Non c'è romanzo, credo, senza cibo o senza il racconto della preparazione di un piatto nella cucina di casa del protagonista, una cena al ristorante, un caffè al bar. Le birre del commissario Maigret, le madeleine di Proust (Alla ricerca del tempo perduto), il sandwich al formaggio svizzero del giovane Holden, il cocktail di gin e ananas che amava bere Lolita o la zuppa di molluschi del capitano Achab... la lista è pressoché infinita. E non può essere un caso se un monumento letterario come l'Ulysses di Joyce si apre così:
Mr. Leopold Bloom mangiava con soddisfazione gli organi interni di bestie e volatili da cortile. Amava la densa zuppa di frattaglie, ventrigli speziati, un cuore arrosto ripieno, fegato a fette impanato e fritto, uova di merluzzo fritte. Più di tutto amava i rognoni di montone ai ferri, che regalavano al suo palato fine un sentore di urina lievemente odorosa.
De gustibus... ma, frattaglie a parte, quello tra cibo e letteratura è sempre stato un incontro felice.