Originariamente Scritto da
Draigo
Anche nel tuo tentativo di controargomentare ti sfugge il cuore del concetto. E' o non è vero, nella vita in generale, che sacrificare un benessere immediato e temporaneo, una futile scarica dopaminergica, per raggiungere obiettivi più elevati è forse il centro del messaggio che diamo ai nostri figli? Maturare, crescere, tutto gravita attorno a quello. La dimensione del sacrificio è la dimensione attorno a cui gravitano sia gli uomini grandi che i grandi uomini. Scopare con la tua ragazza invece che studiare è un danno, un danno grave, un danno grave contro te stesso. E così vale per tutti gli altri piaceri. Nessuna grande civiltà è stata costruita su fondamenta così fragili come quelle idee che hai fatto tue. L'austerità è il segno di tutte le civiltà in crescita, così come l'edonismo è il marchio di quelle in decadenza. Questo è uno schema così ricorrente da lasciare sgomenti, nella storia. Il primo lavoro pubblicato a sostegno di questa tesi, "sex and culture" di Joseph D. Unwin, fu un'opera etno-storicografica di proporzioni monumentali.
Il Cristianesimo ripercorre questa linea, già in parte tracciata in precedenza un po' da tutti. Più nello specifico, con la parola "spiritualità" non si intende affatto quelle sciocchezzuole da te citate, ma al contrario una specifica dispozione all'atto contemplativo, cristallizzantesi in una lucidità decisamente fuori dall'ordinario vissuto. Questo è il frutto spirituale. In ogni caso, digiuno e astinenza non fanno per tutti, solo per pochi che possano goderne gli effetti positivi. Io digiuno, di tanto in tanto, e sto molto bene. Certo, costa parecchio in termini di forza di volontà.
L'aspetto salutistico non è rilevante ai fini del discorso, però è una recente acquisizione scientifica che il digiuno faccia bene, in realtà. Ormai è un concetto anche penetrato tra i "laici".