
Originariamente Scritto da
Dr. Gori
La mentalità postmoderna annulla l'oggettività in favore della soggettività, ma tale soggettività diventa oggettività imposta alla percezione sociale. Oggettività imposta poiché chi dissente dalla neorealtà plasmata dalle varie lobby diviene un elemento da emarginare tramite una gogna sociale che solitamente ha pesanti ripercussioni.
Ecco altri esempi:
oltre al suddetto transabilismo abbiamo il transrazzialismo e il transageismo.
Oltre al fenomeno del transgenderismo, stanno nascendo gruppi che rivendicano altri tipi di identità. Ma nessuno è disposto a validare il 'sentire' di queste persone.
Iniziamo a parlare del trans-razzialismo, che - come dicevo - è un fenomeno realmente esistente. Riportiamo qualche esempio di persone che si identificano con etnie diverse dalla propria:
Martina Big è una donna bianca tedesca che si è sottoposta a iniezioni di melanina. Dice che ora è una "donna di colore" e che partorirà bambini neri con il marito bianco, che si identifica anche lui come nero. È stata ribattezzata con il nome di Malaika Kubwa nel 2018.
Rachel Dolezal è una donna bianca americana che si è sottoposta anche lei a delle procedure mediche per "diventare" nera e oggi si identifica come 'donna di colore'. Ha legalmente cambiato il suo nome in Nkechi Amare Diallo.
Anthony Lennon è un uomo bianco irlandese che si identifica come un uomo di colore.
Adam Wheeler è un uomo bianco statunitense che si identifica come una donna filippina di nome Ja Du. Egli afferma: "A volte guardavo programmi sulla storia per ore e ogni volta che parlavano di cultura filippina ero molto incuriosita."
Daphne Shaed è un uomo bianco canadese che si identifica come una donna indù.
Ma i sostenitori dell'identità di genere sostengono che il trans-razzialismo è "diverso" dal transgenderismo. Ma dove sarebbe la differenza esattamente? Qui abbiamo persone bianche che si 'identificano' come nere o filippine, adottando usi e costumi di quelle culture. Affermano di essersi sempre 'sentiti' "transrazziali". Uno di loro dice di aver guardato un programma sulla storia e di aver capito così di essere una donna filippina. Dall'altra parte invece abbiamo uomini che si 'identificano' come donne. Affermano di essersi sempre 'sentiti' tali. Spesso dicono di aver capito di essere donne perché da bambini amavano giocare con le bambole o indossare i tacchi della mamma, altri dichiarano di aver capito di esserlo mentre guardavano un porno e di essersi 'identificati' con il ruolo della donna. Entrambe le categorie si stanno appropriando della soggettività di gruppi oppressi, rafforzando stereotipi nocivi.
Possiamo andare avanti e parlare del fenomeno del "transabilismo". Esiste già una comunità di individui - principalmente uomini - che sono abili, ma i cui cervelli non accettano una determinata parte del corpo. Questa malattia psicologica si chiama Disturbo dell'identità dell'integrità corporea (DIIC). La comunità medica ha discusso per oltre un decennio se sia eticamente giusto amputare parti indesiderate ma sane dei corpi dei malati di DIIC. I malati di DIIC si presentano spesso come disabili o addirittura si rendono disabili distruggendo o amputando una parte sana del corpo che li offende se non sono in grado di convincere un medico a rimuoverla chirurgicamente. Questo gruppo si definisce "transabilista". Ne deriverà l'indignazione quando i transabilisti competeranno contro i "disabili cis" nelle Paralimpiadi?
Ma possiamo andare ancora avanti e discutere del fenomeno del "transageismo". Joseph Roman si è identificato come "trans-ageista" dopo essere stato accusato di aver violentato tre bambine di età compresa tra i 6 e 8 anni. L'avvocato di Joseph Roman, ha presentato una difesa in tribunale a novembre 2018. La sua difesa legale è che le sue azioni con le figlie pre-adolescenti dei suoi amici non costituivano uno stupro, perché lui sarebbe un bambino intrappolato nel corpo di un uomo adulto. L'obiettivo del movimento trans-ageism sarà quello di legalizzare e normalizzare le "relazioni sessuali" tra adulti e bambini (abuso infantile).
Insomma è chiaro che l'identificazione nel gruppo oppresso può diventare un tentativo di minare i movimenti di giustizia sociale e con il transgenderismo lo stiamo già vedendo da un pezzo: sport femminili, posti in politica riservati alle donne, servizi igienici, centri antiviolenza e carceri per sole donne totalmente colonizzati da uomini che si dichiarano donne.
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