L’UNIONE EUROPEA PUNTA AI RIMPATRI VOLONTARI DEGLI IMMIGRATI SENZA PERMESSO, COSTANO MENO DI QUELLI FORZATI
Quali sono le politiche dell’Unione europea sull’immigrazione? La domanda potrebbe sembrare scontata, ma non lo è.
La gestione del fenomeno sembra infatti non mostrare una uniformità di opinioni negli alti vertici delle istituzioni europee. Dopo quasi un decennio dal continuo flusso di migranti in Europa, il parlamento europeo è giunto alla conclusione che il rimpatrio volontario degli immigrati che non hanno diritto di restare nel continente costi meno del rimpatrio forzato.
Nel primo caso la spesa per riportare a casa un migrante è di 560 euro, mentre nel secondo si arriva a 3.414 euro.
Ma non è solo una questione economica, si tratta anche di un tentativo di fornire un’opportunità agli immigrati che decidono di ritornare nei paesi di provenienza.
Dopo il naufragio dei giorni scorsi che è costato la vita a 130 tra uomini donne e bambini nel Mediterraneo, Ylva Johansson, la commissaria europea per gli Affari interni e la Migrazione, ha spiegato che “è giunto il momento di trovare una soluzione alla questione che contribuisca ad evitare simili tragedie”.
La questione del rimpatrio è sempre stata una sorta di tabù sia per i singoli Stati che per l’Unione europea. Tuttavia, il numero sempre crescente di stranieri che cercano di arrivare in Europa, ha imposto una seria riflessione.
“L’Ue sta costruendo un nuovo ecosistema sui rimpatri, cercando di aumentare la cooperazione in materia di riammissione, migliorare il quadro di governance, dotare Frontex di un nuovo mandato operativo e nominare un coordinatore (dell’Ue) per i rimpatri”, lo dice il vicepresidente della Commissione europea, Margaritis Schinas.
Al momento solo un terzo dei migranti senza diritto di soggiorno fanno ritorno al loro paese di origine e di questi meno del 30% lo fa volontariamente. L’obiettivo dell’Unione europea è quello di aumentare la percentuale dei rimpatri volontari e diminuire quelli forzati.
Eppure “su questo fronte l’Ue registra, dice Schinas il vicepresidente della Commissione europea, «un fallimento»: nel 2019, 500.000 persone sono state oggetto di provvedimento di espulsione, ma di queste solo 142.000 sono state effettivamente rimpatriate. Le ragioni sono molteplici: la difficoltà poste dai Paesi di origine, quelle interne organizzative degli Stati Ue e infine la logistica”.
Secondo l’Ue e la Commissione europea i rimpatri sarebbero più efficaci quando volontari, anche perché aggiungerebbero un incentivo economico che aiuterebbe concretamente i migranti a trovare delle opportunità nei paesi d’origine.
Ma che incentivo avrebbero, ci si domanda, se i migranti arrivano a pagare cifre consistenti alle bande di scafisti per arrivare in Europa?
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