Originariamente Scritto da
Draigo
Io ho una tesi "di destra" per spiegare questo collasso della sinistra, o almeno spiegarlo in parte. Noi sappiamo che vale il principio "simile va con simile", che l'uomo è un animale intrinsecamente clanico, etnocentrico, genus-centrico. Sangue, famiglia, nazione, il tutto coronato da una cupola cosmico-trascendente. Di base, il grande successo della sinistra volontaristica, capace di mobilitare le masse lavoratrici nel secolo scorso, fu significativamente aiutato dal fatto che la "classe" era diventata, per chi ne faceva parte, un surrogato del clan/nazione. Chi nasceva da operai sapeva che avrebbe fatto l'operaio tutta la vita, e suo figlio come lui. Gli "operai" diventavano i "simili", verso i quali c'era il medesimo tribalistico attaccamento che c'è per il gruppo di sangue più prossimo. I proletari stavano coi proletari, interagivano coi proletari, si circondavano di proletari, ecc ecc. Oggi se vai in palestra un medico e un bracciante si ritrovano nello stesso spazio e discutono amabilmente delle stesse cose. Di base, la socialdemocrazia ha borghesizzato il proletario, annullandolo come categoria sociale e soprattutto antropologica. Conseguentemente, l'attaccamento alla classe è sparito, e la sinistra che se ne faceva portatrice è sparita con lui.
Però la radice della sinsitra è la stessa: prima gli intellò si preoccupavano dell'operaio mica perchè erano di estrazione proletaria, bensì perchè "oh poverino", che è il medesimo (non)argomento per cui oggi la sinistra si preoccupa di negroidi e ricchioname vario.