finanziaria: «Silvio, questa cosa non mi sta bene. E poi scusa, prima ti irrigidisci con il governo e mi dici che non hai risposto al telefono a Conte, e poi ti metti a fare il dialogante?».
    È che a «Silvio» piace la ritrovata centralità politica, questo corteggiamento dei vecchi nemici che ora lo trattano da statista. Persino Bersani aspetta di capire «cosa farà in futuro, perché è del Ppe e non c'entra nulla coi sovranisti. Certo poi bisogna impostare il dialogo con cautela, perché il modo in cui è stato scritto l'emendamento su Mediaset è un po' naif...».
    Dietro quella norma Salvini ha rivisto la sagoma di Letta, e siccome da Arcore nessuno lo aveva informato per tempo l'ha considerata la prova del tradimento. «Ma non l'hanno fatta per noi», ha provato a giustificarsi Berlusconi. Che gli ha detto la verità solo quando ha scagionato «Gianni», contrario in effetti alla soluzione sostenuta dall'azienda, perché a suo dire «provoca scalpore e rimanda il problema solo di sei mesi». Il fatto è che Salvini addebita a Letta ogni complotto, e in ogni caso l'altro giorno era intenzionato a dare un segnale al Cavaliere «perché i miei non li tengo più».
    Perciò ha attaccato senza calcolare la proporzionalità del gesto e il fatto che - spaccando plasticamente la coalizione - forniva il destro alle teorie di Letta e al gioco del Pd. Raccontano che Berlusconi abbia accolto la notizia con un moto di fastidio e insieme di compiacimento: «Davvero vuole colpire Mediaset? Ma se lui vive nelle mie tivvù».
    Il giorno dopo però ha accondisceso a trovare una mediazione, perché solo il Colle varrebbe forse l'unità del centrodestra. E non è nemmeno detto, siccome al Cavaliere - impegnato a contare i voti necessari per il più alto incarico - Salvini aveva già dato garanzie. Tranne poi cadere di nuovo vittima del raptus: «Non è che al Quirinale sta puntando Gianni Letta?».
    ...
    https://www.dagospia.com/rubrica-3/p...nza-253449.htm

  7. #7
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    Predefinito Re: Ci vuole poco a spaventare lo "statista".

    Comunque la Lega oggi viene data al 25 mentre il PD è sempre inchiodato sul 20, senza considerare i decimali per entrambi.
    Segno che Salvini è parte della Lega, ma non è la Lega.
    Per fortuna.
    Le sinistre sono messe maluccio, e i 5stelle peggio. Molto peggio.
    Il disarmo è l'espediente per togliere agli aggrediti la possibilità di difendersi dagli aggressori sfruttando la dabbenaggine di massa.

  8. #8
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    Predefinito Re: Ci vuole poco a spaventare lo "statista".

    Citazione Originariamente Scritto da incerto Visualizza Messaggio
    SALVINI HA UN GRANDE NEMICO: GIANNI LETTA - SA CHE “L’EMINENZA AZZURRINA” È IL REGISTA DI UN PIANO POLITICO CHE PUNTA A SFANCULARE I SOVRANISTI E AD AVVICINARE IL CAV AL GOVERNO - NON SOLO: SA CHE LETTA DISCUTE SUI FUTURI VERTICI DELL'ARMA CON IL MINISTRO DELLA DIFESA, CI SONO I SUOI BIGLIETTINI SUI TAVOLI DOVE SI DECIDE UNA NOMINA, LO RITIENE IL CREATORE DI GRUPPI “RESPONSABILI” - UN TERRORE FINALE LO ASSILLA: “NON È CHE GIANNI LETTA STA PUNTANDO AL QUIRINALE?”
    È quando vede il volto di Gianni Letta sovrapporsi a quello di Berlusconi che Salvini perde i lumi. È accaduto anche stavolta al leader della Lega di scambiare il Cavaliere con il «mio nemico». Perché ai suoi occhi Letta è l'interprete di un disegno politico ostile, che vive come una minaccia. E l'ex sottosegretario alla Presidenza non fa nulla per smentire questa tesi: insiste con Berlusconi affinché abbracci il proporzionale così da affrancare Forza Italia, posizionarla al centro dei giochi, trasformarla nell'ago della bilancia dei nuovi equilibri e far saltare i disegni di governo al capo dei sovranisti.
    D'altronde quelli di Letta e Salvini sono mondi inconciliabili: il primo raramente incrocia il secondo, e di certo parla più con Conte, Zingaretti e Di Maio di quanto non faccia con il segretario del Carroccio. Salvini vede impronte del «mio nemico» dappertutto. A parte i colloqui riservati al Colle, scopre che Letta discute sui futuri vertici dell'Arma con il ministro della Difesa, viene a sapere sempre dei suoi bigliettini sui tavoli dove si decide una nomina, lo ritiene il regista di certe manovre parlamentari per la nascita di gruppi «responsabili», lo considera l'artefice delle interviste da «padre della Patria» di Berlusconi a cui «guarda caso il giorno dopo risponde Bettini».
    Ecco cosa intendeva quando ha gridato agli «inciuci». Cosa che stava per fare all'ultimo vertice di centro-destra, prendendo a pretesto la storia del doppio relatore per la Finanziaria: «Silvio, questa cosa non mi sta bene. E poi scusa, prima ti irrigidisci con il governo e mi dici che non hai risposto al telefono a Conte, e poi ti metti a fare il dialogante?».
    È che a «Silvio» piace la ritrovata centralità politica, questo corteggiamento dei vecchi nemici che ora lo trattano da statista. Persino Bersani aspetta di capire «cosa farà in futuro, perché è del Ppe e non c'entra nulla coi sovranisti. Certo poi bisogna impostare il dialogo con cautela, perché il modo in cui è stato scritto l'emendamento su Mediaset è un po' naif...».
    Dietro quella norma Salvini ha rivisto la sagoma di Letta, e siccome da Arcore nessuno lo aveva informato per tempo l'ha considerata la prova del tradimento. «Ma non l'hanno fatta per noi», ha provato a giustificarsi Berlusconi. Che gli ha detto la verità solo quando ha scagionato «Gianni», contrario in effetti alla soluzione sostenuta dall'azienda, perché a suo dire «provoca scalpore e rimanda il problema solo di sei mesi». Il fatto è che Salvini addebita a Letta ogni complotto, e in ogni caso l'altro giorno era intenzionato a dare un segnale al Cavaliere «perché i miei non li tengo più».
    Perciò ha attaccato senza calcolare la proporzionalità del gesto e il fatto che - spaccando plasticamente la coalizione - forniva il destro alle teorie di Letta e al gioco del Pd. Raccontano che Berlusconi abbia accolto la notizia con un moto di fastidio e insieme di compiacimento: «Davvero vuole colpire Mediaset? Ma se lui vive nelle mie tivvù».
    Il giorno dopo però ha accondisceso a trovare una mediazione, perché solo il Colle varrebbe forse l'unità del centrodestra. E non è nemmeno detto, siccome al Cavaliere - impegnato a contare i voti necessari per il più alto incarico - Salvini aveva già dato garanzie. Tranne poi cadere di nuovo vittima del raptus: «Non è che al Quirinale sta puntando Gianni Letta?».
    ...
    https://www.dagospia.com/rubrica-3/p...nza-253449.htm
    Vabbè dai tempo un paio d'anni ... con tutto il casino che c'è stato e soprattutto ci sarà ed ammesso che per allora Silvio sia ancora con noi, FI sarà ridotta al lumicino e non è per nulla sicuro che i suoi vori (come peraltro quelli di Renzie dall'altra parte) servano ancora ... stiamo disquisendo del "sesso degli angeli"

  9. #9
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    Predefinito Re: Ci vuole poco a spaventare lo "statista".


  10. #10
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