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  1. #31
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    Predefinito Re: Provocazione: e se gli Stati redistribuissero la proprietà del capitale finanziar

    Citazione Originariamente Scritto da Sinistra Anti-PD Visualizza Messaggio
    Esatto, si deve passare dallo Stato imprenditore allo Stato investitore.
    E cosa ti fa pensare che lo stato investitore possa fare qualcosa di piu' sensato dello stato imprenditore, stante che e' il suo metodo di finanziamento che lo rende una ciofeca ?

    Esempio di criptovaluta “di sinistra”:
    https://www.villaggiodeipopoli.org/faircoin/
    e cosa avrebbe sta cripto per essere considerata "di sinistra" ?

  2. #32
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    Predefinito Re: Provocazione: e se gli Stati redistribuissero la proprietà del capitale finanziar

    Citazione Originariamente Scritto da Sinistra Anti-PD Visualizza Messaggio
    Tu non parli a nome di nessuno con quel noi non la vogliamo, parli a titolo personale.
    Neppure io voglio sta democrazia economica ... Stante che la democrazia e' la dittatura della maggioranza, tutto cio' che e' democratico mi provoca una certa repulsione.

    Quindi siamo due a uno, la tua idea e' democraticamente bocciata...

  3. #33
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    Predefinito Re: Provocazione: e se gli Stati redistribuissero la proprietà del capitale finanziar

    Citazione Originariamente Scritto da ciddo Visualizza Messaggio
    E cosa ti fa pensare che lo stato investitore possa fare qualcosa di piu' sensato dello stato imprenditore, stante che e' il suo metodo di finanziamento che lo rende una ciofeca ?



    e cosa avrebbe sta cripto per essere considerata "di sinistra" ?
    L’obiettivo -ambizioso ai limiti dell’utopia- di FairCoop è nientemeno che quello di creare un intero sistema economico alternativo, a sua volta base di una società che viene definita “Democrazia senza Stato”. Riemerge cioè l’anelito anarco-hacker a fare a meno dello Stato centralizzato (che i creatori di FairCoop definiscono “fondato su una mentalità gerarchica e patriarcale, profondamente forgiata nei secoli dall’oppressione esercitata da umani su altri umani”), e la convinzione che le tecnologie peer-to-peer (prima tra tutte la blockchain) possano essere la chiave di volta per realizzare l’obiettivo.
    Sotto l’ombrello di FairCoop rientrano quindi iniziative come FairMarket (una sorta di eBay alternativa in cui si possono comprare e vendere beni e servizi in FairCoin), Bank of the Commons (una cooperativa aperta nata per trasformare il modo di fare Banca e sostenere l’economia legata ai movimenti sociali e cooperativi) e molti altri (si veda il sito https://fair.coop/ per una panoramica completa).
    Come si può constatare, alla base di tutto c’è FairCoin. Vediamo dunque quali sono le caratteristiche di questa criptovaluta e in che modo risolve le criticità di Bitcoin.
    Una blockchain eco-sostenibile
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    Pur utilizzando la stessa tecnologia di Bitcoin (la famosa Blockchain), FairCoin risolve il problema della sostenibilità energetica con un’innovativa metodologia di validazione delle transazioni, chiamata Proof-of-Cooperation; questa, a differenza della Proof-of-work di Bitcoin, non si basa né sul mining né sulla competizione, bensì sulla collaborazione tra i nodi. La quantità di energia elettrica necessaria allo scopo è minima, e i software sono pensati per poter essere fatti girare anche su hardware poco potenti.
    A differenza di Bitcoin, inoltre, FairCoin è pre-minato: i circa 53 milioni di FairCoin sono già stati interamente “estratti” e distribuiti, dunque non c’è alcuna necessità di tenere computer attaccati alla corrente H24 per minarne di nuovi.
    Crescita controllata democratica
    Onde evitare problemi legati alla volatilità estrema, FairCoin adotta la strategia della crescita controllata: il valore rispetto alle valute a corso legale aumenta nel corso del tempo, ma a ritmi tenuti intenzionalmente bassi.
    Ma chi decide queste variazioni?
    FairCoin può considerarsi un caso “radicale” di sovranità monetaria: a decidere le variazioni del cambio è l’assemblea generale di FairCoop, che rende pubbliche le decisioni mettendo online i verbali delle assemblee.
    E se il FairTrade adottasse il FairCoin?
    FairCoin è dunque uno strumento utilizzabile solo da chi condivide gli ideali anarcoidi di Enric Duran e di FairCoop?
    Verosimilmente no.
    E’ convinzione di chi scrive che FairCoin potrebbe avere un impatto molto positivo sul Commercio Equo e Solidale, specialmente per i Paesi produttori. Alcune ragioni:
    1. La possibilità di utilizzare una moneta internazionale “forte” e dalla crescita lenta ma costante potrebbe spingere molti produttori dei Paesi in via di sviluppo ad unirsi ai circuiti di commercio alternativi. Considerando anche la tendenza di molti Governi di quei Paesi a svalutare con una certa frequenza le valute locali, gli agricoltori potrebbero veder crescere in modo importante il loro potere d’acquisto in patria, se mettessero da parte un “gruzzoletto” in FairCoin.
    2. La mancanza di una valuta internazionale unica è uno dei fattori che complicano le dinamiche di commercio Sud-Sud (cioè produttori del Sud del mondo che comprano e vendono tra loro, andando quindi oltre la tipica dinamica Nord-importatore Sud-venditore che caratterizza attualmente il FairTrade). Lo sviluppo di queste dinamiche è del resto uno degli obiettivi che negli ultimi anni il mondo del Commercio Equo si è posto.
    Si pensi, ad esempio, all’impatto che potrebbe avere FairCoin in America Latina, un continente quasi completamente unito dal punto di vista linguistico ma diviso sul piano politico, e ovviamente con tante valute diverse.

    Attorno a FairCoin sta nascendo un’ecosistema di progetti ed iniziative:
    FairMarket, un negozio online in cui si possono comprare e vendere prodotti e servizi utilizzando FairCoin
    FairCoop è la “cooperativa globale” ispirata ai principi dell’Open Cooperativism, illustrati da Michel Bauwens della P2P Foundation
    Fair Trade is not for sale
    Di recente le tasse sul caffè d’importazione -compreso quello del commercio equo e solidale- in Grecia sono state aumentate, in ottemperanza agli obblighi imposti dal Memorandum della Troika. Una decisione ritenuta ingiusta dai promotori dell’iniziativa, anche in considerazione delle discutibili politiche fiscali europee (e in particolare di alcuni Stati), che di certo non mostrano altrettanta inflessibilità nei confronti di paradisi fiscali e grandi evasioni.
    Fair Trade is not for sale è dunque una “campagna di piena solidarietà al caffè equo-solidale in Grecia” e al tempo stesso un atto di disobbedienza civile rispetto al suddetto Memorandum; lo scopo è di fare acquisti (di gruppo o individuali) di caffè utilizzando FairCoin e FairMarket in luogo dei circuiti tradizionali, aggirando così la sovratassa.

  4. #34
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    Predefinito Re: Provocazione: e se gli Stati redistribuissero la proprietà del capitale finanziar

    Citazione Originariamente Scritto da Sinistra Anti-PD Visualizza Messaggio
    L’obiettivo -ambizioso ai limiti dell’utopia- di FairCoop è nientemeno che quello di creare un intero sistema economico alternativo, a sua volta base di una società che viene definita “Democrazia senza Stato”. Riemerge cioè l’anelito anarco-hacker a fare a meno dello Stato centralizzato (che i creatori di FairCoop definiscono “fondato su una mentalità gerarchica e patriarcale, profondamente forgiata nei secoli dall’oppressione esercitata da umani su altri umani”), e la convinzione che le tecnologie peer-to-peer (prima tra tutte la blockchain) possano essere la chiave di volta per realizzare l’obiettivo.
    Sotto l’ombrello di FairCoop rientrano quindi iniziative come FairMarket (una sorta di eBay alternativa in cui si possono comprare e vendere beni e servizi in FairCoin), Bank of the Commons (una cooperativa aperta nata per trasformare il modo di fare Banca e sostenere l’economia legata ai movimenti sociali e cooperativi) e molti altri (si veda il sito https://fair.coop/ per una panoramica completa).
    Come si può constatare, alla base di tutto c’è FairCoin. Vediamo dunque quali sono le caratteristiche di questa criptovaluta e in che modo risolve le criticità di Bitcoin.
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    Pur utilizzando la stessa tecnologia di Bitcoin (la famosa Blockchain), FairCoin risolve il problema della sostenibilità energetica con un’innovativa metodologia di validazione delle transazioni, chiamata Proof-of-Cooperation; questa, a differenza della Proof-of-work di Bitcoin, non si basa né sul mining né sulla competizione, bensì sulla collaborazione tra i nodi. La quantità di energia elettrica necessaria allo scopo è minima, e i software sono pensati per poter essere fatti girare anche su hardware poco potenti.
    A differenza di Bitcoin, inoltre, FairCoin è pre-minato: i circa 53 milioni di FairCoin sono già stati interamente “estratti” e distribuiti, dunque non c’è alcuna necessità di tenere computer attaccati alla corrente H24 per minarne di nuovi.
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    Onde evitare problemi legati alla volatilità estrema, FairCoin adotta la strategia della crescita controllata: il valore rispetto alle valute a corso legale aumenta nel corso del tempo, ma a ritmi tenuti intenzionalmente bassi.
    Ma chi decide queste variazioni?
    FairCoin può considerarsi un caso “radicale” di sovranità monetaria: a decidere le variazioni del cambio è l’assemblea generale di FairCoop, che rende pubbliche le decisioni mettendo online i verbali delle assemblee.
    E se il FairTrade adottasse il FairCoin?
    FairCoin è dunque uno strumento utilizzabile solo da chi condivide gli ideali anarcoidi di Enric Duran e di FairCoop?
    Verosimilmente no.
    E’ convinzione di chi scrive che FairCoin potrebbe avere un impatto molto positivo sul Commercio Equo e Solidale, specialmente per i Paesi produttori. Alcune ragioni:
    1. La possibilità di utilizzare una moneta internazionale “forte” e dalla crescita lenta ma costante potrebbe spingere molti produttori dei Paesi in via di sviluppo ad unirsi ai circuiti di commercio alternativi. Considerando anche la tendenza di molti Governi di quei Paesi a svalutare con una certa frequenza le valute locali, gli agricoltori potrebbero veder crescere in modo importante il loro potere d’acquisto in patria, se mettessero da parte un “gruzzoletto” in FairCoin.
    2. La mancanza di una valuta internazionale unica è uno dei fattori che complicano le dinamiche di commercio Sud-Sud (cioè produttori del Sud del mondo che comprano e vendono tra loro, andando quindi oltre la tipica dinamica Nord-importatore Sud-venditore che caratterizza attualmente il FairTrade). Lo sviluppo di queste dinamiche è del resto uno degli obiettivi che negli ultimi anni il mondo del Commercio Equo si è posto.
    Si pensi, ad esempio, all’impatto che potrebbe avere FairCoin in America Latina, un continente quasi completamente unito dal punto di vista linguistico ma diviso sul piano politico, e ovviamente con tante valute diverse.

    Attorno a FairCoin sta nascendo un’ecosistema di progetti ed iniziative:
    FairMarket, un negozio online in cui si possono comprare e vendere prodotti e servizi utilizzando FairCoin
    FairCoop è la “cooperativa globale” ispirata ai principi dell’Open Cooperativism, illustrati da Michel Bauwens della P2P Foundation
    Fair Trade is not for sale
    Di recente le tasse sul caffè d’importazione -compreso quello del commercio equo e solidale- in Grecia sono state aumentate, in ottemperanza agli obblighi imposti dal Memorandum della Troika. Una decisione ritenuta ingiusta dai promotori dell’iniziativa, anche in considerazione delle discutibili politiche fiscali europee (e in particolare di alcuni Stati), che di certo non mostrano altrettanta inflessibilità nei confronti di paradisi fiscali e grandi evasioni.
    Fair Trade is not for sale è dunque una “campagna di piena solidarietà al caffè equo-solidale in Grecia” e al tempo stesso un atto di disobbedienza civile rispetto al suddetto Memorandum; lo scopo è di fare acquisti (di gruppo o individuali) di caffè utilizzando FairCoin e FairMarket in luogo dei circuiti tradizionali, aggirando così la sovratassa.
    mah... a me pare piu vicina all'anarco-capitalismo che al socialismo. Di fatto abbiamo una moneta, e il rispetto della proprieta privata di chi la possiede... non ci vedo nulla di socialista.
    La retorica di contorno sull'eco-sostenbilita' non cambia questi tratti fondanti... l'ecologia mica e' di sinistra, anzi.
    L'idea che il valore venga stabilito da un'assemblea e' una cretinata che ricorda il "rublo" in urss, ma lasciamo perdere...

  5. #35
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    Predefinito Re: Provocazione: e se gli Stati redistribuissero la proprietà del capitale finanziar

    Citazione Originariamente Scritto da Sinistra Anti-PD Visualizza Messaggio
    Tu non parli a nome di nessuno con quel noi non la vogliamo, parli a titolo personale.
    Io no, ma i parlamentari rappresentano il paese. E non mi pare ci sia in parlamento un significativo supporto per la democrazia economica.
    The weak crumble, are slaughtered and are erased from history while the strong, for good or for ill, survive. The strong are respected, and alliances are made with the strong, and in the end peace is made with the strong.

  6. #36
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    Predefinito Re: Provocazione: e se gli Stati redistribuissero la proprietà del capitale finanziar

    Citazione Originariamente Scritto da ciddo Visualizza Messaggio
    E cosa ti fa pensare che lo stato investitore possa fare qualcosa di piu' sensato dello stato imprenditore, stante che e' il suo metodo di finanziamento che lo rende una ciofeca
    dovrà imparare dalle libere imprese che ogni 20 anni lasciate a se stesse innescano una crisi economica epocale da cui le tira sempre fuori la "ciofeca".
    Una Cina, una Yugoslavia, una Russia, una Corea, una Palestina, un'Irlanda. E zero USA

  7. #37
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    Predefinito Re: Provocazione: e se gli Stati redistribuissero la proprietà del capitale finanziar

    @easyJet ecco questo thread è quello che intendevo

  8. #38
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    Predefinito Re: Provocazione: e se gli Stati redistribuissero la proprietà del capitale finanziar

    Citazione Originariamente Scritto da amaryllide Visualizza Messaggio
    dovrà imparare dalle libere imprese che ogni 20 anni lasciate a se stesse innescano una crisi economica epocale da cui le tira sempre fuori la "ciofeca".
    Veramente la causa ultima del ciclo economico e' proprio lo stato...

  9. #39
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    Predefinito Re: Provocazione: e se gli Stati redistribuissero la proprietà del capitale finanziar

    Per eliminare la povertà e disparità economiche, basta ridurre le spese militari al minimo, cosi ci sono più soldi per aiutare la gente bisognosa.
    Al massimo si possono continuare a finanziare i servizi segreti, cosi da poter cercare informazioni su minacce esterne alla sicurezza nazionale.
    E le informazioni che le spie ricevono le danno agli eserciti che devono essere usati soltanto per proteggere i confini nazionali, non per invadere altri stati.
    Tanto ormai guerre non se ne possono più fare, dopo che la NATO ha fallito completamente in Medio Oriente.
    https://www.ilsussidiario.net/news/s...-nato/2197002/

  10. #40
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    Predefinito Re: Provocazione: e se gli Stati redistribuissero la proprietà del capitale finanziar

    Citazione Originariamente Scritto da Geralt di Rivia Visualizza Messaggio
    Per eliminare la povertà e disparità economiche, basta ridurre le spese militari al minimo, cosi ci sono più soldi per aiutare la gente bisognosa.
    Al massimo si possono continuare a finanziare i servizi segreti, cosi da poter cercare informazioni su minacce esterne alla sicurezza nazionale.
    E le informazioni che le spie ricevono le danno agli eserciti che devono essere usati soltanto per proteggere i confini nazionali, non per invadere altri stati.
    Tanto ormai guerre non se ne possono più fare, dopo che la NATO ha fallito completamente in Medio Oriente.
    https://www.ilsussidiario.net/news/s...-nato/2197002/
    Non è solo questione di povertà ma anche di alienazione ed eccessiva disuguaglianza in generale e mancanza di reale potere democratico soprattutto in economia

 

 
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