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  1. #11
    Date e vi sarà chiesto.
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    Predefinito Re: Legalizzazione della Canapa

    Citazione Originariamente Scritto da Leviathan Visualizza Messaggio
    Favorevole
    Non fa male e sarebbe un bel calcio alle mafie
    La mia preoccupazione è che avremmo più giovani rimbambiti, già non va molto bene...

    "Se ti droghi ti capisco, perché il mondo ti fa schifo; se non lo fai ti ammiro, perché sei in grado di combatterlo" Jim Morrison
    Non c'è uomo così virtuoso che, se dovesse sottoporre tutti i suoi pensieri e tutte le sue azioni al giudizio della legge, non meriterebbe di essere impiccato dieci volte nella vita.
    Michel de Montaigne

  2. #12
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    Predefinito Re: Legalizzazione della Canapa

    Citazione Originariamente Scritto da Leviathan Visualizza Messaggio
    Favorevole
    Non fa male e sarebbe un bel calcio alle mafie
    Per le organizzazioni criminali la cannabis è una voce più che minoritaria dei loro introiti.
    Alle mafie non dai nessun calcio, al massimo uno schiaffetto inoffensivo.
    In quanto al non far male, è vero ma solo in parte, di fatto rincitrullisce, genera confusione mentale, intorbidisce la mente, causa letargia, toglie energia per operare ed impegnarsi in attività che richiedono mente lucida e sforzo fisico.
    Comunque fisicamente il danno è contenuto, questo è vero.
    Il danno maggiore, lo faresti ai clandestini barconari, quelli rimorchiati dalle ong e fuggiti dai centri di raccolta e datisi alla latitanza.
    Il che non è poco, gli toglieresti il lavoro dalle mani: sono contro la cannabis, ma su questo punto sarei anche a favore.
    Il disarmo è l'espediente per togliere agli aggrediti la possibilità di difendersi dagli aggressori sfruttando la dabbenaggine di massa.

  3. #13
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    Predefinito Re: Legalizzazione della Canapa

    Citazione Originariamente Scritto da Leviathan Visualizza Messaggio
    Favorevole
    Non fa male e sarebbe un bel calcio alle mafie
    concordo.

    Inoltre sarebbe un boost all'economia legale

  4. #14
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    Predefinito Re: Legalizzazione della Canapa

    Citazione Originariamente Scritto da Entropia Visualizza Messaggio
    La mia preoccupazione è che avremmo più giovani rimbambiti, già non va molto bene...

    "Se ti droghi ti capisco, perché il mondo ti fa schifo; se non lo fai ti ammiro, perché sei in grado di combatterlo" Jim Morrison
    ma guarda da quel ricordi ( ma ci vorrebbe una ricerca quindi prendi con le pinze) dopo la legalizzazione il consumo è in molti casi diminuito. Anche se non fosse almeno andrebbe a pagare le tasse che gli attuali consumatori pagano alle mafie. In ogni modo avresti comunque la certezza di un prodotto di miglior qualità.

  5. #15
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    Predefinito Re: Legalizzazione della Canapa

    Citazione Originariamente Scritto da Menelik Visualizza Messaggio
    Per le organizzazioni criminali la cannabis è una voce più che minoritaria dei loro introiti.
    Alle mafie non dai nessun calcio, al massimo uno schiaffetto inoffensivo.
    In quanto al non far male, è vero ma solo in parte, di fatto rincitrullisce, genera confusione mentale, intorbidisce la mente, causa letargia, toglie energia per operare ed impegnarsi in attività che richiedono mente lucida e sforzo fisico.
    Comunque fisicamente il danno è contenuto, questo è vero.
    Il danno maggiore, lo faresti ai clandestini barconari, quelli rimorchiati dalle ong e fuggiti dai centri di raccolta e datisi alla latitanza.
    Il che non è poco, gli toglieresti il lavoro dalle mani: sono contro la cannabis, ma su questo punto sarei anche a favore.
    Infatti andrebbero liberalizzate tutte le droghe limitando a chi ne fa uso ad esempio di guidare o di operare :P

  6. #16
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    Predefinito Re: Legalizzazione della Canapa

    In Canada la marijuana libera manda in fumo miliardi di dollari

    Serre chiuse, licenziamenti, la concorrenza del Messico. Dalla legalizzazione dell’erba voluta da Trudeau la maggioranza dei produttori continua a segnalare perdite impressionanti. E il mercato nero ringrazia

    https://www.tempi.it/marijuana-libera-canada-flop/

    Quando il 31 marzo lo stato di New York ha deciso di accodarsi agli altri 14 stati americani legalizzando l’uso di marijuana a scopo ricreativo, gli antiproibizionisti nostrani sono tornati a strombazzare i refrain: quello della cannabis è un mercato che vale 1/3 della manovra finanziaria, potrebbe sanare la crisi occupazionale del paese, creerebbe 345 mila posti di lavoro, controllerebbe i consumatori con prodotti di qualità e certificati, sottrarrebbe introiti statali alla malavita (queste in sintesi le argomentazioni di attivisti di Cannabis For Future – sic – scesi in piazza il 20 aprile).

    Un’idea trita e ritrita sostenuta qualche mese fa da parlamentari italiani e francesi convinti di poter curare l’economia post Covid con le canne libere. Un’idea che non funziona – lo abbiamo scritto tante volte –: nei paesi modello più citati, Stati Uniti e Canada, il business dell’oro verde si è trasformato in una voragine (35 miliardi di dollari andati in fumo), il racket prospera per effetto della decriminilizzazione e della tassazione, il mercato nero ringrazia. Prima del Covid l’Oregon aveva già denunciato scorte sufficienti per i sei anni a venire e nei magazzini canadesi c’era già marijuana per soddisfare quasi due anni e mezzo della domanda registrata. E la situazione promette di peggiorare.

    Le serre abbandonate
    Siamo in Ontario, contea di South Huron, il sindaco di Exeter non vedeva l’ora di registrare l’agognato boom di nuova occupazione quando un produttore di marijuana decise di acquistare tre anni fa un’enorme serra ai margini della città. L’acquisto

    «prometteva di rendere la sua vasta comunità un importante hub per quella che quella che sembrava la prossima grande industria in crescita del Canada: erba legale e posti di lavoro ben pagati. Ma prima che uno solo dei circa 200 posti di lavoro previsti venisse assegnato – o prima che un solo seme di marijuana venisse seminato – divenne evidente che il Canada stava già coltivando molta più marijuana di quanta ne richiedesse il mercato».

    Lo scrive il New York Times: dopo due anni di inattività la serra è stata venduta l’anno scorso per un terzo del valore d’acquisto (circa 21 milioni di dollari americani). Eh sì che «non vedevamo l’ora», ha spiegato il sindaco George Finch. «Sembrava quasi troppo bello, eh? È un peccato. Potrebbe essere riconvertito alla coltivazione degli ortaggi».

    La corsa all’oro verde
    Quando Trudeau decise di legalizzare pienamente la marijuana nel 2018 per creare un sistema “più equo” la corsa all’oro verde travolse la Borsa di Toronto, le aziende si buttarono a capofitto nel business ristrutturando e acquistando a caro prezzo serre abbandonate, in tutto il paese spuntarono come funghi coltivazioni indoor, perfino i media che stavano tagliando il personale, scrive il Nyt, hanno assunto giornalisti per seguire sviluppi e storie legate alla marijuana, la nuova “plastica” celebrata ne Il laureato («Voglio dirti solo una parola: plastica. L’avvenire del mondo è nella plastica, pensaci. Ci penserai?», suggeriva l’amico di famiglia a Dustin Hoffman nel film del 1967).

    Di cosa accadde dopo si è molto scritto: bolla speculativa, in un anno i titoli dei cinque più grandi gruppi del settore, tutti basati in Canada, persero quasi il 70 per cento. E a due anni e mezzo dalla legalizzazione, la maggior parte dei produttori di marijuana in Canada continua a segnalare perdite impressionanti:

    «Canopy Growth, il più grande produttore del paese, ha perso 1,2 miliardi di dollari canadesi (950 milioni di dollari), nei primi nove mesi dell’attuale anno di esercizio. I licenziamenti hanno invaso l’industria. I grandi produttori si sono fusi nel tentativo di ritrovare forza nelle dimensioni. Si sono spente per sempre le luci di moltissime serre in diverse province».

    Nessun sistema più equo
    In altre parole non c’è stato nessun effetto vendita di liquori dopo la fine del proibizionismo: «Tutti pensavano che in Canada il settore si sarebbe mosso di più e più velocemente, e questo non è successo», ha detto Brendan Kennedy, ceo di Tilray, uno dei principali coltivatori con sede nella British Columbia, che lo scorso anno ha perso 272 milioni di dollari e ha annunciato la fusione con Aphria, in Ontario. Non solo: il mese scorso il Messico ha legalizzato la marijuana a scopo ricreativo, costringendo i produttori canadesi a ragionare sull’entrata nel mercato di un competitor forte di un costo del lavoro più basso e condizioni climatiche più favorevoli.

    Di fatto la corsa all’oro verde non ha realizzato alcun sistema più equo: se da un lato è stato depenalizzato il possesso di marijuana, dall’altro i piccoli produttori delle comunità minoritarie o emarginate sono stati in fretta messi alla porta da un mercato dominato dal profitto e dalla superproduzione delle grandi aziende.

    Mercato nero a gonfie vele
    Quanto al sottrarre profitti alla criminalità organizzata («Controllandolo, legalizzandolo», prometteva Trudeau nel 2018 parlando di marijuana più sicura, non adulterata da sostanze tossiche e a disposizione dei soli maggiorenni, «impediremo alle organizzazioni criminali e alle bande di strada di fare milioni, miliardi di dollari di profitti ogni anno») la Statistics Canada ha rilevato che solo il 28 per cento dei canadesi acquista marijuana attraverso canali legali e autorizzati che, costretti a pagare per la licenza e vendere un prodotto legale altamente tassato, arrivano a imporre prezzi multipli di quelli imposti sul mercato nero dove continua a servirsi il 58 per cento dei consumatori canadesi.

    Da gennaio a novembre 2020 solo nella British Columbia si sono contate 1.548 persone morte di overdose. E come assicura la divisione criminalità organizzata della polizia provinciale dell’Ontario, il numero e le dimensioni dei sequestri di marijuana diretta negli Stati Uniti «stanno crescendo in modo esponenziale».

  7. #17
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    Predefinito Re: Legalizzazione della Canapa

    Citazione Originariamente Scritto da ugobagna Visualizza Messaggio
    In Canada la marijuana libera manda in fumo miliardi di dollari

    Serre chiuse, licenziamenti, la concorrenza del Messico. Dalla legalizzazione dell’erba voluta da Trudeau la maggioranza dei produttori continua a segnalare perdite impressionanti. E il mercato nero ringrazia

    https://www.tempi.it/marijuana-libera-canada-flop/

    Quando il 31 marzo lo stato di New York ha deciso di accodarsi agli altri 14 stati americani legalizzando l’uso di marijuana a scopo ricreativo, gli antiproibizionisti nostrani sono tornati a strombazzare i refrain: quello della cannabis è un mercato che vale 1/3 della manovra finanziaria, potrebbe sanare la crisi occupazionale del paese, creerebbe 345 mila posti di lavoro, controllerebbe i consumatori con prodotti di qualità e certificati, sottrarrebbe introiti statali alla malavita (queste in sintesi le argomentazioni di attivisti di Cannabis For Future – sic – scesi in piazza il 20 aprile).

    Un’idea trita e ritrita sostenuta qualche mese fa da parlamentari italiani e francesi convinti di poter curare l’economia post Covid con le canne libere. Un’idea che non funziona – lo abbiamo scritto tante volte –: nei paesi modello più citati, Stati Uniti e Canada, il business dell’oro verde si è trasformato in una voragine (35 miliardi di dollari andati in fumo), il racket prospera per effetto della decriminilizzazione e della tassazione, il mercato nero ringrazia. Prima del Covid l’Oregon aveva già denunciato scorte sufficienti per i sei anni a venire e nei magazzini canadesi c’era già marijuana per soddisfare quasi due anni e mezzo della domanda registrata. E la situazione promette di peggiorare.

    Le serre abbandonate
    Siamo in Ontario, contea di South Huron, il sindaco di Exeter non vedeva l’ora di registrare l’agognato boom di nuova occupazione quando un produttore di marijuana decise di acquistare tre anni fa un’enorme serra ai margini della città. L’acquisto

    «prometteva di rendere la sua vasta comunità un importante hub per quella che quella che sembrava la prossima grande industria in crescita del Canada: erba legale e posti di lavoro ben pagati. Ma prima che uno solo dei circa 200 posti di lavoro previsti venisse assegnato – o prima che un solo seme di marijuana venisse seminato – divenne evidente che il Canada stava già coltivando molta più marijuana di quanta ne richiedesse il mercato».

    Lo scrive il New York Times: dopo due anni di inattività la serra è stata venduta l’anno scorso per un terzo del valore d’acquisto (circa 21 milioni di dollari americani). Eh sì che «non vedevamo l’ora», ha spiegato il sindaco George Finch. «Sembrava quasi troppo bello, eh? È un peccato. Potrebbe essere riconvertito alla coltivazione degli ortaggi».

    La corsa all’oro verde
    Quando Trudeau decise di legalizzare pienamente la marijuana nel 2018 per creare un sistema “più equo” la corsa all’oro verde travolse la Borsa di Toronto, le aziende si buttarono a capofitto nel business ristrutturando e acquistando a caro prezzo serre abbandonate, in tutto il paese spuntarono come funghi coltivazioni indoor, perfino i media che stavano tagliando il personale, scrive il Nyt, hanno assunto giornalisti per seguire sviluppi e storie legate alla marijuana, la nuova “plastica” celebrata ne Il laureato («Voglio dirti solo una parola: plastica. L’avvenire del mondo è nella plastica, pensaci. Ci penserai?», suggeriva l’amico di famiglia a Dustin Hoffman nel film del 1967).

    Di cosa accadde dopo si è molto scritto: bolla speculativa, in un anno i titoli dei cinque più grandi gruppi del settore, tutti basati in Canada, persero quasi il 70 per cento. E a due anni e mezzo dalla legalizzazione, la maggior parte dei produttori di marijuana in Canada continua a segnalare perdite impressionanti:

    «Canopy Growth, il più grande produttore del paese, ha perso 1,2 miliardi di dollari canadesi (950 milioni di dollari), nei primi nove mesi dell’attuale anno di esercizio. I licenziamenti hanno invaso l’industria. I grandi produttori si sono fusi nel tentativo di ritrovare forza nelle dimensioni. Si sono spente per sempre le luci di moltissime serre in diverse province».

    Nessun sistema più equo
    In altre parole non c’è stato nessun effetto vendita di liquori dopo la fine del proibizionismo: «Tutti pensavano che in Canada il settore si sarebbe mosso di più e più velocemente, e questo non è successo», ha detto Brendan Kennedy, ceo di Tilray, uno dei principali coltivatori con sede nella British Columbia, che lo scorso anno ha perso 272 milioni di dollari e ha annunciato la fusione con Aphria, in Ontario. Non solo: il mese scorso il Messico ha legalizzato la marijuana a scopo ricreativo, costringendo i produttori canadesi a ragionare sull’entrata nel mercato di un competitor forte di un costo del lavoro più basso e condizioni climatiche più favorevoli.

    Di fatto la corsa all’oro verde non ha realizzato alcun sistema più equo: se da un lato è stato depenalizzato il possesso di marijuana, dall’altro i piccoli produttori delle comunità minoritarie o emarginate sono stati in fretta messi alla porta da un mercato dominato dal profitto e dalla superproduzione delle grandi aziende.

    Mercato nero a gonfie vele
    Quanto al sottrarre profitti alla criminalità organizzata («Controllandolo, legalizzandolo», prometteva Trudeau nel 2018 parlando di marijuana più sicura, non adulterata da sostanze tossiche e a disposizione dei soli maggiorenni, «impediremo alle organizzazioni criminali e alle bande di strada di fare milioni, miliardi di dollari di profitti ogni anno») la Statistics Canada ha rilevato che solo il 28 per cento dei canadesi acquista marijuana attraverso canali legali e autorizzati che, costretti a pagare per la licenza e vendere un prodotto legale altamente tassato, arrivano a imporre prezzi multipli di quelli imposti sul mercato nero dove continua a servirsi il 58 per cento dei consumatori canadesi.

    Da gennaio a novembre 2020 solo nella British Columbia si sono contate 1.548 persone morte di overdose. E come assicura la divisione criminalità organizzata della polizia provinciale dell’Ontario, il numero e le dimensioni dei sequestri di marijuana diretta negli Stati Uniti «stanno crescendo in modo esponenziale».
    Non ci voleva poi molto ad arrivarci, queste cose le si prevedono da sempre e ora ne abbiamo anche le riprove fattuali, le ragioni per la legalizzazione sono solo ideologiche, tutte le altre non esistono...

  8. #18
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    Predefinito Re: Legalizzazione della Canapa

    Citazione Originariamente Scritto da ugobagna Visualizza Messaggio
    Non ci voleva poi molto ad arrivarci, queste cose le si prevedono da sempre e ora ne abbiamo anche le riprove fattuali, le ragioni per la legalizzazione sono solo ideologiche, tutte le altre non esistono...
    c'è sempre una bolla quando si inizia un nuovo mercato, non significa che negli anni non si stabilizzerà

  9. #19
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    Predefinito Re: Legalizzazione della Canapa

    Citazione Originariamente Scritto da Kobra Visualizza Messaggio
    Contrario.

    Motivo? Contrario a prescindere.



    Kobra (Democritico)
    Allora io favorevole a prescindere, così facciamo pari e patta.

    Inviato dal mio ART-L29 utilizzando Tapatalk
    Tutti guardano l'albero e nessuno vede la foresta.

    Al mondo esistono solo due razze: gli uomini per bene e gli stronzi. Questi ultimi cercano quasi sempre di passare per i primi.

  10. #20
    reazione
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    Predefinito Re: Legalizzazione della Canapa

    La cannabis è più dannosa di quanto gli attivisti per la legalizzazione vorrebbero farci credere.

    Questo non ha nulla a che vedere con l’uso che si potrebbe fare della canapa in altri campi. O su eventuali utilizzi del principio attivo per uso medico.

    Il Sistema adora i consumatori di canne, perché adora gli individui mentalmente assenti: sono malleabili. I sudditi ideali.

 

 
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