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    Predefinito Ecco perchè dovreste evitare di farvi vaccinare contro il COVID-19

    Mike Whitney
    unz.com

    “Il mondo ha scommesso tutto sui vaccini come soluzione alla pandemia, ma le verifiche cliniche non sono impostate per dare una risposta alle domande che molti si potrebbero porre.”
    Peter Doshi, redattore associato del British Medical Journal e assistente ricercatore del Servizio Sanitario Farmaceutico presso la University of Maryland School of Pharmacy

    “La differenza tra genio e stupidità è che il genio ha i suoi limiti.”
    Albert Einstein

    I nuovi vaccini per il Covid faranno guadagnare miliardi di dollari alle grandi case farmaceutiche, ma ecco cosa non faranno:

    I vaccini non cureranno il Covid
    I vaccini non impediranno alle persone di contrarre il Covid
    I vaccini non impediranno i ricoveri ospedalieri dovuti al Covid
    I vaccini non impediranno i decessi causati dal Covid

    Ora, so cosa state pensando. State pensando: “Se il vaccino non ci proteggerà dal Covid (o dal morire di Covid), allora, perché dovremmo farci vaccinare?”

    E la risposta è: “Non dovreste.” Non ha alcun senso, soprattutto in considerazione del fatto che i nuovi vaccini rappresentano un rischio considerevole per la salute e il benessere delle persone.

    “Rischi? Nessuno ha mai parlato di rischi. Pensavamo che questa nuova e meravigliosa cura per il Covid fosse del tutto sicura, basta farsi la puntura e, via, la vita ritorna alla normalità.”

    Sbagliato. Ci sono rischi, rischi anche importanti, che i media e l’establishment medico hanno accuratamente nascosto con i loro ridicoli discorsetti sui vaccini “miracolosi.” Ma tutto questo è solo un’illusorio battage pubblicitario, studiato per ingannare la gente e indurla a farsi somministrare un prodotto non testato, che NON fa quello che dovrebbe fare e che PONE seri rischi a lungo termine per la salute.

    Perciò, scaviamo un po’ più a fondo in questa questione dei rischi e vediamo cosa dicono gli esperti. Date un’occhiata a questo estratto da “Open Letter From: UK Medical Freedom Alliance To: The Joint Committee on Vaccination and Immunization… for COVID-19 in the UK “:

    “È preoccupante che le recenti discussioni parlamentari non sembrino attribuire il giusto peso alle preoccupazioni sui rischi dei vaccini e sul diritto al consenso informato, mentre si concentrano esclusivamente sulle strategie per aumentare la diffusione dei vaccini tra la popolazione generale.

    Valutazione inadeguata del rischio per la salute pubblica derivante da un vaccino Covid

    In una recente lettera al British Medical Journal (BMJ), il dottor Arvind Joshi ha messo in guardia contro il disastro che potrebbe derivare da questa politica errata e ha delineato i gravi rischi per il pubblico ed altri gravi problemi che potrebbero insorgere se un vaccino Covid venisse somministrato troppo in fretta e senza test approfonditi ed adeguati di sicurezza ed efficacia:

    “Effetti avversi come l’encefalite pancreatica sclerosante subacuta, la polineurite ascendente, le miopatie, le malattie autoimmuni e l’eventualità, più rara, di indurre lo sviluppo di tumori maligni sono le possibilità più temute”… “La corsa ai vaccini non dovrebbe portare al disastro.” (Nota: c’è un elenco più completo dei potenziali “cattivi risultati” nel link all’articolo).

    I vaccini a vettori virali geneticamente modificati potrebbero andare incontro a ricombinazione o ibridazione, con esiti imprevedibili….I precedenti tentativi di sviluppare vaccini per coronavirus e per altre patologie, ad esempio RSV (Virus Respiratorio Sinciziale) e dengue, sono stati ostacolati dal fenomeno del “potenziamento immunitario anticorpo dipendente” (ADEI), che ha portato a gravi malattie e decessi negli animali e nei soggetti umani coinvolti negli esperimenti. Questo fenomeno si manifesta solo dopo la vaccinazione, quando, in un secondo tempo, il soggetto si ritrova esposto al virus naturale. È preoccupante il fatto che le sperimentazioni sul vaccino Covid non siano state condotte in modo da escludere la possibilità di questa grave conseguenza nei mesi o negli anni successivi alla vaccinazione…

    Effetti avversi del vaccino ad insorgenza tardiva, come l’encefalite pancreatica sclerosante subacuta (SSPE), la polineurite ascendente, le miopatie, le malattie autoimmuni, l’infertilità e i tumori non possono essere esclusi con studi di breve durata.”

    È tutto molto tecnico, ma la verità è evidente: esistono seri rischi associati all’assunzione del vaccino per il Covid-19. La maggior parte dei soggetti a cui verrà somministrato avranno solo sintomi lievi, ma alcuni si ammaleranno, con conseguenze probabilmente anche permanenti. Nessuno lo sa con certezza perché non ci sono state sperimentazioni a lungo termine. Il vaccino per il Covid è stato in corsia di sorpasso fin dal primo giorno. Quindi, la domanda è: i benefici superano o no i rischi? E, in questo caso, la risposta è chiaramente un no. Le probabilità di ammalarsi gravemente o di morire di Covid sono molto scarse (l’IFR è 1 su 400), mentre i (potenziali) effetti avversi del vaccino sono elencati sopra. Perché qualcuno dovrebbe sfidare la sorte con un vaccino che non impedisce di contrarre il Covid, non protegge dall’ospedalizzazione e non impedisce di morire? Non è un buon compromesso. Qui c’è dell’altro materiale tratto da un articolo di Forbes:

    “La prevenzione dell’infezione deve essere l’obiettivo finale più importante…(Ma) la prevenzione dell’infezione non è un criterio di successo per nessuno di questi vaccini. Infatti, tutti i parametri [per l’arruolamento nei trial] richiedono infezioni confermate e, fra tutti i soggetti inclusi nella valutazione finale, l’unica differenza quantificata è la gravità dei sintomi tra i vaccinati e i non vaccinati [il gruppo di controllo con placebo]. La sola valutazione delle differenze sintomatologiche tra persone infettate dal SARS-CoV-2 è un’implicita ammissione che non ci si aspetta che i vaccini prevengano l’infezione, ma che modifichino solo i sintomi delle persone infette“…

    “Tutti noi ci aspettiamo un vaccino efficace nel prevenire le complicanze gravi nei pazienti infetti. Tre dei protocolli vaccinali… non richiedono che il loro vaccino prevenga le complicanze gravi, ma solo i sintomi moderati, che possono essere lievi come la tosse o il mal di testa.”

    Riuscite a capire cosa sta succedendo? La “prevenzione” non è nemmeno un obiettivo primario. Lo standard per il successo in questi test è se il vaccino attenuerà i sintomi [lievi] del Covid nei soggetti che risultano positivi. Ma chi se ne frega dei sintomi. Ciò che importa alla gente è di non morire. Ecco perché le persone sono così ansiose di farsi vaccinare, perché pensano che eliminerà il pericolo della morte.

    Questo è un punto critico, su cui vale la pena riflettere.

    Perché?

    Perché aiuta a capire come la campagna di vaccinazione sia costruita su una base di menzogne e di inganni. Per esempio, quando le aziende farmaceutiche si vantano che il loro prodotto è “efficace al 95%” questo NON significa che, se vi vaccinate, il 95% di voi sarà immune dal Covid. Non significa nemmeno che non vi ammalerete gravemente, o che non morirete. Significa solo che il vaccino ha ridotto i sintomi in una certa percentuale di persone che, nei trial, erano risultate positive [al test PCR].

    Lo sapevate?

    Certo che no. Pensavate che, se aveste preso il vaccino, sareste stati protetti dal Covid, perché questa è la supposizione logica che farebbe chiunque. La maggior parte delle persone equipara i vaccini all’immunità. Le aziende farmaceutiche lo sanno, ed è per questo che sfruttano l’ignoranza generale e offuscano deliberatamente la verità. Vogliono che la gente continui a credere che la vaccinazione è uno scudo protettivo che li salverà dalle malattie e dalla morte. Ma non è così. Sono solo un mucchio di sciocchezze.

    In conclusione: L'”efficacia” del vaccino non si misura in termini di “prevenzione dell’infezione.” Si riferisce all’effetto del vaccino sui sintomi. Qui c’è dell’altro, sempre da Forbes:

    “Una delle domande più immediate a cui uno studio deve rispondere è se un vaccino prevenga l’infezione. Se una persona assume questo vaccino, quanto è probabile che venga infettata dal virus? È invece chiaro che queste sperimentazioni si concentrano tutte sulla riduzione dei sintomi del Covid-19 e non sulle infezioni medesime….

    Sembra che tutte le aziende farmaceutiche diano per scontato che il vaccino non sarà mai in grado di prevenire l’infezione. Il loro criterio di valutazione è la differenza dei sintomi tra il gruppo di controllo infetto [a cui è stato somministrato un placebo] e quello infetto ma vaccinato …

    La preoccupazione principale per milioni di persone anziane e per quelle con comorbilità è se queste sperimentazioni testino veramente la capacità del vaccino di prevenire le complicanze gravi e la morte. Ancora una volta, troviamo che, in queste sperimentazioni, le complicanze gravi e la morte sono solo parametri secondari. Nessuno di questi trial elenca la prevenzione della morte o del ricovero ospedaliero come un risultato di importanza critica.…

    Questi protocolli non danno una risposta agli aspetti più importanti del Covid-19 che la gente sarebbe maggiormente interessata a prevenire: l’infezione generalizzata, l’ospedalizzazione e la morte. È sconcertante e sfida il buon senso il fatto che che l’Istituto nazionale della salute, il Centro per il controllo delle malattie, l’Istituto nazionale per le allergie e le malattie infettive prendano tutti in considerazione l’approvazione di un vaccino da distribuirsi a centinaia di milioni di persone basandosi esclusivamente su una speranza di successo così esile.

    Sembra che queste sperimentazioni siano fatte apposta per superare un’asticella posta il più in basso possibile.”

    L’autore ha ragione, vero? Se il vaccino non previene l’infezione, non vale la pena farselo iniettare. Punto. Eppure, tutte queste prestigiose organizzazioni sono d’accordo con questa farsa. È una vergogna. Qui, per misurare il successo, non stiamo nemmeno parlando di una “asticella troppo bassa.” Stiamo dicendo che l’asticella non c’è proprio. Se la gente si preoccupa per i sintomi, allora farebbe meglio a prendere un’aspirina e ad aspettare che faccia effetto. Non c’è bisogno di farsi iniettare un cocktail ibrido di cui nessuno ha la minima idea di quali possano essere gli effetti a lungo termine. È semplicemente da pazzi.

    Come abbiamo già detto, i veri problemi sono stati abilmente nascosti dai responsabili, che stanno pompando l’assurdità del “95% di efficacia” per ingannare le persone e indurle a cooperare. È palesemente disonesto.

    E qui c’è qualcos’altro su cui riflettere: cosa sappiamo veramente di questi miracolosi vaccini che dovrebbero farci uscire da questa “emergenza di salute pubblica“?

    Non molto. Sappiamo che vengono immessi sul mercato in fretta e furia. Sappiamo che sono stati ritardati per motivi politici. Sappiamo che la scienza viene plasmata dalla politica. Sappiamo che la messa a punto di un vaccino di solito richiede 10 anni, che lo sviluppo “rapido” dei vaccini richiede 3 anni e che per il prossimo lotto di vaccini di dubbia provenienza ci sono voluti più o meno 8 mesi.

    8 mesi!

    Lo trovate rassicurante? Vi fa venire voglia di sgomitare per arrivare in prima fila il giorno della vaccinazione? E vi sorprende che un gran numero di medici professionisti abbia deciso di non farsi vaccinare fino a quando non sarà stato in commercio per almeno un anno?

    Ed ecco un altro fatto: i giganti farmaceutici non sanno nemmeno se i loro vaccini fermeranno o no la trasmissione del virus. Non sto scherzando, non lo sanno davvero. Quindi, insieme al fatto che il vaccino non fornirà l’immunità, non bloccherà neanche la diffusione dell’infezione, il che significa che la pandemia continuerà.

    Non credete che il pubblico abbia il diritto di saperlo?

    E non dimentichiamo che questi cosiddetti “vaccini” non corrispondono affatto alla definizione tradizionale di vaccino. Il CDC definisce un vaccino come: “Un prodotto che stimola il sistema immunitario di una persona garantendo l’immunità nei confronti di una specifica malattia e proteggendo la persona da quella stessa malattia.”

    E il CDC definisce l'”immunizzazione” come: “Un processo attraverso il quale una persona viene protetta da una malattia attraverso la vaccinazione. Questo termine è spesso usato al posto di vaccinazione o inoculazione.”

    Beh, abbiamo già dimostrato che i nuovi vaccini non garantiranno l’immunità, quindi la domanda è se realmente “stimolino il sistema immunitario di una persona” o se il nome “vaccino” sia stato conservato unicamente come artefatto promozionale per ingannare il pubblico. Ecco alcuni retroscena, da un articolo di RT:

    “Il tipo di vaccino che si sta sviluppando contro il Covid-19 non è mai stato usato prima d’ora, Ebola a parte. Alcuni pensano che, in realtà, non dovrebbe neanche essere chiamato vaccino, perché è completamente diverso da tutto ciò che era stato fatto in precedenza.

    Vaccinare significa iniettare nell’organismo un virus (o un batterio) morto, o inattivato, o frammenti di un virus. Una volta all’interno del corpo, il sistema immunitario individua questo materiale “alieno” e genera contro di esso una risposta, che si spera venga ricordata per anni e anni. All’apparizione successiva del pericoloso patogeno, l’organismo utilizzerà la memoria immunitaria, o qualcosa di molto simile, per togliere velocemente di mezzo i virus (o i batteri), senza dar loro la possibilità di far danni.

    Ora, abbiamo il cosiddetto vaccino a RNA messaggero (mRNA). L’RNA è, in effetti, un singolo filamento del DNA, la doppia elica che si trova all’interno delle nostre cellule e che costituisce il nostro codice genetico. Molti virus sono costituiti da un singolo filamento di RNA, incapsulato in una sfera proteica. Entrano nella cellula, prendono il controllo dei sistemi di replicazione, fanno migliaia di copie di se stessi, poi fuoriescono dalla cellula. A volte, nel farlo, uccidono la cellula stessa, altre volte si comportano con più delicatezza. Covid19 (Sars-Cov2) è un virus a RNA.

    In base a questo, piuttosto che tentare di creare un virus indebolito, che può richiedere anni, o spezzettare il virus in vari frammenti, i ricercatori hanno deciso di far lavorare l’RNA del Sars-Cov2 contro se stesso. Per fare questo, hanno isolato la sezione di RNA che codifica per la proteina ‘spike,’ quella che il virus usa come ‘chiave’ per introdursi nelle cellule…

    Queste proteine ‘spike’ poi escono dalla cellula, come lo facciano non è chiaro. Il sistema immunitario le incontra, le riconosce come “aliene” e le attacca. Così facendo, si creano anticorpi, ed entra in funzione la memoria immunologica. Se, in un secondo tempo, un virus Sars-Cov2 dovesse entrare nell’organismo, il sistema immunitario entrerebbe in azione e attaccherebbe la proteina spike già memorizzata. Sperando, in questo modo, di eliminare l’intero virus.”

    È roba complicata e all’avanguardia, ma ciò che è chiaro è che l'”RNA messaggero” e la “proteina spike” sono cose assai diverse dalla vecchia e collaudata tecnica del virus inattivato che ha funzionato tanto bene per decenni. È difficile capire perché le aziende farmaceutiche abbiano deciso di reinventare la ruota nel tentativo realizzare un antidoto al Covid. Anche così, questa nuova tecnologia all’avanguardia ha i suoi svantaggi, come è sottolineato nella lettera dei ricercatori della Medical Freedom Alliance. Ecco cosa avevano detto:

    “Diversi vaccini Covid comportano l’uso di una tecnologia completamente nuova, la vaccinazione tramite mRNA, il cui uso su larga scala in soggetti umani sani è senza precedenti e i cui effetti a lungo termine sono sconosciuti. L’mRNA esogeno è intrinsecamente immunostimolante e questa sua caratteristica potrebbe essere benefica o dannosa. Inoltre, uno studio ha trovato prove di mimetismo molecolare …”

    Il fatto è che, introdurre nel proprio organismo un intruglio del genere, potrebbe far insorgere effetti collaterali piuttosto gravi. Non sappiamo quali potrebbero essere gli effetti indesiderati a lungo termine e probabilmente non lo sapremo, perché il vaccino sarà distribuito in fretta e furia prima che si possa condurre la sperimentazione. Questa non è una strategia sensata per affrontare un virus. È inutilmente sconsiderata e, forse, anche letale. Qui c’è altro materiale da un articolo del Jerusalem Post:

    “C’è una corsa per far vaccinare il pubblico, quindi siamo disposti a correre più rischi,” ha detto al Jerusalem Post Tal Brosh, capo dell’Unità Malattie Infettive del Samson Assuta Ashdod Hospital…..

    “Avremo un profilo di sicurezza solo per un certo numero di mesi, quindi, se devessero esserci reazioni avverse a lungo termine, magari a due anni, non siamo in grado di saperlo,” ha detto Brosh, aggiungendo che dovremo aspettare due anni per scoprirle, “ma così dovremo tenerci il coronavirus per altri due anni”…

    Brosh ha riconosciuto che i vaccini a RNA messaggero presentano rischi esclusivi e sconosciuti, come risposte infiammatorie locali e sistemiche che potrebbero portare a condizioni autoimmuni … Un articolo pubblicato dal National Center for Biotechnology Information, una divisione del National Institutes of Health, ha riferito di altri rischi, tra cui la bio-distribuzione e la persistenza della reazione indotta dall’immunogeno, il possibile sviluppo di anticorpi autoreattivi e gli effetti tossici di eventuali nucleotidi non nativi e dei componenti del sistema di rilascio …

    Michal Linial (professoressa di chimica biologica all’Università Ebraica di Gerusalemme) ha espresso sentimenti simili: “I vaccini classici, così come sono progettati, impiegano 10 anni per essere sviluppati. Non credo che il mondo possa aspettare un vaccino classico.”… Ma quando le è stato chiesto se si sarebbe fatta vaccinare subito, ha risposto:” Non lo farò immediatamente, probabilmente non per tutto il prossimo anno. Dobbiamo aspettare e vedere se funziona davvero.“

    Fantastico. Quindi, la “professoressa di chimica biologica” non si farà il vaccino, ma la gente comune, come noi, dovrà farselo.

    Fatemi il piacere. La riluttanza della professoressa Linial è una tacita ammissione che il vaccino non è sicuro. Cos’altro potrebbe significare? Qui c’è altro materiale dallo stesso articolo del Jerusalem Post:

    “Per ricevere l’approvazione della Food and Drug Administration, le aziende dovranno dimostrare che non ci sono effetti negativi immediati o a breve termine sulla salute dovuti all’assunzione di questi vaccini. Ma quando il mondo comincerà ad inocularsi con questi vaccini completamente nuovi e rivoluzionari, non si saprà praticamente nulla dei loro effetti a lungo termine.“

    Beh, questa è bella. Sappiamo che questi vaccini non impediranno l’infezione, il ricovero ospedaliero o la morte. Sappiamo anche che sono “completamente diversi da tutto ciò che è stato fatto fino ad ora.” Sappiamo anche che non arresteranno la trasmissione del virus e che la loro sicurezza a lungo termine è molto dubbia. Anche così, i nostri leader, che ci mentono praticamente su tutto, vorrebbero che scattassimo sull’attenti e che, senza protestare, ci facessimo fare l’iniezione, che lo si voglia o no.

    A mio parere, i rischi della vaccinazione superano di gran lunga i suoi benefici. Preferisco fidarmi del mio sistema immunitario (e dei nuovi trattamenti, farmaci e terapie) piuttosto che fare da cavia in questo sinistro esperimento di laboratorio di Big Pharma.

    “Grazie, ma preferisco di no.”

    Mike Whitney

    Fonte: unz.com
    Link: https://www.unz.com/mwhitney/heres-w...covid-vaccine/
    28.11.2020
    Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

  2. #12
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    Predefinito La mascherina causa il cancro ai polmoni

    Guy Crittenden su Facebook – Ripubblicato da Global Research

    Riprendiamo una volta di più la “vexata quaestio” delle mascherine, dopo aver pubblicato Le mascherine non fermano la diffusione di COVID-19, i risultati dello studio peer-reviewed ed altri articoli, anche questa volta lo facciamo con un altro esperto del settore. Inutile dire che questo articolo è già stato oggetto di puntuale “debunking” da vari siti “fact-checker” americani. Per integrare l’articolo, ho aggiunto in fondo un estratto tradotto dal sito della Occupation Safety and Health Administration cui l’autore fa riferimento.

    ***

    Per circa 25 anni sono stato direttore di una premiata rivista di settore, “Hazmat (*) Magazine”, e in un paio di occasioni mi è capitato di imbattermi in informazioni riguardanti l’uso delle mascherine e la sicurezza.

    La rivista si occupava di argomenti come il controllo dell’inquinamento in relazione alla salute e alle disposizioni di legge sulla sicurezza. Pubblicavamo regolarmente articoli su mascherine, guanti, respiratori, e altri dispositivi personali di protezione.

    Voglio quindi esprimere alcune osservazioni sull’uso delle mascherine che indossiamo. Vi chiedo altresì di notare che ciò che sto per dirvi è stato citato su “The Highwire”, nell’ultima edizione del programma di Del Bigtree, quando due esperti di mascherine facenti capo all’OSHA (Occupation Safety and Health Administration), hanno evidenziato il fatto che il tipo mascherine che indossiamo non è mai (ripeto mai) stato pensato per essere portato per lunghi periodi e che farlo rischia di essere molto dannoso.

    La mascherina azzurra riportata nell’immagine contiene Teflon e altre sostanze chimiche.

    Come ci ricorda il nostro amico su Facebook:

    1. le mascherine sono sterilizzate con Ossido di etilene, una nota sostanza cancerogena. Molti insegnanti in diversi consigli scolastici hanno riferito di aver accusato gravi sintomi come conseguenza degli effetti di tale sostanza.

    2. le mascherine contengono PTFE (non nebulizzato) un politetrafluoroetilene che, assieme ad altre sostanze chimiche compone il Teflon.

    Ho trovato e ho anche pubblicato il brevetto americano che consente alle case produttrici di usare il politetrafluoroetilene come filtro nelle mascherine facciali in commercio. Respirare queste sostanze per lunghi periodi può causare il cancro ai polmoni.

    Se non siete d’accordo con quanto affermato potete parlarne con gli esperti della OSHA, che è la principale agenzia americana preposta alla salute e sicurezza sul lavoro.

    Questi dispositivi, pensati per essere indossati solo per brevi periodi, per esempio se state carteggiando un tavolo e non volete respirare la segatura, non servono in alcun modo ad evitare la diffusione del virus. Gli studi più recenti nel campo della virologia hanno ormai accertato che i virus non si trasmettono da persona a persona.

    Mi rendo conto che ciò può sembrare assurdo, ma è la dimostrazione del fatto che il virus è nell’aria e noi lo respiriamo; non c’è modo di impedire tale passaggio, a meno di non vivere in una tenda ad ossigeno. Se avete un sistema immunitario forte ve la cavate; in caso contrario potreste avere a che fare con gli effetti del sistema immunitario che lavora per ripristinare l’equilibrio metabolico.

    Poniamo quindi il caso che non indossiate una mascherina azzurra commerciale ed utilizziate invece una mascherina personale, una fatta a mano, quel tipo di mascherina di stoffa che la gente indossa sempre e tiene appesa allo specchietto retrovisore della propria auto.

    Ebbene, quel dispositivo è totalmente inutile, nonché dannoso. La OSHA non indennizzerà nessuno che la indossi se non per un tempo molto breve. Respirare i propri microbi è pericoloso per la salute e la mancanza di ossigeno di cui soffrono in bambini che indossano tali dispositivi per tutto il giorno causerà loro danni cerebrali. Non sono conclusioni mie. Potreste accusarmi del fatto che non sono un medico: è vero, ma ho curato questa rivista per 25 anni, un periodo molto lungo, partecipando a svariati convegni e ascoltando esperti in materia.

    Si potrebbe obiettare che medici e infermieri indossano tali mascherine tutto il giorno. No, non è così. Sono stati addestrati ad indossarle in maniera appropriata, cioè in sala operatoria e disfarsene quando ne escono.

    Sapevate che le sale operatorie contengono una quantità maggiore di ossigeno proprio per compensare la riduzione del flusso di ossigeno che si verifica quando si indossa la mascherina?

    Per quel che mi riguarda è da criminali (e non sto esagerando) obbligare i bambini ad indossare le mascherine tutto il giorno. Tralasciando le possibili conseguenze psicologiche, avremo una generazione di bambini danneggiati a livello cerebrale. Avete mai sentito l’espressione: “Non ha ricevuto abbastanza ossigeno alla nascita”? Questa è una battuta cattiva a proposito di persone con problemi mentali, ma questo è ciò che noi stiamo effettivamente facendo, e ci dicono che è “per la nostra sicurezza”. Ci viene detto da medici che non sanno nulla dei dispositivi di protezione personale e da persone comuni che non sanno di cosa parlano.

    A questo punto siete liberi di credere o meno a quello che dico ma, per un quarto di secolo, sono stato il direttore di una rivista di settore specificamente impegnata in materia di salute e sicurezza sul lavoro. Penso quindi di poter affermare che le mascherine attualmente indossate non garantiscono in alcun modo la sicurezza né proteggono se stessi o gli altri da qualsiasi virus. Inoltre, danneggiano chi le indossa anche solo per pochi minuti. Vi è chiaro? Ebbene, adesso vi chiedo la cortesia di condividere questo messaggio e di parlarne con i genitori. Devono immediatamente smettere di far indossare la mascherina ai propri figli. È una questione molto seria.

    In aggiunta a ciò, lasciatemi anche dire che ciò non finirà con la fine del lockdown o quando tali dispositivi di protezione non saranno più obbligatori. Questa storia finirà quando tutti gli uomini al potere o i burocrati che hanno imposto questo “mascheramento”, questo crimine contro l’umanità, alla popolazione del Canada (e degli altri stati coinvolti), finiranno sul banco degli imputati e dovranno rendere conto dei loro misfatti davanti alla legge.

    E per coloro che hanno imposto una mascherina ai bambini, mi ricorderò di voi, ho la memoria lunga, molto lunga.

    NOTE FINALI: Il CDC (Centers for Disease Control) and la WHO (World Health Organization) hanno riconosciuto che i cosiddetti “asintomatici” non diffondono il virus, e di conseguenza indossare le mascherine per loro è irrilevante,

    (*) HazMat = Hazardous Materials (per quei pochi che non lo sapessero)

    https://www.globalresearch.ca/mask-g...cancer/5728541

    Scelto e tradotto da Antonella Chiara per ComeDonChisciotte



    Dal sito della OHSA

    Rivestimenti facciali in tessuto:

    Possono essere indumenti prodotti commercialmente o improvvisati (cioè fatti in casa), sciarpe, bandane, o articoli fatti con magliette o altri tessuti.

    Non proteggono chi li indossa da agenti infettivi trasmissibili per via aerea a causa di una scarsa aderenza e della mancanza di tenuta o di una filtrazione inadeguata.
    Non sono sostituti adeguati dei DPI come i respiratori (ad esempio, i respiratori N95) o le maschere facciali mediche (ad esempio, le maschere chirurgiche) nei luoghi di lavoro in cui si raccomanda o si richiede l’uso di respiratori o maschere facciali per proteggere chi li indossa.
    Possono essere utilizzati da quasi tutti i lavoratori, anche se coloro che hanno difficoltà a respirare o che non sono in grado di indossare o togliere una maschera senza assistenza non dovrebbero indossarne una.
    Possono essere monouso o riutilizzabili dopo un adeguato lavaggio.

    Maschere chirurgiche:

    Sono di norma autorizzate dalla Food and Drug Administration degli Stati Uniti come dispositivi medici (anche se non tutti i dispositivi che sembrano maschere chirurgiche sono in realtà dispositivi di tipo medico, autorizzati).
    Sono utilizzate per proteggere i lavoratori da spruzzi e spruzzi (cioè goccioline) contenenti materiali potenzialmente infettivi. In questa veste, le maschere chirurgiche sono considerate DPI. Ai sensi della norma OSHA sui DPI (29 CFR 1910.132), i datori di lavoro devono fornire gratuitamente ai lavoratori tutti i DPI necessari.1
    Possono essere indossati anche per contenere le gocce respiratorie di chi li indossa (ad esempio, gli operatori sanitari, come i chirurghi, li indossano per evitare di contaminare i siti chirurgici, e i dentisti e gli igienisti dentali li indossano per proteggere i pazienti).
    Dovrebbero essere indossati sui soggetti malati per prevenire la trasmissione di infezioni respiratorie che si diffondono con grosse goccioline.
    Non proteggono chi li indossa da agenti infettivi trasmissibili per via aerea a causa di una scarsa aderenza e della mancanza di tenuta o di un filtraggio inadeguato.
    Può essere utilizzato da quasi tutti.
    Deve essere smaltito correttamente dopo l’uso.

  3. #13
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    Predefinito Le mascherine non fermano la diffusione di COVID-19

    Le mascherine non fermano la diffusione di COVID-19, i risultati dello studio peer-reviewed


    Lo studio di controllo randomizzato danese è stato il primo al mondo a testare l’efficacia delle mascherine per evitare che chi le indossa contragga il coronavirus

    24 novembre 2020 (LifeSiteNews)



    Un importante studio pubblicato la settimana scorsa dalla rivista “Annals of Internal Medicine” non ha rilevato alcuna differenza statisticamente significativa nei casi COVID-19 tra chi indossa la mascherina e chi non la indossa.

    Lo studio danese è stato il primo al mondo a testare l’efficacia delle mascherine nell’evitare che chi le indossa contragga il coronavirus.

    L’1,8% di coloro cui è stato chiesto di indossare le mascherine è risultato contagiato dal virus, secondo il test anticorpale, la reazione a catena della polimerasi (PCR) o la diagnosi ospedaliera; nel gruppo di controllo è risultato positivo il 2,1%.

    Per completare la sperimentazione 4.862 danesi hanno trascorso “più di 3 ore al giorno fuori casa” ogni giorno per un mese.

    Gli autori dello studio hanno giudicato la discrepanza dello 0,3% “non statisticamente significativa“.

    Il ricercatore capo dello studio, Thomas Lars Benfield, si è rammaricato per il rifiuto dello studio da parte del Lancet, del New England Journal of Medicine e della rivista JAMA dell’American Medical Association perché, secondo il quotidiano danese Berlingske, i risultati non erano politicamente corretti.

    Alla domanda su quando sarebbe stato pubblicato lo studio, pronto per la pubblicazione da un mese, Benfield ha risposto: “Non appena un giornale si dimostra abbastanza coraggioso.”

    La dottoressa Christine Laine è la caporedattrice di Annals of Internal Medicine. Ha scelto di prendere in considerazione lo studio perché è stato “l’unico studio di controllo randomizzato sulle mascherine per l’infezione da SARS-CoV-2 fatto finora” e ha risposto alla domanda specifica “se le mascherine proteggano o meno chi le indossa in aree con bassi tassi di infezione e alti livelli di distanziamento fisico”.

    Dopo la pubblicazione dello studio, la Pennsylvania ha imposto nuove restrizioni per il COVID-19, che comprendono l’obbligo di indossare le mascherine in casa in presenza di estranei alla famiglia, anche dove possibile mantenere il distanziamento fisico.

    Joe Biden è a favore di un obbligo nazionale, esortando tutti gli americani a indossare le mascherine all’aperto.

    “Sapete, ogni persona di rilievo in campo sanitario, sta dicendo: Possiamo salvare 100.000 vite umane da qui al 21 gennaio indossando queste mascherine”, ha detto Biden durante un discorso a Wilmington, Delaware.

    Mentre lo studio danese è il primo nel suo genere, continuano ad aumentare le prove contro l’imposizione delle mascherine.

    L’editoriale del New England Journal of Medicine , sul tema dell’uso delle mascherine contro il COVID-19 valuta la questione come segue:

    Sappiamo che indossare una mascherina al di fuori delle strutture sanitarie offre poca, se non nessuna, protezione dalle infezioni. Le autorità sanitarie pubbliche definiscono un’esposizione significativa a Covid-19 come un contatto ravvicinato entro un metro e mezzo con un paziente Covid-19 sintomatico, che duri almeno alcuni minuti (e alcuni dicono più di 10 minuti o addirittura 20 minuti). La possibilità di essere contagiati dal Covid-19 per un’interazione temporanea in uno spazio pubblico è quindi minima. In molti casi, il desiderio di un uso diffuso è una reazione riflessa all’ansia per la pandemia.

    Anche una rapida revisione dell’Istituto norvegese di sanità pubblica ha rilevato una non significanza statistica nel suo modello quando ha deciso cosa consigliare al governo norvegese sulla fronteggiare il COVID-19:

    Data l’attuale bassa diffusione del COVID-19, anche supponendo che le mascherine siano efficaci, la differenza nei tassi di infezione tra indossare o non indossare le mascherine sarebbe minima. Supponendo che il 20% delle persone infette da SARS-CoV-2 non abbia sintomi, e ipotizzando una riduzione del rischio del 40% grazie all’uso di mascherine, nell’attuale situazione epidemiologica, per prevenire una sola nuova infezione alla settimana dovrebbero essere indossate da 200.000 persone.

    Poi, naturalmente, c’è l’argomento più comune: che il virus della SARS Cov-2 ha un diametro compreso tra 0,06 e 0,14 micron, mentre i pori delle migliori mascherine chirurgiche non possono filtrare particelle di diametro inferiore a 0,3 micron.

    Come ha dichiarato dal Dr. Scott Jensen, Senatore dello Stato del Minnesota e professore di medicina, in una recente intervista, indossare una mascherina è “come mettere un reticolato e aspettarsi che tenga fuori i moscerini”.

    Link: https://www.lifesitenews.com/news/ma...ed-study-finds

    Traduzione di Mer Curio per ComeDonChisciotte

  4. #14
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    Predefinito Un team globale di esperti ha trovato 10 enormi pecche nel test per il Covid-19

    Un team globale di esperti ha trovato 10 enormi pecche nel test per il Covid-19 ed esige il suo immediato ritiro. E così dovrebbe essere


    Peter Andrews
    rt.com

    Una revisione paritaria ha scoperto enormi pecche nella documentazione su cui si basa il test principale per la diagnosi di Covid-19 e ne ha completamente demolito il razionale scientifico. La conclusione è che [questo test] è del tutto inadatto come mezzo diagnostico, e le ricadute sono immense.

    La settimana scorsa avevo riferito di una sentenza storica in Portogallo, dove un tribunale aveva condannato un’ente sanitario governativo in base all’accusa di aver illegalmente confinato quattro persone in un hotel, l’estate scorsa. Queste persone erano state obbligate a rimanere in quarantena perchè una di loro era risultata positiva al test della reazione a catena della polimerasi (PCR) per il Covid, ma il tribunale ha giudicato il test fondamentalmente difettoso e praticamente inammissibile.

    Adesso, il dominio del test PCR, sotto cui tutti noi ora viviamo, ha ricevuto un altro duro colpo. Una revisione paritaria da parte di un gruppo di 22 esperti internazionali ha rilevato 10 “difetti critici” nel protocollo principale di tale test. Il rapporto smantella sistematicamente lo studio originale, il cosiddetto Corman-Drosten Paper, che illustra il protocollo per l’applicazione della tecnica PCR alla diagnosi di Covid-19.

    Il lavoro Corman-Drosten era stato pubblicato il 23 gennaio 2020, il giorno successivo alla sua presentazione, dopo quello che, probabilmente, era stato il processo di revisione paritaria più veloce della storia. La cosa importante è che il suddetto protocollo è attualmente utilizzato in circa il 70% dei kit Covid in tutto il mondo. È economico, veloce e assolutamente inutile.

    I 10 peccati capitali

    Tra i difetti fatali che invalidano totalmente il protocollo del test PCR troviamo che il test:

    * non è specifico, a causa dell’errata progettazione del primer

    * è enormemente variabile

    * non è in grado di discriminare tra virus interi e frammenti virali

    * non ha controlli positivi o negativi

    * non ha una procedura operativa standard

    * non sembra essere stato adeguatamente sottoposto a revisione paritaria

    Oh, cielo. C’è da chiedersi se nello studio ci sia qualcosa di corretto. Ma aspettate, c’è di peggio. Come era stato notato in precedenza, non è mai stata individuata una soglia di positività. Per questo motivo i laboratori amplificano la reazione fino 40 cicli, generando praticamente solo un gran numero di falsi positivi, fino al 97%, secondo alcuni studi.

    La ciliegina sulla torta, però, è che tra gli stessi autori dell’articolo originale, almeno quattro hanno gravi conflitti di interesse. Due di loro sono membri del comitato di redazione di Eurosurveillance, la rivista dal nome sinistro che aveva pubblicato il lavoro. E, almeno tre di loro, sono sul libro paga delle principali aziende che producono i test PCR!

    Eroi che ci meritiamo

    I 22 membri del consorzio che hanno sfidato questa specie di scienza scadente meritano un grande riconoscimento. Il gruppo è composto da scienziati provenienti dall’Europa, dagli Stati Uniti e dal Giappone, si tratta di affermati genetisti molecolari, biochimici, immunologi e microbiologi, tutti con esperienze professionali pluridecennali.

    Hanno chiesto a Eurosurveillance di ritirare il lavoro Corman-Drosten, concludendo: “Considerando i difetti scientifici e metodologici qui descritti, siamo fiduciosi che il comitato editoriale di Eurosurveillance non abbia altra scelta se non quella di ritirare la pubblicazione.” Quando si parla di fare pressioni.

    È difficile sopravvalutare le implicazioni di questa rivelazione. Ogni singolo aspetto dell’ortodossia covidica si basa sul “numero dei casi,” determinati in gran parte dagli ormai diffusissimi test PCR. Se però i risultati di questi test sono essenzialmente privi di significato, allora tutto ciò che ci viene detto, e che ci viene ordinato di fare da governi sempre più dittatoriali, probabilmente non è corretto. Per esempio, uno degli autori della revisione è il dottor Mike Yeadon, che afferma nel Regno Unito non c’è una “seconda ondata” e che la pandemia era finita già nel mese di giugno. Dopo aver visto invalidare il test PCR in modo così inequivocabile, è difficile pensare che possano esistere prove del contrario.

    Crolla il castello di carte

    Perché il lavoro Corman-Drosten era stato pubblicato in fretta e furia a gennaio, anche se, evidentemente, non era all’altezza degli standard richiesti? Perché non era entrato in azione nessuno dei meccanismi di controllo e di verifica che dovrebbero impedire alla cattiva scienza di dettare le regole della politica? E perché ci è voluto così tanto tempo prima che qualcuno nella comunità scientifica mettesse in discussione la sua errata metodologia? Queste domande mi inducono ad oscure ruminazioni, che conserverò per un altro giorno.

    Ancora più urgente è la questione di che cosa, sulla base di queste nuove rivelazioni, si dovrà ora fare. I responsabili della redazione e della pubblicazione del lavoro dovranno essere ritenuti responsabili. Ma anche tutti i test PCR basati sul protocollo Corman-Drosten dovranno essere sospesi, con effetto immediato. A tutti coloro che attualmente sono “casi di Covid,” diagnosticati sulla base di questo protocollo, dovrebbe essere comunicato che non devono più rimanere in isolamento. Tutti i decessi, i casi e i “tassi di infezione” del Covid, presenti e passati, dovrebbero essere sottoposti ad una massiccia indagine retroattiva. E i lockdown, le chiusure e le altre restrizioni dovrebbero essere urgentemente riesaminate e allentate.

    Perché, con quest’ultimo colpo al test PCR, è sempre più probabile che quella che ci tocca sopportare non sia una pandemia dovuta ad un virus killer, ma una pseudoepidemia di falsi positivi. Una finta pandemia in base alla quale stiamo distruggendo le nostre economie, azzerando i mezzi di sussistenza delle persone e causando più morti di quanti mai ne abbia fatti il Covid-19.

    Peter Andrews

    Fonte: rt.com
    Link: https://www.rt.com/op-ed/508383-fatal-flaws-covid-test/
    01.12.2020
    Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

  5. #15
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    IL GRANDE RESET. IL LIBRO CHE RIVELA IL PIANO POST PANDEMICO


    Nulla tornerà come prima. Dimentichiamoci il mondo come lo avevamo conosciuto prima di febbraio 2020.

    di Ilaria Bifarini

    Esagerazione? Catastrofismo? No, è l’inizio di una nuova era. La crisi che stiamo vivendo farà da catalizzatore a cambiamenti necessari per accelerare la realizzazione di un disegno già predisposto, che prevede l’annientamento dell’attuale sistema socioeconomico.

    È il “Grande Reset”, il tema del prossimo Forum di Davos, il consesso annuale dove si riuniscono i grandi della terra per decidere su questioni che riguardano la governance mondiale. Un piano preciso, ufficiale e ben documentato, sul quale istituzioni internazionali, filantropi, organizzazioni non governative e mega-aziende private collaborano apertamente già da tempo.

    Nelle menti di chi progetta il nuovo mondo la dichiarata pandemia rappresenta un’occasione troppo preziosa per essere sprecata: nulla dovrà tornare come prima. Le misure restrittive adottate dai governi hanno sdoganato definitivamente pratiche comportamentali funzionali alla nuova normalità, dallo smartworking alla teledidattica. Le nuove abitudini acquisite dalle popolazioni durante la crisi del coronavirus hanno apportato quell’impulso alla digitalizzazione e all’automazione decisivo per implementare la Quarta Rivoluzione Industriale, che finora stentava a realizzarsi. Milioni di imprese spariranno, molte avranno un futuro incerto. Altri nuovi mercati verranno a crearsi, sulle ceneri dei vecchi che dovranno far posto alla trasformazione.


    Intanto, mentre si procede alla realizzazione del piano, presentato dai suoi fautori come l’alba di un mondo migliore, più equo e sostenibile, ovunque si assiste a un ulteriore aggravamento delle disuguaglianze e della concentrazione di ricchezza, con un’impennata straordinaria dei redditi dei miliardari e uno scivolamento di milioni di cittadini nella fascia di povertà. Una tendenza destinata ad aggravarsi, con la distruzione di milioni di posti di lavoro e dell’economia di produzione, destinata a dissolversi per far posto ad altri mercati, sempre più digitalizzati e supportati dalle nuove intelligenze artificiali.

    A differenza delle rivoluzioni tecnologiche del passato, che inauguravano un periodo di crescita e di creazione di nuovi lavori, oggi l’azione combinata delle tecnologie informatiche e di quelle biologiche apre scenari inediti. L’essere umano, minacciato da un’intelligenza artificiale sempre più performante e capace di sostituirlo in attività un tempo impensabili -dalla medicina al giornalismo- si troverà a fare i conti con un senso di inutilità e inadeguatezza.
    La crescente disoccupazione e la distruzione dell’economia reale, frutto della gestione della crisi del Covid, lasceranno una desertificazione industriale e lavorativa, destinata a rimanere tale secondo i progetti stessi del Grande Reset.

    Riuscirà questo piano nel suo compito di trasformare non solo l’economia e la società, ma anche la natura stessa dell’essere umano? Una sfida aperta, su cui fa luce questo ultimo lavoro scritto dall’economista Ilaria Bifarini.

  6. #16
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    Predefinito Il vaccino Covid-19: immunità o depopolamento?

    Mike Whitney
    unz.com

    “Non c’è assolutamente bisogno di vaccini per estinguere la pandemia… Non si vaccina gente che non è rischio di malattia. Nemmeno si pianifica di vaccinare milioni di persone sane e perfettamente in forma con un vaccino non testato in modo estensivo su soggetti umani.” Dottor Mike Yeadon PhD, ex vicepresidente e ricercatore capo di Pfizer per le allergie e le malattie respiratorie

    “Dopo 30 anni di esperienza, quello che sappiamo sui coronavirus è che i vaccini per i coronavirus hanno una peculiarità unica, cioè che qualsiasi tentativo di realizzare un vaccino specifico contribuisce a creare una classe di anticorpi che, in realtà, espongono i soggetti vaccinati ad un ulteriore rischio, se dovessero in seguito essere esposti al virus naturale.” Robert F. Kennedy Jr.

    Ecco cosa penso stia succedendo nel nostro paese e in gran parte del mondo occidentale. Una crisi di salute pubblica, che era già stata prevista e messa in atto prima dello scoppio dell’epidemia a Wuhan, in Cina, viene utilizzata per azzerare le libertà civili, rafforzare l’autorità dei leader politici, far crollare l’economia, ridisegnare drasticamente le relazioni sociali di base e imporre un controllo totalitario sul lavoro, sulla scuola, sugli incontri e sulle attività ricreative. La politica pubblica è ora portata avanti da tecnocrati non eletti che operano dietro la copertura di organizzazioni di alto livello interamente controllate dalle multinazionali e dagli oligarchi più ricchi del mondo. Il presidente Dwight Eisenhower aveva anticipato questo preoccupante scenario 70 anni fa, quando aveva detto:

    “Tuttavia, pur rispettando le ricerche e le scoperte scientifiche, com’è giusto che sia, dovremmo anche essere attenti al pericolo, uguale e contrario, che la politica pubblica possa diventare essa stessa prigioniera di un’élite scientifico-tecnologica.”

    Tombola. Questo è lo stato delle cose oggi in America. Tutto il potere reale è nelle mani di un’oligarchia globalista che opera dietro una cortina di esperti in sanità pubblica e funzionari governativi corrotti. Questo porta a chiedersi se l’attuale trambusto sul Coronavirus sia emerso come reazione spontanea ed appropriata ad una pandemia letale e di rapida diffusione o se l’isteria sia stata notevolmente esagerata (il tasso di mortalità è dello 0,26% o 1 su 400) per portare a compimento un’agenda politico-sociale di trasformazione che, non solo sradicherà la democrazia e i diritti umani fondamentali, ma che aprirà anche la porta a tutta una serie di pericolosi vaccini che ridurranno drasticamente la crescita della popolazione umana, un obiettivo ampiamente condiviso dalle élite plutocratiche.

    Vi sorprenderebbe sapere che i vaccini per bloccare la fertilità erano già stati utilizzati in Africa, nelle Filippine, in Nicaragua e in Messico? Sarebbe uno shock per voi apprendere che i mandarini del “facciamo del bene” (che vogliono salvare il mondo dalla sovrappopolazione e dal riscaldamento globale) avevano usato vaccini tossici su giovani donne ignare, che non si rendevano conto di venire usate come cavie da laboratorio in un perfido esperimento di eugenetica? Questo è tratto da un articolo di Global Research:

    “Secondo LifeSiteNews, una pubblicazione cattolica, la Kenya Catholic Doctors Association sta accusando l’UNICEF e l’OMS di aver sterilizzato milioni di ragazze e di donne con la copertura di un programma di vaccinazione antitetanica sponsorizzato dal governo keniota…

    … tutti e sei i campioni erano risultati positivi all’antigene HCG. L’antigene HCG è utilizzato nei vaccini anti-fertilità, ma era stato trovato anche nei vaccini antitetanici destinati a ragazze e a donne in età fertile. Il dottor Ngare, portavoce dell’Associazione dei medici cattolici del Kenya, ha dichiarato in un bollettino pubblicato il 4 novembre:

    “La cosa ha confermato i nostri peggiori sospetti; che questa campagna dell’OMS non riguarda l’eradicazione del tetano neonatale, ma che, in realtà, costituisce un tentativo di sterilizzazione di massa ben coordinato per il controllo della popolazione tramite un vaccino di comprovata efficacia nella regolazione della fertilità. Questa prova era stata presentata al Ministero della Salute prima del terzo ciclo di immunizzazioni, ma era stata ignorata.”
    (“Mass Sterilization”: Kenyan Doctors Find Anti-fertility Agent in UN Tetanus Vaccine?“, Global Research)

    Sembra tutto abbastanza sospetto, non è vero? Soprattutto perché in Kenya non c’era stata nessuna emergenza tetano, tanto per cominciare. Il Kenya era solo il terreno di prova per dei vaccini che miravano a raggiungere obiettivi più diabolici. Ad esempio, perché una campagna antitetanica solo per donne di età compresa tra i 14 e i 49 anni? Perché la campagna aveva escluso bambine, ragazzi e uomini, tutti ugualmente suscettibili di contrarre il tetano?

    Perché?

    Il perchè lo sapete. Perché il vero obiettivo non aveva nulla a che fare con il tetano. Il tetano era solo il pretesto per mascherare l’attività delle élite globaliste che hanno iniziato a lavorare seriamente alle loro strategie di depopolamento. Date un’occhiata a questo comunicato stampa della Conferenza dei vescovi cattolici del Kenya sulla campagna nazionale per la vaccinazione antitetanica:

    “Noi non siamo convinti che il governo abbia preso abbastanza precauzioni per garantire che il vaccino anti-tossicoide per il tetano (TT) contenente la subunità Beta della gonadotropina corionica umana (b-HCG) non venga utilizzato dai partner che ne sponsorizzzano l’utilizzo. Questa pratica era già stata usata dagli stessi partner nelle Filippine, in Nicaragua e nel Messico per vaccinare le donne contro eventuali future gravidanze. La sottounità beta HCG è un ormone indispensabile alla gravidanza.

    Quando viene iniettata come vaccino ad una donna non incinta, questa sottounità Beta HCG combinata con il tossoide tetanico sviluppa anticorpi contro il tetano e l’HCG, così che, quando un ovulo viene fecondato, il suo HCG naturale viene immediatamente distrutto, rendendo la donna definitivamente sterile. In questo contesto, la vaccinazione antitetanica è stata utilizzata come metodo di controllo delle nascite.”
    (“Mass Sterilization”: Kenyan Doctors Find Anti-fertility Agent in UN Tetanus Vaccine?)

    So cosa state pensando. State pensando che potrebbero aver attuato questi programmi di depopolamento in Africa, ma che non farebbero mai una cosa del genere negli Stati Uniti, dove i nostri sempre attenti media rivelerebbero subito cosa bolle in pentola. Giusto?

    Sfortunatamente, i media sono, dalla soffitta alle cantine, tutti in mano alle stesse persone che creano le crisi proprio per perseguire la propria agenda. In questo senso, il Covid-19, probabilmente, non è diverso. Il fatto che l’infezione sia solo modestamente letale, in realtà, aiuta a raggiungere l’obiettivo più ampio di rimodellare la società, ristrutturare l’economia, fare a meno di un governo rappresentativo e ridurre la popolazione a livelli più sostenibili. Questi sono i veri obiettivi di questa farsa politica. Date un’occhiata a questo articolo di Bloomberg (2019) che aiuta a far luce sugli attuali sviluppi legati al Covid. L’articolo è giustamente intitolato “La Terra ha bisogno di meno persone, dicono gli scienziati“:

    “Quarant’anni fa, scienziati di 50 nazioni si erano riuniti a Ginevra per discutere quello che allora veniva chiamato il ‘problema climatico della CO2’… Ora, quattro decenni dopo, un gruppo più ampio di scienziati sta suonando un altro, molto più urgente, campanello d’allarme. Più di 11.000 esperti di tutto il mondo chiedono un’aggiunta critica alla strategia principale di abbandonare i combustibili fossili a favore delle energie rinnovabili: è necessario che sul nostro pianeta ci siano molti meno esseri umani…

    “Dichiariamo, in modo chiaro e inequivocabile e con più di 11.000 scienziati firmatari provenienti da tutto il mondo, che il pianeta Terra si trova di fronte ad un’emergenza climatica,” hanno scritto gli scienziati in un severo monito pubblicato martedì…

    Visti uno dopo l’altro, i grafici delineano una tendenza devastante per la salute del pianeta. Dal consumo di carne, alle emissioni di gas serra, alla riduzione dei ghiacci polari, all’innalzamento del livello del mare agli eventi meteorologici estremi, essi tracciano un triste ritratto di 40 anni di opportunità sprecate. Gli scienziati fanno appelli specifici ai responsabili politici affinché portino rapidamente a termine cambiamenti sistemici nelle politiche energetiche, alimentari ed economiche. Ma fanno un ulteriore passo avanti nel campo, politicamente difficile, del controllo della crescita della popolazione. “Deve essere stabilizzata e, idealmente, gradualmente ridotta in un contesto che garantisca l’integrità sociale,” scrivono.
    (”Earth Needs Fewer People, Scientists Say”, Bloomberg)

    Forbes ha pubblicato un articolo simile intitolato “Oltre 11.000 scienziati dichiarano l’emergenza climatica.” Eccone un breve estratto:

    “Oltre a far suonare il campanello d’allarme più forte che in passato, la lettera suggerisce anche misure immediate da adottare in sei aree chiave per rallentare il cambiamento climatico e il suo impatto…. Questi passi costituiscono un riordino abbastanza drastico della società globale e dei suoi sistemi di base, a partire dalla graduale eliminazione dei combustibili fossili, arrrestando la deforestazione su larga scala con attività di rimboschimento, stabilizzando la popolazione globale e riducendo notevolmente la quantità di carne e di prodotti animali di largo consumo.…”.
    (“Over 11,000 Scientists Declare Climate Emergency“, Forbes)

    Infine, c’è questa dichiarazione pubblicata sulla rivista BioScience da decine di scienziati e sostenuta da altri 11.000 ricercatori di 153 nazioni. Gli scienziati affermano che i cambiamenti urgenti necessari dovrebbero includere la stabilizzazione della popolazione mondiale, l’abbandono dei combustibili fossili, il blocco della deforestazione e la riduzione del consumo di carne:

    “Gli scienziati hanno l’obbligo morale di mettere in guardia in modo chiaro l’umanità su qualsiasi minaccia catastrofica e di ‘dire le cose come stanno.’ Sulla base di questo obbligo e degli indicatori grafici presentati qui di seguito, dichiariamo, insieme a più di 11.000 scienziati firmatari di tutto il mondo, in modo chiaro e inequivocabile, che il pianeta Terra sta affrontando un’emergenza climatica.

    La popolazione mondiale, costantemente in aumento di circa 80 milioni di unità all’anno, ovvero più di 200.000 al giorno (figura 1a-b), deve essere stabilizzata e, idealmente, gradualmente ridotta in un contesto che garantisca l’integrità sociale. Esistono politiche collaudate ed efficaci che rafforzano i diritti umani, riducendo allo stesso tempo i tassi di fertilità e diminuendo l’impatto della crescita della popolazione sulle emissioni di gas serra e sulla perdita di biodiversità. Queste politiche rendono i servizi di pianificazione familiare disponibili a chiunque, rimuovono le barriere per accedervi e raggiungono la piena parità di genere....”.
    (“World Scientists’ Warning of a Climate Emergency”, Oxford Academic)

    (Si noti come il controllo della popolazione sia un tema ricorrente, un tema che coincide con l’agenda “zero emissioni” delle élite e dei “filantropi” autoproclamatisi “filantropi“).

    Il fatto è che c’è un crescente consenso tra le élite e i leader delle multinazionali sul fatto che ci troviamo di fronte ad una “emergenza climatica” che richiederà cambiamenti immediati e draconiani alle nostre strutture politiche, sociali ed economiche. È troppo azzardato pensare che il Covid-19 sia stato volutamente evocato per attuare quei cambiamenti senza rivelarne la vera ragione? Dopo tutto, l’opinione pubblica è, più o meno, divisa a metà sul cambiamento climatico, il che significa che ci sarebbe un’opposizione probabilmente ben organizzata, ben finanziata e feroce. Senza dubbio, questo è qualcosa che gli oligarchi volevano assolutamente evitare. Una pandemia globale volutamente esagerata è stata la scelta migliore. Con i media già a rimorchio, con a libro paga un numero sufficiente di esperti di salute pubblica e con i governatori democratici pronti a fare il lavoro pesante, le prospettive di successo devono essere sembrate abbastanza promettenti. Dopo otto mesi dall’inizio delle operazioni, il traguardo è ora a portata di mano. Nessuno trova da ridire sul fatto che i governatori dei vari stati si siano appropriati degli speciali “poteri di crisi,” Fauci e quelli della sua risma sono ancora oggetto di ampia venerazione, le mascherine sono ovunque, lockdown e restrizioni sempre più serrate continuano ad essere all’ordine del giorno e mancano poche settimane alla ciliegina sulla torta, lo sfoltimento del gregge con un “vaccino a base di nanoparticelle contenente una sostanza chimica sintetica chiamata polietilenglicole o PEG.” In altre parole, le pratiche di sterilizzazione occulta condotte in Africa erano solo la prova generale dell’evento principale, la sbrigativa vaccinazione di miliardi di persone in tutto il mondo nel tentativo di ridurre significativamente la popolazione globale. Ci siamo già arrivati?

    Non ancora, ma presto.

    I gruppi di psicologi che lavorano per i governi (per vendere il terrore del Covid) hanno capito che la realtà quotidiana deve essere capovolta (attraverso il distanziamento sociale, le mascherine, gli ordini di autoconfinamento, la chiusura di scuole, aziende, eventi pubblici e servizi religiosi) per (creando un ambiente disorientante e terrificante) dar vita ad un nuovo sistema autoritario, in cui la libertà personale non vada oltre il poter scegliere se fare i propri acquisti online su Costco o su Amazon. Questi psicologi meritano gran parte del merito di aver trasformato il mondo occidentale in uno stato di polizia in perenne lockdown, governato da intriganti malfattori che decideranno il nostro futuro al posto nostro.

    IL VACCINO – L’apice di 8 mesi di continua disinformazione e isteria

    Mentre è chiaro che i progressi sui vaccini sono stati deliberatamente ritardati fino a dopo le elezioni presidenziali (per danneggiare le prospettive di rielezione di Trump), pochissimi si rendono conto del perchè questi vaccini siano stati sviluppati così in fretta. In parole povere, l’epidemia sta rapidamente scomparendo, costringendo i produttori di vaccini a richiederne frettolosamente l’approvazione, in modo che la distribuzione possa iniziare subito. Si tratta di una questione della massima urgenza, il che significa che la FDA cederà senza dubbio alle pressioni politiche e approverà i potenziali vaccini molto prima che le sperimentazioni ne dimostrino la sicurezza.
    Questo, mercoledì scorso:

    “Il Regno Unito è diventato il primo paese ad aver formalmente approvato, mercoledi scorso, il vaccino Pfizer e BioNTech Covid-19 … Le prime inoculazioni sono previste per la prossima settimana… Il vaccino è stato autorizzato molto più rapidamente di qualsiasi altro nella storia, il suo fulmineo sviluppo surclassa alla grande i 15-20 anni solitamente necessari per sviluppare questo tipo di farmaci“.
    (“U.K. becomes first country to approve Pfizer-BioNTech Covid-19 vaccine”, NBC News)

    Naturalmente, la sicurezza non è un requisito fondamentale per un vaccino che, a differenza di quelli per cui occorrono 10 anni di studi e sperimentazioni, è stato frettolosamente confezionato e immesso sul mercato in soli 8 mesi. Per definizione, un tale vaccino non è sicuro. Ancora dallo stesso articolo della NBC:

    “Negli Stati Uniti, sia Pfizer-BioNTech che Moderna hanno presentato domanda alla FDA per un’autorizzazione all’uso d’emergenza… L’amministratore delegato di BioNTech, Uğur Şahin, ha detto a Richard Engel di NBC News di essere ‘fiducioso che l’autorizzazione per l’utilizzo negli Stati Uniti possa arrivare anche nelle prossime due settimane.’

    Nel frattempo, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha comunicato a Reuters di aver ricevuto le documentazioni [di diversi vaccini] dalle aziende produttrici e di averli sottoposti ad analisi per ‘la loro possibile autorizzazione all’uso nei casi di emergenza,’ il che significa che potrebbero essere utilizzati più rapidamente nei paesi in via di sviluppo.” (NBC News)

    Perché tutta questa fretta di portare i tacchini al mercato?

    Come abbiamo notato in precedenza, la distribuzione dei vaccini è stata affrettata proprio perchè la pandemia stava affievolendosi, infatti, a tutti gli effetti pratici, è già finita. Negli Stati Uniti, i dati sui ricoveri e sulle morti vengono deliberatamente gonfiati per perpetuare l’isteria (lo spiegheremo più avanti), mentre nel Regno Unito le morti attribuibili al Covid (nella falsa “seconda ondata”) non hanno mai superato la media quinquennale delle “morti in eccesso,” la linea di demarcazione per decidere se esista o meno un insolito picco di mortalità. Non esiste. La seconda ondata non esiste. È pura invenzione. Date un’occhiata a questo articolo del dottor Mike Yeadon, ex vicepresidente e capo ricercatore della Pfizer per le allergie e l’apparato respiratorio. Yeadon respinge la teoria della “seconda ondata” come una fandonia non scientifica. Ecco cosa dice:

    “I virus non vanno ad ondate… Ho chiesto più volte di vedere la collezione di documenti scientifici utilizzati nella previsione della ‘seconda ondata’ per poter costruire un modello computerizzato, in modo da calcolare le sue probabili dimensioni e tempi. Non sono mai stati presentati. È quasi come se non esistesse una letteratura di così fondamentale importanza… Finora non ci sono mai stati casi di ondate multiple e il coronavirus di diffusione reale più recente (SARS) si era presentatto in singola ondata in ogni regione geografica interessata. Non riesco neanche a capire perché sia stato costruito un modello comprendente una ‘seconda ondata’.…

    Nonostante l’assenza di prove di una ‘seconda ondata’ (e le prove dell’assenza di ondate per questa classe di virus respiratori) c’è stata una campagna trasversale e multi-mediatica appositamente studiata per inculcare nella mente di tutti l’idea di una ‘seconda ondata.’ Questa campagna è andata avanti ininterrottamente per molte settimane. Ha anche avuto successo: in un sondaggio tra i medici di base, quasi l’86% degli intervistati ha dichiarato di aspettarsi una ‘seconda ondata’ quest’inverno.

    Nel preparare questo articolo, ho cercato la prima menzione di una ‘seconda ondata.’ I proff. Heneghan e Jefferson, il 30 aprile, avevano fatto notare che eravamo stati avvertiti dell’arrivo di una ‘seconda ondata’ e che il Primo Ministro, il 27 aprile, aveva messo in guardia su una ‘seconda ondata.’ I due professori avevano ammonito chiunque volesse fare previsioni certe di una ‘seconda’ e di una ‘terza ondata’ che i dati storici non forniscono alcun supporto in tal senso.

    Ho cercato una ‘seconda ondata’ fra i riferimenti della BBC … Il 3 e il 6 marzo si parla di una singola ondata di SARS-CoV-2 con la maggior parte (95%) dell’impatto nella fase iniziale. Quello che sembra essere il documento finale, il 29 marzo, si riferisce ancora ad una sola ondata. Questo è ciò che insegnano la storia e l’immunologia….

    Nonostante questa fastidiosa stranezza su una ‘seconda ondata’ e, quasi come se ci fosse un piano già pronto, l’infrastruttura dei test PCR (reazione a catena della polimerasi) nel Regno Unito ha iniziato ad essere rimodellata….la Corte Suprema portoghese, due settimane fa, ha sentenziato che questo test PCR non è un metodo affidabile per determinare lo stato di salute o l’infettività delle persone…. Essendo la validità scientifica di questo test gravemente compromessa, credo che debba essere immediatamente ritirato dall’uso.”
    (“The PCR False Positive Pseudo-Epidemic“, Lockdown Skeptics)

    Nessuna seconda ondata?

    No, sono sciocchezze al 100%. Ma “c’era un piano,” il che significa che c’è un progetto per amplificare il panico per raggiungere gli obiettivi delle élite. Questo è chiaro.

    Yeadon spiega poi come i test PCR siano stati ritirati dai laboratori del NHS (Servizio Sanitario Nazionale) e dati in mano a “centri per test di massa” di proprietà privata che hanno sostituito “scienziati biomedici altamente qualificati ed esperti del Consiglio delle professioni sanitarie e assistenziali (HCPC) con personale volontario non registrato in laboratori non accreditati e messi in piedi nel giro di poche settimane.” Naturalmente, questo ha messo in discussione l’affidabilità dei test effettuati, con un numero enorme numero di falsi positivi, assolutamente non corrispondenti all’impatto decrescente del virus.

    Come afferma Yeadon, un tale test di massa, quando si usa la PCR come metodo, comporta il rischio di ciò che chiamiamo “una pseudo epidemia di test PCR falsi positivi.” Questo non sarebbe mai accaduto se non avessimo usato il test PCR per una indagine epidemiologica a livello di popolazione. Quando a Liverpool era stato usato un test più affidabile (il test di flusso laterale o LFT) che dimostrava che era infetta una percentuale minore di persone, questo test era stato scartato a favore della PCR.

    “A settembre, la maggior parte dei test PCR era gestita da grandi laboratori privati, alcuni dei quali chiamati Lighthouse Labs” [Laboratori faro]. Era stato allora che il numero di infezioni aveva iniziato a salire vertiginosamente, in assoluto contrasto con il comportamento delle epidemie del passato. Yeadon:

    “Come possiamo far quadrare queste affermazioni di decine di migliaia di ‘casi’ giornalieri e di una ‘seconda ondata’ di morti senza precedenti prendendo per buoni i risultati impossibili di un enorme numero di test basati su una tecnica considerata dagli esperti del settore difficile da eseguire in modo affidabile anche su piccola scala?“

    È facile. L’intera farsa è stata truccata per far sembrare i falsi positivi della PCR una vera epidemia. Tenete presente che non si tratta di una mia osservazione poco professionale, ma proviene dell’ex vicepresidente e capo ricercatore di Pfizer per le allergie e l’apparato respiratorio. E guardate fino a che punto è stata tenuta in piedi questa farsa. Ecco Yeadon che spiega come le definizioni siano state stiracchiate fino al punto di rottura per gonfiare il numero di vittime del Covid:

    “Un ‘caso’ è un test PCR positivo. Anche in assenza di sintomi. Un ‘ricoverato in ospedale per COVID-19’ è chiunque risulti positivo al test PCR prima, al momento dell’ingresso o in qualsiasi momento durante il ricovero, indipendentemente dalla diagnosi di ingresso o dai sintomi. Un ‘decesso da COVID-19’ è qualsiasi decesso entro 28 giorni da un test PCR positivo.”

    Quindi, immaginate di avere un infarto e di morire, ma un test PCR mostra che nel sangue avevate innocui frammenti di RNA virale, il decesso viene registrato come “causato da Covid-19.” Capito? Yeadon riassume questa faccenda in un’unica, concisa, frase:

    “Abbiamo prove molto solide che il test di massa di PCR, così come è attualmente condotto, è completamente inutile.” (Yeadon e un gruppo di esperti hanno presentato al comitato editoriale di Eurosurveillance un documento in 10 punti che mette in discussione le basi scientifiche su cui si basa il test PCR, “che ha portato, a livello mondiale, a diagnosticare in modo errato le infezioni attribuite alla SARS-CoV-2 e associate alla patologia da COVID-19.” Ci troviamo di fronte a severi lockdown che hanno distrutto la vita e i mezzi di sussistenza di molte persone, hanno limitato l’accesso all’istruzione e queste restrizioni imposte dai governi di tutto il mondo sono un attacco diretto ai diritti fondamentali delle persone e alle loro libertà personali, con conseguenti danni collaterali su scala globale per intere economie“).

    Secondo Yeadon e il suo team di ricercatori indipendenti:

    “La pandemia era già finita a giugno ed è stata l’immunità del gregge la forza principale che aveva arrestato la pandemia e l’aveva spinta a ritirarsi. I presunti ‘casi’ autunnali sono l’artefatto di un sistema di test squilibrato…. Anche se c’è un po’ di COVID-19, una specie di ‘ondulazione secondaria,’… è presente soprattutto nelle regioni, nelle città e nei distretti meno colpiti in primavera. Il vero COVID-19 è autolimitante e potrebbe aver già raggiunto il picco in alcune città del Nord [dell’Inghilterra]. Non ritornerà in in forze…

    E’ tutto qui. Tutto il resto è una pseudo epidemia di falsi positivi PCR. La cura, naturalmente, così come quando il test PCR aveva sostituito la vera pandemia come minaccia reale, è fermare i test di massa PCR.”
    (“The PCR False Positive Pseudo-Epidemic” Dr Mike Yeadon, Lockdown Skeptics)

    L’analisi di Yeadon è simile a quella di Genevieve Briand, assistente del direttore del programma del master di economia applicata presso la John Hopkins University. La Briand ha voluto verificare l’effetto del Covid sull’eccesso di mortalità utilizzando i dati stessi del CDC. Quello che ha trovato è stato straordinario, ma coerente con l’analisi di Yeadon. Ecco un breve riassunto della sua scoperta:

    “Da metà marzo a metà settembre, i decessi totali negli Stati Uniti sono stati 1,7 milioni, di cui 200.000, ovvero il 12% del totale, legati al COVID-19….

    Dopo aver recuperato i dati dal sito web del CDC, la Briand ha realizzato un grafico che rappresenta le percentuali dei decessi totali per categorie d’età dall’inizio di febbraio all’inizio di settembre, dal mese antecedente la scoperta negli Stati Uniti del COVID-19 al periodo successivo all’aumento dei tassi di infezione.

    Sorprendentemente il numero di morti fra gli anziani è rimasto invariato sia prima che dopo l’arrivo del COVID-19. Dal momento che il COVID-19 mette a rischio principalmente le fasce d’età più avanzate, gli esperti si aspettavano un incremento delle percentuali relative ai decessi delle persone anziane. Ma, secondo i dati del CDC, così non è stato. Infatti le percentuali rimangono relativamente stabili per tutti i gruppi d’età.

    “La ragione per la quale abbiamo un numero maggiore di morti da COVID-19 fra i più anziani rispetto ai più giovani è semplicemente dovuto al fatto che, di norma, negli Stati Uniti muoiono più anziani che giovani,” ha detto la Briand.

    La Briand ha anche evidenziato che i dati riportano fra le 50’000 e le 70’000 morti giornaliere, sia prima che dopo l’arrivo del COVID-19, e questo sta ad indicare che questo numero di decessi era normale anche prima che si manifestasse il COVID-19. Quindi, secondo la Briand, non solo il COVID-19 non ha influito sulla percentuale dei decessi fra gli anziani, ma non ha neppure aumentato il numero totale delle morti.

    Queste analisi dei dati suggeriscono che, contrariamente a quanto ritenuto da molti, il numero di morti causati dal COVID-19 non è allarmante. Infatti non ha praticamente avuto effetti sul numero di decessi negli Stati Uniti.

    “Stando a questi numeri non ci sono prove che il COVID-19 abbia provocato decessi aggiuntivi. Il totale delle morti [durante il periodo in esame] non supera il numero consueto. Non abbiamo trovato prove del contrario,” ha concluso la Briand.
    (“A closer look at U.S. deaths due to COVID-19”, JB Wells News)

    Le ricerche di Yeadon e della Briand ci fanno capire come risultati di test fasulli, dati di mortalità manipolati, continue bugie e sconcertanti imposizioni governative (mascherine, isolamento, ecc.) abbiano alimentato l’isteria generale, creando tra la popolazione quella remissività tanto desiderata dai nostri governanti. Dopo otto mesi di questo martellamento psicologico, le élite sono ora pronte a dare il colpo di grazia, con un vaccino contenente una sostanza potenzialmente tossica che cambierà il corso della storia.

    Ho esagerato?

    Forse, ma ci sono molte ragioni per essere preoccupati. Tenete presente che i sostenitori più entusiasti di questi vaccini sperimentali (i media) sono gli stessi che:
    1. Hanno mentito per 3 anni di fila sui rapporti Trump-Russia.
    2. Hanno attivamente censurato qualsiasi informazione sullo scandalo Hunter Biden.
    3. Hanno coperto tutte le informazioni relative ai brogli elettorali del mese scorso.

    I media sono il nemico del popolo, e lo hanno dimostrato più volte. Ma, come possiamo applicare questa regola alla diffusione dei nuovi vaccini?

    Possiamo presumere che gli interessi degli oligarchi di regime, che possiedono i media e portano avanti il loro programma, avranno la precedenza sulle persone che sono in attesa di essere vaccinate. Questo è tutto. I loro interessi avranno la priorità sulla vostra sicurezza. È così che funziona.

    Quindi, si dovrebbe essere estremamente cauti nei confronti di vaccini che vengono immessi sul mercato in tempi record, così come si dovrebbe essere sospettosi delle motivazioni di chi considera lo “scetticismo” o la “titubanza” come una “minaccia alla sicurezza nazionale.” Di queste persone non ci si può fidare. È così semplice.

    Perché, ad esempio, il governo britannico dovrebbe arruolare l’intelligence militare per cercare e debellare quelli che il Times chiama i “militanti anti-vaccini” e i relativi “contenuti propagandistici” nel cyberspazio?

    Perché i giganti dei social media dovrebbero eliminare gli articoli critici sui vaccini?

    Perché tutti i media e gli esperti di salute pubblica spingono per la vaccinazione di massa?

    Perché?

    La risposta è ovvia, no?

    È perché le ricche eminenze grigie al potere che stanno orchestrando questa operazione vogliono vedere Noi, il Popolo, vaccinato in massa. Ecco di cosa si tratta.

    Quindi la domanda è: perché? Perché è così importante per loro? È perché vogliono salvare delle vite?

    No, non è affatto così. Ovviamente c’è sotto qualcos’altro di cui non siamo a conoscenza. Forse è il cambiamento climatico, forse è la sovrappopolazione, o forse è una determinazione collettiva a trasformare la società in una distopia tecnocratica. (“Il Grande Reset“). In realtà non lo sappiamo, ma una cosa è certa, tutto questo clamore sul Covid è una falsa pista. Distoglie semplicemente l’attenzione dalla vera agenda, ed è per questo che dovremmo essere cauti riguardo ai vaccini. La vaccinazione di massa potrebbe, infatti, essere l’obiettivo finale. Date un’occhiata all’opinione di Yeadon sui vaccini in un recente post su LifeSite News:

    “Non c’è assolutamente bisogno di vaccini per estinguere la pandemia… Non si vaccina gente che non è rischio di malattia. Nemmeno si pianifica di vaccinare milioni di persone sane e perfettamente in forma con un vaccino non testato a dovere su soggetti umani.

    Dal momento che è dimostrabile che circa il 30% della popolazione aveva già un’immunità pregressa, aggiungendovi la percentuale di bambini resistenti, il 40% circa, e considerando un tasso di infezione più o meno tra il 20 e il 30%, possiamo dire che circa il 65-72% della popolazione è attualmente immune al COVID-19.

    Considerando poi la realtà dell’immunità di gregge, quando la suscettibilità ad un virus scende così in basso, intorno al 28-35%, quella popolazione non è più in grado di sostenere un’epidemia in espansione e quindi il virus svanisce e scompare… La pandemia è effettivamente finita e può essere facilmente gestita da un SSN (Servizio Sanitario Nazionale) correttamente funzionante. Di conseguenza, il Paese dovrebbe essere immediatamente autorizzato a tornare ad una vita normale.”
    (“Former Pfizer VP: ‘No need for vaccines,’ ‘the pandemic is effectively over”, LifeSiteNews)

    Ha ragione? I vaccini sono un rischio inutile e senza uno scopo pratico? Ecco altre informazioni di Yeadon sui potenziali effetti negativi dei nuovi vaccini a base di mRNA, attualmente “di gran moda.”

    “La formazione dei cosiddetti ‘anticorpi non neutralizzanti’ può portare ad una reazione immunitaria esagerata, specialmente quando, dopo la vaccinazione, il soggetto venisse a contatto con il virus ‘naturale.’

    – Ci si aspetta che le vaccinazioni producano anticorpi contro le proteine spike della SARS-CoV-2. Tuttavia, le proteine spike contengono anche proteine sincitino-omologhe, che sono essenziali per la formazione della placenta nei mammiferi, esseri umani compresi. Bisogna assolutamente impedire che un vaccino per la SARS-CoV-2 possa scatenare una reazione immunitaria contro la sincitina-1, poiché, in questo caso, potrebbe provocare un’infertilità a tempo indeterminato nelle donne vaccinate.

    – I vaccini mRNA di Pfizer/BioNTech contengono polietilenglicole (PEG). Il 70% delle persone sviluppa anticorpi contro questa sostanza. Ciò significa che molte persone potrebbero sviluppare reazioni allergiche, potenzialmente fatali, dopo la vaccinazione.

    – La durata troppo breve della sperimentazione non consente una stima realistica degli effetti tardivi. Come con i casi di narcolessia dopo la vaccinazione contro l’influenza suina, milioni di persone sane sarebbero esposte ad un rischio inaccettabile se venisse concessa un’approvazione d’emergenza con la possibilità di rilevare in un secondo tempo gli effetti tardivi della vaccinazione.”
    (“That Was Quick”, Lockdown Skeptics)

    Riassumiamo:

    1. I nuovi vaccini a l’RNA messaggero potrebbero rendere i destinatari più suscettibili a gravi malattie o essere addirittura fatali.

    2. Le proteine Spike potrebbero “innescare una reazione immunitaria” tale da “provocare infertilità.” (Ancora una volta, il controllo della popolazione)

    3. I nuovi vaccini contengono polietilenglicole (PEG) che può essere “potenzialmente fatale.”

    4. Le sperimentazioni non sono state abbastanza prolungate per determinare se i vaccini siano sicuri o meno. Ottenere l’approvazione della FDA non significa essere “sicuri.” Al contrario. La FDA è stata “cooptata” allo stesso modo in cui era stata cooptata la FAA. (Pensate al Boeing 737 Max)

    Il nuovo regime dei vaccini Covid-19 è inutile e rischioso. I lettori dovrebbero ignorare il battage pubblicitario e farsi le loro ricerche. Assumersi la responsabilità della propria salute e del proprio benessere. Non aspettatevi che i media o i funzionari della sanità pubblica dicano la verità. Non lo faranno. Vogliono farvi fare da cavie nel loro folle esperimento di laboratorio. Non cooperate, non conformatevi, non accettate, non acconsentite, non gettate la spugna.

    Non arrendetevi.

    Mike Whitney

    Fonte: unz.com
    Link: https://www.unz.com/mwhitney/the-cov...-depopulation/
    04.12.2020
    Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

  7. #17
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    Predefinito Re: Il vaccino Covid-19: immunità o depopolamento?

    io non mi vaccino
    FASCISMO MESSIANICO E DISTRUTTORE. PER UN MONDIALISMO FASCISTA.

    "NELLA MIA TOMBA NON OCCORRE SCRIVERE ALCUN NOME! SE DOVRO' MORIRE, LO FARO' NEL DESERTO, IN MEZZO ALLE BATTAGLIE." Ken il Guerriero, cap. 27. fumetto.

  8. #18
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    Predefinito Re: Il vaccino Covid-19: immunità o depopolamento?

    Ti faranno vaccinare.

  9. #19
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    Predefinito Vaccinazione anti-covid: “Sarà un vero e proprio esperimento”

    Vaccinazione anti-covid: “Sarà un vero e proprio esperimento”

    di Valentina Bennati



    Il ministro della Salute Roberto Speranza ha annunciato in Parlamento il piano per la vaccinazione contro il coronavirus Sars-CoV-2 elencando le quote opzionate dall’Italia per casa farmaceutica e tipologia di vaccino a partire dal primo trimestre 2021 e con completamento nel quarto trimestre: AstraZeneca: 40,38 milioni di dosi; Johnson & Johnson: 53,84 milioni di dosi; Sanofi: 40,38 milioni di dosi; Pfizer-Biontec: 26,92 milioni di dosi; CureVac: 30,285 milioni di dosi; Moderna: 10,768 milioni di dosi.

    Secondo le previsioni del Ministero i primi vaccini saranno pronti da gennaio, ma il cuore della campagna vaccinale sarà tra la prossima primavera e l’estate: l’intenzione è di vaccinare prima di tutto gli operatori sanitari e socio sanitari, poi i residenti e gli operatori delle Rsa, a seguire le persone della terza età, il personale scolastico, le forze dell’ordine e il personale delle carceri. Il ministro ha poi specificato che, se si sviluppassero focolai in specifiche aree del Paese, saranno distribuiti vaccini anche in quei luoghi. Competenza della logistica per la distribuzione e vaccinazione sarà del commissario straordinario con l’Esercito che interverrà per la parte pratica.

    Parlando in Senato il ministro ha definito il vaccino anti-covid “un bene comune, che va assicurato a tutte le persone”. “Per questo” – ha aggiunto – “l’Italia ha opzionato 202 milioni e 573mila dosi di vaccino, rappresenterebbero una dotazione sufficientemente ampia per poter potenzialmente vaccinare tutta la popolazione e conservare delle scorte di sicurezza, abbiamo sottoscritto tutti i contratti che l’Ue ha formalizzato, non vogliamo correre il rischio di non poter disporre di un vaccino”. “L’obiettivo fondamentale” – ha inoltre detto Speranza – “è predisporre una sorveglianza, monitorando gli eventi avversi ai vaccini e individuando eventuali problematiche. L’Aifa predisporrà un comitato scientifico che, per tutto il periodo della campagna vaccinale, avrà il compito di analizzare i dati raccolti”.

    Dunque è stato già messo in conto che ci saranno eventi avversi, rischio che magari si sarebbe potuto evitare con un periodo molto più lungo di trial. Cosa che, di norma, dovrebbe accadere sempre prima di immettere nel commercio un nuovo farmaco. Ma così non è stato questa volta e, ad essere malpensanti, si potrebbe arrivare a dire che le ‘vere cavie’ saranno gli Italiani: prima quelli appartenenti alle categorie considerate più a rischio, poi gradualmente il resto della popolazione.

    Al di là degli annunci, però, bisognerà poi vedere cosa accadrà veramente nei prossimi mesi. Al momento, tra l’altro, nessun vaccino ha ricevuto l’approvazione, né dell’Agenzia Europea per i Farmaci, né della Food and Drug Administration statunitense, i profili di sicurezza ed efficacia continuano ad essere sconosciuti e scarseggiano i dati necessari per consentire ai cittadini di prendere una decisione informata. Cosa ben diversa, questa, dall’essere aprioristicamente contrari ai vaccini. Infatti si sono, giustamente, già levate alcune voci all’interno dello stesso mondo medico-scientifico (pure l’autorevole British Medical Journal ha preso posizione) per raffreddare i facili entusiasmi di quella parte della politica e della scienza che pretende di zittire chi osa esprimere dubbi e paventa l’ipotesi dell’obbligatorietà.

    Mala tempora currunt.

    Ed è in questo preciso momento storico che i medici sono chiamati a fare una scelta: la scelta tra il rispetto del giuramento di Ippocrate oppure no.

    C’è chi si trova d’accordo con la narrazione ufficiale, chi si pone delle domande e ha il coraggio di manifestare le proprie perplessità e chi, per vari motivi, preferisce voltarsi dall’altra parte non sentendo l’obbligo deontologico di parlare.

    Hanno un grande potere i medici adesso e lo avranno ancor di più nei mesi che verranno.

    Ma un grande potere si associa sempre a una grande responsabilità.

    E la prima responsabilità dovrebbe essere quella di essere Medici Onesti.

    Grazie a coloro che stanno dimostrando di esserlo.

    E grazie al Prof. Paolo Bellavite per aver accettato di fare questa intervista nonostante i numerosi impegni di questi giorni. Già professore di Patologia Generale presso l’Università di Verona, Bellavite è anche ematologo e si è perfezionato in Statistica Sanitaria e Epidemiologia. È autore di 157 pubblicazioni scientifiche recensite su PubMed e di diversi libri. Fa parte dei ‘Top Italian Scientists’ con H-index (Google Scholar) di 48. Dal 2017 è in pensione, ma continua a svolgere una brillante attività di ricerca.



    Professor Bellavite come funziona normalmente quando un farmaco deve entrare sul mercato? Ci sono dei tempi ben precisi da rispettare e dei lavori da pubblicare e sottoporre alla revisione del mondo scientifico? Tale procedura è stata tenuta in considerazione per i vaccini in arrivo?

    “In Italia qualsiasi farmaco deve essere autorizzato da AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) e in Europa da EMA (European Medicines Agency) che esaminano il dossier presentato dal produttore, che deve comprendere prove precliniche di laboratorio e prove cliniche su esseri umani, di fase 1 (prove di sicurezza e tollerabilità di varie dosi su volontari sani), fase 2 e 3 (prove su gruppi di volontari in cui si confronta efficacia e effetti avversi in gruppi trattati o col farmaco o col placebo).

    Per i farmaci normali sono richieste anche prove di farmacocinetica, vale a dire dimostrazioni di dove si accumulano nel corpo e di quanto tempo vi rimangono prima di essere eliminati; i vaccini invece sono esentati dalla presentazione di queste prove, per cui non si conosce il destino del vaccino nel corpo in cui è stato iniettato.

    Le fasi 2 e 3 di solito sono separate perché la fase 3 è fatta con numero più grande di volontari. Con i vaccini, i gruppi che sperimentano la fase 2 e soprattutto 3 devono essere abbastanza numerosi da consentire di vedere una differenza nel rischio di contrarre la malattia. Inoltre, studi sulla sicurezza in piccoli numeri non sono predittivi di eventi rari, che possono essere rilevati solo in ampi studi di fase IV condotti dopo l’immissione in commercio di un vaccino. Si dovrebbe quindi continuare a monitorare attentamente i risultati e una migliore farmacovigilanza dovrebbe far parte dello sviluppo di qualsiasi vaccino. I tempi di esecuzione degli studi dipendono dalla velocità e dall’accuratezza con cui li si porta avanti, ovviamente.

    Nel caso dei vaccini anticovid, tutti gli esperti sostengono che i tempi sono stati straordinariamente accorciati rispetto alle normali fasi di studio di un vaccino, che normalmente richiedono da 5 a 10 anni. La pubblicazione su una rivista scientifica di un lavoro di ricerca sottoposto a revisione ‘tra pari’ (peer-review) non sarebbe strettamente necessaria per l’autorizzazione, ma è ovviamente fondamentale in casi come quello di cui stiamo parlando per la sua rilevanza su tutta la popolazione mondiale e per permettere un confronto aperto e trasparente dei vari prodotti in competizione. Sinceramente, dubito che la procedura aperta e trasparente sia tenuta in considerazione per i vaccini in arrivo, ma ci sono molti esperti più illustri di me che hanno la medesima preoccupazione. Finora si conoscono alcuni risultati di fase 1, pochi di fase 2 e nessuno di fase 3 se non alcuni risultati parziali di uno fatto in Brasile. E per quanto riguarda le reazioni avverse ai vaccini, conosciamo solo quelle rilevate in piccoli gruppi e insorgenti nel breve periodo, in genere entro una settimana dall’inoculo”.



    Stiamo parlando di più vaccini (c’è quello cinese, quello russo e poi quelli europei e americani) che peculiarità hanno e in cosa si differenziano? Che caratteristiche hanno quelli che riguarderanno l’Italia e perché si dice che sono diversi da quelli usati fino a oggi?

    “Confermo che ci sono molti tipi diversi di vaccini, in fasi diverse di studio e sperimentazione. Per l’Italia, in particolare, sono previsti vari vaccini, di diverse tipologie che sono raggruppabili in tre tipi:

    A) Vaccino AstraZeneca/Università di Oxford (ChAdOx1nCov-19 coltivato in linea cellulare HEK293 da aborto) e Johnson§Johnson (Ad26, coltivato in linea cellulare Per.C6 da aborto), fatti con Adenovirus non replicanti, che portano una sequenza RNA della proteina ‘spike’ del virus SARS-CoV-2. Anche quello russo ‘Sputnik’ (fatto con due diversi adenovirus Ad5 e Ad26) e il nuovo ‘Italiano’ (GrAd-Cov2) sono di questa concezione. Il virus “vettore” entra nelle cellule (non si sa quali) e le induce a produrre quel pezzo di proteina spike che va a innescare la risposta immunitaria.

    Il problema qui è che la prima risposta immunitaria attesa è verso le stesse cellule che producono la proteina virale con possibili conseguenze auto-immunitarie.

    Inoltre c’è il problema etico dell’uso di cellule ottenute da un aborto volontario che sono usate per coltivare gli Adenovirus di tutti questi vaccini. Secondo la Chiesa, un vaccino fatto provocando deliberatamente un aborto potrebbe (forse) essere accettabile da un credente solo se non esistessero valide alternative. Da questo punto di vista, sarebbe importante che non si stabilisse un monopolio come avviene per i vaccini a virus vivi iniettati nei bambini, tra i quali non esiste possibilità di scelta, né di obiezione di coscienza, da parte dei genitori o dei medici. Oltre alle questioni di coscienza, c’è un ulteriore problema tecnico per il fatto che le cellule HEK293 derivate dall’aborto sono di tipo nervoso e quindi piccole quantità di contaminanti di proteine o acidi nucleici umani (inevitabili in questi vaccini) vengono iniettate nel corpo assieme al virus vettore, con conseguenze ancora da valutare.

    B) Pfizer-Biontech, Moderna e CureVac fatti con un RNA messaggero, prodotto ‘in vitro’ inserito in speciali nanoparticelle fatte di lipidi (grassi) capaci, una volta iniettate, di trasportare un RNA messaggero nella cellula umana, inducendola a produrre la proteina spike codificata dal messaggero.

    Qui si evita il problema etico, ma gli altri sostanzialmente sono simili a quelli del punto sopra menzionato. Tanto è vero che gli studi di fase 1 hanno evidenziato effetti avversi, piuttosto frequenti, più o meno dello stesso tipo e nelle stesse proporzioni del vaccino adenovirale, con risultati leggermente peggiori per CureVac. Probabilmente tra i diversi competitori prevarrà sul mercato quello che avrà il minor prezzo e la maggiore facilità nel trasporto e stoccaggio. Speriamo che alla fin fine le scelte saranno indirizzate verso i vaccini che mostreranno il migliore profilo benefici/rischi nel medio-lungo periodo e non secondo altri ‘criteri’.

    C) Sanofi-GSK fatto con una proteina spike ‘ricombinante’, cioè prodotta dai batteri e poi purificata e coniugata con un ‘adiuvante’ (AS03) fatto di sostanze come lo squalene (una sostanza organica ricavata dal fegato di squalo) capaci di stimolare fortemente il sistema immunitario nel momento in cui si introduce l’antigene. Il vaccino è un po’ in ritardo rispetto agli altri, ma non è detto che non possa recuperare il tempo perduto, perché dietro c’è una grande ‘potenza’ industriale.
    Questo vaccino vanta maggiore esperienza nell’uso dell’adiuvante nella vita reale, fatta con l’antinfluenzale. In teoria, un vaccino di questo tipo potrebbe avere meno effetti avversi, perché non inserisce alcun RNA nelle nostre cellule e quindi non si dovrebbe presentare il problema del rischio di autoimmunità menzionato per gli altri due. Il problema non è, però, assente perché la proteina spike del virus ha molte omologie strutturali e sequenze di aminoacidi comuni a proteine umane e quindi la risposta immunitaria potrebbe dirigersi verso sostanze del corpo umano diverse dal virus, particolarmente in soggetti che abbiano una predisposizione genetica, come avviene per altri vaccini. Va precisato che anche nell’infezione da virus ‘selvaggio’ sono stati segnalati meccanismi patogeni che implicano autoimmunità.

    Ci sono tanti altri vaccini in varie fasi di sperimentazione, ma qui ricordo solo una cosa alquanto curiosa. Esistono dei vaccini già ampiamente utilizzati in Cina e Brasile nonché in vendita in Internet. Questi sono stati fabbricati con i virus SARS-COV-2 ‘veri e propri’, inattivati e legati all’adiuvante alluminio idrossido. Vaccini della vecchia generazione, diciamo. La cosa curiosa è che questi vaccini sono fatti solo in Cina e per produrli c’è stato bisogno di coltivare quantità enormi dello stesso virus che ha provocato la pandemia. In altre parole, i cinesi sono stati i primi a diffondere il virus (lasciamo perdere come sia successo, che non è ancora chiaro), gli unici a coltivarlo su scala industriale e i primi a vendere il vaccino fatto con lo stesso virus. Altrettanto curioso è il fatto che siano coloro che hanno sofferto meno per la pandemia”.



    Al di là delle dichiarazioni dei produttori, al momento ci sono prove di efficacia e di sicurezza per i vaccini di cui si sta parlando? Le apprensioni concernenti il possibile inserimento del RNA virale nel genoma umano possono essere smentite? Ci sono studi sugli effetti avversi o si tratta di farmaci dalla tecnologia totalmente nuova e la cui somministrazione alla popolazione sarà un esperimento vero e proprio?

    “Le prove di sicurezza di fase 1 ci sono per i vaccini dei tipi A e B sopra menzionati e sono piuttosto preoccupanti, anche se non sono riportati ufficialmente casi letali che siano attribuiti ai vaccini.

    Le apprensioni per la sicurezza dell’inserimento del RNA virale nelle cellule e del suo funzionamento come messaggero le ho menzionate sopra. Personalmente, non credo che esista un grosso rischio di inserimento “nel genoma umano” perché l’RNA messaggero dovrebbe funzionare solo nel citoplasma, senza trascriversi in DNA. Che poi ciò possa ugualmente avvenire per meccanismi che non conosciamo bene (es. intervento di qualche ‘trascrittasi inversa’ data da altri virus) non mi sentirei di escluderlo in linea di principio. Inoltre, per passare nella linea germinativa dovrebbe succedere proprio nei gameti, il che sarebbe ancora più raro e inconcepibile. Trattandosi di un’eventualità disastrosa, ovviamente va tenuta presente come ‘worst scenario’ e non va sottovalutata.

    Non c’è dubbio che la somministrazione alla popolazione di un nuovo vaccino sarà un vero e proprio esperimento (precisamente saremmo nella fase 4 della sperimentazione).

    Voglio essere chiaro: non c’è niente di male nel fare un esperimento sulla popolazione! La medicina è anche una scienza sperimentale ed è sempre avanzata mediante le sperimentazioni, con solo tre vincoli: che siano tecnicamente ben fatte, che siano aperte ad accogliere risultati negativi e che siano etiche. La eticità, che dovrebbe essere certificata da un comitato indipendente, ha come PRIMO presupposto che la partecipazione sia volontaria. Anche per questo, la vaccinazione anticovid deve essere fatta solo ed esclusivamente a volontari e non deve essere introdotta alcuna forma di forzatura o penalizzazione per chi non intendesse partecipare all’esperimento.

    Aggiungo che la proposta di vaccinazione deve essere corretta, nel senso di non far credere a chi intende vaccinarsi che il beneficio sia sicuro. Solo dopo la fase IV si potrà dire, con una certa probabilità, QUANTO sia sicuro. La scienza farmacologica è statistica e quantitativa. Mi pare quasi assurdo doverlo ricordare, se non fosse che sui canali pubblici si sentono ogni giorno proclami di segno diverso da parte di politici o opinionisti.”



    Possiamo chiarire la questione dell’immunità? Stiamo sentendo dire che è necessario raggiungere un’adeguata immunità di comunità, cosiddetta di ‘gregge’, per evitare l’obbligatorietà del vaccino. Qual è la soglia che la definisce? Dopo una malattia come la COVID-19 restano anticorpi, tant’è che vi sono anche i donatori di plasma, ma per quanto tempo durano? Cosa si sa invece della durata degli anticorpi indotti dalla vaccinazione?

    “Finché non ci sono i dati non possiamo sapere molto. Sull’immunità di gregge c’è un’enorme confusione che ho posto in luce anche nel caso dei vaccini dell’infanzia. Essa consiste nella protezione dei non vaccinati quando una sufficiente quantità di persone è immunizzata per via naturale o per vaccinazione, in modo tale che l’immunità della popolazione interrompe la diffusione del virus.

    Però essa presuppone vari aspetti tecnici importanti tra cui:

    1) essa scatta solo oltre una certa SOGLIA di immunità, cioè oltre una percentuale di popolazione che ha raggiunto l’immunità: al di sotto di questa soglia (es. 95% per il morbillo e molto meno per la maggior parte delle altre malattie) non si può parlare di immunità di gruppo;

    2) se il vaccino è efficace, l’immunità di gregge non protegge i vaccinati, i quali sono protetti dal loro vaccino: pertanto chi intende vaccinarsi non deve obbligare un altro a vaccinarsi con l’argomento che l’altrui vaccinazione serve a se stesso (qui c’è solo il problema degli immunodepressi che comunque è affrontabile tecnicamente in vario modo e si pone solo coi vaccini a virus vivi attenuati, si può leggere a riguardo il lavoro mio e di Alberto Donzelli);

    3) se il vaccino non è abbastanza efficace o non interrompe i contagi, l’immunità di gregge non si raggiunge mai, pertanto è inutile parlarne e certo non può essere invocato questo argomento per convincere o costringere qualcuno a vaccinarsi”.



    Se tutti i virus mutano per adattarsi alla nostra specie e difendersi dal nostro sistema immunitario, anche se il vaccino fosse efficace, non rischia di non esserlo più dopo 6 mesi/un anno? Ci dovremo allora vaccinare tutta la vita?

    “Certo sono possibili diversi scenari, dal più favorevole in cui va tutto bene, al peggior fallimento di tutta la campagna, Dio non voglia per l’insorgenza di problemi di sicurezza inaspettati.

    Personalmente ritengo che nessun vaccino darà una protezione a lungo termine, sia per le probabilissime mutazioni del virus che una vaccinazione di massa non farebbe che incentivare per la pressione evolutiva, sia perché non si è mai visto un vaccino con virus inattivati o con pezzi di virus o batteri dare protezioni per tutta la vita.

    L’immunità potrebbe forse mantenersi nel caso in cui il soggetto vaccinato subisse dei nuovi ‘incontri’ con un virus circolante perché in tal modo riceverebbe un involontario richiamo. Ma se il virus subisse delle mutazioni, anche per la pressione esercitata dalla vaccinazione sistematica della popolazione, ecco che ci troveremmo di fronte allo scenario di proposte vaccinali ripetute negli anni, con tutto ciò che ne consegue in termine di rischi.

    Ricordo che l’unico vaccino che ha probabilmente consentito di eradicare (o quasi) una malattia è stato quello vivo attenuato della polio (OPV), il quale però aveva una caratteristica che nessun vaccino ha mai avuto; si diffonde per via orofecale e ‘infetta’ le persone non vaccinate. Questo vaccino ha però il difetto di subire mutazioni che fanno tornare il virus in una forma patogena. I bambini africani ancora colpiti da paralisi flaccida dopo il vaccino ne sanno qualcosa, come le persone italiane che hanno subito il danno da vaccino nei decenni dal 1960 al 1980 circa, prima che l’OPV fosse sostituito dall’attuale vaccino con virus inattivato. Il vaiolo è stato definitivamente eliminato con l’isolamento degli infetti e la vaccinazione ad anello negli ultimi focolai”.



    Nel mese di novembre sul New York Post è stata pubblicata un’intervista al Chief Medical Officer di Moderna che ha avvisato che “non è stato provato che il vaccino possa prevenire la diffusione del virus”. Sempre nel mese di novembre anche la rivista Lancet ha pubblicato uno studio che esprime dubbi sui vaccini in arrivo. Quali sarebbero allora, allo stato delle conoscenze attuali, i benefici che si vogliono, e si possono REALMENTE ottenere, con questi farmaci?

    “Quella dello studioso di Moderna è una ammissione onesta e corretta. Parlando col dottor Alberto Donzelli egli mi ha ricordato che proprio questo è un argomento ‘forte’ di prudenza e di ricerca scientifica. Come avviene per altri vaccini tra cui notoriamente quello della pertosse, come dimostrato in un lavoro scritto da me, Alberto Donzelli e Vittorio Demicheli, è possibile che il microbo continui a albergare nelle vie respiratorie del vaccinato, il quale ha solo meno sintomi del ‘vero’ malato; in tal caso, mentre il malato sta a casa in isolamento, il soggetto vaccinato può inavvertitamente diffondere il contagio fra i suoi contatti. Per questo con la pertosse l’immunità di gregge non è possibile e il vaccino riduce i sintomi della malattia per l’individuo vaccinato. Anche altri esperti, come il prof. Antonio Cassone già direttore del dipartimento di malattie infettive dell’ISS, hanno sostenuto questo concetto.

    Nel caso del COVID-19, questo grave problema potrà essere risolto solo ed esclusivamente dall’osservazione del comportamento del vaccino ‘sul campo’, se saranno fatte apposite e accurate ricerche. Un motivo in più perché i responsabili della sanità pubblica considerino il periodo dopo l’immissione in commercio dei vaccini come un periodo di stretta sperimentazione di fase IV e non, come si sente ribadire in continuazione sia da politici che da opinionisti televisivi, la salvezza dell’umanità”.



    Dunque, allo stato delle conoscenze attuali, possiamo affermare che il vaccino anti-covid sia “un bene comune” – come sostiene il Ministro Speranza – in grado di portare benefici certi, oppure bisognerà considerare l’osservazione del comportamento dello stesso “sul campo”, le reazioni che provocherà nel breve, medio e lungo periodo? Quali saranno, invece, i costi per i bilanci della sanità e quindi anche per le nostre tasche?

    “Che sia un bene comune si vedrà. Come ho accennato sopra la fase attuale è ancora di sperimentazione sull’uomo (confronto tra vaccino e placebo in grandi gruppi) e non conosciamo bene né l’efficacia né i rischi, come evidenziato da vari autori su riviste scientifiche autorevoli. A solo titolo di esempio cito un punto dei risultati parziali del vaccino Pfizer appena emanati dalla FDA americana. Mentre una certa efficacia generica del vaccino pare probabile, le valutazioni cambiano se si guarda ai casi più gravi di malattia. Su 18.198 vaccinati si è verificato finora un caso di covid-19 grave, mentre su 18.325 soggetti del gruppo placebo si sono verificati tre casi. In pratica la vaccinazione avrebbe consentito di avere un caso in meno di malattia grave ogni 9.000 vaccinati. L’efficacia che viene riportata sarebbe del 66% ma non è statisticamente significativa. Inoltre non sono forniti dati sull’eventuale effetto del vaccino nella trasmissione interumana del virus.

    Per quanto riguarda i costi sono certamente altissimi, anche se in parte sono stati già pagati in anticipo per accaparrarsi il diritto alle forniture e le priorità. Non conosco cifre precise, ma non credo di essere molto lontano dal vero dicendo che il costo di una dose potrebbe essere piuttosto elevato, cui si deve aggiungere tutto ciò che serve e il personale per la distribuzione e somministrazione.

    Ovviamente, se questo servisse veramente ad un gran numero di persone, il costo sarebbe un argomento secondario, pur considerando che le risorse comunque limitate vengono già deviate da altri interventi verso i vaccini”.



    I rischi vaccinali si misurano con la vaccino-vigilanza. Il ministro Speranza ha annunciato che l’Aifa predisporrà un comitato scientifico che, per tutto il periodo della campagna vaccinale, avrà il compito di analizzare i dati raccolti. Finora questo sistema di vaccino-vigilanza è stato efficiente in Italia e negli altri paesi?

    “Quello della vaccino-vigilanza è un argomento determinante per la fase IV di cui ho parlato. Purtroppo qui devo toccare un punto dolente. La vaccino-vigilanza è fatta con metodi antiquati, perché si basa fondamentalmente sulla segnalazione ‘spontanea’ delle reazioni avverse. Inoltre, per gli eventi avversi gravi dopo la vaccinazione si procede ad una analisi del ‘nesso di causalità’ che dovrebbe accertare se la causa della patologia riscontrata è proprio il vaccino o sono state altre cause. Questo argomento è molto delicato e spesso succede che una reazione avversa venga attribuita a cause diverse, come ho dimostrato in un recente lavoro pubblicato su rivista peer-reviewed che si può leggere online e scaricare gratuitamente.

    Ad aggravare la situazione sta il fatto che il tipo di vigilanza ‘spontanea’ funziona malissimo e rileva una minima frazione di quanto avviene nella realtà. Chi avesse dei dubbi su questa affermazione potrebbe leggersi attentamente i rapporti AIFA degli ultimi anni e un recente testo scritto da me e dal dr. Donzelli sulla vigilanza delle reazioni avverse al vaccino del morbillo-parotite-rosolia-varicella. Nel lavoro citato abbiamo scritto che sono assolutamente necessari programmi di sorveglianza attiva in campioni rappresentativi di popolazione, con risultati presentati separatamente da quelli di segnalazione spontanea, e la valutazione della causalità deve essere eseguita con attenzione e utilizzando una tecnica corretta per eventi gravi che si presentassero come malattie complesse e multifattoriali, come quelle autoimmunitarie e con gravi disturbi neurologici.

    Mi fa piacere che il ministro abbia annunciato che l’AIFA predisporrà un comitato scientifico e mi farebbe altrettanto piacere sapere cosa pensa l’Agenzia a riguardo dei problemi posti dai difetti della farmacovigilanza, cui ho fatto cenno. In passato inviai le mie preoccupazioni all’Agenzia senza avere riscontro e resto comunque disponibile a offrire la mia consulenza, gratis, se ci fossero dei casi particolari in cui servisse il parere di un patologo generale”.



    Nonostante gli entusiasmi delle case farmaceutiche e i proclami politici, un numero sempre maggiore di esponenti della comunità medica e scientifica sta manifestando dubbi e lanciando l’allarme sui possibili rischi. Anche la principale rivista medica inglese, il British Medical Journal, si espressa in merito attraverso il commento di Peter Doshi, Associated Editor. Qual è la Sua posizione Professor Bellavite? Lei si vaccinerà?

    “Credo proprio che non mi vaccinerò, sia perché ho paura degli effetti avversi conoscendo il mio sistema immunitario, sia perché credo in altri metodi di prevenzione. Però sia chiaro che questa è una mia scelta personale e non intendo sconsigliare alcuno/a di sottoporsi all’immunizzazione artificiale; chiedo solo, da scienziato, che la ‘fase post-marketing’ sia eseguita coi criteri di prudenza e scientificità cui ho sopra accennato.

    Mentre qui dei politici in vista chiedono il silenziamento di coloro che osano sollevare dubbi sui vaccini, Peter Doshi commenta i risultati ‘annunciati’ da Pfizer e Moderna.

    In estrema sintesi i risultati dei vaccini Pfizer e Moderna – in base alle dichiarazioni dei produttori – segnalano un’efficacia dei loro vaccini come riduzione del rischio relativo (cioè la differenza tra vaccinati e non vaccinati), NON una riduzione del rischio assoluto (cioè la riduzione del rischio di ammalarsi veramente per una singola persona che si vaccina), che sembra essere una riduzione del rischio individuale inferiore all’1%. In secondo luogo, i risultati annunciati si riferiscono al covid-19 di qualsiasi gravità e non alla capacità del vaccino di salvare vite umane, né alla capacità di prevenire l’infezione, né all’efficacia in sottogruppi importanti (ad es. anziani fragili). Terzo, questi risultati riflettono un punto temporale relativamente precoce dopo la vaccinazione e non sappiamo nulla delle prestazioni dei vaccini a 3, 6 o 12 mesi. Doshi dice che gli studi stanno mirando all’obiettivo sbagliato, e sottolinea l’urgente necessità di correggere il corso delle sperimentazioni, studiando obiettivi più importanti come la prevenzione delle malattie gravi e la trasmissione tra persone ad alto rischio.

    Mentre la discussione si sposta già sulla distribuzione del vaccino, non dobbiamo perdere di vista la necessità di avere le PROVE, con un controllo indipendente dei dati sottostanti.

    Il recente incidente di ‘mezza dose’ nello studio del vaccino covid-19 di Oxford è stato apparentemente notato solo a causa di effetti collaterali più lievi del previsto. Nello studio col vaccino Pfizer, più della metà dei vaccinati ha sperimentato mal di testa, dolori muscolari o brividi, segno di reazioni piuttosto violente, ma con ampi margini di errore intorno ai dati. Il comunicato stampa di Moderna afferma che il 9% ha sperimentato dolori muscolari sistemici di GRADO ‘3’ e il 10% affaticamento di grado 3. La dichiarazione di Pfizer ha riportato che il 3,8% ha sperimentato stanchezza di grado 3 e il 2% mal di testa di grado 3. Gli eventi avversi di grado 3 sono considerati GRAVI, definiti come effetti che impediscono di svolgere l’attività quotidiana”.



    È chiaro a molti che la situazione richiede una valutazione più accorta del rapporto rischi-benefici eppure i miliardi in gioco spingono alla fretta di inoculare i vaccini anti-covid e il terrore diffuso indurrà parecchie persone a farseli iniettare. Già si paventa la possibile obbligatorietà, nel caso non sia raggiunto un numero sufficiente di vaccinati, e si parla di ‘passaporto vaccinale’. Addirittura qualcuno è arrivato a negare le cure per chi non si vaccinerà, si sta creando un clima sociale pericoloso, quasi si sta inculcando l’odio verso chi prova a vederci chiaro e a farsi domande, peraltro del tutto razionali.

    Il copione e gli attori sono gli stessi dei tempi della legge Lorenzin del 2017 e le vergognose radiazioni dei medici cui abbiamo assistito sono state, forse, solo un piccolo assaggio di cosa potrebbe presto succedere ancora. Non trova sconcertante che un cittadino o un medico, in Italia, non possano avanzare delle perplessità? Come fermare questo clima isterico?

    “Le preoccupazioni sono legittime. Il caso che lei ricorda della legge ‘Lorenzin’ 119/2027 è emblematico: si trattò di una operazione iniziata nel 2014 sotto pressioni internazionali (sta scritto nella presentazione della legge e nei documenti AIFA), comprendente la nomina a capo della prevenzione del Ministero di un membro del consiglio di amministrazione della Fondazione Smith-Kline legata alla multinazionale Glaxo, incaricato di organizzare i calendari vaccinali in vista della stretta sull’obbligo. Nel 2016, la Federazione dei Medici emanò un documento sui vaccini prospettando sanzioni disciplinari per i medici ‘non allineati’. Nella primavera del 2017 partì una massiccia campagna mediatica per una epidemia di morbillo attribuita al presunto calo di vaccinazioni, mentre si trattava di un aumento di casi ricorrente in questa malattia, indipendente dalla coperture vaccinali come ho dimostrato in una relazione che deposi alla commissione Igiene e Sanità del Senato. La ministra dichiarò due volte in televisione che in Inghilterra c’era stata una epidemia di morbillo con duecento morti, dato non vero. Ai primi di giugno fu emesso un DPR senza reali motivi di necessità e urgenza, per finire all’approvazione dell’obbligo vaccinale a fine luglio 2017.

    Va notato, inoltre, che nella legge sta scritto che l’obbligo sarebbe stato rivisto dopo tre anni, cioè nel 2020, ma non è stato fatto nulla. Ho sentito alte autorità europee dichiarare esplicitamente che ci vuole un ‘grande reset’ della società e dell’economia e che i vaccini sarebbero uno dei capisaldi per questo nuovo ordine mondiale. Il che sinceramente mi preoccupa più della paura di qualche effetto avverso di vaccini OGM. Per fermare queste tendenze e rasserenare il clima sociale ci vorrebbe un intervento di qualche alta autorità morale o religiosa”.



    In questi mesi si è sentito parlare solo di vaccino come ‘unico modo per tornare alla normalità’. Non si è dato peso alle cure possibili, non si è mai menzionata né tuttora si ragiona di prevenzione: non si parla dell’importanza della qualità del cibo, dell’aria, dell’acqua che invece sono le prime naturali barriere verso qualsiasi malattia. Non si fa cenno alcuno agli stili di vita salutari, non si insegna a rafforzare il sistema immunitario. Ci sono invece molte sostanze che possono essere d’aiuto per ottimizzare anche la resistenza alle infezioni respiratorie e studi scientifici che lo dimostrano. Nel concludere questa intervista può dare ai lettori qualche indicazione in merito?

    “Ci sarebbero tante cose da dire, anche sull’attività fisica regolare, le tecniche di relax e massaggi, i ricambi d’aria, le igienizzazioni delle superfici, ma mi soffermo solo su un punto che riguarda la dieta: un’alimentazione sobria, sana ed equilibrata è ricca di principi attivi che possono sostenere il sistema immunitario, comprese le giuste dosi di vitamine (A,E,C e D), zinco e flavonoidi, la cui utilità è stata riportata dalla letteratura medica in tante condizioni di stress del sistema immunitario, comprese le malattie virali.

    Per quanto riguarda eventuali integratori tra le sostanze più promettenti cito, ad esempio, l’acetilcisteina, che ha dimostrato di essere efficace nella prevenzione dell’influenza e che molti autori ritengono possa giocare un ruolo anche nella prevenzione del COVID-19, se solo venisse meglio studiata e sperimentata. Ma nelle recenti linee-guida del Ministero si legge che gli integratori non sarebbero raccomandabili perché a loro dire non vi sarebbero ‘evidenze solide’, concetto ovvio, ma anche discutibile nel caso di una malattia nuova.

    Per richiamare l’attenzione su questo problema, col dr. Donzelli abbiamo scritto un articolo su una rivista internazionale di alto livello ‘Antioxidants’ in cui abbiamo descritto le salutari proprietà dell’esperidina e della vitamina C presenti negli agrumi, che sono oltretutto dei frutti della nostra dieta mediterranea.

    Anche se non c’è la ‘prova’ di efficacia di sostanze nutraceutiche nel COVID-19 – anche perché il grosso delle sperimentazioni, per non dire tutte, salvo pochissime eccezioni, sono fatte da case farmaceutiche sui loro farmaci – è indubbiamente triste che la popolazione sia stata lasciata per tanto tempo priva di indicazioni proprio su questo argomento che, invece, avrebbe potuto costituire uno dei capisaldi della prevenzione”.

    Valentina Bennati
    FONTE: https://valentinabennati.it/vaccinaz...o-esperimento/

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