Qualcuno dirà che questo tema non c'entra nulla con la politica, che è una cosa da discutere nei forum di psicologia, ma in realtà questo genere di temi sono stati molto politicizzati e dividono destra e sinistra nel dibattito quotidiano: per questo ha senso parlarne in un forum di politica.
Veniamo al sodo: perché l'omosessualità non è una malattia? Perché non esiste una definizione sensata di "malattia" che fa rientrare l'omosessualità al suo interno, semplicemente.
Uno potrebbe per esempio definire "malattia" come una condizione fisica o mentale anormale, ma a parte il fatto che ci sarebbe il problema di definire che cosa significhi "anormale" (sotto quale percentuale di diffusione una cosa è "anormale"?) bisognerebbe logicamente concludere che chi ha un QI di 180 è malato, visto che non c'è niente di normale nell'avere un QI di 180. Anche i mancini potrebbero essere considerati malati, così come tante altre caratteristiche fisiche o mentali di minoranza.
Oppure uno potrebbe dire che l'omosessualità è una malattia perché la percepisce come "innaturale", ma una definizione del genere sarebbe totalmente priva di valore epistemologico visto che si baserebbe solo e unicamente sulle soggettive sensazioni personali.
In realtà il termine "malattia" definisce semplicemente delle condizioni fisiche o mentali problematiche o fortemente svantaggiose per l'individuo colpito.
Uno allora potrebbe dire che l'omosessualità è svantaggiosa e avrebbe ragione: in effetti sia gli omosessuali che gli eterosessuali sono svantaggiati rispetto ai bisessuali. Eterosessuali e omosessuali stanno ai bisessuali come destri e mancini stanno agli ambidestri.
In effetti non sarebbe sbagliato educare i bambini alla bisessualità e fare esercizi nelle scuole per sviluppare maggiore dimestichezza con la mano debole, ma lo svantaggio di essere omosessuali o eterosessuali è comunque lieve, cioè non è uno svantaggio invalidante, per questo non ha senso considerarlo malattia.
Uno svantaggio per essere una malattia deve essere tanto grave da rendere difficile o impossibile affrontare le normali situazioni di vita quotidiana: penso per esempio ai ciechi, a quelli in sedia a rotelle, e così via.