Originariamente Scritto da
emv
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Giò
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Draigo
conoscendo la vostra fede cattolica vorrei condividere con voi un testo che stavo giusto leggendo in questo periodo, proprio sull'argomento:
Il socialismo
1 L'idea del Saint-Yves del primato dell'economia sulla politica - che rovescia l'ordine naturale secondo cui ogni autorità viene da Dio e si concretizza nel potere politico esercitato per cooptazione - si accompagna decisamente all'idea giacobina dello Stato onnipotente.
Due componenti che operano sinergicamente dando vita all'identità: primato dell'economia + onnipotenza dello Stato = socialismo.
Socialismo che, nello Stato tecnocratico in particolare, tende per sua natura ad una forma di universalità che, normalmente all'insaputa degli stessi tecnocrati, si identifica in realtà con la Teocrazia universale e per ciò stesso trae la sua linfa dal panteismo gnostico dell'Alta Loggia dove il mago regna e "squadra la pietra cubica" (impone la sua volontà agli iniziati di grado inferiore, a loro volta investiti del potere).
La Fabian Society britannica è una buona dimostrazione di questa corrispondenza biunivoca magia-tecnocrazia.
La "Fabian Society"
Era l'autunno 1880 quando alcuni membri del "Rose Street Club" del quartiere londinese di Soho, si riunirono per "propagare il socialismo in Inghilterra e poi nel mondo". A capo di questo gruppo era un israelita di nome Henry Mayer Hyndman, laureato a Cambridge, diretto collaboratore di Giuseppe Mazzini e leader di un'associazione chiamata "The National Socialist Party" (decisamente Hitler non inventerà nulla di nuovo!).
L'anno successivo, 1881, Hyndman fondava la "Democratic Federation" con la figlia di Karl Marx, Eleonora, federazione alla quale tosto aderirà l'amazzone Annie Besant (1847-1933) al tempo dirigente della neonata Società Teosofica e 33° grado del Rito Scozzese della massoneria.
Non deve perciò sorprendere che il massone Eugène Mittler potesse scrivere:
"La massoneria fu per i socialisti una scuola di prim'ordine", e che "le affinità fra il socialismo e la massoneria sono numerose, soprattutto l'ideale che tende alla fraternità dei popoli"'.
[...]
Sull'equivalenza delle varie forme di socialismo merita attenzione la dichiarazione del braccio destro del "Colonnello" House, l'israelita Walter Lippmann, membro eminente di società di vertice dell'area del Potere come la Pilgrims' Society, la Round Table, la Fabian Society, direttore del CFR dal 1932 al 1939, presidente del Harvard Socialist Group, giornalista del New York Herald nonché esponente di punta del ristretto entourage del 33 Franklin D. Roosevelt. Nel 1971 egli affermava dalle colonne del New York Times:
"[...] finché non sarà possibile un governo mondiale si tratterà di creare un socialismo diversificato".
E, infatti, cosa furono i fascismi se non socialismi nazionali, che si dicevano contrapposti al comunismo, socialismo internazionale per antonomasia? Alle democrazie invece era (ed è) riservato il socialismo fabiano, a vocazione tecnocratica, e perciò funzionale ad un governo mondiale dell'Alta Finanza, come venne pubblicamente esplicitato, ancora nel lontano 1932, per bocca di un suo autorevolissimo esponente, il finanziere israelita James Paul Warburg:
"Si deve promuovere un'economia pianificata e socialista e quin- di integrarla in un sistema socialista di dimensioni mondiali".
Più prossima ai nostri giorni è l'autorevole conferma dell'identità dei vari socialismi fornita da uno degli esponenti più in vista dell'attuale mondialismo tecnocratico: il professore israelita Zbigniew Brzezinski [...] in un libro dal titolo eloquente, Il grande fallimento (Bergamo, Longanesi, 1989), [...] osservava: "Comunismo, fascismo e nazismo sono (infatti) da ritenere correlati in senso generale, collegati storicamente e politicamente assai simili"
Del resto era Goebbels in persona che nel 1936 davanti al congresso del partito nazionalsocialista proclamava che:
"La nostra battaglia contro il bolscevismo non è una battaglia contro, ma per il socialismo [...]".
Mentre l'economista liberale austriaco Friedrich voti Hayek, premio Nobel nel 1944, amava ricordare queste parole di Hitler:
"Fondamentalmente il nazionalsocialismo e il marxismo sono identici", aggiungendo anche che, al momento del patto germano- sovietico, Hitler, alludendo alle manifestazioni di piazza del 1922, sosteneva:
"I rossi che noi abbiamo vinto sono diventati i nostri migliori sostenitori. Il nostro partito non era d'altronde composto, a quell'epoca, per il 90% da elementi di sinistra?".
Un'altra autorevole opinione proviene direttamente da un insider, lo storico delle "Grandi famiglie", Ferdinand Lundberg, uomo della Carnegie Institution e redattore finanziario al New York Tribune tra il 1927 e il 1934:
"Come in Unione Sovietica e nella Cina comunista (negli Stati Uniti, N.d.A.) il potere è detenuto da manipolatori intriganti solidamente installati; con la differenza che negli Stati Uniti l'intrigo si svolge dietro la facciata costituzionale. In Unione Sovietica e in Clina le baionette appaiono nel corso di purghe periodiche. Questa dilferenza è sufficiente all'uomo "ragionevole", che preferisce il sistema americano con tutti i suoi difetti: si ha sempre il diritto di preferire, senza rallegrarsene, la peste al colera".
Dichiarazioni importanti che dovrebbero far riflettere chi ne fosse ancora capace in questi tempi di orgia democratica: occorre rendersi conto che i partiti, i poli e le leghe, con le loro artificiose differenze e lo squalificante gioco che conducono, non sono che espressioni exoteriche della Loggia: dietro una parvenza di scelta, e quindi di libertà, dietro apparenze fra loro irriducibili e attraverso il gioco hegeliano tesi-antitesi-sintesi, meglio conosciuto come destra-conservazione, centro-equilibrio, sinistra-progresso, essi sono orientati dall'ombra a condurre le masse ignare e vocianti verso quella forma di socialismo tecnocratico
da Epiphanius "Massoneria e Società Segrete" pp. 239-247
L'intero testo qui:
https://montefreddo.altervista.org/w...te-segrete.pdf