Vero... ed ecco un altro articolo più aggiornato, che però fa riferimento al tuo, del 2014:
https://www.huffingtonpost.it/2019/0...ki_a_23694773/
Vero... ed ecco un altro articolo più aggiornato, che però fa riferimento al tuo, del 2014:
https://www.huffingtonpost.it/2019/0...ki_a_23694773/
tutto è nato dal film di Sherlock Holmes nel quale si indagava sugli omicidi di Jack Lo Squartatore.
Quindi ho iniziato a leggere qualcosa su di lui e molti articoli poi fanno riferimenti ad altri killer... e quindi da click nasce click...
lo so, ho una mente disturbata... pensa che un tempo volevo fare la patologa forense
Se non hai il coraggio di mordere, non ringhiare.
Comunque, il true crime sta prendendo piede anche nel mondo del cinema.
Sono molti i registi che portano sul grande e piccolo schermo alcune storie vere.
Basti pensare al film su Amanda Knox ad esempio (che non ho visto)
altri che mi vengono in mente sono "Zodiac", basato sul killer dello zodiaco che terrorizzò San Francisco negli anni 60 e 70.
Oppure "Monster" basato sulla storia di Aileen Wuornos una prostituita che inizia ad uccidere i suoi clienti, condannata alla pena di morte e giustiziata nel 2002.
"Ted Bundi" oppure "Il cacciatore di donne"
Last but not least, "Split" sceneggiatura ispirata dal Billy Milligan (vedi libro consigliato sopra - una stanza piena di gente)
Questi film sono tutti incentrati sul killer, raccontano la storia dal punto di vista dell'assassino.
Recentemente ho visto invece "scomparsa" e "Unbelievable", entrambi basati su una storia vera ma dal punto di vista delle vittime.
Su "unbeliveble" vorrei spendere due parole: viviamo in un epoca in cui si dice troppo spesso "se l'è cercata", "poteva stare a casa", etc...
il film è la storia di una ragazza che viene stuprata e non viene creduta, anzi viene giudicata, sminuita e derisa... fino a che lei stessa ritratta la sua denucia.
Non spoilero oltre... ma ne consiglio la visione.
Se non hai il coraggio di mordere, non ringhiare.
Il gusto dell'orrido coesiste con la nostra parte buona in ciascuno di noi, in un angolo più o meno nascosto del nostro essere.
Nei serial killer è il lato predominante, scatenato fa una serie di fattori considerati a rischio sviluppate fin dall'infanzia (ieri ho studiato):
1. dinamiche familiari turbolente, con problemi nella sfera affettiva, disturbi mentali o dipendenze varie (droghe, alcolismo, etc.), con madri dominanti e padri assenti. E questo può portare il serial killer ad una repulsione più o meno forte verso il predominio materno, poi sfogato su altre donne;
2. ripetuti abusi fisici, psicologici e/o sessuali subiti durante l'infanzia, sfogati dal potenziale serial killer con una serie di comportamenti disturbati: enuresi, piromania, crudeltà verso gli animali, difficoltà a socializzare;
3. mancanza di empatia nei confronti degli altri (uno dei tratti più comuni negli psicopatici), che si manifesta come carenza di interesse negli altri e nelle conseguenze delle proprie azioni;
4. disturbi della personalità, che possono manifestarsi nel fascino, nella manipolazione, nell'intimidazione, ma anche in atti di violenza per controllare gli altri e soddisfare i propri bisogni egoistici;
5. comportamenti o impulsi sessuali atipici, caratterizzati da intense e ricorrenti fantasie sessuali (comportamenti spesso associati a vittime di abusi sessuali durante l’infanzia). La libido omicida è frequentemente accompagnata da precoci interessi per la pornografia e dall'ossessione per la violenza e il voyeurismo.
Un tratto caratteristico dei serial killer è che difficilmente incutono timore negli altri. Contrariamente a stereotipi e luoghi comuni che li descrivono come esseri minacciosi, il più delle volte i serial killer si relazionano con gli altri in modo cordiale e gentile; spesso hanno figli e conducono una vita apparentemente normale; alcuni riescono persino ad avere successo nella vita. Ma allora, perché uccidono? Le ragioni sono tante: la sete di potere, la paura del rifiuto o dell’abbandono, il senso di inferiorità, la frustrazione sessuale, la mancanza di approvazione da parte delle figure genitoriali sono tra i motivi più accreditati. La rabbia, così, diventa spesso l'emozione predominante che motiva il comportamento omicida.
ammazza hai fatto i compiti
Ma infatti vedi, bisogna sempre guardarsi le spalle dagli insospettabili.
Comunque qui potremmo parlare dell'inconscio, Freud diceva cha la consapevolezza è allocata nei vari strati della mente e che non sempre è che alcuni pensieri o pulsioni non sono immediatamente disponibili in quanto al di sotto del livello "cosciente". Lui ha approfondito molto, nei suoi studi sulla psicoanalisi, questo concetto (già affrontato da alcuni filosofi e studiosi) di Io, Ego e Super-Io, dove il Super-Io rappresenta la coscienza che si oppone all'Io che rappresenta la morale e etica.
L'ego dovrebbe invece frapporsi tra Io e SuperIo sia per bilanciare lo scontro tra bisogni istintivi e primitivi e le nostre opinioni morali ed etiche.
Se non hai il coraggio di mordere, non ringhiare.
Questo campo lo lascio a te, Rachel... in psicanalisi, sei tu l'esperta.
Io sto "studiando" altri aspetti della personalità del serial killer, come vedrai a breve.
Esperta è una parola grossa.
Se non hai il coraggio di mordere, non ringhiare.