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    Predefinito Movimento nazionalsindacalista portoghese

    Movimento Nazional-Sindacalista - Wikipedia
    Movimento Nazional-Sindacalista
    Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
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    Il Movimento Nazional-Sindacalista (in portoghese: Movimento Nacional-Sindicalista) è stato un movimento politico fascista di breve durata sviluppatosi nel Portogallo degli anni trenta, in concomitanza con il nazional-sindacalismo spagnolo delle Juntas de Ofensiva Nacional-Sindicalista (1931) e della Falange spagnola (1933).


    Croce dell'Ordine di Cristo, simbolo del Movimento Nacional-Sindicalista
    Storia
    Sotto la guida di Francisco Rolão Preto, il sindacalismo nazionale portoghese è stato fondato nel 1932 sulla tradizione dell'integralismo lusitano, movimento conservativo monarchico e cattolico integralista. Ha offerto una piattaforma terzoposizionista contraria sia al capitalismo che al comunismo basata sul corporativismo che prevede porterebbe a completare un sistema che superi le divisioni classiste ispirate al marxismo o all'anarchia.

    Prese la Croce dell'Ordine di Cristo come emblema, a sottolineare la sua etica cristiana di uguaglianza sociale, e ha definito la propria milizia armata Camisas azuis (camicie blu), così come il fascismo italiano aveva le camicie nere e in coincidenza con il colore della Falange spagnola, che ha utilizzato questo colore per somigliare alle tute blu degli operai. Ha anche utilizzato il saluto romano.

    Il Movimento Nacional-Sindicalista è sempre rimasto su posizioni critiche nei confronti dell'Estado Novo di António de Oliveira Salazar, anche se questo si dichiarava filo-fascista. Salazar inizialmente sembrava disposto a consentire l'attività del movimento, e acconsentì loro anche a tenere un congresso nazionale (novembre 1933). Il movimento si divise, essendo molti dei suoi membri attratti da parte delle istituzioni del nuovo regime. Ma il 29 luglio 1934 Salazar ha annunciato lo scioglimento per legge del gruppo.

    Nonostante la sua fine ufficiale, continuò l'attività in clandestinità, e Preto ordì una congiura contro il governo salazarista, a cui presero parte anche monarchici, Partito repubblicano portoghese e alcuni socialisti e anarchici, uniti semplicemente dalla volontà di rovesciare il regime dittatoriale. La rivolta ha avuto luogo il 10 settembre 1935, ma non avendo ricevuto un sostegno sufficiente, ridotto a un piccolo gruppo di soldati a bordo della nave da battaglia Bartolomeu Dias e un altro nella zona di Penha de França nella città di Lisbona. Il colpo di Stato fu immediatamente soffocato. Preto è andato in esilio e ha suscitato da parte del governo un forte giro di vite sui militanti della sua linea nazionalsindacalista. Il resto fu assorbito dall'Unione Nazionale.

    Bibliografia
    (EN) Stein Ugelvik Larsen, Bernt Hagtvet e Jan Petter Myklebust (a cura di), Who Were the Fascists?: Social Roots of European Fascism, Oslo, Universitetsforlaget, 1980.
    FASCISMO MESSIANICO E DISTRUTTORE. PER UN MONDIALISMO FASCISTA.

    "NELLA MIA TOMBA NON OCCORRE SCRIVERE ALCUN NOME! SE DOVRO' MORIRE, LO FARO' NEL DESERTO, IN MEZZO ALLE BATTAGLIE." Ken il Guerriero, cap. 27. fumetto.

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    Predefinito Re: Movimento nazionalsindacalista portoghese

    Purtroppo su Internet si trova solo questa pagina di wikipedia
    FASCISMO MESSIANICO E DISTRUTTORE. PER UN MONDIALISMO FASCISTA.

    "NELLA MIA TOMBA NON OCCORRE SCRIVERE ALCUN NOME! SE DOVRO' MORIRE, LO FARO' NEL DESERTO, IN MEZZO ALLE BATTAGLIE." Ken il Guerriero, cap. 27. fumetto.

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    Predefinito Apice del Nacional/Sindicalismo: la scelta di schierarsi contro Salaza

    In documenti: Il Portogallo: una sconfitta del progetto espansionistico fascista (Page 53-58)

    Alla fine del 1932, il Nacional/Sindicalismo aveva già solide basi partitiche nonostante la negazione di questo termine per ragioni ideologiche, in modo da sopravvivere in scia all'União Nacional: autodefinitosi “movimento di dottrina che si propone di realizzare la rivoluzione nazionale dei lavoratori97”, ebbe uno statuto sin dal giugno precedente.

    Alla vigilia del primo congresso nazionalsindacalista, avvenuto nel settembre 1933, le camizas azuis potevano contare su un'organizzazione a livello sia provinciale che comunale molto sviluppata. La maggior parte del territorio nazionale era coperta grazie all'eredità lasciata dalle vecchie amministrazioni integraliste: per meglio controllare le sedi del movimento il paese fu diviso in tre zone, nord, centro e sud, affidate rispettivamente a Pires de Lima, Eusébio Tamagnini e Alçada Padez.

    L'organizzazione del N/s era così dipartita: il leader del movimento Rolão Preto disponeva del potere totale, anche se ciò causò delle tensioni in chi aspirava a

    96 Mario Ivani, Esportare il fascismo: collaborazione di polizia e diplomazia culturale tra Italia fascista e Portogallo di Salazar (1928-1945), Clueb, Bologna, 2008, p. 37.

    97 António Costa Pinto, fascismo e nazionalsindacalismo in Portogallo: 1914-1945, Antonio Pellicani, Roma 2001, p. 194.

    un'intesa col partito governativo per ottenere elevate cariche all'interno della burocrazia statale. Al di sotto della figura del capo stava il Segretariato Generale, che gestiva la propaganda e le azioni politiche sotto la direzione di Alberto de Monsaraz.

    A carattere consultivo c'era in Gran Consiglio, che si occupava dello studio dei problemi di dottrina politica e di azione e che era suddiviso in cinque sezioni (direttiva, economica e finanziaria, culturale, giuridica e oltremarina): di natura prestatale, aveva come zoccolo duro la facoltà di Giurisprudenza a Coimbra (tra cui Eusébio Tamagnini e Pires de Lima), ma accoglieva al suo interno anche esponenti salazaristi come João Ameal e personalità vicine all'Integralismo Lusitano o all'Acção Realista come José Carlos Moreira e Manuel Múrias. Nonostante non avessero incarichi nell'apparato organizzativo, la condizione di personalità influenti e la capacità di stabilire rapporti con l'Estado Novo avrebbero permesso a loro di assurgere a leaders della fazione dissidente e a pesare enormemente nelle sorti future del N/s. Al Segretariato di Propaganda all'Estero spettava l'organizzazione delle cellule nazionalsindacaliste tra gli emigrati lusitani sparsi in giro per l'Europa, il mantenimento dei contatti con i giornali e la traduzione degli articoli della stampa fascista straniera: il responsabile era José Campos e Sousa. Il Segretariato Militare, di natura clandestina, coordinava un insieme rilevante di simpatizzanti fra le forze armate: il dirigente, il capitano Crujeira de Carvalho, gestiva i contatti con una trentina di ufficiali tra esercito e marina militare, perlopiù ex integralisti o appartenenti alla Liga 28 de Maio.


    Consideratisi l'avanguardia della Rivoluzione Nazionale i nazionalsindacalisti, per quanto appoggiassero l'Un, ne furono critici inflessibili. Nei primi tempi il dibattito, avvenuto nelle pagine della rivista nazionalista “Alcácer”, riguardava le funzioni del partito unico in una dittatura: più tardi le critiche verterono sulla scarsa mobilitazione della popolazione, il metodo di selezione del quadro dirigente e specialmente il liberalismo consacrato dalla Costituzione del 1933 che non permetteva la corporativizzazione della società civile. Dal canto suo il quotidiano governativo, il “Diário da Manhã”, prese immediatamente le distanze dal Nacional/Sindicalismo: lo stesso direttore Sousa Gomes, proveniente dal Partido Centro Católico (Pcc), accusava nei suoi articoli il N/s di fare apologia della violenza, costituendo un infeudamento del congenere italiano nonché di essere una facciata di una tentata cospirazione monarchica e integralista98.

    Man mano che l'animosità dei dissidi tra Un e N/s crescevano, i prefetti, obbedendo alle direttive impartite dal Ministero degli Interni Lopes Mateus, iniziarono ad estromettere gli aderenti al movimento di Preto da alcuni posti nell'amministrazione locale. In generale, si registrarono due tipi di situazioni nel panorama burocratico lusitano: la prima, assai rara, prevedeva la coesistenza pacifica tra le due organizzazioni, specie quando i nuclei nazionalsindacalisti erano di recente formazione. La seconda situazione prevedeva gli ex integralisti o dirigenti della disciolta Liga 28 de Maio entrare in contrasto con i colleghi unionisti per disaccordi sul sistema di funzionamento amministrativo. In quest'ultimo caso essi finirono per radicalizzare le proprie posizioni, allorquando videro neutralizzare i focolai di mobilitazione dal governo o notarono che la selezione dei dirigenti favoriva soprattutto i notabili locali conservatori.

    98 Costa Pinto, fascismo e nazionalsindacalismo in Portogallo, pp. 236-237.

    Il 1933 fu un anno di generale tensione, che trasformandosi in conflitto portò alla messa al bando del N/s. Perché in un regime autoritario come quello salazarista fu estromesso, alla stregua dei partiti democratici, un movimento di matrice fascista ? Ciò avvenne per un motivo principale: in Portogallo, la destra illiberale che abbatté il parlamentarismo aveva una connotazione partitica minima, dato che la sua forza si basò su due capisaldi istituzionali quali erano la Chiesa e l'esercito. Di conseguenza la cultura politica della destra conservatrice si cristallizzò, nutrendo scarsa fiducia nella massificazione della politica e spegnendo sul nascere i ricorsi mobilitanti. Con queste premesse Salazar non poteva tollerare nel proprio movimento di integrazione della burocrazia statale, quale era l'Un, una corrente d'agitazione come quella nazionalsindacalista. Il movimento capeggiato da Preto, tuttavia, si trovava nella difficile situazione di scegliere se accettare, e in quale misura, la figura e il governo di Salazar. Formalmente il capo del governo veniva visto come colui che era stato in grado di riequilibrare le finanze statali, ma in ogni caso gli si rimproverava la creazione dell'Un e l'assenza di un corporativismo integrale nella Costituzione.

    Relativamente influente tra le fila delle forze armate, il N/s iniziò a tramare alle spalle dell'Estado Novo. Nel frattempo i vertici del movimento si misero in contatto con alcuni esponenti del governo con lo scopo di ottenere un ruolo di primo piano all'interno del regime autoritario, ma Salazar rifiutò ogni contatto diretto.

    Di pari passo con la crescita del movimento, il N/s si trovò sempre più accerchiato dai nemici: repubblicani, unionisti, vecchi esponenti del Pcc, il Partido Socialista Português (Psp), comunisti, la Juventudes Anarco-Sindicalistas (Jas) e democratici iniziarono a dar vita a una serie di alleanze in modo tale da isolare a livello locale e sindacale i seguaci di Preto. Le prime schermaglie si ebbero sulla carta stampata: alle provocazioni lanciate dai nacionais su “Revolução”, rispose per voce dei vertici dell'Acção Católica99 il quotidiano “Novidades” . A ruota, nonostante il momento di grave crisi che li attraversavano e la smobilitazione imposta dalla censura, attaccarono i giornali comunisti “Frente Vermelha” e “O Jovem”, l'anarco-sindacalista “A Batalha” e il socialista “República Social”. In concomitanza dei grandi comizi nazionalsindacalisti organizzati nel mese di maggio del 1933, si ebbero i primi scontri di piazza. Il 21 maggio, a Coimbra, vennero a contatto i giovani militanti dei gruppi Federação da Juventude Comunista Português (Fjcp) e il gruppo giovanile Rafeiros Pretos (mastini neri): sul campo rimasero 18 nacionais feriti. In concomitanza del primo raduno nazionale del N/s a Braga, si ebbero gli incidenti più gravi: in un azione congiunta anarchici, socialisti, anarchici e comunisti tentarono, con la collaborazione di alcuni ferrovieri, di far deragliare un treno nei pressi di Ermesinde che trasportava camizas azuis intenti a raggiungere il comizio. Pullman di nazionalsindacalisti furono attaccati a Braga, Guimarães e Ponte de Lima, mentre in località di Anadia, Fermentelos e Troviscal avvennero conflitti a fuoco 100.

    Salazar, una volta giunto al potere, aveva pubblicamente preso le distanze dal fascismo. Di esso l'ex professore di Coimbra stigmatizzava in campo ideologico il corporativismo integrale e in campo politico la violenza di partito tramite l'azione

    99 L'Azione Cattolica portoghese, guidata dal sacerdote Abel Varzim e che avrebbe avuto parecchi attriti con la Mocidade Portuguesa data l'attività che svolgeva tra i sindacati operai (tramite le Juventudes Operárias Católica). Cfr. Costa Pinto, fascismo e nazionalsindacalismo in Portogallo, p. 276.

    100 Costa Pinto, fascismo e nazionalsindacalismo in Portogallo, pp. 146-147.

    miliziana. Nonostante il suo volere, l'idea di un intervento immediato per sciogliere il N/s era impensabile: la delicata la situazione politica, le rivolte reviralhistas ancora in atto, la scarsa capacità d'intervento del partito e l'eccessiva dipendenza che aveva dall'esercito lo tenevano con le mani legate. Il 7 giugno Rolão Preto fu ricevuto ufficialmente dal capo di Stato Carmona per protestare contro l'offensiva salazarista.

    Nel frattempo si susseguivano gli incontri tra Salazar e gli altri ministri per pianificare un modo per annientare i nacionais sindicalistas. Un mese dopo il dittatore propose al capo dello Stato la sostituzione del ministro della Guerra, ricevendo un parere negativo ma giungendo ad un accordo: Salazar riuscì a nominare come ministro degli Interni António Gomes Pereira, ex prefetto di Évora e nemico giurato del N/s. L'immediato riflesso fu il potenziamento della censura sulla stampa nazionalsindacalista, con la soppressione di “Revolução” nel mese di settembre.

    Nelle relazioni al presidente del Consiglio, il tenente Assis Gonçalves proponeva la sospensione di tutti gli affiliati al N/s presenti nell'esercito a partire dall'ufficiale Carvalho Nunes.

    La situazione all'interno del movimento di Preto precipitò quando venne promulgato l'Estatuto do Trabalho Nacional (Etn): largamente debitore della Carta del Lavoro fascista, generò una tensione all'interno del N/s in quanto i suoi dirigenti furono tagliati fuori nel momento in cui esso venne ideato e promulgato. Il sottosegretario dello Stato alle Corporazioni, Teotónio Pereira, invitò vari nazionalsindacalisti a partecipare alla supervisione della creazione dei nuovi sindacati lavorativi da parte dell'Instituto Nacional do Trabalho e Previdência (Intp): alcuni di loro, come Amaral Pyrrait, Abílio Pinto de Lemos e Castro Fernandes accettarono immediatamente.

    L'adesione di alcuni membri al progetto politico del partito governativo fece esplodere la crisi all'interno del movimento.

    Nel frattempo continuava l'offensiva governativa nei confronti del N/s: alla sospensione di “Revolução” seguirono i tagli che mutilavano il suo supplemento di propaganda presso gli operai, A “Revolução dos Trabhalhadores”, mentre in provincia alcune sedi vennero chiuse per ordine del ministro dell'Interno. A Coimbra e Lisbona vennero vietate due manifestazioni che prevedevano l'intervento di Eusébio Tamagnini e Alberto de Monsaraz, mentre furono messe fuorilegge qualsiasi attività associate ai nacionais. Le ragioni dei divieti, applicati con grande zelo dai prefetti, sono da ricondurre ai contrasti che i seguaci di Preto ebbero con l'Un e per i disordini che essi provocavano nelle manifestazioni pubbliche. Allo stesso tempo le relazioni tra le diverse segreterie nazionaliste sparse nel paese attaccavano esplicitamente Salazar, mentre nell'esercito fermentavano velleità cospiratorie.

    Intanto il governo iniziò a prendere contatti con i dirigenti moderati del movimento.

    Il fine era semplice: rendere possibile l'integrazione nell'Un degli elementi più malleabili e provocare prima una paralisi e poi un processo di autoscioglimento all'interno del N/s. Il settore più permeabile del movimento venne individuato dagli emissari salazaristi nel Gran Consiglio, composto da figure di prestigio nazionale ma al contempo esclusi dal raggio d'azione dei nazionalisti. Quando la situazione si radicalizzò con la sfida diretta al potere e gli incidenti di piazza, lo stesso gruppo dei professori di Coimbra fu favorevole a un avvicinamento all'Estado Novo. Leader del gruppo degli scissionisti fu José Cabral, appoggiato direttamente da Salazar. Di fronte al tentativo frondista del gruppo di Coimbra, e di fronte alla crescita del

    conflitto e della repressione nei confronti del N/s, Preto convocò il I Congresso nazionalsindacalista. Esso avvenne, con l'autorizzazione del governo, il 12 novembre del 1933: in esso si proponevano le questioni di integrarsi o meno al potere, la posizione da adottare di fronte all'organizzazione corporativa dell'Etn o in alternativa continuare la Rivoluzione Nazionale.

    Alla vigilia del I Congresso era prevista la presenza di circa 250 delegati provinciali e municipali, dando per scontato, all'interno del movimento, la vittoria di Preto.

    Apertasi con l'introduzione di Monsaraz, il dibattito vide subito Cabral, con l'appoggio dei moderati João Pinto da Costa Leite, Eusébio Tamagnini e José Carlos Moreira, attaccare il leader del N/s accusandolo di personalizzare la sua leadership.

    La fronda di Coimbra ne uscì sconfitta data la posizione minoritaria, ma riuscirono nell'intento di spaccare il nucleo fondatore del movimento: Amaral Pyrrait, Abílio Pinto e Castro Fernandes si schierarono col gruppo di Coimbra, mentre la grande maggioranza delle delegazioni provinciali e municipali nonché il gruppo di

    “Revolução” (Dutra Faria, António Pedro, António Tinoco, Campos e Sousa e Pereira de Matos) rimase dalla parte di Preto. Alla chiusura del congresso, Preto stesso presentò una mozione che comportò le seguenti modifiche: spostò le sede del Segretariato Generale da Lisbona a Leiria, proclamando come organo ufficiale a livello nazionale il locale “União Nacional” al posto dell'indebitato “Revolução”. Il giorno seguente, mentre l'“União Nacional” pubblicava una relazione del Congresso dando una falsa immagine di unità all'interno del movimento Nacional/Sindicalista, Cabral rilasciò due interviste a “O Século” e “Novidades” dove confermò la spaccatura all'interno del gruppo e una possibile integrazione di esso all'interno dell'Estado Novo. Il collegio direttivo rimandò la discussione della riforma organica ma era chiaro che Cabral avrebbe proposto la destituzione di Preto e Monsaraz dalle loro cariche di comando, giustificando la scelta nell'imposizione di Salazar, che altrimenti avrebbe sciolto d'arbitrio il movimento. Il collegio si ritrovò spaccato così in due tronconi, con Pires de Lima che provò a cercare una soluzione conciliatoria promuovendo la rimozione di Monsaraz. Dato che il collegio direttivo non riuscì a prendere una soluzione, Pires de Lima decise di dimettersi, seguito a ruota da Eusébio Tamagnini e da José Cabral: Preto di conseguenza decise di sciogliere il Gran Consiglio. Il 30 novembre gli scissionisti si incontrarono con Salazar e il ministro dell'Interno: alla fine dell'incontro riuscirono a strappare un accordo, che prevedeva la sopravvivenza del N/s nel caso avesse operato politicamente in accordo con l'Un. L'organo di stampa “União Nacional” prese subito le distanze dall'iniziativa, non riconoscendo l'accordo firmato dal presidente del Consiglio. Al tempo stesso Cabral, forte dell'appoggio del governo, annunciò un nuovo organico e una nuova direzione del N/s.

    Nonostante la convinzione che un N/s riformato e senza la figura di Preto avesse continuato ad esistere anche sotto l'Estado Novo, la funzione esplicita da parte del gruppo di Cabral fu quella di neutralizzare il movimento e i suoi leader. D'altronde lo stesso Salazar non autorizzò mai un riconoscimento ufficiale del movimento né offrì qualche sorta di garanzia. I primi mesi del 1934 il neocostituito N/s promosse la creazione di un nuovo organo di stampa, “Revolução Nacional”, ma vide i suoi elementi migliori essere cooptati per funzioni istituzionali del regime: Amaral Pyrrait e Castro Fernandes entrarono a far parte dei quadri dell'Intp, Eusébio Tamagnini

    sarebbe stato chiamato al dicastero della Pubblica Istruzione mentre Ernesto de Oliveira e Silva fu nominato a capo dell'Acção Escolar de Vanguarda (Aev). Ma la riorganizzazione delle forze scissioniste non ebbe mai luogo, dato che il giornale del movimento finì nelle mani del Spn così che la funzione più importante ricoperta da questo piccolo gruppo fu di assicurare all'Estado Novo del passaggio dei vecchi affiliati al N/s ai sindacati nazionali. Ben presto numerosi dirigenti dell'Un iniziarono ad osteggiare il nuovo gruppo nazionalista, arrivando a vietargli pubbliche manifestazioni e a chiudere la redazione di “Revolução Nacional 101”.

  4. #4
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    Predefinito Re: Apice del Nacional/Sindicalismo: la scelta di schierarsi contro Salaza

    https://123dok.org/article/apice-nacional-sindicalismo-scelta-schierarsi-salazar.y6ep6ln5

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    Predefinito Re: Apice del Nacional/Sindicalismo: la scelta di schierarsi contro Salaza

    Grazie camerata per questo contributo.
    Ho unito le discussioni.
    FASCISMO MESSIANICO E DISTRUTTORE. PER UN MONDIALISMO FASCISTA.

    "NELLA MIA TOMBA NON OCCORRE SCRIVERE ALCUN NOME! SE DOVRO' MORIRE, LO FARO' NEL DESERTO, IN MEZZO ALLE BATTAGLIE." Ken il Guerriero, cap. 27. fumetto.

  6. #6
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    Predefinito Re: Movimento nazionalsindacalista portoghese

    Nel libro "Altri Duci" comunque c'è una bella cronistoria del movimento.
    FASCISMO MESSIANICO E DISTRUTTORE. PER UN MONDIALISMO FASCISTA.

    "NELLA MIA TOMBA NON OCCORRE SCRIVERE ALCUN NOME! SE DOVRO' MORIRE, LO FARO' NEL DESERTO, IN MEZZO ALLE BATTAGLIE." Ken il Guerriero, cap. 27. fumetto.

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    Predefinito Re: Movimento nazionalsindacalista portoghese

    Del nazionalsindacalismo portoghese si cononsce poco.

  8. #8
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    Predefinito Re: Movimento nazionalsindacalista portoghese


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    Predefinito Re: Movimento nazionalsindacalista portoghese

    IL NAZIONALSINDACALISMO PER UNO STATO NUOVO


    di Marco Tuccillo (Defend Italia)

    I sindacati rossi e tradizionali hanno fallito, abbandonando completamente i diritti lavoratori per dedicarsi esclusivamente al business dell'accoglienza e alla lobby LGBT, amalgandosi pienamente al sistema per ritrovarsi zerbini della partitocrazia classica che risulta la vera ed unica traditrice della Patria.



    Tante le sigle che scandiscono la cloaca sindacalista dell'oggi, tutte rigorosamente versate al modello progressista e radical chic che non riesce ad adempiere ai reali bisogni della classe lavoratrice, sempre più vittima dell'ultracapitalismo imperante e incapace di reagire per una condizione interna all'aziende stesse, fatta di schiavitù e resa incondizionata nei confronti del "padrone", oggi figura osannata quasi fosse un santo o un benefattore che non merita alcuna critica o opposizione.



    Oggi, urge la presenza di sindacati nazionalpopolari sulla scia di quel sindacalismo rivoluzionario che probabilmente incarna la vera essenza della difesa dell'operaio o del lavoratore in genere. Il sindacato squisitamente nazionalista e terzierista, si pone la prorità di essere dapprima Italiano e solamente dopo socialista, come disse Filippo Corridoni paragonando la situazione italiana a quella tedesca prima degli anni '20.

    La continua ricerca della giustizia sociale per in sindacalisti rivoluzionari, pone una condizione d'estremo atto d'amore nei confronti delle esigenze dei lavoratori che non è più riscontrabile nel sindacalismo classico o rosso che ha sempre messo dinanzi a tutto la condizione politica a quella operaia, tradendo a più riprese le reali aspettative del popolo.

    Gli esempi di nazionalsindacalismo o alternativi alle realtà partitiche e improduttive, sono numerosi nella storia e possiamo delineare movimenti come quelli che nacquero,in Italia, agli albori della grande guerra unendosi alla chimica dell'interventismo arrivando a creare una visione unica nella storia.



    Non solo in Italia, basterebbe pensare alla Spagna delle JONS (Giunte di Offensiva Nazional-Sindacalista) di Ramiro Ledesma Ramos, che più rappresentarono l'essenza del nazionalismo sindacalista e realmente rivoluzionario, disinteressato ai diktat comunisti e marxisti, ritenuti i fautori della morte della classe operaia che da forza lavoro della patria diventava semplicemente numerico da sfruttare nelle fabbriche. La stessa realtà della Falange, sempre in terra iberica, con Josè Antonio Primo de Rivera sposava le tesi del nazionalsindacalismo misto a venature dai colori cristiani e sociali, che si differenziarono leggermente dalla visione nuda e cruda di Ramiro Ledesma Ramos, condizione che accentuò il processo di abbandono da parte di quest'ultimo, affiancato anche ad un'aspra critica nelle scelte di Josè Antonio. Nonostante ciò, i due figli di Spagna, non accantonarono mai il rispetto reciproco e l'estremo saluto a demarcare la visione poetica e romantica della patriottica esistenza durante i massacri dei rossi e del regime colluso nel clima della guerra civile.

    La storia ha partorito tantissimi altri esempi di sindacalismo rivoluzionario, come gli ambienti che contribuirono all'ascesa del peronismo in Argentina, prima ancora il "movimento nazionalsindacalista" Portoghese sulla scia dell'esempio spagnolo. Le falangi libanesi scandirono il massimo esempio di tale dottrina in Libano per l'appunto, stessa cosa si potrebbe dire per l'Action française (azione francese) nella terra di Giovanna d'Arco e dei leoni della Charlemagne.

    Oggi, invece, a parte alcune continuazioni degli esempi citati esistono realtà completamente nuove che comunque si rifanno alla visione primordiale del nazionalsindacalismo. In Italia la struttura SINLAI (Sindacato Nazionale Lavoratori Italiani), struttura sindacale di Forza Nuova, è una novità nel panorama italiano inquinato dal sistema rosso e traditore, riportando in auge la reale attenzione al mondo del lavoro e specialmente ai lavoratori e ai diritti necessari e vitali di quest'ultimi in funzione della creazione di uno Stato Nuovo dove la forza lavoro deve essere considerata come il motore della nuova entità politica e lavoratrice, una condizione spirituale e non meramente numerica, grigia e priva di slancio come è stato fatto in tutti questi anni di cattocomunismo e liberismo senza freni.

    Altre realtà di tutto rispetto sono quelle nate nel Donbass, precisamente nelle due repubbliche popolari, che hanno ripreso a strutturare la visione sindacale in chiave nazionalista, sociale e popolare, abbandonando gli schemi del socialismo reale oppure del comunismo.

  10. #10
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    Predefinito Re: Movimento nazionalsindacalista portoghese

    [B]RAMIRO LEDESMA RAMOS

    Ramiro Ledesma Ramos nacque ad Alfarz de Sayago (Zamora) il 23 maggio 1905, nella sua giovinezza studiò e consultò in appunti personali le opere di Nietzsche, Gentile e Spengler. Nell’Ateneo di Madrid, ad appena vent’anni, divenne allievo di Ortega y Gasset. Nel suo settimanale, La Conquista del Estado, lanciato nel 1931, Ramiro ribadì più volte il suo rigetto della lotta di classe marxista e del parlamentarismo borghese per la costituzione di un nuovo “Stato del lavoro”, sulle basi del fascismo italiano: corporativismo, socializzazione delle imprese e dei mezzi di produzione, sindacalismo nazionale. Ma il fulcro centrale del suo pensiero sarà la supremazia dello Stato. Per Ramiro il nuovo Stato sarà costruttivo e creatore. Soppianterà gli individui ed i gruppi, e la sovranità totale risiederà solo in lui. Ramiro fu l’uomo profondo e combattivo del nazionalsindacalismo spagnolo. Seppe vedere al di là delle logiche del suo tempo a una nuova filosofia politica e ad una mistica rivoluzionaria in sintonia col nascere di nuove idee. Dopo che nel 1934 unì il proprio movimento con la Falange spagnola di José Antonio Primo de Rivera, figlio dell’ex dittatore Miguel Primo de Rivera, Ramiro ben presto arrivò a criticare aspramente i legami di José Antonio Primo de Rivera con la Chiesa e le classi alte. Venne arrestato a Madrid dopo il colpo di stato nazionalista fu giustiziato mediante fucilazione ad Aravaca dal governo repubblicano il 29 ottobre del 1936.

 

 
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