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  1. #1041
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    Predefinito Re: Con i monoclonali, 8-9 persone su 10 non andranno in ospedale per covid. Cure a c

    Citazione Originariamente Scritto da Forrest Gump Visualizza Messaggio
    Ma Omicron non dà sintomi, è una forma debolissima del virus, non vale mica la pena di spendere soldi nei monoclonali. Omicron non ha fatto nememno un morto nel mondo. Capisco che Speranza abbia tanta voglia di fare, porello, e magari di ripubblicare un libro, ma deve aspettare un virus serio.
    Omicron è stata presentata come una catastrofe.
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  2. #1042
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    Predefinito Re: Con i monoclonali, 8-9 persone su 10 non andranno in ospedale per covid. Cure a c

    Citazione Originariamente Scritto da chichibio Visualizza Messaggio
    Mi va benissimo ma ti chiederei di argomentare come mai, nel momento in cui UK apre una porta alle monoclonali, contemporaneamente fa il piu' grande ordine di vaccini al mondo con consegna nei prossimi due anni.
    La mia risposta e' che, allo stato attuale, le cure non possano sostituire i vaccini ma solo integrarli.
    scusami, ma chi ha mai detto che debbano sostituire i vaccini' ancora con questa menata? è che sono stati boicottati sino ad ora sull'altare della tachipirina e vigile attesa, di quel cialtrone che abbiamo al ministero. e con la scusa che costavano tanto. ma lo sanno quanto costa un letto di ospedale al giorno? quanto costa una T.I. al giorno? e che SI CURA A CASA , lasciando liberi i posti in ospedale a chi ne ha bisogno?

  3. #1043
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    Predefinito Re: Con i monoclonali, 8-9 persone su 10 non andranno in ospedale per covid. Cure a c

    Citazione Originariamente Scritto da Forrest Gump Visualizza Messaggio
    Ma Omicron non dà sintomi, è una forma debolissima del virus, non vale mica la pena di spendere soldi nei monoclonali. Omicron non ha fatto nememno un morto nel mondo. Capisco che Speranza abbia tanta voglia di fare, porello, e magari di ripubblicare un libro, ma deve aspettare un virus serio.
    un altro libro dell'assessore all'urbanistica? dio ce ne scampi! e poi che fa, lo ritira come il precedente' un incompetente totale come costui mai si era visto. ma che diavolo di protezioni ha , in alto, costui, per rimanere al suo posto?

  4. #1044
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    Predefinito Re: Con i monoclonali, 8-9 persone su 10 non andranno in ospedale per covid. Cure a c

    Fda autorizza monoclonali per under 12
    La Food and Drug Administration (Fda) statunitense ha ampliato l’autorizzazione all’uso di emergenza per gli anticorpi bamlanivimab ed etesevimab somministrati insieme per pazienti sotto i 12 anni. Lo rende noto l’azienda Eli Lilly sul suo sito sottolineando che «questa espansione permette a bamlanivimab ed etesevimab di essere somministrati insieme in pazienti pediatrici ad alto rischio per il trattamento del Covid-19 e per la profilassi post-esposizione». È il primo trattamento anticorpale autorizzato per bambini e neonati, riferisce l’azienda stessa.

  5. #1045
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    Predefinito Re: Con i monoclonali, 8-9 persone su 10 non andranno in ospedale per covid. Cure a c

    Bene!!!
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  6. #1046
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    Predefinito Re: Con i monoclonali, 8-9 persone su 10 non andranno in ospedale per covid. Cure a c

    Covid, Rappuoli: "Su monoclonali prove cliniche a rilento"
    Per gli anticorpi monoclonali contro il Covid "siamo in una fase 2 che sta andando a rilento. Ci sono 14 centri per la sperimentazione in tutta Italia ma gli unici che sembrano funzionare sono qui in Toscana. In questa regione si è trovato un modo per reclutare le persone, in altri territori non si è riusciti a fare lo stesso. Stiamo andando
    lentamente nel fare le prove cliniche e forse in Italia dovremmo organizzarci meglio". Così lo scienziato Rino Rappuoli, coordinatore scientifico del Mad Lab di Toscana Life Sciences durante un convegno organizzato dall'Ordine dei medici di Siena.

    niente non hanno interesse che la cura venga sperimentata. comincio a credere che la vogliano boicottare.

  7. #1047
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    Predefinito Re: Con i monoclonali, 8-9 persone su 10 non andranno in ospedale per covid. Cure a c

    Citazione Originariamente Scritto da svicolone Visualizza Messaggio
    Covid, Rappuoli: "Su monoclonali prove cliniche a rilento"
    Per gli anticorpi monoclonali contro il Covid "siamo in una fase 2 che sta andando a rilento. Ci sono 14 centri per la sperimentazione in tutta Italia ma gli unici che sembrano funzionare sono qui in Toscana. In questa regione si è trovato un modo per reclutare le persone, in altri territori non si è riusciti a fare lo stesso. Stiamo andando
    lentamente nel fare le prove cliniche e forse in Italia dovremmo organizzarci meglio". Così lo scienziato Rino Rappuoli, coordinatore scientifico del Mad Lab di Toscana Life Sciences durante un convegno organizzato dall'Ordine dei medici di Siena.

    niente non hanno interesse che la cura venga sperimentata. comincio a credere che la vogliano boicottare.
    Quelli italiani…
    Il problema è l‘Italia
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  8. #1048
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    Predefinito Re: Con i monoclonali, 8-9 persone su 10 non andranno in ospedale per covid. Cure a c

    L'infettivologo Tascini: "Con varianti Covid puntare ancora di più su monoclonali"
    "I monoclonali funzionano, ma se noi riusciamo a trattare i pazienti più a rischio con questi anticorpi nei primi 5 giorni dall’insorgere dei primi sintomi il loro effetto è ancora maggiore. E in questo momento particolare, con la variante Delta ancora dominante in Italia, occorre puntare ancora di più e con forza sui monoclonali. Tra un po’ avremo a disposizione anche le terapie orali. Probabilmente potranno essere somministrare insieme ai monoclonali, non lo sappiamo ancora, ma sicuramente questo è il momento in cui massimizzare l’uso di tali anticorpi, che magari saranno utilizzati insieme ad altre terapie. Quindi, uno sforzo su questo deve essere fatto"
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  9. #1049

  10. #1050
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    Predefinito Re: Con i monoclonali, 8-9 persone su 10 non andranno in ospedale per covid. Cure a c

    Intervista. «Un'ora di flebo e il Covid sparisce». Monoclonali, la grande speranza.
    Evelina Tacconelli (università di Verona): «Da noi già adottati su migliaia di pazienti. Entro 72 ore dal test positivo congelano la malattia». Perché allora l’Italia non li usa e li lascia scadere?


    «Una sola dose di anticorpi monoclonali, somministrata al paziente con Covid-19 nei primi tre giorni di infezione, in una sola ora riduce di oltre l´80% il rischio di ricovero ospedaliero: non solo evita la malattia severa, quindi la terapia intensiva o addirittura il decesso, ma costa infinitamente meno di un ricovero. Eppure in Italia in alcune regioni i monoclonali non sono stati utilizzati, addirittura sono stati trasferiti in altre regioni per evitare che scadessero». Uno spreco incomprensibile, che però non avviene nei reparti gestiti da Evelina Tacconelli, 54 anni, professore ordinario di Malattie infettive e direttore della clinica di Malattie infettive dell’azienda ospedaliera universitaria di Verona, responsabile del gruppo di ricerca sulle infezioni resistenti agli antibiotici dell’università di Tübingen in Germania. «Chi è positivo ci contatta, lo valutiamo clinicamente e se pensiamo che per lui i monoclonali possano essere utili gli diamo immediatamente l’appuntamento. Da noi basta una telefonata per ricevere la terapia e tornarsene a casa poco dopo con un´altissima probabilità di non sviluppare il Covid-19». In una parola, guariti. Non solo: «La notizia è che stanno arrivando anticorpi monoclonali in grado anche di fare prevenzione prima del contagio; e altri ancora potranno essere utilizzati subito dopo un possibile contagio, sempre per prevenire».

    Facciamo due conti: i monoclonali costano circa 1.500 euro e prevengono ricoveri che allo Stato costano decine di migliaia di euro a paziente. Per quale mistero allora non vengono usati?

    A parte la difficoltà di produrre rapidamente le evidenze scientifiche necessarie per le linee guida terapeutiche, ma è anche un problema di cultura medica. Gli stessi medici, sottoposti a uno stress lavorativo imponente, non hanno trovato il tempo corretto per un’informazione appropriata e questo è sicuramente comprensibile. Ma l’Italia aveva già un problema di base: rispetto ad altri Paesi l´aggiornamento medico continuo non è organizzato in maniera consistente ed è troppo spesso lasciato nelle mani delle industrie farmaceutiche. E’ gravissimo, perché quello che abbiamo studiato durante l’università è solo una porzione infinitesimale di quanto è possibile fare oggi, e senza un aggiornamento permanente possiamo fare errori molto gravi. Ad esempio: molte delle informazioni sulle terapie anti Covid-19 a tutt’oggi non hanno raggiunto la popolazione medica, penso alla Clorochina e alla Azitromicina, farmaci che all’inizio dell’epidemia parevano essere utili, poi sono stati controllati in studi globali condotti secondo tutte le regole dell’evidenza che ne hanno dimostrato chiaramente l’inutilità, anzi forse un rischio per il paziente che li assume.


    ... la rapida scoperta dei monoclonali ci ha fornito rapidamente un farmaco che ha un impatto clinico enorme, soprattutto sul paziente fragile, e il giorno stesso che è uscita la delibera siamo partiti. La Regione Veneto inoltre ha ampliato i criteri per selezionare i pazienti da trattare, quindi abbiamo diffuso il numero di telefono da chiamare nel caso si abbia un tampone positivo: è essenziale però che la terapia venga effettuata entro 72 ore dalla comparsa dei sintomi. Il sistema funziona se c’è totale collaborazione con la medicina territoriale e con il medico di medicina generale, che per primo segnala al nostro ambulatorio i pazienti più fragili. E’ una grande soddisfazione ricevere le loro telefonate quando sono guariti.


    ...

    Le due pillole antivirali ancora allo studio, Merck e Pfeizer, saranno complementari all’anticorpo monoclonale? Se approvate, anche quelle andranno assunte nelle primissime fasi…
    Il problema sia delle pillole che dei monoclonali è che è necessario avere una diagnosi il più possibile vicina alla comparsa dei sintomi… È vero che da indicazione Aifa i monoclonali si possono fare entro i primi dieci giorni, ma tanti studi hanno dimostrato che se la persona ha già i suoi anticorpi, fare dei monoclonali in più non la aiuta, a quel punto la malattia fa il suo decorso naturale, in senso positivo o negativo. Quindi si tratta di identificare questi soggetti nelle prime 72 ore. Quanto alla terapia antivirale, mancano ancora i dati definitivi, vedremo, più armi terapeutiche avremo e meglio sarà.

    Oltre a questo progetto che altre ricerche ha in corso, sul fronte Covid e non solo?
    Tante. Abbiamo appena vinto il bando pubblico di Aifa per gli studi sui monoclonali, che andremo a confrontare tra di loro per trovare il più efficace. E abbiamo creato una piattaforma di centri clinici in tutta Italia che lavorano insieme, per ora sul virus Sars-Cov2. Ma la mia idea è di non perdere l’esperienza del Covid e di utilizzarla per quella che è la nostra priorità, cioè ridurre la mortalità per le infezioni resistenti agli antibiotici. Questa è la vera battaglia per il futuro dell’umanità, ed è una battaglia che in Italia per ora è persa, siamo il Paese peggiore d’Europa per casi e decessi ma sembra che non importi a nessuno.


    ...

    Quindi una mera questione di soldi… E se la prossima epidemia fosse batterica?
    In realtà è già in corso. Se in Italia nel 2018 sono morte 11mila persone per gravi infezioni batteriche resistenti agli antibiotici, cifra stimata per difetto dai CDC europei, i centri per il controllo delle malattie trasmissibili, l’epidemia c’è già, causata da un uso assolutamente scorretto di terapie antibiotiche che ci ha resi resistenti ai farmaci. Il problema è anche di conflitto di interessi: se un Paese prescrive un antibiotico venti volte di più rispetto all’estero, è perché ha più infezioni o perché non c´è controllo su chi ha "la manica larga"? Non è possibile che nessuno sia responsabile se in vent’anni l’Italia è arrivata al punto che, se io mi ricovero nel nostro Paese per un trapianto al cuore il mio rischio di morire per un’infezione batterica resistente, dopo tutto quello che ha fatto il chirurgo per salvarmi, è di 10 contro lo 0,1 di chi si ricovera a Oslo per lo stesso problema. Se ci sono ancora medici che prescrivono un antibiotico al paziente per un po’ di febbre, e come spiegazione dicono "qualcosa dovevo pur fare", di lavoro ce n’è ancora parecchio. Credo sia arrivato il momento per la comunità medica di fare un serio mea culpa ed affrontare energicamente i cambiamenti necessari.

    ... continua...
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