Ecco l’altro testo eloquente che Anna Maria Cherchi ha trascritto, da una registrazione del gennaio 1982 fatta a Michele Columbu, nella sezione “Titino Melis” di Cagliari.
Ringrazio Anna Maria per aver voluto condividere questa preziosa testimonianza di Uno tra i più illustri Sardisti.
Ho ricompattato e riformattato la trascrizione, apportando qualche modifica nella punteggiatura pensando di agevolarne la lettura, mantenendo la trascrizione integrale.

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P.S.D'A - I nostri primi 100 anni!
A fine gennaio del 1982, fui eletta Segretario della sezione di Cagliari TITINO MELIS. Come prima cosa invitai L'on. Michele Columbu perché parlasse della STORIA DEL P.S.D'A.


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“Storia del P.S.d’A.”
Michele Columbu

Buona sera e complimenti per avere risposto di sabato sera a una chiamata del PARTITO SARDO che non promette carnevale, divertimenti, tanto meno neanche piccoli premi ecc…. ma promette niente meno che la propria storia.

La storia del PARTITO SARDO D'AZIONE raccontata ai sardisti, chissà che cosa può essere veramente e che cosa può diventare, io ritengo che gli organizzatori di questo incontro indicando il titolo della conversazione che hanno tanta larghezza, abbiano soltanto inteso invitarmi e parlare lasciandomi la responsabilità della scelta perché, voi mi capite, la storia del PARTITO SARDO D'AZIONE non si può fare in cinque minuti, allora non si fa la storia e neppure l'indice dei capitoli di una vera… un sabato sera né come ampiezza né come profondità.

La storia del P.S.D'A in realtà è la storia di tutta la SARDEGNA, la storia degli ultimi cento anni dell'Italia forse dal tempo quanto meno dell'unità nazionale italiana ai nostri giorni perché sono avvenimenti che ripercuotono, che si influenzano reciprocamente perché il SARDISMO non è un fatto che semina nel deserto isolato.

Il Sardismo già in partenza è una reazione a determinate condizioni storiche della Sardegna e perciò dell'Italia, che faceva come fa parte del territorio nazionale, almeno finché non si parla di trasporti.

Tenterò di stare in tema, di abbracciare un certo periodo che non mi porti troppo lontano senza però impegnarmi a finire la lunga storia del P.S.D'A; ci accontenteremo di un capitolo e faremmo bene a studiare le fonti e poi ognuno se la fa la storia nei limiti delle proprie possibilità.

Le difficoltà, chi parla, le incontra nel fatto che parla a sardisti cioè a un pubblico che non è né poco al corrente della storia del Partito Sardo e tanto meno è del tutto ignaro, altro sarebbe andare in una altra qualsiasi parte del mondo e fare la storia del Partito, qui no, noi siamo dentro quella storia dal primo all'ultimo, i più giovani, la storia del Partito Sardo la stano vivendo, gli ultimi avvenimenti ne sono al corrente.

Tenterò di farne un certo quadro, dovrei cominciare (dicendo) … si sa che il Partito Sardo è nato nel 1921 esattamente per la cronaca; per chi ama la precisione il 16-aprile 1921 ad Oristano ci fu il primo Congresso del P.S.D'A, questa è la data anagrafica, in realtà il Partito Sardo non è nato esattamente nel 1921, la data che riportano poi gli storici sono convenzionali, così come quando leggiamo nei libri che l'Impero romano d'occidente finisce nell'anno 476 d.C. si dice così perché accade qualcosa in quegli anni, ma quest'impero era già marcio e decaduto molto prima e, per un verso e per l'altro, durò molto tempo dopo attraverso i regni romano borbonici e via via secondo alcuni almeno il nome dura sino al 1918, quando fu smembrata l'Austria che ancora portava la bandiera e il titolo di Sacro Romano, ha il titolo di Sacro romano impero, impero d'occidente.

Prendiamo, come fatto di cronaca, la nascita del P.S.D'A nel 1921 Congresso di Oristano nell’Aprile, di fatto il P.S.D'A ha già una sua carta addirittura dove è espressa l'ideologia del Partito prima che il partito venga costituito, questa carta è la ben nota come Carta di Macomer, che risale a un anno prima, al congresso dell'Associazione dei Combattenti tenutasi a Macomer nel settembre del 1920.

Nella Carta di Macomer ci sono già le basi di un'Italia Repubblicana e poi ricostituita secondo il principio delle Autonomie Regionali.

Il Congresso dei Combattenti si svolse a Salerno, qui ci deve essere però, per chi ha la curiosità, vediamo un po’, non perdo tempo, la Carta fu presentata ai Combattenti Italiani ma non fu approvata; prevedevano che questa carta non sarebbe stata approvata, ma non si scoraggiarono, se l'approvavano faremmo tanti partiti regionali e regionalisti e autonomisti quante sono le regioni in Italia che aspirano all'autonomia e se non l'approvano, sta bene, se loro non lo fanno lo faremmo noi.

Queste parole vennero poi ripetute "proponiamo l'autonomia per tutte le regioni dell’Italia" che non si deve intendere smembrata e diminuita semmai finalmente il modo di, attraverso una pluralità di voci di giudizi di richieste di studi ecc… trovare dei moduli più articolati di giustizia.

Se l'Italia, e noi naturalmente, non chiediamo l'autonomia per disfare l'Italia, ma anzi per rafforzare l'unità d'Italia, questo fu per i sardisti.

Dopo aver detto questo sembra che siamo brucianti di passione per l'Italia, i sardisti aggiungono che se l'Italia non accogliesse né questa dottrina per tutti né il proposito di fare un’Italia regionalista bene, i sardisti si accontenteranno della propria autonomia e del giusto rapporto con l'Italia e se l'Italia non vuole neanche questo - anche questa ipotesi fu fatta - la risposta non par vero oggi bisognerebbe ricordarlo per quelli, spero pochissimi, che ritengono che abbiano tradito le origini del P.S.D'A.

Quando oggi parliamo di indipendenza, mentre siamo dentro le radici del Partito Sardo, la risposta era: se non vorrà l'Italia, vorremo noi.

Questa è direi la nota fondamentale per spiegare IL SARDISMO di oggi, perché non possiamo fare semplicemente delle piccole cronache, ricordare in che anno accade questo avvenimento anche se le date hanno la loro importanza, perché si dispongono in un certo spazio temporale a fianco prima o dopo altri avvenimenti, che hanno la loro importanza, ma non so andiamo alla ricerca di un’interpretazione del Partito Sardo e qualche dubbio non poteva che esserci su questa posizione assunta negli ultimi anni, e sempre più chiaramente nel nostro partito a cui bisogna rispondere: perché quel partito sardo del 1921 non tirò avanti nel senso di quest'ultima dichiarazione?

In quel congresso fu persino deciso di ricostituire i vecchi reggimenti non solo la Brigata Sassari.

Ritornando un po’ indietro dico che non si poteva arrivare alle conclusioni di oggi, perché quando la lotta era appena cominciata comparve un terribile fenomeno, un terremoto non naturale, “il fascismo”, la dittatura durante la quale il Partito Sardo resistette meravigliosamente bene nei primi anni e non solo nel 22 nel 23, 24 ancora nel 25, dopo che Mussolini il 3 gennaio aveva negato il diritto di associazione di stampa, di riunione, di tutti i diritti.

Bene, il P.S.D'A IN UN CONGRESSO DEL 1925 dove intervennero non solo i sardisti ma anche qualche rappresentante di altri partiti, era presente il socialista Angelo Corsi, era una cosa pericolosissima, era proibito, altro che Bauladu e prefetto di Oristano che fanno chiedere le carte d'identità alla gente di passaggio, non c'erano divieti per Bauladu ma nel 25 si che c'erano i divieti e i sardisti si trovarono là ma …. i fascisti non osarono bussare le porte o tirare sassi, non sono cose che si leggono nei documenti, mi risulta che non pochi di quei sardisti erano tra gli esasperati che già nel 21 dicevano riorganizziamo i reggimenti, disposti a tutto, cioè erano armati; i fascisti più responsabili di loro o i prefetti, carabinieri ecc... abbiano voluto evitare uno scontro armato, allora per una ragione o per l'altra il congresso non fu disturbato; fu l'ultima manifestazione politica pubblica in Italia.

Dopo l'avvento del fascismo il P.S.D’A. fu l'ultimo a fare una riunione pubblica a 18 mesi di distanza dalla legge fascista votata il 3 gennaio che tagliava la testa a tutte le costituzioni o statuti precedenti.

Veniamo agli anni 40, il P.S.D.A fu il primo ad organizzarsi e portare avanti un programma politico, la tesi principale non era solo l'autonomia, si parlava di tutte le riforme, di strade da attuare in agricoltura, nelle industrie e nei trasporti e tutto; le scuole, l’assistenza sanitaria, tutto non ereditato, allora bisognava andare ai fatti ed ecco l'autonomia, non importa in quale misura viene concessa con quali difetti e lacune, ma l'Autonomia non fu un disarmo per i sardisti, capirono che bisognava vigilare, stare vicini a questo nuovo grandissimo evento storico, una rivoluzione all'interno dello stato italiano che si presenta con queste articolazioni regionali perché veniva accolta dalla Costituzione, tutta tesi sardista cioè autonomia non solo per i sardi ma per tutte le regioni, per la Sardegna, Sicilia, Val d'Aosta, Venezia Giulia, …. non ironizzate sappiamo cosa significa speciale ancora oggi.

Ho cominciato a parlare alle 5, facciamo che parlo sino alle 6 bisogna acconsentire che l'assemblea esprima qualche suo parere e ponga alcune domande, si innesti quel processo che suole chiamarsi dibattito.

Il Partito Sardo capì che l'Autonomia non era una vittoria definitiva, quando l'Autonomia fu conseguita, almeno sulla carta, disse: Siete contenti? Voi Sardisti avete vinto, ora ripiegate le bandierine e riponetele in un museo, l'azione del P.S.D'A è chiusa, non vi resta altro, potete essere anche ringraziati ma finisce lì, volevate l'Autonomia? Eccola l'Autonomia.

I Sardisti non cascarono in questa sorta di storia fanciullesca, l'Autonomia effettiva non si fa con una semplice legge tradendone i principi anche onestamente, e pubblicati in piantine sul terreno è tutta un'altra cosa, la legge può rimanere anche inoperante, essere dimenticata, travisata, essere calpestata, i Sardisti furono così convinti che cercarono l'occasione per non essere assenti sul terreno delle realizzazioni pratiche, dovette ricordare che in Sardegna come in Italia, la DC rappresentava la maggioranza e che i Sardisti spesso rispondevano in vario modo con polemiche e interpretazioni diverse.

Negli anni 50 la posizione del P.S.D'A scelse di entrare in giunta ma non rimase abbarbicato a qualunque costo, fu così suscettibile che bastava poco per rifiutare e andarsene come fece in un certo momento, il partito fu proprio allora che mise in evidenza la preparazione davanti all'opinione pubblica e davanti agli avversari per quanto riguardava il destino delle miniere, la viticultura, …. uomini preparati che le generazioni successive hanno sempre bisogno per aggiustare il tiro e fare altro, i figli hanno sempre criticato i padri, negare come ha fatto la generazione precedente, ma questo è fatale che accada, i figli hanno sempre criticato i padri.

Sto parlando di quel grandissimo sardista che fu Emilio Lussu, fu tra i fondatori del Partito e nel 48 fu il primo ad allontanarsi.
Con la lontananza dalla Sardegna aveva cercato ansiosamente e trovato altri sentieri.
Fui fermato dalla considerazione puramente politica che andare altrove significa non essere Sardisti, sono vicino a Lussu per quanto riguarda una visione di giustizia sociale, ma nel momento che Lussu lascia il Partito, io non lo seguo, andare oltre il territorio del possibile, altro è discutere dentro se essere rossi, rosa o azzurrini, una volta che si va fuori dai confini del Partito si è fuori.

Nel 1922 dopo la marcia su Roma ci furono degli approcci del governo fascista col P.S,D'A, fu nel 1923 che ai sardisti fu offerta l'occasione di prendere in esame le proposte dei fascisti attraverso un incontro ai vertici massimi con Mussolini a Roma.

Tra i sardisti ricordo Oggiano e Giacobbe di Nuoro, un gruppo di Cagliari, non ci fu un gruppo di Sassari, aveva deciso che coi fascisti non si doveva neppure parlare, a Roma furono ricevuti da Mussolini, due anni fa uno dei protagonisti di quell'incontro con Mussolini, è vivo tutt'ora, raccontava agli studenti della Facoltà di Scienze Politiche, concludendo di rimproverarsi, di vergognarsi di non avere avuto il coraggio di strangolare Mussolini, i messaggeri se ne andarono decisi per sempre di non avere più rapporti con Mussolini. Mantennero l'impegno.

Nel 1923 arrivò in Sardegna un generale, grande personaggio combattente della prima guerra mondiale, si presentava per comporre la pace (tra) i sardisti mandato da De Bono; in quel primo incontro, per mettere alla prova la buona fede di quest'uomo, i sardisti chiesero cose che oggi si direbbe da matti.

I sardisti dissero: va bene, tutti fascisti però col programma sardista, con l'impostazione di tutte le riforme della rinascita dell'Isola poi i fascisti via...in galera tutti.

Questa era la pacificazione, anzi avevamo anche chiesto a Gandolfo 8 giorni di esenzione di rigori del codice penale, Gandolfo dimostra interesse per i sardisti, allora non si sapeva cosa era il fascismo ed era più facile essere adescati.

Piccoli dirigenti passarono al fascismo, non possiamo nascondere un fatto storico che si verificò tra i capi; passarono Umberto Cao, prof. Pili, Putzolu, Gaetano Anelis, ma davanti a questi che passarono, vaste schiere di resistenti sardisti nel ‘24 tenevano scontri nelle piazze perché erano più numerosi.

Luigi Nieddu col “Combattentismo e fascismo in Sardegna”, un libro che si deve leggere, tenendo conto che Luigi Nieddu non è sardista, ha un certo orientamento di sinistra ma fa pensare al fascismo, questo spiega certa acredine, il libro comunque è interessante.

Non passarono mai al fascismo: MASTINO, OGGIANO, GIACOBBE, PUGGIONI, LUSSU, Non ricordo tutti i nomi di avvocati sardisti a cui furono incendiate la sede del SOLCO allora diretto da Anselmo Contu, che scampò per miracolo alle botte, essere picchiati dai fascisti poteva significare morire.

A Sassari, uno di quelli che avrebbe dovuto ravvedersi perché purificato con uno dei più purificanti del fascismo fu il sardista Luigi Battista Puggioni, una sera fu afferrato in un bar della città, portato nella federazione fascista fu steso in un tavolo, quindi purgato, gli somministrarono l'olio di ricino… il FEDERALE era miope, voleva godersi la scena da vicino tanto che Battista Puggioni riuscì a rifilare in faccia la boccata di olio di ricino, scrisse articoli tremendi nel Solco.

Nel ‘23 c'era anche ancora la voce dei combattenti, giornale che bramerei vedere nelle biblioteca di Sardegna.
Camillo Bellieni scrisse un libretto, non c'è una sola parola che ricordi il Partito Sardo, Bellieni poi si trasferì per ragioni di lavoro a Napoli, scrisse continuamente sulla voce dei combattenti.

Non credo d'aver fatto la storia del P.S.D.A, questa è una pretesa della sezione di Cagliari.
Negli anni 20 tra i fondatori del nostro partito uno dei giovanni d'allora era Anselmo Contu, quando già si occupava del Solco fu disperso, un uomo che avete conosciuto adulto in testa a cento battaglie del P.S.D.A.

Titino Melis era studente a Milano, nel 1927 siamo ai primi anni della dittatura, qualcuno aveva organizzato l'attentato al re; la polizia lo cercò in tutte le sedi, un antifascista che di nome si chiamava Titino Melis fu messo in prigione.

Dino Giacobbe se ne andò all'estero andò a fare la guerra in Spagna.

La storia del partito rimane tutta aperta, io ci sono entrato come un cavallo bizzarro, ho toccato punti qua e là creando qualche interesse, non ho sicuramente soddisfatto nessuna vostra esigenza, ma spero d'avere rimescolato molti argomenti che sarete voi ad approfondire.

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Ho completato la trascrizione di quanto disse nel 1982 Michele Columbu sulla storia del P.S.D'A. Ringrazio Michele per questo bellissimo ricordo e spero che attraverso le sue parole abbia incuriosito gli amici su questa storia che funge da manto alla mia vita.
Anna Maria Cherchi