Originariamente Scritto da
cireno
C’era una volta mio suocero.
Un uomo umile ma con una grandezza d’animo enorme. Ero venuto via da Padova dove lavorava come conciatore di pelli quando l’azienda presso cui lavorava cominciava a scricchiolare nei conti. Lui aveva quattro figli e non poteva permettersi di non avere uno stipendio.
Io avevo incontrato sua figlia, bellissima e avevo sentito subito che quella sarebbe stata la donna della mia vita. Non so cosa sia quel flash, quel fremito nel cuore che ti avvisa, ma io l’ho avvertito, e infatti, eccomi qua dopo decenni di vita insieme.
Quando sono andato a casa sua la prima volta mi venne ad aprire lui, il padre. Mi diede la mano con un “piacere Luigi” pronunciato con quella bella cadenza veneta. Quella mano la ricordo ancora oggi, e sono passati tanti anni: una mano rude, callosa, di un uomo che aveva fatto della fatica fisica il suo percorso per vivere e mantenere quella famiglia.
Andavo spesso a casa di mio suocero, anche a colazione o a cena, parlavo con lui e con mia suocera, giocavo con le sorelline della mia ragazza, ma io vedevo solo lei, la donna che poi sarebbe stata la mia compagna di vita.
Lui, Luigi, era un uomo gentile dentro, come ho già detto, aveva fatto credo la quinta elementare quindi non è che avessimo dialoghi sofisticati: parlavamo del più e del meno, come sempre accade quando si incontrano due culture differenti. Però un giorno che stavamo vicino alle elezioni politiche io gli chiesi “Luigi, per chi voti” e la sua risposta l’ho ancora oggi nella mente: mi guardò un attimo, poi mi mostro le mani a palmi aperti e disse “Chi voto? Ti te pensi che questo o st’altro me cambieria la vita? Xe questo il mio partito, caro, queste mani, perché se se fermano queste mani, non ghe xe partiti che può sostituirle”
Sorrisi, allora, perchè dentro di me avevo il fioco della mia passione politica. Sorrisi, pensando vabbè, lasciamo dire queste parole ovvie.
E invece...ancora oggi, e sono passati tanti anni, vedo Luigi che mi mostra le mani aperte, e sento la sua voce che mi dice quelle parole e mi rendo conto che quello che ci vedeva meglio era lui. Niente di sofisticato, semplice logica di chi deve lavorare duro per poter vivere e che non ha tempo per tanti giri di parole che, alla fin fine, non servono a niente.