Progettare attentati jihadisti senza aver compiuto atti preparatori "ulteriori rispetto al mero parlare di obiettivi, strumenti, modalità, ragioni ideali"
non può essere considerato reato anche se il progetto in sé era pericoloso e prossimo a realizzarsi.,
E' questa una delle motivazioni con cui la Corte d'assise di Monza ha assolto due marocchini, accusati di terrorismo internazionale e concorso esterno ad Al Qaeda, che stando alle indagini della Procura di Milano avrebbero progettato attentati a caserme, supermercati e centri commerciali di Milano.
I giudici il 6 luglio scorso avevano assolto Abdelkader Ghafir, difeso dall'avvocato Barbara Manara, e condannato Rahid Ilhami a un anno e sette mesi di reclusione, ma solo per il reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. La Corte nelle motivazioni spiega che "il progetto in sé considerato di compiere attentati, non sfociato in atti ulteriori rispetto al mero parlare di obiettivi, strumenti, modalità, ragioni ideali non può quindi essere considerato reato". Ciò, si legge ancora, "non significa che il progetto in sé non abbia rivestito carattere di pericolosità". Anzi, prosegue la Corte, "è merito del lungo e faticoso lavoro della Digos, attraverso i pedinamenti, gli ascolti delle conversazioni (...) l'esame del materiale scaricato dalla rete (...) se il progetto non è riuscito a superare la soglia ulteriore e a concretizzarsi".
Sebbene non sia reato, dunque, la pericolosità del "progetto vagheggiato" ha portato i giudici ad applicare ai due, scarcerati a luglio dopo un anno e mezzo di detenzione, la misura della libertà vigilata per due anni. E ad agosto
sono stati espulsi dall'Italia.
La Corte d'assise di Monza: "Non