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    Predefinito Ribolle la rabbia sociale in tutta italia

    RIBOLLE LA RABBIA SOCIALE IN TUTTA ITALIA PER EFFETTO DEI CONFINAMENTI E DELLE MISURE DI BLOCCO DISPOSTE DAL GOVERNO DEL DRAGHI

    di Luciano Lago

    Il malcontento e la rabbia sociale crescono in Italia in mezzo alla crisi socio-economica dovuta alla pandemia mentre Il Parlamento “salva” il ministro Speranza, responsabile del disastro nella gestione della pandemia, con l’assenso di tutto l’arco politico eccetto la Meloni.

    Si sono svolte nuove proteste in particolare a Roma, dove decine di migliaia di lavoratori sono scesi in strada per la situazione critica in cui si trovano e per la probabilità di perdere la propria occupazione. Dall’inizio della pandemia dello scorso anno in Italia sono stati persi oltre 700.000 posti di lavoro e decine di migliaia di piccole imprese sono costrette a chiudere.

    Il malessere socio-economico aggravato dalla crisi COVID sta esplodendo a un livello senza precedenti ovunque in Italia. Molte centinaia di proteste su larga e piccola scala si sono svolte in tutto il paese negli ultimi mesi.

    Mercoledì, migliaia di venditori ambulanti hanno organizzato una protesta contro la decisione della sindaca Raggi di interrompere l’estensione delle loro licenze.

    I manifestanti hanno bloccato il raccordo anulare della capitale, paralizzando il traffico ed hanno occupato la centrale Piazza della Repubblica, protestando per le decine di migliaia di attività commerciali ambulanti che sono a rischio di chiusura. La sindaca Raggi intende applicare per una direttiva dell’UE sul libero scambio che penalizza le piccole attività commerciali e favorisce l’arrivo delle catene multinazionali.

    Nello stesso giorno sono scesi in strada in protesta, piloti, assistenti di volo e altri lavoratori del settore aereo e questi si sono riuniti nel centro di Roma per organizzare una protesta contro il piano di “salvataggio” che in realtà è una liquidazione della compagnia di bandiera, Alitalia, che rischia di portare i registri in tribunale per il fallimento della gestione.
    La compagnia aerea sta diventando il simbolo del dissesto economico italiano, dopo aver esaurito i soldi per il carburante e gli stipendi, mentre i lavoratori temono che circa 7.000 dipendenti verranno licenziati se non verrà accolta dal governo Draghi un’offerta di acquisto da parte di un gruppo di investitori.



    L’Alitalia è soltanto una delle prime aziende in crisi che il governo Draghi si accinge a far liquidare, dopo che lo stesso Draghi aveva preannunciato la liquidazione di tutte le imprese che sono considerate ormai obsolete.
    Secondo il piano del governo, favorito dalla Commissione Europea, dovranno scomparire dal mercato tutte le imprese piccole e medie che costituiscono la filiera economica italiana per lasciare campo libero alle multinazionali che sono interessate ad investire in Italia con il supporto finanziario delle grandi Banche Internazionali, quelle che lo stesso Draghi conosce molto bene.
    Già sono entrati in avanscoperta i gruppi esteri interessati a rilevare a basso costo le strutture alberghiere di prestigio italiane, messe in crisi dal prolungato blocco del turismo che dura ormai da 14 mesi.
    Di recente, il parlamento italiano ha approvato a maggioranza schiacciante il piano di ripresa pandemico del governo (Recovery Fund) finanziato dall’Unione europea del valore di 248 miliardi di euro. Il primo ministro Draghi ha promesso che il piano affronterà sia i danni causati da COVID sia i problemi strutturali di vecchia data del paese. Tuttavia non è chiaro se e quando arriverà questo finanziamento, considerando che dovrà essere approvato dai parlamenti di tutti i paesi della UE.


    Personale Alitalia in agitazione
    L’Italia è ormai a un bivio. C’è il rischio che la pandemia si trasformi in una crisi socio-economica senza precedenti che si trascinerà per molto tempo. La pandemia e le misure approvate favoriscono alcuni gruppi ristretti e penalizzano la gande maggioranza della popolazione, in particolare la classe media e il ceto delle partite IVA e dei piccoli imprenditori, commercianti, artigiani ed agricoltori che vedono crescere la concorrenza delle grandi multinazionali dell’agro alimentare.
    Il nuovo modello di sviluppo programmato dall’Unione Europea è altamente pregiudizievole per l’economia italiana ma il governo procede sulla sua strada per compiacere le oligarchie di Bruxelles che ormai hanno di fatto commissariato l’Italia ed impongono le loro scelte confacenti agli interessi prevalenti in Europa.

  2. #2
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    Predefinito Re: Ribolle la rabbia sociale in tutta italia

    Fulvio Grimaldi – M5S: Il Cavallo di Troia per il nuovo totalitarismo italiano

    https://comedonchisciotte.org/sancho...ismo-italiano/

  3. #3
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    Predefinito Re: Ribolle la rabbia sociale in tutta italia

    Perfetta coerenza del Totalitarismo: le libertà oppressive

    https://www.maurizioblondet.it/perfe...ta-oppressive/

  4. #4
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    Predefinito Re: Ribolle la rabbia sociale in tutta italia

    Manuale di guerriglia culturale
    di Mario Bozzi Sentieri - 27/04/2021

    Manuale di guerriglia culturale

    Fonte: Mario Bozzi Sentieri

    “Coraggio ! Manuale di guerriglia culturale” di François Bousquet, recentemente edito da Passaggio al Bosco, è molto più di un manifesto ideale o di una ripetitiva denuncia contro l’egemonia di stampo gramsciano.

    Nel suo richiamo alla Riconquista culturale, l’autore traccia delle significative linee operative, offrendo un’alternativa concreta (di metodo oltre che di principio) al dominio del “pensiero unico”, invitando alla controffensiva. A cominciare dalla battaglia quotidiana di quello che sinteticamente può essere definito l’ “immaginario collettivo”: “I ritratti del ‘Che’ su cotone biologico, i cappellini da pioniere sovietico, le stelle rosse, la bandiera arcobaleno; la strada è pavesata coi colori del nemico. Da cinquant’anni noi indietreggiamo coi pretesti più vari”.

    Da qui l’appello al coraggio, un appello chiaro, motivato, non velleitario, che è un invito all’azione ricostruttiva, all’uscita dai “bunker di cartapesta”, a non nascondersi e soprattutto a non nascondere il senso di un’appartenenza, senza trascurare alcun settore della cultura. “Gramsci – scrive Bousquet – si è appassionato al folklore, alla cultura popolare, al romanzo d’appendice, ai Promessi sposi di Manzoni, all’operetta”. Oggi la sfida passa attraverso i fumetti, i videoclip, la moda, lo sport: campi culturali – sottolinea l’autore di “Coraggio !” – che dobbiamo aggredire, nella logica di un lavoro di “persuasione permanente”, in grado di inglobare l’insieme della società.

    In questo lavoro di “persuasione permanente” – aggiungiamo noi, guardando al contesto italiano – un ruolo tutto particolare può essere svolto dalle amministrazioni locali (dai Comuni alle Regioni), luoghi storicamente deputati alla costruzione della strategia culturale di stampo gramsciano. Da qui, anche da qui, può partire l’azione ricostruttiva, a patto di esserne consapevoli e di operare di conseguenza. Guardando a Gramsci, Bousquet parla di folklore e di immaginario collettivo, ambiti nei quali il progetto identitario può trovare sterminati campi d’azione, proprio a partire dalle amministrazioni locali.

    Marzio Tremaglia, esemplare figura di intellettuale militante e di Assessore alla Cultura della Regione Lombardia (tra il 1995 ed il 2000) aveva – più di vent’anni fa – dato una prima attuazione a questa visione, lanciando il ciclo “La memoria ed i giorni”, finalizzato a realizzare e a scandire, a partire dal ciclo delle feste, un percorso di avvicinamento della memoria e dell’immaginario collettivi ed individuali della propria regione, fondato sulla visione – come ebbe a scrivere lo stesso Tremaglia, presentando l’iniziativa (che si articolava intorno a quattro appuntamenti-simbolo: il Carnevale, la Festa del Solstizio d’Estate, la Festa dell’Equinozio d’Autunno, il Ciclo del Natale e del Capodanno) – che “nella riscoperta e celebrazione delle radici culturali della collettività vengono ad evidenziarsi le ragioni ed i valori che hanno sin qui accompagnato lo sviluppo della cultura e della vita materiale degli uomini; ragioni e valori che, sedimentandosi nei secoli, hanno costituito il patrimonio morale, sociale e civile degli individui e della società e che saranno riferimento anche per gli uomini del terzo millennio”.

    Quanto sia cruciale questa ripresa d’interesse rispetto a tradizioni spesso sottovalutate (o meglio non valutate per il loro peso metapolitico e quindi politico) è confermato dalla scomposta reazione di una esponente del Pd genovese, piccata per la celebrazione della Festa della Bandiera di San Giorgio, istituita tre anni fa dalla giunta presieduta dal Sindaco Marco Bucci. “Continuo a pensare che fissarla due giorni prima del 25 aprile sia stato per offuscarne le celebrazioni – ha scritto su Facebook la consigliera (ed ex capogruppo) del Pd Cristina Lodi – Non c’era alcuna ragione logica. Anzi. Da evitare così vicino, era da immaginare altra data”. La consigliera piddina, in evidente affanno culturale (con buona pace di Gramsci) non solo ha sfiorato il ridicolo (difficile pensare ad “altra data”, posto che San Giorgio viene sempre celebrato, come da calendario ecclesiastico, il 23 aprile) ma ha confermato come l’iniziativa genovese, nata proprio per riscoprire e valorizzare le radici culturali della città, abbia colpito nel segno. A partire dal punto di vista simbolico: con i palazzi di Genova, letteralmente avvolti dalla bandiera crociata; il “Secolo XIX”, principale quotidiano della città, impegnato a distribuire gratuitamente i vessilli in allegato al giornale; le celebrazioni laiche nella sede del Comune (con la nomina di dieci nuovi ambasciatori di Genova nel Mondo), affiancate a quelle religiose, con al centro la Messa in dialetto genovese, officiata, nella Chiesa di San Giorgio, dall’arcivescovo della città, Marco Tasca.

    L’esempio di Genova, le lungimiranti iniziative di Marzio Tremaglia, le lucide analisi di Bousquet offrono frecce all’arco di chi si riconosce nell’impegno culturale controcorrente. Basta crederci, con coraggio e con lucida determinazione. Uscendo dall’ambiguità, per “dare corpo” all’alternativa al dominio del “pensiero unico”.

  5. #5
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    Predefinito Re: Ribolle la rabbia sociale in tutta italia

    E' un approccio che non condivido, un atteggiamento lamentoso.
    Perché dovremmo come minimo sapere che se Noi ci trovassimo a governare una situazione del genere, metteremmo rapidamente a tacere le eventuali proteste.

  6. #6
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    Predefinito Re: Ribolle la rabbia sociale in tutta italia

    Inutili belati, niente di concreto.

  7. #7
    iperbannatiSSimo
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    Predefinito Re: Ribolle la rabbia sociale in tutta italia

    Quattro manganellate e stanno tutti con le mani alzate
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    "Amo i solitari, i diversi, quelli che non incontri mai. Quelli persi, andati, spiritati, fottuti. Quelli con l'anima in fiamme." (Charles Bukowsky)

  8. #8
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    Predefinito Logik und Polizei

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