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    Predefinito Totalitarismi di "destra": reazione alla modernità o figli della gnosi sovversiva?

    @Giò
    @Draigo

    conoscendo la vostra fede cattolica vorrei condividere con voi un testo che stavo giusto leggendo in questo periodo, proprio sull'argomento:


    Il socialismo

    1 L'idea del Saint-Yves del primato dell'economia sulla politica - che rovescia l'ordine naturale secondo cui ogni autorità viene da Dio e si concretizza nel potere politico esercitato per cooptazione - si accompagna decisamente all'idea giacobina dello Stato onnipotente.
    Due componenti che operano sinergicamente dando vita all'identità: primato dell'economia + onnipotenza dello Stato = socialismo.
    Socialismo che, nello Stato tecnocratico in particolare, tende per sua natura ad una forma di universalità che, normalmente all'insaputa degli stessi tecnocrati, si identifica in realtà con la Teocrazia universale e per ciò stesso trae la sua linfa dal panteismo gnostico dell'Alta Loggia dove il mago regna e "squadra la pietra cubica" (impone la sua volontà agli iniziati di grado inferiore, a loro volta investiti del potere).
    La Fabian Society britannica è una buona dimostrazione di questa corrispondenza biunivoca magia-tecnocrazia.

    La "Fabian Society"

    Era l'autunno 1880 quando alcuni membri del "Rose Street Club" del quartiere londinese di Soho, si riunirono per "propagare il socialismo in Inghilterra e poi nel mondo". A capo di questo gruppo era un israelita di nome Henry Mayer Hyndman, laureato a Cambridge, diretto collaboratore di Giuseppe Mazzini e leader di un'associazione chiamata "The National Socialist Party" (decisamente Hitler non inventerà nulla di nuovo!).
    L'anno successivo, 1881, Hyndman fondava la "Democratic Federation" con la figlia di Karl Marx, Eleonora, federazione alla quale tosto aderirà l'amazzone Annie Besant (1847-1933) al tempo dirigente della neonata Società Teosofica e 33° grado del Rito Scozzese della massoneria.
    Non deve perciò sorprendere che il massone Eugène Mittler potesse scrivere:
    "La massoneria fu per i socialisti una scuola di prim'ordine", e che "le affinità fra il socialismo e la massoneria sono numerose, soprattutto l'ideale che tende alla fraternità dei popoli"'.

    [...]

    Sull'equivalenza delle varie forme di socialismo merita attenzione la dichiarazione del braccio destro del "Colonnello" House, l'israelita Walter Lippmann, membro eminente di società di vertice dell'area del Potere come la Pilgrims' Society, la Round Table, la Fabian Society, direttore del CFR dal 1932 al 1939, presidente del Harvard Socialist Group, giornalista del New York Herald nonché esponente di punta del ristretto entourage del 33 Franklin D. Roosevelt. Nel 1971 egli affermava dalle colonne del New York Times:
    "[...] finché non sarà possibile un governo mondiale si tratterà di creare un socialismo diversificato".
    E, infatti, cosa furono i fascismi se non socialismi nazionali, che si dicevano contrapposti al comunismo, socialismo internazionale per antonomasia? Alle democrazie invece era (ed è) riservato il socialismo fabiano, a vocazione tecnocratica, e perciò funzionale ad un governo mondiale dell'Alta Finanza, come venne pubblicamente esplicitato, ancora nel lontano 1932, per bocca di un suo autorevolissimo esponente, il finanziere israelita James Paul Warburg:
    "Si deve promuovere un'economia pianificata e socialista e quin- di integrarla in un sistema socialista di dimensioni mondiali".
    Più prossima ai nostri giorni è l'autorevole conferma dell'identità dei vari socialismi fornita da uno degli esponenti più in vista dell'attuale mondialismo tecnocratico: il professore israelita Zbigniew Brzezinski [...] in un libro dal titolo eloquente, Il grande fallimento (Bergamo, Longanesi, 1989), [...] osservava: "Comunismo, fascismo e nazismo sono (infatti) da ritenere correlati in senso generale, collegati storicamente e politicamente assai simili"

    Del resto era Goebbels in persona che nel 1936 davanti al congresso del partito nazionalsocialista proclamava che:
    "La nostra battaglia contro il bolscevismo non è una battaglia contro, ma per il socialismo [...]".
    Mentre l'economista liberale austriaco Friedrich voti Hayek, premio Nobel nel 1944, amava ricordare queste parole di Hitler:
    "Fondamentalmente il nazionalsocialismo e il marxismo sono identici", aggiungendo anche che, al momento del patto germano- sovietico, Hitler, alludendo alle manifestazioni di piazza del 1922, sosteneva:
    "I rossi che noi abbiamo vinto sono diventati i nostri migliori sostenitori. Il nostro partito non era d'altronde composto, a quell'epoca, per il 90% da elementi di sinistra?".
    Un'altra autorevole opinione proviene direttamente da un insider, lo storico delle "Grandi famiglie", Ferdinand Lundberg, uomo della Carnegie Institution e redattore finanziario al New York Tribune tra il 1927 e il 1934:
    "Come in Unione Sovietica e nella Cina comunista (negli Stati Uniti, N.d.A.) il potere è detenuto da manipolatori intriganti solidamente installati; con la differenza che negli Stati Uniti l'intrigo si svolge dietro la facciata costituzionale. In Unione Sovietica e in Clina le baionette appaiono nel corso di purghe periodiche. Questa dilferenza è sufficiente all'uomo "ragionevole", che preferisce il sistema americano con tutti i suoi difetti: si ha sempre il diritto di preferire, senza rallegrarsene, la peste al colera".
    Dichiarazioni importanti che dovrebbero far riflettere chi ne fosse ancora capace in questi tempi di orgia democratica: occorre rendersi conto che i partiti, i poli e le leghe, con le loro artificiose differenze e lo squalificante gioco che conducono, non sono che espressioni exoteriche della Loggia: dietro una parvenza di scelta, e quindi di libertà, dietro apparenze fra loro irriducibili e attraverso il gioco hegeliano tesi-antitesi-sintesi, meglio conosciuto come destra-conservazione, centro-equilibrio, sinistra-progresso, essi sono orientati dall'ombra a condurre le masse ignare e vocianti verso quella forma di socialismo tecnocratico

    da Epiphanius "Massoneria e Società Segrete" pp. 239-247


    L'intero testo qui:https://montefreddo.altervista.org/w...te-segrete.pdf

    "Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli…

    IN PALESTINA È GENOCIDIO!
    ROSA E OLINDO, LIBERI SUBITO!


  2. #2
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    Predefinito Re: Fascismo e Nazionalsocialismo: figli della Rivoluzione Conservatrice?

    Citazione Originariamente Scritto da emv Visualizza Messaggio
    @Giò
    @Draigo

    conoscendo la vostra fede cattolica vorrei condividere con voi un testo che stavo giusto leggendo in questo periodo, proprio sull'argomento:


    Il socialismo

    1 L'idea del Saint-Yves del primato dell'economia sulla politica - che rovescia l'ordine naturale secondo cui ogni autorità viene da Dio e si concretizza nel potere politico esercitato per cooptazione - si accompagna decisamente all'idea giacobina dello Stato onnipotente.
    Due componenti che operano sinergicamente dando vita all'identità: primato dell'economia + onnipotenza dello Stato = socialismo.
    Socialismo che, nello Stato tecnocratico in particolare, tende per sua natura ad una forma di universalità che, normalmente all'insaputa degli stessi tecnocrati, si identifica in realtà con la Teocrazia universale e per ciò stesso trae la sua linfa dal panteismo gnostico dell'Alta Loggia dove il mago regna e "squadra la pietra cubica" (impone la sua volontà agli iniziati di grado inferiore, a loro volta investiti del potere).
    La Fabian Society britannica è una buona dimostrazione di questa corrispondenza biunivoca magia-tecnocrazia.

    La "Fabian Society"

    Era l'autunno 1880 quando alcuni membri del "Rose Street Club" del quartiere londinese di Soho, si riunirono per "propagare il socialismo in Inghilterra e poi nel mondo". A capo di questo gruppo era un israelita di nome Henry Mayer Hyndman, laureato a Cambridge, diretto collaboratore di Giuseppe Mazzini e leader di un'associazione chiamata "The National Socialist Party" (decisamente Hitler non inventerà nulla di nuovo!).
    L'anno successivo, 1881, Hyndman fondava la "Democratic Federation" con la figlia di Karl Marx, Eleonora, federazione alla quale tosto aderirà l'amazzone Annie Besant (1847-1933) al tempo dirigente della neonata Società Teosofica e 33° grado del Rito Scozzese della massoneria.
    Non deve perciò sorprendere che il massone Eugène Mittler potesse scrivere:
    "La massoneria fu per i socialisti una scuola di prim'ordine", e che "le affinità fra il socialismo e la massoneria sono numerose, soprattutto l'ideale che tende alla fraternità dei popoli"'.

    [...]

    Sull'equivalenza delle varie forme di socialismo merita attenzione la dichiarazione del braccio destro del "Colonnello" House, l'israelita Walter Lippmann, membro eminente di società di vertice dell'area del Potere come la Pilgrims' Society, la Round Table, la Fabian Society, direttore del CFR dal 1932 al 1939, presidente del Harvard Socialist Group, giornalista del New York Herald nonché esponente di punta del ristretto entourage del 33 Franklin D. Roosevelt. Nel 1971 egli affermava dalle colonne del New York Times:
    "[...] finché non sarà possibile un governo mondiale si tratterà di creare un socialismo diversificato".
    E, infatti, cosa furono i fascismi se non socialismi nazionali, che si dicevano contrapposti al comunismo, socialismo internazionale per antonomasia? Alle democrazie invece era (ed è) riservato il socialismo fabiano, a vocazione tecnocratica, e perciò funzionale ad un governo mondiale dell'Alta Finanza, come venne pubblicamente esplicitato, ancora nel lontano 1932, per bocca di un suo autorevolissimo esponente, il finanziere israelita James Paul Warburg:
    "Si deve promuovere un'economia pianificata e socialista e quin- di integrarla in un sistema socialista di dimensioni mondiali".
    Più prossima ai nostri giorni è l'autorevole conferma dell'identità dei vari socialismi fornita da uno degli esponenti più in vista dell'attuale mondialismo tecnocratico: il professore israelita Zbigniew Brzezinski [...] in un libro dal titolo eloquente, Il grande fallimento (Bergamo, Longanesi, 1989), [...] osservava: "Comunismo, fascismo e nazismo sono (infatti) da ritenere correlati in senso generale, collegati storicamente e politicamente assai simili"

    Del resto era Goebbels in persona che nel 1936 davanti al congresso del partito nazionalsocialista proclamava che:
    "La nostra battaglia contro il bolscevismo non è una battaglia contro, ma per il socialismo [...]".
    Mentre l'economista liberale austriaco Friedrich voti Hayek, premio Nobel nel 1944, amava ricordare queste parole di Hitler:
    "Fondamentalmente il nazionalsocialismo e il marxismo sono identici", aggiungendo anche che, al momento del patto germano- sovietico, Hitler, alludendo alle manifestazioni di piazza del 1922, sosteneva:
    "I rossi che noi abbiamo vinto sono diventati i nostri migliori sostenitori. Il nostro partito non era d'altronde composto, a quell'epoca, per il 90% da elementi di sinistra?".
    Un'altra autorevole opinione proviene direttamente da un insider, lo storico delle "Grandi famiglie", Ferdinand Lundberg, uomo della Carnegie Institution e redattore finanziario al New York Tribune tra il 1927 e il 1934:
    "Come in Unione Sovietica e nella Cina comunista (negli Stati Uniti, N.d.A.) il potere è detenuto da manipolatori intriganti solidamente installati; con la differenza che negli Stati Uniti l'intrigo si svolge dietro la facciata costituzionale. In Unione Sovietica e in Clina le baionette appaiono nel corso di purghe periodiche. Questa dilferenza è sufficiente all'uomo "ragionevole", che preferisce il sistema americano con tutti i suoi difetti: si ha sempre il diritto di preferire, senza rallegrarsene, la peste al colera".
    Dichiarazioni importanti che dovrebbero far riflettere chi ne fosse ancora capace in questi tempi di orgia democratica: occorre rendersi conto che i partiti, i poli e le leghe, con le loro artificiose differenze e lo squalificante gioco che conducono, non sono che espressioni exoteriche della Loggia: dietro una parvenza di scelta, e quindi di libertà, dietro apparenze fra loro irriducibili e attraverso il gioco hegeliano tesi-antitesi-sintesi, meglio conosciuto come destra-conservazione, centro-equilibrio, sinistra-progresso, essi sono orientati dall'ombra a condurre le masse ignare e vocianti verso quella forma di socialismo tecnocratico

    da Epiphanius "Massoneria e Società Segrete" pp. 239-247


    L'intero testo qui:https://montefreddo.altervista.org/w...te-segrete.pdf
    @emv il testo di Epiphanius ha il pregio di riportare una mole notevole di dati e di fatti, ma purtroppo è inficiato da una chiave di lettura esageratamente complottista, a scapito di un approccio serio alla ricostruzione storica degli eventi trattati. Ad esempio, nel caso del fascismo italiano (lo cito perché è uno degli argomenti che meglio conosco e che più ho approfondito nel tempo), come unica fonte ricorre al testo di Vannoni e scade in vere e proprie inesattezze, come quando sostiene che Mussolini avrebbe avuto simpatie per il movimento paneuropeo del conte Coudenhove-Kalergi: inizialmente il Duce non ebbe il minimo interesse per il "paneuropeismo" del conte e ricevette quest'ultimo in udienza solo a distanza di molti anni dalle prime richieste di incontro. È vero che tra il 1933 ed il 1936 ci furono svariati contatti, ma in conclusione si risolsero in un nulla di fatto. Anzi, lo stesso Kalergi dovette constatare che l'attenzione di Mussolini in quel periodo verteva principalmente sulla realizzazione di un blocco latino imperniato su un'alleanza tra Francia e Italia, che bilanciasse lo strapotere inglese e contenesse l'ascesa germanica, e non sulla realizzazione di un'unità europea così come da lui auspicata. Da qui a presentare Mussolini come un simpatizzante del piano Kalergi o peggio come uno strumento della Loggia (sic) ce ne passa parecchio, anche perché Kalergi in quel periodo ebbe contatti persino con il Vaticano: l'allora segretario di Stato Eugenio Pacelli, futuro Pio XII, ricevette Kalergi nel 1933, nello stesso periodo in cui fu ricevuto da Mussolini. E sfido chiunque a sostenere che Pacelli fosse massone o cose simili. Riguardo ai rapporti tra fascismo e massoneria, ti rimando ai miei interventi in questa discussione: Il rapporto controverso tra fascismo e massoneria (messaggi spostati)
    Concludo facendo una riflessione: mettere nello stesso calderone i tre totalitarismi indistintamente - comunismo, nazionalsocialismo e fascismo - è un classico argomento di propaganda dei liberaldemocratici, a cui ogni tanto ricorrono anche taluni democristiani e persino certi cattolici conservatori nell'intento di distogliere da sé l'accusa di "fascismo". Fare una ricostruzione storica corretta ed un'analisi politologica seria di questi fenomeni però è tutta un'altra cosa. Il Magistero della Chiesa all'epoca individuò saggiamente un grado di malizia notevolmente diverso fra i tre totalitarismi: atteniamoci a questo prudente approccio.
    Ultima modifica di Giò; 31-05-21 alle 14:17
    Credere - Pregare - Obbedire - Vincere

    "Maledetto l'uomo che confida nell'uomo" (Ger 17, 5).

  3. #3
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    Predefinito Re: Fascismo e Nazionalsocialismo: figli della Rivoluzione Conservatrice?

    Citazione Originariamente Scritto da Giò Visualizza Messaggio
    @emv il testo di Epiphanius ha il pregio di riportare una mole notevole di dati e di fatti, ma purtroppo è inficiato da una chiave di lettura esageratamente complottista, a scapito di un approccio serio alla ricostruzione storica degli eventi trattati. Ad esempio, nel caso del fascismo italiano (lo cito perché è uno degli argomenti che meglio conosco e che più ho approfondito nel tempo), come unica fonte ricorre al testo di Vannoni e scade in vere e proprie inesattezze, come quando sostiene che Mussolini avrebbe avuto simpatie per il movimento paneuropeo del conte Coudenhove-Kalergi: inizialmente il Duce non ebbe il minimo interesse per il "paneuropeismo" del conte e ricevette quest'ultimo in udienza solo a distanza di molti anni dalle prime richieste di incontro. È vero che tra il 1933 ed il 1936 ci furono svariati contatti, ma in conclusione si risolsero in un nulla di fatto. Anzi, lo stesso Kalergi dovette constatare che l'attenzione di Mussolini in quel periodo verteva principalmente sulla realizzazione di un blocco latino imperniato su un'alleanza tra Francia e Italia, che bilanciasse lo strapotere inglese e contenesse l'ascesa germanica, e non sulla realizzazione di un'unità europea così come da lui auspicata. Da qui a presentare Mussolini come un simpatizzante del piano Kalergi o peggio come uno strumento della Loggia (sic) ce ne passa parecchio, anche perché Kalergi in quel periodo ebbe contatti persino con il Vaticano: l'allora segretario di Stato Eugenio Pacelli, futuro Pio XII, ricevette Kalergi nel 1933, nello stesso periodo in cui fu ricevuto da Mussolini. E sfido chiunque a sostenere che Pacelli fosse massone o cose simili. Riguardo ai rapporti tra fascismo e massoneria, ti rimando ai miei interventi in questa discussione: Il rapporto controverso tra fascismo e massoneria (messaggi spostati)
    Concludo facendo una riflessione: mettere nello stesso calderone i tre totalitarismi indistintamente - comunismo, nazionalsocialismo e fascismo - è un classico argomento di propaganda dei liberaldemocratici, a cui ogni tanto ricorrono anche taluni democristiani e persino certi cattolici conservatori nell'intento di distogliere da sé l'accusa di "fascismo". Fare una ricostruzione storica corretta ed un'analisi politologica seria di questi fenomeni però è tutta un'altra cosa. Il Magistero della Chiesa all'epoca individuò saggiamente un grado di malizia notevolmente diverso fra i tre totalitarismi: atteniamoci a questo prudente approccio.

    Giò@
    permettimi, sono un po' perplesso di sentire parlare di una chiave di lettura esageratamente complottista. Sappiamo bene che esiste un complottismo di marca americana e protestante che è spesso demenziale, ingenuo o spesso animato da un viscerale anticristianesimo che sappiamo bene ispirato da dove, oppure teso a sollevare fumo per creare confusione e mascherare il vero Complotto, che esiste - o non esiste? Perchè è questo il punto - e quindi se esiste allora esiste anche una sana controstoria. Se certe conclusioni talvolta si assomigliano non ci può influenzare nel giudizio, solo perchè arrivano da premesse diverse. L'autore Epiphanius, altro non fa che stare nel solco tracciato dai grandi studiosi del complotto contro la Chiesa, penso al Delassus la cui opera conoscerai, ma a questo punto non so cosa ne pensi..., perchè quella visione tradizionalista cattolica della storia comincia lì. E il Delassus era nell'organigramma del «Sodalitium Pianum», l’organizzazione creata durante il pontificato di Pio X, la rete di "intelligence" vaticana per la lotta al modernismo. Oggi la sua opera continua nei moderni autori purtroppo non più sotto l'egida della Santa Sede! E quella visione della storia nata nella Chiesa assediata, e benedetta dai Papi, è nata prima del fascismo e continua dopo, se poi c'è chi la sposa perchè si vergogna delle proprie simpatie politiche non è cosa che ci deve interessare. Non confondiamo sostanza ed accidenti. Io sono per una visione tradizionale della società molto medievale. Sacro Romano Impero e Asburgo. Della storia recente mi sento vicino solo ad un generale Franco, sempre cattolicissimo. E ai generali dell'Operazione Valchiria (mi scuso per il mio "outing") ma avrei voluto un'Europa dei Generali. Guidata da autentici cavalieri, nobili veramente di lignaggio o nell'anima e non da borghesi, giornalisti affabulatori o da esoteristi senza alcuna nobiltà nè tradizione vera. Oggi staremmo molto meglio.

    La disamina sul socialismo declinato nei tre totalitarismi, in quella breve pagina, è basata su testimonianze illustri e che nomi... il tutto viene letto alla luce della gnosi hegeliana. E qui il punto: è grazie a questa categoria che i conti tornano. Ma occorre una visione teologica. Sbaglia un cattolico ad averla?
    Certo, sì può sempre un filo esagerare su qualcosa, è vero. Può essere sulla presunta simpatia di Mussolini per i progetti del Kalergi (a proposito in quel testo non ho trovato la citazione del Vannoni ma è il rosacroce Kalergi stesso in una sua opera a farla, quindi che può valere un due di picche, va bene), ma è quell'esagerazione come di chi ha quasi completato un puzzle e forza un po' una tesserina per farla entrare, va bene sbaglia... ma il puzzle c'è. Nel leggere la storia dipende se si considera la politica instrumentum fidei o se invece, coerentemente con Mussolini, si considera la religione instrumentum regni, allora le letture divergono.

    Accolgo l'invito alla prudenza, e proprio per questo preferisco chi ha lottato per restaurare una società tradizionale come il generale spagnolo, senza parlare di "rivoluzione" e "nuove ere" giacobine. Perchè non so in quale documento del magistero della Chiesa si esalta la parola rivoluzione. Forse nelle ultime encicliche da dopo il CVII?

    "Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli…

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  4. #4
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    Predefinito Re: Fascismo e Nazionalsocialismo: figli della Rivoluzione Conservatrice?

    Citazione Originariamente Scritto da emv Visualizza Messaggio
    Giò@
    permettimi, sono un po' perplesso di sentire parlare di una chiave di lettura esageratamente complottista. Sappiamo bene che esiste un complottismo di marca americana e protestante che è spesso demenziale, ingenuo o spesso animato da un viscerale anticristianesimo che sappiamo bene ispirato da dove, oppure teso a sollevare fumo per creare confusione e mascherare il vero Complotto, che esiste - o non esiste? Perchè è questo il punto - e quindi se esiste allora esiste anche una sana controstoria. Se certe conclusioni talvolta si assomigliano non ci può influenzare nel giudizio, solo perchè arrivano da premesse diverse. L'autore Epiphanius, altro non fa che stare nel solco tracciato dai grandi studiosi del complotto contro la Chiesa, penso al Delassus la cui opera conoscerai, ma a questo punto non so cosa ne pensi..., perchè quella visione tradizionalista cattolica della storia comincia lì. E il Delassus era nell'organigramma del «Sodalitium Pianum», l’organizzazione creata durante il pontificato di Pio X, la rete di "intelligence" vaticana per la lotta al modernismo. Oggi la sua opera continua nei moderni autori purtroppo non più sotto l'egida della Santa Sede! E quella visione della storia nata nella Chiesa assediata, e benedetta dai Papi, è nata prima del fascismo e continua dopo, se poi c'è chi la sposa perchè si vergogna delle proprie simpatie politiche non è cosa che ci deve interessare. Non confondiamo sostanza ed accidenti. Io sono per una visione tradizionale della società molto medievale. Sacro Romano Impero e Asburgo. Della storia recente mi sento vicino solo ad un generale Franco, sempre cattolicissimo. E ai generali dell'Operazione Valchiria (mi scuso per il mio "outing") ma avrei voluto un'Europa dei Generali. Guidata da autentici cavalieri, nobili veramente di lignaggio o nell'anima e non da borghesi, giornalisti affabulatori o da esoteristi senza alcuna nobiltà nè tradizione vera. Oggi staremmo molto meglio.

    La disamina sul socialismo declinato nei tre totalitarismi, in quella breve pagina, è basata su testimonianze illustri e che nomi... il tutto viene letto alla luce della gnosi hegeliana. E qui il punto: è grazie a questa categoria che i conti tornano. Ma occorre una visione teologica. Sbaglia un cattolico ad averla?
    Certo, sì può sempre un filo esagerare su qualcosa, è vero. Può essere sulla presunta simpatia di Mussolini per i progetti del Kalergi (a proposito in quel testo non ho trovato la citazione del Vannoni ma è il rosacroce Kalergi stesso in una sua opera a farla, quindi che può valere un due di picche, va bene), ma è quell'esagerazione come di chi ha quasi completato un puzzle e forza un po' una tesserina per farla entrare, va bene sbaglia... ma il puzzle c'è. Nel leggere la storia dipende se si considera la politica instrumentum fidei o se invece, coerentemente con Mussolini, si considera la religione instrumentum regni, allora le letture divergono.

    Accolgo l'invito alla prudenza, e proprio per questo preferisco chi ha lottato per restaurare una società tradizionale come il generale spagnolo, senza parlare di "rivoluzione" e "nuove ere" giacobine. Perchè non so in quale documento del magistero della Chiesa si esalta la parola rivoluzione. Forse nelle ultime encicliche da dopo il CVII?
    Molti ottimi libri cattolici spesso sono viziati da una visione esageratamente complottista.

  5. #5
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    Predefinito Re: Totalitarismi di "destra": reazione alla modernità o figli della gnosi sovversiva

    Citazione Originariamente Scritto da emv Visualizza Messaggio
    Giò@
    permettimi, sono un po' perplesso di sentire parlare di una chiave di lettura esageratamente complottista. Sappiamo bene che esiste un complottismo di marca americana e protestante che è spesso demenziale, ingenuo o spesso animato da un viscerale anticristianesimo che sappiamo bene ispirato da dove, oppure teso a sollevare fumo per creare confusione e mascherare il vero Complotto, che esiste - o non esiste? Perchè è questo il punto - e quindi se esiste allora esiste anche una sana controstoria. Se certe conclusioni talvolta si assomigliano non ci può influenzare nel giudizio, solo perchè arrivano da premesse diverse. L'autore Epiphanius, altro non fa che stare nel solco tracciato dai grandi studiosi del complotto contro la Chiesa, penso al Delassus la cui opera conoscerai, ma a questo punto non so cosa ne pensi..., perchè quella visione tradizionalista cattolica della storia comincia lì. E il Delassus era nell'organigramma del «Sodalitium Pianum», l’organizzazione creata durante il pontificato di Pio X, la rete di "intelligence" vaticana per la lotta al modernismo. Oggi la sua opera continua nei moderni autori purtroppo non più sotto l'egida della Santa Sede! E quella visione della storia nata nella Chiesa assediata, e benedetta dai Papi, è nata prima del fascismo e continua dopo, se poi c'è chi la sposa perchè si vergogna delle proprie simpatie politiche non è cosa che ci deve interessare. Non confondiamo sostanza ed accidenti. Io sono per una visione tradizionale della società molto medievale. Sacro Romano Impero e Asburgo. Della storia recente mi sento vicino solo ad un generale Franco, sempre cattolicissimo. E ai generali dell'Operazione Valchiria (mi scuso per il mio "outing") ma avrei voluto un'Europa dei Generali. Guidata da autentici cavalieri, nobili veramente di lignaggio o nell'anima e non da borghesi, giornalisti affabulatori o da esoteristi senza alcuna nobiltà nè tradizione vera. Oggi staremmo molto meglio.

    La disamina sul socialismo declinato nei tre totalitarismi, in quella breve pagina, è basata su testimonianze illustri e che nomi... il tutto viene letto alla luce della gnosi hegeliana. E qui il punto: è grazie a questa categoria che i conti tornano. Ma occorre una visione teologica. Sbaglia un cattolico ad averla?
    Certo, sì può sempre un filo esagerare su qualcosa, è vero. Può essere sulla presunta simpatia di Mussolini per i progetti del Kalergi (a proposito in quel testo non ho trovato la citazione del Vannoni ma è il rosacroce Kalergi stesso in una sua opera a farla, quindi che può valere un due di picche, va bene), ma è quell'esagerazione come di chi ha quasi completato un puzzle e forza un po' una tesserina per farla entrare, va bene sbaglia... ma il puzzle c'è. Nel leggere la storia dipende se si considera la politica instrumentum fidei o se invece, coerentemente con Mussolini, si considera la religione instrumentum regni, allora le letture divergono.

    Accolgo l'invito alla prudenza, e proprio per questo preferisco chi ha lottato per restaurare una società tradizionale come il generale spagnolo, senza parlare di "rivoluzione" e "nuove ere" giacobine. Perchè non so in quale documento del magistero della Chiesa si esalta la parola rivoluzione. Forse nelle ultime encicliche da dopo il CVII?
    @emv, ognuno può avere le simpatie e le preferenze che vuole, entro i limiti della fede e della morale, ma nelle ricostruzioni storiche bisogna basarsi su fatti verificati e comprovati da fonti autorevoli ed evitare di scadere in semplificazioni che non sono utili a restituirci la complessità dei fatti. Ad esempio, tu dici di simpatizzare per gli Asburgo, ma lo sai che nell'età moderna inoltrata ed in quella contemporanea sono state una delle dinastie regnanti che maggiormente hanno portato avanti politiche giurisdizionaliste che compressero gravemente i diritti della Chiesa? E sarebbero questi i "campioni" della tradizione cattolica che certi nostri correligionari magnificano, addirittura attribuendo alla caduta dell'Impero asburgico un risvolto quasi apocalittico? Come vedi, questo è un piccolo esempio che ti dimostra come la lettura, tipica di certo complottismo esagerato, della prima guerra mondiale come una guerra delle "potenze massoniche" contro gli Imperi "tradizionali" o ancora "teocratici", finalizzata a far crollare la "cattolica Austria", sia fuorviante perché non permette di vedere - ad esempio - che gli Asburgo ad una politica veramente cattolica avevano rinunciato da tempo e che quindi ad esser crollati furono i residui di qualcosa che aveva già perduto da tempo la sua anima. Personalmente, ho stima dell'opera del Delassus, così come per l'operato del Sodalitium pianum, ma non vedo perché non accettare certo complottismo eccessivo, che ahimè talvolta serpeggia trasversalmente sia negli ambienti neofascisti che in quelli di certo cattolicesimo tradizionalista, debba significare automaticamente disconoscere un determinato filone, che sicuramente è stato benemerito. A mio avviso, bisognerebbe avere anche l'elasticità mentale sufficiente per capire che grandi figure come l'abate Barruel o lo stesso Delassus, che citi, di fronte ad una maggiore disponibilità di fonti e di documenti, che all'epoca comprensibilmente non c'era o era meno agevole avere, quasi sicuramente avrebbero limato maggiormente le loro tesi e le loro ricostruzioni, senza modificarle nella sostanza, ma offrendo una ricostruzione più dettagliata e precisa degli avvenimenti presi in considerazione, capace di trasmetterci le sfumature, gli snodi e i problemi di quei tempi travagliati. Se poi vogliamo ulteriormente spaccare il capello in quattro, mi limito a far notare che in termini di politica spicciola i cattolici integrali - o integristi - in Francia scelsero l'Action Française, mentre in Italia scelsero dal '22 in poi proprio il fascismo, nel quale evidentemente percepivano delle potenzialità notevoli per la causa cattolica e della Chiesa...

    Fatta questa introduzione, vengo al merito di quanto affermi sulla base delle tesi di Epiphanius:

    1) in primis, è oggetto di dibattito storiografico e politologico molto serrato se ed in che termini la filosofia hegeliana abbia inciso sul fascismo italiano e sul nazionalsocialismo tedesco. In questo senso, liquidare fascismo e nazionalsocialismo come mere espressioni della "gnosi" hegeliana o del dipanarsi della sua dialettica luciferina significa trarre delle conclusioni apodittiche e perentorie da un dibattito che è - e resta - complesso;

    2) i conti tornano o vengono fatti tornare? Questo è un altro punto su cui è necessario riflettere. Ad esempio, all'interno del fascismo italiano il confronto ed anzi lo scontro fra idealisti gentiliani ed anti-idealisti di varie scuole filosofiche (o di nessuna) fu notevole e costante, a tratti molto aspro e con punte di acredine talvolta notevoli. Come può una persona che ha studiato approfonditamente quel periodo e quel fenomeno politico, storico e culturale accettare che lo si liquidi come il volto destroide dell'hegelismo, dal momento che è consapevole del fatto che il fascismo non è sussumibile in tale categoria, se non con una molteplicità di "se" e "ma" tali da inficiare la sussunzione stessa?

    3) Riguardo a Mussolini e al fascismo, io ho fatto notare un'evidente inesattezza su Kalergi, ma se avessi voluto avrei pure potuto insistere sulle semplificazioni eccessive che nel corso del libro vengono fatte riguardo ad altri aspetti. Ad esempio, nel testo di Epiphanius Toeplitz viene citato come banchiere "ebreo", nonostante in realtà lui fosse sì di origini ebraiche ma convertito al cattolicesimo e che per questo ebbe anche delle ripercussioni famigliari notevoli. Tuttavia, viene citato come "l'ebreo Toeplitz" di cui il Conte Volpi di Misurata, ministro dell'Economia di Mussolini, sarebbe stato "l'uomo" (p. 862). Altro esempio è quello dei quadrumviri della marcia su Roma, citati indistintamente come massoni, nonostante l'appartenenza massonica di Cesare Maria De Vecchi sia stata smentita ed il disconoscimento della passata appartenenza massonica di Michelino Bianchi sia stato reso plateale dalla sua aperta conversione al cattolicesimo. Qui poi c'è anche un'omissione notevole: è vero che Mussolini riuscì a diventare Presidente del Consiglio grazie al fatto che riuscì a neutralizzare eventuali opposizioni massoniche alla sua ascesa e che ottenne addirittura l'appoggio della loggia "conservatrice" di Palermi, ma perché omettere che, per quanto spregiudicata possa essere considerata, questa fu una mossa strumentale e puramente contingente, che rimandava i conti da fare con la massoneria, senza per questo far venir meno il proposito prima o poi di farli sul serio, come peraltro puntualmente accadde successivamente?

    4) Con ciò non voglio dire che Epiphanius sia da "buttare" completamente. Riconosco che abbia messo assieme una mole considerevole di fatti. Non contesto nemmeno il tentativo di dare una chiave di lettura teologica alla storia (come potrei, d'altronde?). A lasciarmi perplesso sono il metodo ed il livello di approfondimento con cui tale operazione - legittima, ripeto - viene condotta. Mi rendo conto che non si può pretendere un livello di approfondimento notevole per ogni singolo argomento e che un'opera generalista debba scontare inevitabilmente semplificazioni, sintesi di alcuni passaggi complessi e sottointesi, ma se l'obiettivo è quello di svelare il "grande complotto", sviscerandone gli aspetti più reconditi, ci vuole un maggiore rigore storiografico. Se, ad esempio, penso all'accuratezza dei volumi della biografia defeliciana dedicati a Mussolini e la confronto con il testo di Epiphanius, pur riconoscendo a quest'ultimo tutti i meriti del caso, la differenza salta all'occhio;

    5) il fascismo venne fondato su quella che lo stesso Augusto Del Noce, che pur interpreta il fascismo come un'irrazionalizzazione dell'hegelismo e del nazionalismo, definì "un'intuizione estremamente notevole", cioè che "al di sotto della realtà delle classi c'è un'altra realtà più profonda, che il comunismo ha ignorato, la realtà delle nazioni". Più in particolare, Mussolini comprese che "la realtà della nazione, come rapporto dell'uomo alla sua tradizione e alla sua storia, non può venire dedotta dall'economico, come rapporto tra l'uomo e la natura" (le citazioni sono tratte da "Il problema dell'ateismo", il Mulino, 1964, p. 150). Ulteriore intuizione fondamentale su cui il fascismo si basò (che Del Noce colse in suo scritto inedito riportato in "Scritti politici 1930-1950" alle pagine 35 e 36) fu la comprensione della religione come centro propulsore della personalità dell'uomo e non come forma dello spirito accanto ad altre, giungendo al rifiuto della scissione posta dall'individualismo liberale fra la dimensione intima della persona (il "privato", tanto caro ai liberali) e quella esteriore (quella "pubblica"). A fronte di tali considerazioni che, lo ripeto, ho tratto da uno studioso che, paradossalmente, sul fascismo la pensava tendenzialmente più come Epiphanius che come me, mi è estremamente difficile, per non dire impossibile, liquidare il fascismo come una semplice variante "nazionale" di un socialismo che realizza l'addizione fra primato dell'economia ed onnipotenza di Stato. Posso convenire nel dire, eventualmente, che queste due profonde intuizioni su cui il fascismo si fondava portavano in se stesse la tentazione per il fascismo di essere e/o farsi "religione" a sé - nella quale, ad esempio, cadde il nazionalsocialismo tedesco, seppur non senza contraddizioni e renitenze -, il che spiega/spiegherebbe molto degli aspetti controversi dei rapporti fra la Chiesa ed il regime fascista nel corso del Ventennio, ma da ciò non ne posso onestamente trarre la conclusione che la visione di Epiphanius in merito sia accettabile, se pretende di giudicare in questo modo il "quid" dell'intero fenomeno e non solo alcuni e specifici aspetti, per quanto eventualmente importanti e significativi;

    6) Mussolini una volta disse che "un popolo non può divenire grande e potente, conscio dei suoi destini, se non si accosta alla religione e non la considera un elemento essenziale della sua vita privata e pubblica" (Discorso di Vicenza per il piazzale della Vittoria, 23 settembre 1924). In un'altra occasione, intervistato da Le Figaro, dichiarò che il "compito dello Stato non consiste nel tentare di creare nuovi vangeli o altri dogmi, di rovesciare le vecchie divinità per sostituirle con altre che si chiamano sangue, razza, nordismo e simili", che "la bislacca idea di fondare una nuova religione di Stato o di asservire allo Stato la religione professata dalla totalità degli italiani" non gli era mai passata "per l'anticamera del cervello" e che "la Chiesa è sovrana in quello che è il suo specifico campo di attività: la cura e la salvezza delle anime" (18 dicembre 1934). Si potrebbero fare ulteriori considerazioni e riportare ulteriori citazioni ma sarebbe esagerato dire che per il Duce la religione era un mero instrumentum regni di cui servirsi alla bisogna, senza comprenderne l'ulteriore grandezza ed importanza. Il fatto che ne comprendesse l'importantissima funzione sociale non significa che la considerasse un fatto meramente umano o un prodotto storico, per quanto rilevante;

    7) se il generale spagnolo a cui alludi è Francisco Franco, ti faccio notare che lui, inizialmente, al fascismo si rifece eccome e definì il moto scaturito dall'Alzamiento del '36 nei termini di una Revolución nacional, oltre che di una Cruzada. Ed ho sempre trovato abbastanza ipocrita (non da parte tua, parlo in generale) considerare "giacobino" e fautore di "nuove ere" utopiche Mussolini perché si richiamava a Roma come modello storico dal quale attingere le radici profonde della civiltà italiana e prendere lo slancio necessario verso realizzazioni politiche future ed omettere di applicare lo stesso ragionamento nei confronti di chi tentò di fare la stessa operazione anziché con Roma con monarchie sicuramente "cattolicissime", ma decisamente tramontate se non quanto l'Impero di Costantino, quasi almeno quanto quello di Carlo Magno. Per quel che concerne la parola "rivoluzione", bisogna intendersi: se "rivoluzione" dev'essere sinonimo di sovversione dell'ordine politico e sociale fondato su quello naturale e soprannaturale, il significato non può che essere respinto, ma il problema non è mai nella parola in sé, bensì nel concetto. Ma il fascismo per rivoluzione nazionale era questo che intendeva? Nessuno che è intellettualmente onesto può dare un "sì" affermativo, se non almeno facendo un'ampia riserva. Basti leggersi cosa diceva all'epoca "L'Osservatore Romano" a commento di un importante discorso di Mussolini, in cui definiva appunto quella fascista nei termini di una rivoluzione: "(...) non desta più l'impressione funesta, che sembra indurre agli altri, la parola 'rivoluzione', allorché vuole indicare un programma ed un moto che si svolge nell'ambito degli Istituti fondamentali dello Stato, lasciando al loro posto il Monarca e la Monarchia, vale a dire gli elementi maggiori e più sintetici dell’Autorità politica del Paese, senza sedizione cioè, né insurrezione, da cui non sembravano poter prescindere fin qui il senso ed i mezzi di una rivoluzione. Noi crediamo che chiunque vorrà solo leggere serenamente le dichiarazioni del Capo del Governo italiano, le dovrà riconoscere obiettive ed esaurienti".
    Credere - Pregare - Obbedire - Vincere

    "Maledetto l'uomo che confida nell'uomo" (Ger 17, 5).

 

 

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