17 febbraio - festa del Gatto
Il 17 febbraio in Italia si celebra la Festa del Gatto. che si aggiunge alla Giornata internazionale del gatto, indetta nel 2002 per l’8 agosto dall’International Fund for Animal Welfare (Ifaw).
tratto da
Doris Lessing
Gatti molto speciali
traduzione di Maria Antonietta Saracino
Quando è madre, la gatta nera è impavida. Se in casa ci sono dei cuccioli, ed entrano altri gatti, la nera si lancia giù per le scale e si getta urlando al loro inseguimento, cosicchè quelli fuggono via per rifugiarsi sui muri. La gatta grigia invece, all'apparire di un gatto non gradito, comincia a borbottare, minacciare, ammonire, fino a che non compare un umano. Poi, sostenuta da quella presenza - ma mai prima - corre all'inseguimento dell'intruso. E se non arriva nessuno, aspetta che ci sia la gatta nera. La gatta nera attacca, dietro di lei, viene la gatta grigia. Poi la nera trotterella di nuovo verso casa, determinata, indaffarata, a missione compiuta; la gatta grigia , vigliacca, rimane indietro a ciondolare, si ferma per leccarsi il pelo, poi, nascosta da gambe umane, o da una porta, lancia la sua sfida.
Quando la gatta nera è impegnata ad accudire i suoi gattini, la grigia ritorna quasi, ma non completamente, a occupare la posizione che aveva in precedenza. La notte passeggia sul mio letto, tutto attorno, alla ricerca del punto che preferisce; non più, ora, sotto le lenzuola o sulla mia spalla, ma nell'angolo formato dalle ginocchia, o contro la curva dei piedi. La gatta grigia mi lecca delicatamente la faccia, di notte guarda brevemente fuori dalla finestra, riconoscendo l'albero, la luna, le stelle, il vento, o gli amori di altri gatti, amorei dai quali lei è adesso infinitamente distante, e poi si mette giù. La mattina, quando vuole che io mi svegli, mi si accoccola sul petto e mi accarezza la faccia con la zampa. Io apro gli occhi, le dico che non mi voglio svegliare. Li richiudo. La gatta mi tocca dolcemente le palpebre. Mi lecca il naso. Comincia a fare le fusa, a pochi centimetri dal mio viso. Poi, mentre me ne sto ferma fingendo di dormire, mi morde delicatamente il naso. Io rido e mi metto a sedere. Allora lei salta giù dal letto e corre sotto. Perché qualcuno le apra la porta del giardino se è inverno, o per essere nutrita se è estate.
La gatta nera, quando pensa che sia arrivato il momento di alzarsi, scende giù dal piano di sopra, poi si siede sul pavimento e mi guarda. A volte percepisco lo sguardo insistente dei suoi occhi gialli. Allora salta sul letto. Intanto la grigia borbotta a bassa voce. Ma la nera, forte dell'esistenza dei gattini, sa bene quali sono i suoi diritti e non ha paura. Va da un punto all'altro del letto, passando dai piedi, poi risale dall'altro lato, dalla parte del muro, ignorando la gatta grigia. Rimane seduta, in attesa. Gatta grigia e gatta nera si rivolgono l'una all'altra lunghi sguardi, verdi e gialli. Poi, se non mi sono ancora alzata, la nera spicca un balzo armonioso, oltrepassando il mio corpo, sul pavimento. E da lì, guarda per vedere se quel gesto mi ha svegliata. Se non lo ha fatto, allora lo ripete. E poi un'altra volta ancora. A quel punto la gatta grigia mal tollerando la mancanza di perspicacia della gatta nera le fa vedere come si fa: si accuccia e mi dà dei buffetti sulla guancia. La gatta nera, però, on è in grado di imparare la finezza della gatta grigia: è una cosa che non sopporta. Lei non è capace di dare buffetti sulla guancia fino a farla ridere, nè sa dare dei piccoli morsi, con dolcezza, e con aria di scherno Lei sa che se salterà su di me un certo numero di volte, io mi alzerò e la nutrirò, e così lei potrà tornare dai suoi piccoli.
L'ho osservata mentre cercava di imitare la gatta grigia. Quando quest'ultima si stende giù in cerca di ammirazione e noi le diciamo Bella gatta, bbeeeellliiiiissima micia, la gatta nera si butta giù accanto a lei, nella stessa posizione. La gatta grigia sbadiglia; la gatta nera sbadiglia anche lei. Poi la gatta grigia, stesa sulla schiena, sbuca da sbuca da sotto al divano, e a questo punto la gatta nera è sconfitta, perché quello è un giochetto che lei non sa fare. Allora se ne torna dai suoi piccoli, dove, questo lo sa bene, noi andremo ad ammirare anche lei.