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  1. #1
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    Predefinito Fenomenologia dell'obbedienza

    Il professor Natalino Irti, ex docente di diritto all’università di Roma, “La Sapienza”, ha pubblicato recentemente il libro titolato “Viaggio tra obbedienti”, edito da “La nave di Teseo”.

    Questo libro non è un trattato sull’obbedienza né un discorso sulla servitù volontaria, che sottomette gli individui, ma un excursus in tempi e luoghi diversi: voti monastici, doveri militari, vincoli di partito, fedeltà costituzionali, e giunge fino al nostro periodo di pandemia, con le restrizioni alla libertà personale e l’obbedienza alle decisioni governative conseguenti a quelle sanitarie: l’individuo ascolta, interroga sé stesso, scioglie il dubbio, e infine decide per il sì o il no. La sua volontà è il giudice di ultima istanza.

    L’obbedienza è l’ordito concettuale da cui scaturisce la riflessione sulla libertà dell’individuo, che è responsabile di sé e di ciò che fa, quando decidere in una direzione o in un’altra mette in discussione il significato della propria esistenza.

    La coscienza induce a scegliere, decide volta per volta se obbedire oppure disobbedire, scegliendo tra valori diversi che possono contrapporsi l’uno con l’altro, senza possibilità di mediazioni o compromessi.

    La persona è libera anche quando decide di obbedire. Obbedienza intesa come consapevole adesione al comando, che implica sempre il nesso “ascoltare, capire e decidere”.

    L’individuo deve trovare in sé stesso le ragioni che lo motivano a scegliere e a decidere, obbedendo o disobbedendo all’imperativo che gli viene rivolto.

    Capire non significa condividere ciò che gli viene comandato per decidere cosa fare, se obbedire o disobbedire.

    L’obbedienza non si contrappone alla libertà, perché è esercizio di libertà.

  2. #2
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    Predefinito Re: Fenomenologia dell'obbedienza

    Della scelta, dell' opportunitá , delle condizioni d'obbedienza , non ne capisco molto.

    È un tema che sfiora il garbuglio da cui ogni tanto sono alle prese con la composizione di un lessico adeguato.

    Solo che, la mia paturnia non riguarda direttamente l'obbedienza quanto il rispondere inintenzionale alle altrui istanze implicite. Come riflettere la tendenza ad atto compulsivo che si ritiene frutto di addomesticamento comunitario....quasi Pavlov...

    Non so quello che ho tentato di scrivere sia pertinente o comprensibile.

  3. #3
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    Predefinito Re: Fenomenologia dell'obbedienza

    Visto che la moderatrice ha spostato in "storia militare" il concetto di obbedienza, che è polisemico e non solo militare (perché non nell'ambito religioso ?) continuiamo nello scherzo....

    Contrordine compagni! L’obbedienza deve essere “cieca, pronta e assoluta” (Giovanni Guareschi).

    Quando potrò argomenterò sulle norme militari riguardanti l'obbedienza.

  4. #4
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    Predefinito Re: Fenomenologia dell'obbedienza

    Contrordine compagni! L’obbedienza deve essere “cieca, pronta e assoluta” (Giovanni Guareschi)

    Guareschi nel 1947 fu l’ideatore dei trinariciuti, riferiti agli scritti al partito comunista, per la loro presunta acritica credulità e “obbedienza” alle direttive del partito, come tali considerati essere diversi.



    La prima vignetta con l’invenzione della terza narice, apparve sul settimanale “Candido” l’1 marzo 1947.

    Invece la “trimammelluta” la ideò e disegnò per il numero 17 di Candido del 26 aprile 1947. Raffigura un’attivista comunista entusiasta mentre presenta a un gruppo di compagne un’attivista sovietica di passaggio in Italia, e grida: “Ecco, compagne, cosa si è fatto nell’URSS per valorizzare la donna!”. E la compagna russa, essendosi tolta la camicetta ed essendo rimasta in sottoveste, mostra con sufficiente ma non indecente evidenza, di possedere quella maggiorazione fisica che, appunto, le dava il diritto di essere chiamata trimammelluta

    Da allora Guareschi promosse a trimammellute le compagne dei trinariciuti italiani per significare la loro animosità polemica e la loro aspirazione a raggiungere l’alto livello raggiunto, grazie al regime sovietico, dalle compagne russe.

    Guareschi per dar modo ai “compagni comunisti” di scaricare il fumo contenuto nel loro cervello, fece loro la terza narice, e per dar modo alle “compagne” di rappresentare il loro status di attiviste complete del partito comunista fece loro la terza mammella.



    Ma il terzo attributo fisico, che evidentemente per Guareschi era un simbolo importante dell’estensione attitudinale di chi lo sfoggiava, giunse anche per la Democrazia Cristiana, impegnata ad occupare quante più poltrone possibili all’interno del Governo e del Parlamento, mostrava un terzo, imponente gluteo che sottolineava la necessità di avere a disposizione almeno un posto a sedere aggiuntivo, rispetto a quanto previsto dalla natura per gli individui normali. (In realtà, quello che oggi si definirebbe il “lato b” della Democrazia Cristiana crebbe a dismisura, fino ad arrivare ad un innumerevole quantità di glutei supplementari, adatti ad occupare molte poltrone.

  5. #5
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    Predefinito Re: Fenomenologia dell'obbedienza

    A proposito di obbedienza…

    cliccate sul link per ridere. Il filmato fu realizzato per il ventennale del partito fascista.

    https://www.youtube.com/watch?v=-K3NMtxmSOc

    Mi sembra una caricatura: Mussolini pone domande al “popolo gregge” in “adunata oceanica” (così si soleva dire) e la folla rispondeva con i si e con i no che il “duce”voleva sentirti dire.

    Il “dux” conclude il suo discorso con le "parole d'ordine" da lui ideate :“Credere obbedire combattere”; questo slogan è nell’art. 4 dello Statuto del Partito Nazionale Fascista ed era anche il motto della Gioventù italiana del Littorio.

    Credere, obbedire, combattere: ognuno di questi tre verbi era la sintesi di tre frasi:

    Credere nel fascismo e nel duce;

    obbedire senza discutere o polemizzare;

    combattere per difendere l’ideologia fascista.


    “Credere, obbedire, combattere” era uno dei bellicosi precetti del “catechismo” fascista.

    Oggi quell’imperativo categorico viene citato come battuta scherzosa.


 

 

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